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Gabriele d'annunzio - LA VITA, Il simbolismo, Il decadentismo




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Gabriele d'annunzio


LA VITA

Gabriele d'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863. Compiuti gli studi Iiceali a Prato, si trasferisce neI 1881 a Roma, dove diventa presto noto come giornalista letterario e cronista mondano. Dal 1891 aI '93 vive a Napoli: in questo periodo èsuggestionato da Nietzsche e Wagner. Dal 1898 al 1910 vive a Settignano, nella villa detta "la Capponcina". Nel 1910, a causa dei debiti contratti, va in "esilio volontario" in Francia, dove rimane fino al 1915. Scoppiata la guerra, torna in Italia schierandosi tra gli interventisti e partecipando ad ardite imprese belliche. Conclusasi la guerra, compie nel 1919-20 l'impresa di Fiume. Costretto nel 1921 ad abbandonare Fiume, si ritira a Gardone Riviera, in una villa detta "Il Vittoriale degli Italiani", nella quale vive in disparte fino alla morte, avvenuta 1 marzo 1938  




Le poesie

D'Annunzio esordisce con la raccolta di poesie Primo vere (1879). Dopo Primo vere si apre il cosiddetto "periodo romano", che occupa circa un decennio (1881-91) e vede la pubblicazione di diverse raccolte poetiche: Canto novo (1882). intermezzo di rime (1884), isaotta Guttadauro ed altre poesie (1886, ma rifatta poi in due libri distinti: L'isotteo e La Chimera, 1890), Elegie romane (1892). NeI l893 vede Ia luce il Poema paradisiaco, che prelude a una nuova fase, caratterizzata dalla tematica della "bontà". Dopo una pausa di qualche anno, nel 1899 d'Annunzio ritorna alla scrittura di versi con le Laudi. Secondo il progetto dell'autore, le Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi si sarebbero dovute articolare in sette parti. In realtà d'Annunzio realizzò compiutamente solo le prime quattro parti: Maia, Elettra e Alcyone, che escono nel 1903; Merope, che esce nel 1912.


Le prose

L'esordio di d'Annunzio in qualità di prosatore avvenne con i "bozzetti" di Terra vergine(1882). I racconti successivi a Terra vergine confluirono, rielaborati e selezionati, in Novelle della Pescara (1902). Tra il 1888 e il 1910 d'Annunzio si dedicò alla stesura di numerosi romanzi: Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891), L'innocente(1892), Il  trionfo della morte (1894), Le Vergini delle rocce (1895), lI fuoco (1900), Forse che sì forse che no (1910). Dopo i11910 d'Annunzio utilizza la prosa per forme di scrittura concentrate, di tipo lirico, I risultati più convincenti di questa stagione creativa vengono con il Notturno (1921). Escono poi, nel 1924 e nel 1928, due volumi di Faville del maglio.


Il teatro

L'attività teatrale di d'Annunzio si stende quasi per intero tra il 1897 e il 1914. I lavori dannunziani per le scene risultano sempre appesantiti da una ricerca di raffinatezza e originalità espressiva, a tutto svantaggio della efficacia drammatica e della credibilità psicologica. Al centro dell'interesse dello scrittore sta ancora una volta la parola, e proprio per dare alla parola più risalto d'Annunzio compose una parte dei suoi testi teatrali in versi. La tragedia dannunziana più apprezzata dal pubblico, La figlia di Iorio, è del 1903.


Il simbolismo


Definizione


Il simbolismo è un movimento letterario e artistico sorto in Francia per iniziativa di Jean Moréas, che ne pubblicò il manifesto su 'Le Figaro' del 18 settembre del 1886, lo stesso anno della pubblicazione della rivista 'Le Decadent'. I simbolisti pubblicarono numerose riviste, tra le quali spiccano le diverse riviste da cui il verbo simbolista si diffuse: Le Symboliste, La Plume, Le Mercure de France, la Revue blanche.

Il simbolismo prende lo spunto da una della più celebri poesie di Baudelaire, «Correspondences» (corrispondenze), in cui il poeta francese scrive che tutte le cose hanno tra di loro un legame misterioso, per cui spesso una ne richiama l'altra, come un profumo o un colore o una musica richiamano ricordi e tempi lontani.


Caratteristiche


Per l'artista simbolista la realtà è mistero e la natura si presenta come una foresta di simboli che al poeta spetta di interpretare e svelare con un atto di intuizione-espressione. A tale scopo il poeta simbolista rifiuta la tradizionale logicità e referenzialità del linguaggio e ricorre massicciamente a tecniche come il simbolo, l'allegoria, l'analogia, la metafora ricercata, la sinestesia, gli accostamenti imprevisti e misteriosi, le accumulazioni apparentemente insignificanti, l'uso sapiente e simbolico degli spazi bianchi, degli artifici tipografici e iconici. La poesia deve comunicare in forme non razionali, che trovano il loro grande modello nel linguaggio della musica.


La poesia simbolista


Per i simbolisti la realtà non è quella della scienza, della ragione o dell'esperienza, è qualcosa di più profondo e misterioso che può essere inteso soltanto dalla poesia.
 La natura è rappresentata come una foresta di simboli tra loro corrispondenti che racchiudono le chiavi del significato dell'universo. Il mondo è un insieme di simboli che ci parlano in un misterioso linguaggio: né la scienza né la ragione possono penetrarlo ma solo l'arte. Il poeta per intuizioni misteriose ed improvvise coglie il senso riposto nella realtà, scoprendo collegamenti apparentemente illogici fra oggetti diversi, associando colori, profumi, suoni di cui riesce a percepire la misteriosa affinità, scegliendo le parole non per il loro significato concreto ed oggettivo ma per le suggestioni che possono evocare con il loro suono ed il loro ritmo.


I poeti


La poesia simbolista ebbe i suoi grandi protagonisti in Rimbaud, Verlaine e Mallarmè; essi influirono in misura determinante sui successivi svolgimenti della poesia europea, specie in Inghilterra, in Germania, in Russia. In Italia il simbolismo ebbe un'eco indiretta nella poesia di Pascoli ed un riflesso su D'Annunzio. Ma fu soprattutto nei primi anni del nuovo secolo che esso fu veramente conosciuto nella pienezza delle sue affermazioni teoriche e delle sue proposte di novità espressiva, influendo così in misura determinante sui futuristi e sui poeti ermetici.


Il decadentismo


Definizione


Atteggiamento di manifestazione del malessere del vivere sociale, nello spirito e nel gusto, manifestatosi in un primo momento nella letteratura, poi nelle arti e nel costume. E' caratterizzato da una visione estetizzante della vita, dall'esplorazione di zone ignote della sensibilità, dalla scoperta del subcosciente, che l'arte fu chiamata a esprimere in forme nuove e irrazionali.


Origine del termine


Il termine «decadente» ebbe in origine senso negativo. Fu infatti rivolto polemicamente contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori del tempo, avvertendo, di là dall'ottimismo ufficiale e spesso ipocrita della società, il fallimento del sogno positivistico.
Ma quegli scrittori fecero della definizione una polemica insegna di lotta, in cui si gettavano, di fatto, i fondamenti d'una nuova visione del mondo e d'una nuova realtà. Essi ebbero insomma la coscienza di vivere un'età di trasformazioni e di trapasso, si sentirono insomma gli scrittori della crisi, e avvertirono che il loro compito non era quello di proporre nuove certezze, ma di approfondire i termini esistenziali di questa crisi sul piano conoscitivo.





Dove e quando


E' difficile stabilire i limiti cronologici del decadentismo letterario. Il decadentismo nacque in Francia contemporaneamente al realismo-positivismo, costituendo di fatto l'altra faccia della cultura degli anni 1850-60, una cultura di minore importanza all'epoca ma già grandiosa nelle sue realizzazioni. Raggiunse il suo culmine attorno agli anni 1885-90 ma non è facile stabilire un momento di chiusura poiché il malessere sociale che ne costituiva l'humus verrà riscontrato anche nel novecento, fino ai nostri giorni.


Caratteristiche


Per attribuire all'arte i fini conoscitivi tipici decadentisti, era innanzitutto necessario ridare autonomia creativa all'artista (che si fa ora «superuomo» ora «fanciullino» o «veggente») affinché non fosse ridotto a impersonale e freddo registratore della realtà, come avveniva nel Naturalismo; erano altresì necessarie nuove tecniche espressive per definire l'inesprimibile (non più l'obbligo dell'uso logico della parola, della sintassi, della punteggiatura).


Il decadentismo italiano


In Italia, i maggiori scrittori decadenti furono D'Annunzio, Pascoli e Fogazzaro. Gabriele D'Annunzio rovesciò l'elemento aristocratico tipico del decadentismo in spettacolo da offrire al pubblico, in parte da recitare a beneficio delle masse. E lo fece creando anzitutto il mito di se stesso, l'intellettuale più celebre e chiacchierato dell'epoca in Italia. Egli tenne conto con grande tempismo delle esperienze letterarie straniere contemporanee sia in prosa sia in poesia, e infatti i principali temi dell'epoca sono presenti nella sua opera. Così, se Andrea Sperelli, il protagonista del romanzo Il piacere (1889), rappresenta l'uomo raffinato e colto amante dell'arte e delle donne, Claudio Cantelmo impersona il superuomo nelle Vergini delle rocce (1895), mentre nel Notturno (1921) prevale un ripiegamento dell'autore su se stesso, assieme a una tematica più intima e riflessiva. La poesia di d'Annunzio, che teneva conto soprattutto delle esperienze francesi, divenne in breve il modello di riferimento (sia in positivo sia in negativo) della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria investe il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell'arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituisce la più appropriata traduzione in termini letterari.


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