Così è (se vi pare)
E proprio per
questo motivo potrebbe essere che la Christie abbia provato a fingere di utilizzare la
stessa tecnica che lo scrittore siciliano impiegò nel suo dramma grottesco Così è (se vi pare), pubblicato nel
1917. La storia in breve racconta
Nel salotto
dell'appartamento del consigliere Agazzi - che il critico G.Macchia chiamerà la
"stanza delle torture" - ha luogo una discussione sul caso di una strana
famiglia che, in seguito alle distruzioni causate da un terremoto, si è
trasferita nel suo stesso palazzo. Corre voce che il nuovo inquilino, il signor
Ponza, abbia alloggiato la suocera , la signora Frola,
nell'appartamento situato di fronte a quello del signor Agazzi e che le
impedirebbe di vedere la figlia, che abita al piano superiore.
All'inizio partecipano alla
discussione solo la
signora Amalia Agazzi, sua figlia Dina e il fratello Lamberto
Laudisi, ma in seguito la curiosità contagia tutti ed una schiera di amici si
ritrova nel salotto di casa Agazzi, cercando di capire il motivo di questo
comportamento.
Si escogitano piani per
potere estorcere informazioni ai nuovi arrivati, ma i risultati non fanno altro
che aumentare la confusione: la signora Frola spiega che suo genero è pazzo,
crede di essere rimasto vedovo e di essersi risposato con
un'altra donna che non ha alcuna parentela con lei. Il signor Ponza, dal canto
suo, sostiene invece che è sua suocera ad essere impazzita e che, non volendosi
rassegnare alla scomparsa della figlia, sia convinta che viva ancora con lui.
Le due versioni contrastanti
suscitano perplessità. L'unico che si mostra scettico è Laudisi - tipico
esempio di personaggio-raisonneur
pirandelliano - e la sua tesi secondo la quale sia la signora Frola che il
signor Ponza possano aver ragione, non viene ascoltata da nessuno, perché
ritenuta inspiegabile.
Il consigliere Agazzi ordina
addirittura delle ricerche in prefettura e organizza un incontro fra suocera e
genero per scoprire la verità, ma entrambi i provvedimenti non danno esito.
Non resta allora che
interpellare la diretta interessata, la signora Ponza, la
quale stupisce tutti dicendo: "io sono colei che mi si crede" e non svela il
segreto della sua identità.
Tra le righe di
questo dramma si possono abilmente scorgere
le cinque ipotesi di verità di cui si parlava prima:
- ATTO
I - SCENA I: il dialogo d'apertura tra Dina,
Amalia e Laudisi presenta la situazione iniziale: in città sono arrivati i
signori Ponza e la
signora Frola e le due donne non possono vedersi. Questa
situazione sconcerta e incuriosisce le sue donne che pensano ad un modo
per scoprire la verità;
- ATTO
I - SCENA IV: nella "stanza della tortura"
(Macchia) dapprima entra la signora Frola e, messa alle strette,
confessa che lei non può vedere la figlia poiché il genero è molto
possessivo e si adirerebbe molto se le due si parlassero; inoltre rivela
che il signor Ponza è pazzo poiché crede di essere rimasto vedovo e di
essersi risposato con un'altra donna che non ha alcuna parentela con lei;
- ATTO
I - SCENA V: a questo punto entra in scena il
signor Ponza che accusa di pazzia la suocera: in realtà, non volendosi
rassegnare alla scomparsa della figlia, sia convinta che viva ancora con
lui mentre la donna che ora lui ha sposato non ha nessuna parentela con la signora Frola;
- ATTO
I - SCENA VI: torna in scena la signora Frola
che, meravigliando tutti i presenti, dice loro di conoscere le accuse del
genero: però lo rispetta poiché la sua possessività non è violenta ma è un
eccesso d'amore che le madre e figlia, non vedendosi, rispettano;
- ATTO
III - SCENA IX: il dramma si chiude con l'entrata
in scena della signora Ponza che, coperta in volto da un velo, pronuncia
solennemente che io sono colei che
mi si crede, ribadendo che la verità non esista.