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Eugenio Montale - Il poeta del "male di vivere", Per memorizzare, Una figura centrale del Novecento




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Eugenio Montale


Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896. Frequenta le scuole tecniche, ma la sua passione è il canto.

Nel 1916 scrive Meriggiare pallido e assorto, la prima poesia degli Ossi di seppia. Nel 1917 è chiamato alle armi, dove conosce il poeta e saggista Sergio Solmi. Come sottotenente viene inviato nel Trentino. Congedato nel luglio del 1919, torna in famiglia a Genova, così ha modo di frequentare i giovani poeti e letterati liguri.

Nel 1922, sulla rivista "Primo tempo", pubblica le prime poesie. In questi anni compone Ossi di seppia, pubblicato nel 1925. In questo stesso anno, Montale firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce e pubblica un saggio critico intitolato Omaggio a Italo Svevo. Conosce Svevo a Milano nel 1926 e andrà a trovarlo a Trieste , dove incontrerà anche Umberto Saba e il poeta dialettale Virgilio Giotti. L'anno dopo Montale si trasferisce a Firenze.

Nel 1928 esce la seconda edizione degli Ossi di seppia. Nel 1929 è nominato direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux. Intanto collabora a varie riviste e frequenta critici e scrittori. Nel 1931 pubblica La casa dei doganieri e altri persi. Nel 1936 conosce Mosca, che sarà sua compagna e moglie fino alla morte. Nel 1938 è costretto a lasciare il Gabinetto Vieusseux perché non si era voluto iscrivere al Partito fascista. L'anno dopo pubblica, da Einaudi, Le occasioni.

Dopo la guerra montale inizia a collaborare con il "Corriere della Sera" e ne diventa redattore nel 1948, anno in cui si trasferisce a Milano. Nel 1955, pur restando redattore del "Corriere della Sera", diviene critico musicale del "Corriere d'Informazione". Nel 1956 pubblica il suo terzo libro di versi, intitolato La bufera e altro.

In questo periodo riceve numerosi riconoscimenti. Nel 1967 è nominato senatore a vita; intanto appaiono in riviste o in edizioni fuori commercio le poesie di Xenia, che costituiranno un capitolo importante del suo quarto libro di versi, Satura, del 1971.

Il carattere diaristico, più prosastico e quotidiano, assunto dalla sua poesia, abbrevia i tempi di composizione delle ultime raccolte e in soli otto anni ne escono tre: Diario del '71 e del '72, Quaderno di quattro anni e  Altri versi. Nel 1975, la sua fama aveva raggiunto la più vasta diffusione internazionale grazie al conferimento del premio Nobel.

Montale morì a Milano il 12 settembre 1981.


Il poeta del "male di vivere"

Montale era in disarmonia con la realtà: la partecipazione viva e sofferta ai momenti più tragici della nostra storia, è certo all'origine del chiuso senso di angoscia e del desolante pessimismo di Montale sulla condizione umana, di quel "male di vivere".

Come già per Leopardi, anche per Montale gli uomini sono oppressi dall'indifferenza della natura, che solo a tratti si "commuove" e sembra rivelarsi e concedere momenti di felicità;  da qui scaturisce lo stato d'attesa costante di questi rari e gratuiti "momenti di grazia", nei quali ci si aspetta di cogliere un segno, che indiche la via d'uscita da una condizione di dolore, apparentemente, immutabile.

Alla radice del pensiero negativo di Montale, sta la speculazione filosofica novecentesca, che elabora una visione del mondo caratterizzata dall'isolamento dell'uomo nella storia. Tuttavia, nelle opere di Montale il riferimento esplicito alla storia non è mai presente e il poeta trasfigura il proprio sentimento in una serie d'immagini e di simboli che la esprimono in forme mediate e allusive.

I simboli della poesia di Montale sono spesso tratti dal repertorio del secondo Ottocento, esso evoca stati d'animo e momenti dell'esistenza individuale, in cui pare rispecchiarsi la vita di tutti gli uomini.

Si è parlato, a proposito dei simboli montaliani, di "correlativo oggettivo", ovvero che la poesia si basa su immagini che acquistano un significato simbolico, perché il poeta riesce a renderle evocative di un certo sentimento o un certo stato d'animo; tali immagini non hanno semplicemente un valore soggettivo, individuale: il poeta, infatti, riesce a conferire loro un significato universale e a comunicare quindi idee e sentimenti al proprio lettore.

Mentre negli Ossi di seppia le immagini convergono a suggerire l'idea d'immobilità e di stagnazione dell'esistenza, che si traduce spesso in abbagliante e spietata solarità, nella successiva raccolta, Le occasioni, l'accento si sposta sul momento dell'attesa degli "stati di grazia", che si manifestano come frammenti di ricordi, spesso legati ad una figura femminile e stimolati dalla presenza di un oggetto.

Con La bufera e altro, la visione negativa del mondo e il male di vivere passano alla dimensione storica, legata agli orrori della guerra.

Parallelamente all'evoluzione della poetica, Montale delinea anche un originalissimo percorso stilistico. In aperta opposizione all'estetica del poeta-vate e all'espressione "immaginifica" di D'Annunzio, Montale sceglie un linguaggio scabro, petroso, incisivo, che si colloca nel solco della tradizione di dante e Foscolo; il registro è quello quotidiano, di una quotidianità lontana dal sottotono dei crepuscolari, ma vicina al lessico dotto pascoliano.

Nella raccolta Le occasioni, il linguaggio tende a farsi più rarefatto e raffinato. La ricerca di musicalità si arricchisce di toni dolci e di sfumature più complesse. Tale ricerca continua nella terza raccolta, La bufera e altro, in cui il poeta tende a recuperare un lessico colto e letterario. A partire dagli anni Sessanta, Montale cambia decisamente direzione. Satura, rivela la ricerca di uno stile prosastico e aderente al parlato: vi prevale un tono piatto, affabile, ironico e disincantato.



Per memorizzare

Quattro opere fondamentali

L'importanza di Eugenio Montale è legata a quattro raccolte di versi che segnano la poesia italiana del Novecento:

- Ossi di seppia (1925)

- Le occasioni

- La bufera e altro (1956)

- Satura (1971)

Si tratta di quattro raccolte molto diverse tra loro:

- Ossi di seppia è incentrata su tre elementi fondamentali: il tema del male di vivere, la descrizione del paesaggio ligure, la ricerca di una lingua dalle sonorità secche, scabre, petrose;

- Le occasioni hanno come temi centrali la memoria e la figura della donna-angelo; Montale accentua la presenza di metafore e analogie e la raffinatezza del lessico;

- La bufera e altro è un libro composito, che continua la ricerca del precedente, ma in cui vengono introdotti espliciti riferimenti alla situazione storica e politica;

- Satura si caratterizza per il tono colloquiale, quotidiano, crepuscolare, la natura diaristica dei testi e la presenza di una forte vena ironica e auto-ironica.


Una figura centrale del Novecento

Montale è una figura centrale nel panorama del Novecento:

- nella fase ligure (Ossi di seppia), il suo punto di riferimento è D'Annunzio: egli sottolinea il distacco dalla poesia dannunziana (elitaria e raffinata), contrapponendovi simboli semplici e quotidiani; ma nello stesso tempo riprende temi (il rapporto con la natura) e simboli (la solarità, l'atmosfera marina) della poesia dannunziana;

- nella fase fiorentina (Le occasioni, La bufera e altro), il suo punto di riferimento è la poesia ermetica: egli si avvicina agli ermetici per il ricorso ad analogie e a simboli ambigui, ma ne distacca per il rifiuto del frammentismo e la tendenza a basare i suoi testi su strutture simmetriche e ripetitive molto evidenti;

- nella fase finale (Satura e oltre), il suo appunto di riferimento è la poesia crepuscolare (Gozzano ed altri): egli ne riprende il tono colloquiale, il lessico quotidiano, l'atteggiamento ironico; ma ne rifiuta il vittimismo e il sentimentalismo.


I temi

I temi di fondo della poesia montaliani restano sostanzialmente invariati dall'inizio alla fine, anche se se arricchiscono e si precisano poco per volta. I principali sono:

- il disagio esistenziale, l'esclusione dalla natura, il male di vivere;

- la donna-angelo, simbolo di salvezza, di vitalità e di intelligenza intuitiva;

- la riflessione sulla letteratura, il rifiuto del poeta-vate, la rivendicazione di una funzione civile della poesia lirica.

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