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GABRIELE D'ANNUNZIO
VITA E PENSIERO
Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara nel 1863, da una famiglia medio borghese e studiò nel prestigioso collegio "Cicognini" di Prato. Ultimati gli studi si stabilì a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di lettere che però non terminò. Appena sedicenne mostrò la sua precoce abilità letteraria e pubblicò un libro di poesie:"Primo Vere". A Roma iniziò una brillante avventura letteraria, accompagnata da una frenetica vita mondana.. Frequentò i salotti della nobiltà romana, ne diventa cronista e, tra amori e avventure, inizia una ricerca del piacere materiale e sensoriale.
Nel 1898 si trasferisce a Settignano, presso Firenze, dove conosce la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe una intensa relazione. La vicinanza alla Duse ispirò il poeta a scrivere testi teatrali e poetici, tra i quali "Alcyone", che contiene la famosa poesia "La pioggia nel pineto" e " La sera fiesolana", dove viene ripreso dell'immedesimazione del poeta con la natura. Amante del bello e della vita, spese tutti i soldi ed i suoi creditori lo costrinsero nel 1910 ad andarsene a Parigi dove visse per 4 anni. Nella capitale europea scrisse opere in francese tra cui" Il martirio di San Sebastienne" e da ricordare in memoria del Pascoli "Contemplazione della morte". Nel 1915 torna in Italia e si schiera con gli interventisti, partecipa alla guerra e dopo un incidente aereo perde l'uso dell'occhio destro. A guerra finita, non è soddisfatto delle condizioni di pace e con un piccolo esercito conquista Fiume. Nel 1921 si trasferisce a Gargnano nella villa "Cargnacco" che gradualmente trasforma in un museo: "Il Vittoriale degli Italiani". Continuò la sua vita politica stringendo forti legami con il regime di Mussolini. Il Duce considera il poeta l'emblema dell'uomo fascista . Il 1 marzo 1938 muore all'età di 75 anni.
IL PENSIERO
La vita del D'Annunzio è basata sulla ricerca del bello e del piacevole. La sua letteratura e la sua esistenza si rispecchiano, con il fine di affascinare, di divertire ed abilmente attirare l'interesse del pubblico. Secondo lui "L'estetismo" è il culto del bello e concretamente è vivere la propria vita come se fosse un' opera d'arte Egli esamina gli aspetti della natura, li vive pienamente e amplificando i propri sensi riesce a "gustare" il piacere che essi danno. Questa unione tra sensi e natura prende, questa unione con il tutto, prende il nome di "PANISMO D'ANNUNZIANO". Il poeta si è sempre rifiutato di porsi domande problematiche sul vivere, poiché si proietta in una vita attiva e combattiva. Il suo vitalismo è dato dall'insofferenza ad una vita comune normale, ai suoi occhi inutile. Cerca l'aspetto eroico , valoroso e in molte sue opere, tra cui "Il Trionfo della morte" (1894) e " Forse che sì forse che no" (1910) incarna nei protagonisti la figura del " SUPERUOMO". La virtù del superuomo sono l'energia, la forza, la volontà di dominio e lo sprezzo del pericolo,tutte virtù indispensabili per un capo politico, il cui compito è ricondurre "il gregge" all'obbedienza. Il superuomo non deve essere legato a principi morali e sociali. Ciò è indispensabile per poter realizzare la propria superiorità anche a danno delle persone comuni.
LA PIOGGIA NEL PINETO
Composta nell'estate del 1922 è forse la poesia più nota del D'Annunzio. La pioggia sorprende il poeta e la compagna,Ermione, sul margine di una pineta del litorale toscano. Nel silenzio di voci e rumori umani, emerge la grandiosa sinfonia della pioggia che cade sulle fronde degli angeli, a cui si accorda il canto delle cicale poi quello delle rane, in lontananza.
Taci. Sulle soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontale
Il poeta ed Ermione vagano liberi nel bosco, quasi ebbri di gioia panica, trasformati in creature vegetali ed assimilati alla vita stessa della natura. Si osservi la prima parola della poesia "taci": con essa il poeta invita Ermione ad abbandonarsi completamente alla vita naturale ad ascoltarne in silenzio il suono; poco dopo più avanti dirà "ascolta". Tutti e due si sentono inaspettatamente parte viva del mondo naturale come se fossero uniti agli alberi, alla vegetazione grondante che circonda i loro corpi.
Piove sui nostri volti
Silvani
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
Nel pineto si scatena una vera musica, i cui strumenti sono la pioggia, le foglie, le piante, le cicale, le rane. Motivo dominante della poesia è proprio la musica che vi regna dominante. La prima strofa propone la musica della pioggia nella pineta armoniosa; la seconda strofa si sofferma sugli strumenti naturali e sui diversi suoni prodotti, mentre comincia a distinguere il canto delle cicale; la terza strofa rimarca il duetto fra cicale e rane, l'affievolirsi della voce delle prime e l'affermarsi del canto delle seconde, mentre va' crescendo il gioioso corale della pioggia scrosciante. A contribuire all'effetto musicale del testo vi è un ritmo veloce, ma spezzato per via di numerosi segni di interpunzione e delle prevalenza delle "I" nei nomi delle piante che concorrono a rendere più acuto il suono del testo che imita la pioggia
Piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
Domina in tutto ciò un forte senso di "PANISMO": questo termine deriva da PAN, che è la divinità della natura. All'interno di questa partita musicale si sviluppa il motivo della metamorfosi: all'umanizzazione della natura corrisponde la naturalizzazione delle creature umane. L'ultima strofa sottolinea il ben noto tema del Panismo nella felice identificazione del poeta e della compagna nella vita della natura.
Non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe. .
(E il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
"La pioggia nel pineto" fa parte delle Laudi, che sono formata da Maia Elettra ed Alcione pubblicate nel 1903. D'Annunzio esprime in queste opere il suo totale e gioioso abbandono alla vita in un'atmosfera dolce e sensuale, in stretto contatto con la natura ( Panismo). Alcione, riconosciuto da tutti come il capolavoro del poeta, e' il diario lirico di un'estate vissuta con Ermione, figura astratta ed impalpabile, come i sentimenti. Un primo gruppo di poesie ci descrive il mese di giugno nel dolce paesaggio collinare di Firenze ("La sera Fiesolana"), quando la calda stagione e' alle porte; altre descrivono l'estate piena che regna tra le spiagge, le pinete e sul mare della Versilia; mentre un ultimo gruppo parla dei primi malinconici segni dell'autunno che fanno meditare sul tempo che passa e sulla morte. Oggetto del libro e' la storia di una stagione. In "Alcione" si possono notare due aspetti significativi:
- la descrizione raffinata e mitica della natura, che toglie ogni aspetto di realismo;
- il senso di continuo movimento, che dà l'idea di metamorfosi dei corpi, che diventano parte del mondo naturale.
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