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Giacomo leopardi - le operette morali




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GIACOMO LEOPARDI

Le operette Morali









DIALOGO DI ERCOLE E DI ATLANTE

Ercole offre il suo aiuto ad Atlante per sostenere il mondo, ma il Dio rifiuta  affermando di non provare più fatica a causa di un alleggerimento della terra.

I due per porre rimedio a questo stato, in cui gli uomini sembrano tutti addormentati, decidono di provare a giocare con il pianeta nel tentativo di risvegliarlo.

Nel lanciarlo però cade a terra, ma vedendo che su di esso nessun uomo s'è mosso i due giungono alla stessa conclusione del poeta Orazio : "Tutti gli uomini sono giusti dal momento che il mondo è caduto e nessuno si è mosso".


DIALOGO DI UN FOLLETTO E DI UNO GNOMO

Un folletto, rappresentato come una specie non ancora estinta, sta indagando sul motivo della temporanea mancanza degli uomini sui suoi territori, ma uno gnomo gli spiega che in realtà sono tutti morti a causa di guerre, suicidi.. I due cominciano a deridere gli uomini poiché consideravano la natura ed ogni cosa fatta apposta per  uso esclusivo della loro specie.


DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ANIMA

La Natura augura all'anima di essere infelice, rivestendo così il ruolo di una grande madre che nega alla figlia la felicità alla quale essa tende per istinto, in misura alla sua grandezza.

Gli uomini sono infelici poiché  è lo stesso fato a volerlo.

Gli uomini più sensibili ed intelligenti percepiscono maggior,mente questa condizione di infelicità poiché, non riuscendo a fare cose semplici, non riescono ad instaurare un rapporto con gli altri e sono così condannati all'esclusione.


DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA

La terra, in un momento di ozio, decide di instaurare un dialogo con la luna.

La terra viene così a scoprire che in realtà anche il suo satellite è popolato da abitanti di diversissime specie che, a differenza degli uomini, non conoscono ambizione, cupidigia e armi.

La luna comincia ad ammonire la terra perché crede che la natura e tutte le creature lunari debbano necessariamente avere le stesse caratteristiche di quelle terrestri, non riuscendo a comprendere l'esistenza di creature diverse.

L'unica cosa per cui i due mondi risultano simili oltre che fra di loro, anche a Marte e Venere ed a ogni altro pianeta, sono i difetti, il male, i vizi l'infelicità che accomuna i loro abitanti.  Ma il sonno è il loro bene più prezioso, poiché è l'unico istante in cui essi non hanno coscienza della loro triste ed infelice realtà.

DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE

In questo dialogo Torquato Tasso e il suo genio familiare, affrontano quattro argomenti fondamentali: l'amore, il vero, il piacere e la noia.

Per quanto riguardo l'amore, prevale l'idea che l'immaginazione migliora la realtà, perciò più una donna è lontana più essa risulta abbellita agli occhi del poeta.

Nell'ideale di Tasso questa dimensione del sogno e dell'irrealtà, può poi essere equiparata alla realtà, anzi risulta migliore della realtà, perché è in grado di arrecare sollievo e piacere.

Ma, allo stesso tempo l'immaginazione non può essere posta come fine dell'esistenza umana, ma solo come consolazione perché se no l'uomo risulterebbe costretto a "vivere per sognare".

Lo scopo della vita umana è il piacere, che però è negato all'uomo e riamane solo come tensione inappagabile.

La vita umana rimane circondata da una sola cosa : la noia che è definita "il desiderio puro della felicità; non soddisfatto dal piacere, e non offeso apertamente dal dispiacere". Gli unici rimedi alla noia secondo il genio sono " il sonno, l'oppio e il dolore".


DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE.

Un uomo, islandese, durante un suo viaggio nel cuore dell'Africa incontra la Natura, che gli si presenta sotto forma di Sfinge, e le chiede il motivo del dolore dell'uomo.

L'Islandese infatti rivela di continuare a viaggiare solo per sfuggire alla stessa Natura causa continua di sofferenze.

Essa però non si preoccupa né della felicità né dell'infelicità, prima di tutto perché non ha creato il mondo per l'uomo e poiché in ogni momento è inconsapevole di arrecargli del male.

Secondo l'Islandese però è la stessa Natura che ha posto l'essere umano in questo mondo, dunque è oggettivamente colpevole della sua esistenza e della sua distruzione.  Ma in conclusione la vita dell'universo è un ciclo di nascita e di morte, che impone ad ogni essere particolare di soffrire e perire affinché la vita stessa dell'universo si mantenga.

Alla fine l'islandese muore, anche se non si capisce se sbranato da un leone o coperto da una tempesta di sabbia.


DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH E DELLE SUE MUMMIE

Federico Ruysch, entrando nello studio della sua casa, trova delle mummie che si sono risvegliate e che, essendosi appena compiuto un anno particolare, hanno la facoltà di rispondere a delle domande per un quarto d'ora.

Viene così affrontato il tema della morte: Ruysch è convinto che la morte sia  dolorosa, ma le mummie rispondono che è impossibile attribuirle un sentimento vivo come il dolore, poiché in realtà il sonno eterno non è altro che l'annullamento di ogni senso.

Inoltre, secondo le mummie, in punto di morte i sensi di un uomo sono così debilitati e ridotti che sarebbe impossibile percepire pienamente una sensazione così forte. Al contrario si può provare un certo piacere e sollievo, causati da quella sorta di languidezza che si prova, nel momento del trapasso.

DIALOGO DI C. COLOMBO E DI P. GUTIERREZ

Gutierrez, stanco della lunga navigazione, interroga Colombo sulla certezza di trovare terra al di là dell'oceano atlantico.

Il navigatore risponde che, sebbene la sua teoria sia stata approvata da molti geografi, astronomi e navigatori eccellenti, può darsi che sia tutto un errore perché " molte cose cavate da ottimi discorsi, non reggono all'esperienza" e questo accade soprattutto per quanto riguarda tutto ciò che è sconosciuto.

Ma nonostante l'incertezza della spedizione, il lato positivo è che la navigazione tiene l'uomo indaffarato e lontano  dalla noia, permettendo ai marinai di riflettere sulla preziosità della propria vita.


DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE

In questo dialogo un passeggere ed un venditore di almanacchi affrontano il problema di come l'uomo si mostri sempre più scontento degli anni passati.

Viene invece evidenziata dal venditore la speranza che l'anno venturo non somigli assolutamente ad uno appena trascorso.

Emerge così il tema della desiderio di una vita migliore, che viene interamente riposto in un futuro sconosciuto, e di una felicità che però non avrà mai posto nell'esistenza umana.


CANTICO DEL GALLO SILVESTRE

Leopardi in questa Operetta morale immagina l'esistenza di un immenso gallo selvatico, che risiede fra il cielo e la terra, e finge di aver ritrovato una cartapecora antica, in cui sono riprodotte le parole che il gallo rivolge agli uomini ad ogni rinnovarsi del giorno.

A ogni alba il gallo spinge gli uomini a svegliarsi e a riprendere il peso doloroso della vita mentre li assicura che verrà un giorno in cui potranno giacere immobili, per sempre, nella quiete del sonno; l'universo intero precipiterà infine nel buio, prima che qualcuno abbia potuto comprendere le ragioni della sua esistenza, il mistero straordinario e spaventoso della vita.


DIALOGO DI TRISTANO E DI UN AMICO

Tristano discute con un suo amico sul  libro che ha scritto,nel quale emerge la sua tesi sull'infelicità umana, sostenendo che tutti gli uomini, presi da una forte voglia di esistere, vivono con l'illusione che la vita sia piena di felicità e questo non perché sia effettivamente vero, ma solo per un questione di convenienza.

La visione di Tristano è fortemente pessimista : sono estremamente pochi i "veri" uomini rimasti, poiché la mediocrità ha lasciato completamente spazio alla nullità. L'unica soluzione e conforto è la morte.


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