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Fattori culturali del 1300
Il '300 fu un secolo di rottura e di crisi, in cui cominciarono a comparire fermenti che si sarebbero poi affermati nel '400.
Vi fu una grave crisi agricola dovuta, sia ai mutamenti climatici, che avevano portato una progressiva diminuzione della produttività, a causa di inverni rigidi ed estati umide, sia all'ampliamento delle aree coltivabili, le quali comunque si rivelarono insufficienti, a discapito di pascoli e boschi che costituivano un'importante risorsa per i contadini più poveri.
Questa crisi produttiva delle campagne portò violente carestie che favorirono un progressivo indebolimento della popolazione a causa della denutrizione; su questi soggetti già deboli attecchirono poi con facilità epidemie e pestilenze (1348: peste in Italia).
Ne scaturì un improvviso decremento demografico che causò una grave recessione economica che colpì tutti i settori produttivi ad esclusione di quello che riguardava i beni di lusso, perché l'élite cittadina continuava cercare questi prodotti, tramite i quali volevano manifestare la propria condizione agiata.
Classe dirigente cittadina:
_ Antica nobiltà feudale che era riuscita ad inserirsi nell'economia cittadina, investendo in altri settori come il commercio o la produzione;
_ Nuova borghesia che si affermò economicamente nelle città reinvestendo poi i propri profitti nel settore agricolo.
Queste due classi tendevano a fondersi, lasciando però un grande divario con il resto della popolazione, che spesso causò rivolte e tumulti di protesta per la propria situazione di indigenza assoluta, vi furono poi situazioni che andarono a peggiorare ulteriormente le condizioni di tutti coloro che non gestivano il potere e quindi il denaro, come ad esempio:
_ Crisi della piccola proprietà terriera;
_ Fallimento dei banchieri per gli ingenti prestiti fatti ai sovrani e da loro non restituiti.
Nel 1300 vi fu anche l'affermazione definitiva della Signoria la quale poi nel '400 lasciò il posto agli Stati regionali (Principati).
Signoria Governo di una città da parte di un individuo che concentra nelle proprie mani tutti i poteri, facendoli poi diventare vitalizi ed ereditari.
Questa forma di potere politico arbitrario ottenne poi il riconoscimento imperiale, tramite l'acquisto del titolo di Marchese o Duca, che determinava la trasformazione della città in Signoria.
Un'eccezione fu costituita da Firenze che mantenne le proprie istituzioni comunali (Fiorentina Libertas) fino a che, nel 1434, Cosimo De Medici detto Il Vecchio, mercante e banchiere, impose la Signoria anche a Firenze.
Il mercante
In questo clima vi fu l'affermazione di una nuova figura, il Mercante, che portò un nuova concezione di dinamismo sociale.
Infatti divenne un esempio, seguendo il quale l'uomo assumeva più importanza rispetto alla piccolezza dinanzi a Dio, che era stata un motivo dominante della concezione della vita umana nei secoli precedenti.
Furono rivalutate anche la mente umana, le sue capacità, come intelligenza e furbizia, e le sue doti, come coraggio e audacia.
Da questa generale valorizzazione dell'aspetto terreno dell'uomo, scaturì anche una nuova considerazione delle passioni terrene e sensuali.
Se con la mentalità cortese vi era stata l'affermazione di valori come la Liberalità, cioè il disprezzo della ricchezza perché prodotta da contadini e artigiani, manifestato però tramite il suo sperperio nell'acquisto di beni di lusso, con l'affermazione del mercante, le cose cambiarono, perché era egli stesso a produrre la propria ricchezza, ed era quindi in grado di capire quanta fatica costi procurarsela.
Nella classe borghese si diffuse così, in opposizione alla Liberalità, la Masserizia, cioè l'obbligo morale di gestire in maniera oculata il proprio patrimonio e di sfruttarlo o investirlo solo in seguito ad un calcolo prudente.
Con l'affermazione politica però, i mercanti sentirono il bisogno di assimilare alcuni dei valori della vecchia classe dirigente; la Masserizia si andò così a mescolare alla Liberalità, sostenendo che bisogna sì amministrare e far accrescere il proprio patrimonio senza sperperarlo, ma bisogna anche nutrire una forma di piacere dinanzi alle belle cose, e per questo non si devono escludere grandi spese per se stessi e per la società, a patto che siano precedentemente calcolate e controllate.
Queste grandi spese per il popolo sono comunque investimenti perché costituiscono una sorta di legittimazione della propria posizione sociale.
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