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FRANCESCO GUICCIARDINI
VITA
Francesco Guicciardini nacque nel 1483 a Firenze. Già all'età di quindici anni dimostrò un enorme talento nello studio del diritto civile ed ecclesiastico, e nel 1506 iniziò la sua brillante carriera.
Dopo due anni, andando contro il padre, sposò Maria Salvati, una discendente di una nobile famiglia che era in debito con Firenze: questo matrimonio coincise con l'affermarsi della sua vocazione politica, che si sarebbe concretata in una rapida carriera, indicando la preferenza del Guicciardini per un governo aristocratico.
Nel 1511 fu nominato ambasciatore della repubblica spagnola, e questa per lui fu un'esperienza fondamentale, perché poté studiare da vicino l'abile re spagnolo, assistere allo sviluppo della potenza e, soprattutto, osservarne la politica, corretta ma spregiudicata, di cui egli ne sarebbe stato, poi, il teorizzatore.
Il Guicciardini fu un uomo politicamente molto capace: sostenne uno stato sovrano e cercò di ristabilire l'ordine combattendo contro i signori violenti e contro chi li proteggeva, ma non riuscì ad impedire l'orrendo saccheggio di Roma, che fece crollare la sua politica.
I nemici infatti non persero tempo ad accusarlo del tragico fatto, e Guicciardini si ritirò nella sua villa dove scrisse i Ricordi e le Considerazioni sui Discorsi del Machiavelli.
Infine morì, nel 1540, dopo aver compiuto la sua più grande opera, la Storia d'Italia.
IL PENSIERO
Il pensiero del Guicciardini è simile a quello del Tasso, in quanto non ha fiducia nell'uomo, ma è anche simile a quello del Machiavelli, in quanto tratta argomenti politici.
Il Machiavelli, però, pur partendo da una visione negativa dell'uomo e della sua impotenza nell'agire in contrasto con la Fortuna, crede in uno stato su cui fondare le basi per una virtù energica ed attiva.
Il Guicciardini, invece, parte dal riconoscimento dell'incapacità, dell'uomo, di modificare il corso degli eventi, perché la realtà è sempre imprevedibile e quindi è in grado di sconvolgere ogni schema. I modelli, gli esempi, sono inutili, poiché ognuno deve vivere la propria vita, in quanto unica.
Il Guicciardini quindi è pessimista nei confronti della Fortuna , contro la quale non si può lottare.
Alla virtù del Machiavelli, egli sostituisce la discrezione, cioè la capacità di comprendere i fatti per poter intervenire, nel loro corso, salvando il proprio particolare, cioè il proprio interesse, inteso anche come dignità.
La sua carriera politica gli insegnò il realismo e lo portò all'azione in un momento in cui non era attuata da nessuno, ed egli scrisse la Storia d'Italia, appunto dopo il declino della libertà italiana e l'affermazione del predominio spagnolo sulla Penisola.
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