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Destinatario: rivista di attualità, settimanale
IL MESTIERE DELLE ARMI
Come le armi hanno cambiato la storia.
Il freddo inverno del 1526, un feroce esercito mercenario che si dirige in Italia, uno dei più audaci combattenti della storia italiana ad attenderli, una pianura grigia e desolata, un'atmosfera cupa e devastata da conflitti decennali. È questo il contesto nel quale Ermanno Olmi racconta pochi giorni di travagliata storia dell' Italia nel corso del Cinquecento, che vedono come protagonisti due eserciti contrapposti: quello dei crudeli Lanzichenecchi, assoldati dall'Imperatore Carlo V e guidati dal generale Zorzo Frundsberg, e le truppe al servizio di Papa Clemente VII, che vantano il comando del valorosissimo Giovanni de' Medici, noto con il nome di Giovanni delle Bande Nere, a causa del colore delle bande verticali del suo stemma.
È proprio costui il protagonista; la vicenda narra infatti gli ultimi giorni della sua vita, che raccontano molto più dei fatti puramente storici: fanno luce sul pensiero di quel tempo, sulle intricate vicende politiche che avevano luogo nelle signorie e soprattutto sull'importante ruolo che le armi avevano a quel tempo.
L'esercito di Giovanni delle Bande Nere si trova a Mantova per sbarrare il passaggio ai Lanzichenecchi e, senza dubbio, la battaglia volgerebbe a loro favore se non intervenisse il Duca Alfonso d'Este. Dopo ripetute richieste di aiuto militare da parte di Giovanni, costui non solo glielo nega ma fornisce di nascosto ai nemici alcuni pezzi di artiglieria, dei quali fino ad allora erano stati sprovvisti. La battaglia diventa così impari, ma il grande condottiero italiano lo capirà solo quando, dopo un'estenuante lotta, verrà gravemente ferito ad una gamba dalla nuova, tremenda arma.
Le sorti della guerra passano così in secondo piano, la vicenda si focalizza sul personaggio, lo segue nell'agonia, nel tentativo di salvezza con l'amputazione della gamba e infine nella tragica morte.
"Il mestiere delle armi" narra gli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita di un grande personaggio ma soprattutto è il racconto del passaggio da un'epoca ad un'altra, della comparsa sulla scena bellica rinascimentale delle armi da fuoco.
Giovanni delle Bande Nere rappresenta un'era che qui si conclude; è convinto di poter combattere e sconfiggere il nemico corpo a corpo, in duello, avendo se stesso come sola arma. Invece è destinato a non vedere nemmeno il proprio nemico in viso, sarà ucciso da un'imprevedibile palla di ferro.
L'importanza di questo argomento, si apprende anche quando, morente, Giovanni delle Bande Nere chiede che gli venga letto un brano del "Principe" di Machiavelli, riguardante l' "arte della guerra" e la sua forte critica all'uso di truppe mercenarie.
La ricostruzione paesaggistica di una desolata Pianura Padana risulta molto efficace, come anche l'oscurità che accompagna l'intera pellicola contribuendo a creare quel sentimento di angoscia e afflizione che la guerra porta con sé.
Vi sono poi alcune immagini di grande impatto emotivo come l'addio del condottiero alla famiglia attraverso una grata, l'operazione dolorosa alla gamba che poi si rivelerà inutile, l'incontro con dei bambini nella pianura bianca di neve, la distruzione della Croce da parte delle truppe pontificie stremate dal freddo e in cerca di legna da ardere.
Significativa è infine una delle ultime scene in cui Giovanni, in punto di morte, chiede di essere trasportato su uno squallido lettino militare dimostrando un'ultima volta la sua vera indole: un soldato che ha dedicato tutta la sua vita al "mestiere delle armi".
Regia: Ermanno Olmi
Interpreti principali: Hristo Jivkov, Sergio Grammatico, Dimitar Ratchkov, Dessy Tenekedjieva, Sandra Ceccarelli, Sasa Vulicevic, Fabio Giubbani, Aldo Toscano.
Anno: 2000
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