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Cos'è la Linguistica
Inquadramento della disciplina
La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio e delle lingue. La linguistica è una disciplina descrittiva che deve spiegare, usando leggi generali, ciò che avviene quando si parla.
Obiettivi della linguistica
La linguistica non ha un compito unico, ne ha, anzi, diversi.
Si può dire che la linguistica mira a:
specificare la natura del linguaggio ed in particolare a scoprire quali potenzialità esso conferisce all'uomo e che limitazioni gli impone;
identificare in forma astratta le regole che i parlanti di una lingua applicano nel produrre e nel ricevere un messaggio linguistico;
spiegare i cambiamenti che si attuano nel tempo nell'organizzazione e nella struttura delle lingue.
La linguistica è diventata una disciplina universitaria, cioè insegnata nelle università, agli inizi dell'Ottocento ed è stato un grande studioso tedesco, WILHELM VON HUMBOLDT, interessato, come anche il fratello Alexander, a tutto ciò che era lontano, esotico, diverso. Humboldt era un personaggio molto importante in Germania, tanto che partecipò al Congresso di Vienna come rappresentante del Re di Prussia. Tra le altre sue attività, quali essere un diplomatico e filosofo, egli fu un linguista e il fondatore dell'Università di Berlino, capitale della Prussia, dove viveva, e altresì fondatore della linguistica come disciplina universitaria, fino ad allora inesistente. Fonda, quindi, le basi della linguistica. Da allora la linguistica è stata insegnata e studiata nelle facoltà umanistiche in quanto scienza dell'uomo; tuttavia in anni più recenti l'attenzione si è spostata anche agli aspetti più materiali del corpo umano (mente/cervello). Tende ad essere superata, oggi, la distinzione ottocentesca fra due tipi di scienze ovvero:
SCIENZE DELLA NATURA
SCIENZE DELLO SPIRITO
Nell'Ottocento la linguistica è stata studiata soprattutto Germania, nei diversi stati in cui era allora divisa, complessivamente tutti all'avanguardia; ricordiamo difatti alcuni dei grandi "Lumi" tedeschi dell' Ottocento quali il filosofo Hegel definito come "il principe dei filosofi ottocenteschi".
Oggi le scienze linguistiche nell'ordinamento universitario italiano, appartengono ad uno dei settori scientifico disciplinari, che sono organizzazioni di discipline raggruppate per indicare un ambito di studi unitario. Le scienze del linguaggio appartengono al settore L-LIN/01 di cui la linguistica generale fa parte, precisamente nel settore GLOTTOLOGIA e LINGUISTICA; di questi fa parte la DECLARATORIA che qui si riporta:
declaratoria
Comprende gli studi teorici sul linguaggio, la storia del pensiero linguistico (che cosa hanno pensato i linguisti) e gli studi di linguistica storica (studio delle lingue che cambiano nella storia), con riferimento ai problemi del mutamento e alle metodologie della comparazione e della ricostruzione (comparare le lingue tra di loro e quando si trovano delle somiglianze si può procedere alla ricostruzione di una lingua più antica che è la madre delle lingue in questione); comprende inoltre lo studio della variazione linguistica, del plurilinguismo (più lingue parlate in una stessa zona e dagli stessi individui) e del contatto linguistico (come lingue vicine si influenzano l'un l'altra), delle tematiche sociolinguistiche ed etnolinguistiche. Include, nell'ambito delle metodologie applicative del linguaggio, lo studio degli aspetti fono-acustici (suoni), morfosintattici (grammatica) e lessicografici (parole) anche con applicazioni descrittive a lingue e dialetti, nonché la psicolinguistica, lo studio delle patologie linguistiche, delle interazioni tra linguistica e informatica e delle problematiche dell'educazione alla linguistica. Comprende altresì lo studio delle lingue di ambito baltico e della relativa filologia.
La Linguistica Generale comprende tutti questi oggetti di studio: nel corso si studieranno i FONDAMENTI DI LINGUISTICA
Etimologia
L'etimologia è la ricerca di una forma più antica che possa spiegare il significato della forma moderna.
L'etimologia è un'attività universalmente umana; è un'attività sulla lingua, cioè l'atto di interrogarsi sull'origine e sul perché delle parole.
L'etimologia arriva ad identificarsi generalmente con la Linguistica (e viceversa), tanto è vero che scritti di taglio etimologico si trovano in vari luoghi: es. i giornali parrocchiali di cui spesso si fanno etimologie dei nomi. L'etimologia ci illumina sul significato dei nomi, non solo di persona, ma anche di luoghi ( Esempio Napoli : dal greco neapolis, città nuova).
Nomi propri:
a volte l'etimologia è trasparente come nel caso del nome Pio (dal latino pius: devoto); in altri casi più complessa come nel caso di Antonio ( deriva dal nome della gens latina Antonia (Marcus Antonius), e non dal greco antos: fiore, come generalmente si crede). Continuando su questa linea e riprendendo il nome Marco risaliamo alle orgini, quindi al Latino e all'aggettivo marcus che veniva utilizzato per identificare un bambino che era nato robusto, o Lucius "luce", per indicare un bambino nato la mattina presto, all'alba. Tutti questi sono esempi dii nomi propri, personali ("praenomen "), quindi, possiamo dire, si riferivano all'aspetto e alla caratteristiche della nascita del bambino, tendenza persa nel tempo. Questo tipo di processo, però riguardava solo i bambini di sesso maschile poiché per le donne era previsto solo il nome della Gens a cui appartenevano, uno degli esempi più famosi è quello di Cornelia madre dei Gracchi, Cornelia è il nome della sua famiglia la notissima famiglia degli Scipioni (Scipione, a sua volta è un soprannome in quanto il padre di Cornelia si chiamava Lucius Cornelius Scipio Africanus ), nel caso in cui nella famiglia c'era più di una donna al nome identificativo della famiglia si aggiungeva il numero ordinale, si pensa che le donne in privato o comunque nell'ambito familiare avessero un nome ma quest'ultimo fosse segreto, probabilmente per superstizione, e fosse noto solo alla famiglia e poteva essere "svelato" al marito.
I cognomi
in italiano spesso finiscono con -i :"Patronimici " (es. Mancini aveva sicuramente tra i suoi antenati un mancino quindi "figlio del mancino" ). In altri casi sono trasparenti e rivelano le circostanze della nascita: Esposito "un esposto alla pietà" identificava un bambino che era stato abbandonato, quindi esposto alla pietà di chi se ne prendeva cura. L'etimologia esprime le ragioni del perché ; esempi sono anche cognomi quali Passariello, Cardillo etc. con i quali i bambini venivano chiamati perché quando venivano trovati davano quel senso di tenerezza tipico degli uccellini. Siamo sempre sull'etimologia dei nomi che sono volutamente distintivi l'etimologia si occupa proprio di trovare un particolare collegamento fra il nome e una certa realtà. "L'Etimologia è un attività universalmente umana, è un'attività della lingua e sulla lingua " Ciascun parlante non si limita ad un usare una lingua, a parlare, ma si interroga sull'origine delle parole come diceva il grammatico latino Varrone, con la definizione di etimologia: la scienza che ricerca CUR (perché) ET UNDE (da dove) SINT VERBA; perché una parola è fatta così e da dove viene."
Nella ricerca dell'etimologia ci troviamo di fronte al mutamento linguistico:
Un esempio può essere la perdita della consonante finale delle parole nella pronuncia, cadono le consonanti che spesso identificavano i casi e si perde la flessione Ogni qualvolta si va oltre la forma attuale della parola si parla di Riflessione Etimologica .Quando gli studiosi si apprestano a fare l'etimologia di una parola si trovano davanti a percorsi diversi e a volte difficili, un esempio comune di etimologia difficile e per la quale sono state proposte varie soluzioni, è proprio quello sull'
origine del nome Italia.
Già ai tempi di Augusto, primo imperatore romano, la nostra penisola veniva chiamata Italia.
Secondo Domenico Silvestri, il nome non designava tutta l'Italia, ma solo una piccola parte della Calabria, a sud dell'istmo fra il golfo di Squillace e quello di S. Eufemia.
"Italia" è un nome greco, infatti i
Greci antichi navigavano per il Mediterraneo in cerca di terre fertili
(formeranno, infatti, in Italia meridionale la Magna Grecia), ma puntavano all'Italia anche perchè in
Italia vi erano miniere di metallo, in
particolare in Calabria vi erano miniere di rame.
Dunque "Italia" significa propriamente "terra che brucia", "terra delle fornaci metallurgiche": aithalia, è anche il nome in greco di due isole con miniere di metalli e con fornaci metallurgiche: Lemno nell'Egeo settentrionale e Elba nel Tirreno settentrionale, isole abitate da popolazioni tirreniche di lingua etrusca!!
Etimologia di etimologia
La parola "etimologia" deriva dal greco "logia" è scienza e "etimos" significa vero, dunque "scienza della verità".L'etimologia, infatti, si basa sul presupposto che per ogni parola c'è una sola verità; è anche vero, però, che è difficile constatare che per una sola parola vi sia una sola origine poiché anche se la parola in questione deriva da un'unica verità, questa verità si è persa nel tempo e la parola è stata ri-motivata.
Saussure e i Diversi ordini di Provenienza
La parola "etimologia"
significa dunque "vero, autentico" e già
Platone la utilizzava col significato di "valore autentico di una parola" o
"forma inalterata della parola".
Ma l'essenza della parola non è il contenuto, che è fortuito, ma è l'uso che se
ne fa.
Secondo F. de Saussure Etimologia evoca, dunque, la provenienza della
parola, ma vi sono due tipi di
provenienza che si mescolano:
La parola francese "chair" viene da "caro", cioè "carne, questo tipo di provenienza passa attraverso il tempo, per cui in passato la parola "caro" aveva lo stesso significato della parola usata oggi "chair", il che significa che vi è stato solo un cambiamento della forma, ma non del significato;
La parola francese "labourer" (aprire il suolo con l'aratro:
arare) viene da "laborare" cioè lavorare, dunque, nel tempo, all'atto di arare è stato
conferito il significato di "lavoro per eccellenza".
Questo tipo di provenienza passa sempre attraverso il tempo, cioè vi è stato un momento in cui il valore
di una parola si confondeva con un altro, dunque, questo implica un
cambiamento del significato e non della forma;
La parola francese "couver" viene da "cubare" che significava "star seduti". Quindi in questo tipo di provenienza, che passa sempre attraverso il tempo, vi è un'alterazione combinata di forma e significato;
Ma
se noi diciamo che in francese "pommier" viene da "pomme"
la derivazione è all'interno stesso della lingua francese, non è una relazione che attraversa il
tempo, ma si instaura nello stesso
tempo, cioè la spiegazione si trova
nella lingua stessa.
Questo possiamo definirlo 'rapporto di derivazione grammaticale".
Secondo Saussure L'espressione viene da è ambigua, poiché può essere usata per quattro tipi di provenienza diversi che possono passare attraverso il tempo o instaurarsi nella lingua stessa.
Mutamento linguistico
Duemila anni fa' si parlava il latino. L'italiano deriva dal
latino: infatti tra queste due lingue vi è un'identità.Nel passaggio dal latino
all'italiano non c'è stata una sostituzione, ma un mutamento linguistico. Il mutamento linguistico è la trasformazione
a cui è soggetta una lingua nel tempo.
Per far sì che ciò avvenga c'è bisogno che:
La lingua sia parlata (ad esempio una lingua come il latino che non è più parlata non può più mutare);
Passi molto tempo (nel tempo una lingua può anche trasformarsi radicalmente, ad esempio il latino aveva le consonanti finali, ma per la loro debolezza nella pronuncia non erano frequentemente pronunciate ed essendo in pochi a scrivere ad un certo punto vengono completamente dimenticate).
Oggi le forme dell'italiano sono diventate immutabili e derivano principalmente dall'accusativo della declinazione latina, poiché era il caso più frequentemente usato.
Natura e società nella lingua
DANTE
Nella lezione precedente abbiamo definito l'etimologia come una operazione spontanea operata dall'uomo sul linguaggio; oggi una terzina dantesca ci permette di analizzare quella che è la distinzione tra le dimensioni naturale e sociale della lingua: si tratta di
Opera naturale è ch'uom favella;
ma così o così, natura lascia
poi fare a voi secondo che v'abbella.
(Paradiso, XXVI, 130-132)
'E' un fatto naturale che l'uomo parli;
ma in un modo o in un altro, la natura permette
poi che voi facciate come più vi piace'.
Quando si parla, si ha la sensazione che la produzione linguistica, cioè quello che si fa quando si parla, sia qualcosa di naturale;questo concetto di "naturale" è molto importante perché, è riferito alle varie funzioni che il nostro corpo ci permette di svolgere.
Dante fa spesso riferimento alla Lingua, difatti sapeva che con la sua opera poneva i fondamenti di una nuova lingua : "il Volgare ". Egli utilizzava l'aggettivo volgare per distinguerlo dal Latino che allora si chiamava Gramatica. In questa terzina Dante definisce la lingua come la capacità di parlare, e sostiene che il parlare in un modo o in un altro è un fatto non naturale ma una scelta secondo quanto più piace, quanto è più conveniente; qui è distinto chiaramente la dimensione naturale della lingua da una dimensione non naturale, sociale, come dimostrato dal "voi" utilizzato nel testo.
Ogni uomo o donna che parli, ha la sensazione del carattere naturale di quest'operazione, perché nella formazione dell'essere umano il bambino acquisisce questa capacità con il tempo e questo ci sembra naturale. Lo stesso discorso si può fare sul "perché camminiamo": lo riteniamo del tutto naturale. Il fatto che ci siano molte lingue indica una libertà, che è lasciata dalla natura, cioè, come dice Dante, la natura ci induce a parlare ma ci lascia liberi di scegliere il modo in cui parlare. Questi due aspetti della naturalità e della volontarietà sono molto importanti, essi pongono il perché?, noi parliamo in un modo o in un altro, chi ci ha indotto a questa scelta non naturale?
La Linguistica al bivio tra le scienze della natura e le scienze dello spirito
secondo la classificazione ottocentesca, fatta in un'epoca in cui le scienze della natura ebbero una grandissima accelerazione grazie soprattutto alla teoria sull'evoluzione di Charles Darwin; quindi queste scienze si riconobbero in alcune leggi di natura che non ammettono eccezioni, e dal'altra parte le scienze dello spirito o, scienze dell'uomo non come essere naturale, ma come essere che è andato oltre la natura. Come per le scienze naturali, anche le scienze dell'uomo si serviranno di leggi ovviamente diverse da quelle naturali, perché saranno leggi che scaturiscono dal consenso, che potranno essere modificate. La distinzione tra la natura e ciò che più ci piace, "ci abbella" , è che in natura ci sono leggi inderogabili, mentre in quello che ci piace ci sono leggi in cui concordiamo. Anche il linguaggio umano, che si manifesta in lingue diverse, è governato da questo tipo di leggi.
Ritornando agli esempi precedenti e all'esempio del camminare, potremmo dire che questi movimenti siano dei riflessi e quindi naturali nel bambino, questi riflessi sono innati nel bambino ma crescendo li perde, li dimentica, però, è vero anche che se il bambino non è allevato da un altro essere umano, quindi da adulti che camminano su due piedi, eretti, riferimento ai casi in cui bambini fossero allevati da altri mammiferi, non impara a camminare. Quindi, ciò che ci sembra naturale può non esserlo, ma può essere il frutto di un'acculturazione antichissima, difatti la caratteristica che fa dell'uomo un uomo è proprio il fatto di camminare eretto e all'utilizzo maggiore del senso della vista tra tutti e cinque i sensi. Il camminare sembra così scontato e naturale ma in realtà non lo è, perché è il frutto di un evoluzione estremamente lunga che ha portato l'uomo ad avere particolari caratteristiche quali: all'essere onnivoro, alla maggiore fertilità della donna dal punto di vista sessuale, a difendersi meglio degli altri animali, dai predatori, a correre più velocemente, a perdere il pelo. insomma a diventare uomo, e non più un qualunque primate.
Bambini selvaggi
Se per favella intendiamo la capacità di parlare il messaggio di Dante è che mentre la capacità di parlare è naturale (ovvero universale e insita in ogni uomo fin dalla nascita), le modalità e le caratteristiche della lingua sono invece artificiali. Nella formazione dell'essere umano il parlare appare come una operazione naturale e spesso non si riflette sulla questione di libertà o volontarietà della lingua; proviamo a spiegare meglio questo concetto con un parallelismo tra parlare e camminare: sin dalla nascita il bambino è sottoposto alla verifica dei riflessi, ad esempio quelli del camminare o del tendere le mani in avanti. Ebbene, se non sono successivamente allevati da esseri umani i bambini non imparano a camminare in posizione eretta (si ricordino esempi di orfani allevati da lupi o animali, e si citi a questo proposito L'enfant sauvage (1969) di Truffault): questo perché ciò che sembra naturale è in realtà il frutto di una acculturazione tanto antica quanto determinante nella formazione umana. È così che da un punto di vista NATURALE ogni bambino ha in sé la capacità di parlare qualsiasi lingua, anche la più difficile, ma la selezione della lingua che effettivamente parlerà dipende dal gruppo linguistico al quale appartiene del tutto casualmente.
Parlare e la sua etimologia
Abbiamo fino ad ora discusso sulle modalità di apprendimento della lingua, ma cosa significa parlare? E a cosa si riferisce invece Dante quando usa il termine "favellare"? Se analizziamo queste parole in senso etimologico troveremo che
favella > fabula (lat.) ; parola > par(o)lare > parabula (parabola)
In entrambi i casi si fa riferimento ad un "raccontare storie", al creare linguisticamente un racconto, e per questo possono essere definiti come atti volontari e culturali, tipici di una vita SOCIALE e caratterizzata da scambi di informazioni.
Gli aspetti naturale e sociale - artificiale continuano a coesistere anche nella parola stessa di lingua: esiste infatti una distinzione tra lingua come organo e lingua come sistema di segni[a1] (o sistema di parole)
Rousseau
Molti sono i letterati e linguisti che si sono interessati nel tempo al rapporto natura-cultura nella lingua.
Il grande filosofo svizzero Jean Jacques Rousseau operò una distinzione delle lingue secondo la loro essenza:
lingue rappresentate dall'espressione aidez-moi (lingue del Nord)
lingue rappresentante dall'espressione aimez-moi (lingue del Sud)
La lingua è da intendersi quindi come richiamo, ed è il richiamo canoro che Rousseau indica come punto di svolta nel passaggio dalla comunicazione gestuale alla fase del parlato all'interno dell'Essai sur l'origine des langues ( 1781).
Nel saggio Rousseau espone la sua teoria sull'origine della società: tutti gli uomini nascono e crescono all'interno di cellule familiari che compongono la società stessa. Questa prima fase è caratterizzata dall'autosufficienza: ogni bisogno primario è manifestato da gesti inequivocabili e vengono soddisfatti all'interno della cellula, senza interventi dall'esterno. Nella famiglia è perciò superflua la favella, e predomina la dimensione della gestualità. Il superamento di questa situazione avviene con il canto come arma di seduzione, all'origine sia della compassione verso l'altro sia della fase del parlato (racconto dell'incontro dei giovani "alle fontane").
La dimensione "sociale" in Saussure (massa parlante/individuo)
Passiamo ora a Ferdinand de Saussure (1857-1913) , che all'interno del "Corso di linguistica generale" ( 1916 ) introduce la distinzione tra langue e parole. La langue ha la caratteristica di essere sociale: prevede infatti una massa parlante, un gruppo che si identifichi con essa e che la parli secondo convenzioni riconosciute ed accettate universalmente. La parole (≠ mot, vocabolo) è invece l'attività del parlare, la messa in atto della lingua da parte del singolo, dell'individuo. Riallacciandoci insomma a Dante, "opera naturale" è la lingua intesa come capacità (naturale) di parlare, mentre "secondo che v'abbella" indica l'attività individuale del parlare in relazione al gruppo sociale al quale appartiene.
Natura e cultura in Vico (i gesti prima della parola)
Interessato al rapporto natura - cultura fu anche Giambattista Vico : sua l'affermazione che le favelle e le lettere fossero nate allo stesso tempo, riferendosi con "lettere" ai segni non linguistici. Vico era dell'opinione che "i primi uomini sapevano significare non linguisticamente": prima del parlare esiste già la lettera intesa come atto gestuale del corpo, che da solo descrive sentimenti, emozioni e volontà. L'uomo antico aveva così la capacità naturale di esprimersi con una lingua e allo stesso tempo di scrivere.
Natura e cultura presso i Greci
In conclusione diamo uno sguardo sul concetto di lingua per gli antichi Greci. Nel dialogo platonico del Cratilo i protagonisti Socrate, Cratilo ed Ermogene discutono sulla correttezza dei nomi; mentre Cratilo afferma che i nomi siano per natura (phúsis; dimensione naturale della lingua), ossia rispecchino realmente la realtà, Ermogene è dell'opinione che i nomi siano arbitrari, decisi dall'uso e dalla convenzione (nómos) stabilite dal Nomothete[a2] (nomothétes, dispensatore di leggi e quindi identificabile con la dimensione culturale della lingua).
Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 1712 - Ermenonville, 1778) ; filosofo, scrittore e compositore svizzero. Tra i suoi numerosi romanzi e saggi si ricordano Émile, ou De l'Education ( 1762 ), Julie, ou la nouvelle Héloise ( 1761), Les Confessions ( del 1770 ma pubblicato postumo nel 1782 ) e l' Essai sur l'origine des langues ( pubblicato postumo nel 1781 ).
Ferdinand de Saussure ( Ginevra, 1857 - Vufflens-le-Chateau 1913 ) ; linguista svizzero di fondamentale importanza nello sviluppo della disciplina della linguistica nel XX secolo. Il Cours de linguistique génèrale venne pubblicato postumo dai suoi studenti sulla base delle lezioni universitarie di Saussure in Ginevra.
Platone ( Atene, 428/427 a.C. - Atene, 348/347 a.C. ); filosofo greco allievo di Socrate e maestro di Aristotele, tra i fondatori del pensiero filosofico occidentale. I Dialoghi rappresentano la quasi totalità della sua produzione letteraria e filosofica: il corpus ne conta 34, a cui si aggiungono un monologo ( Apologia di Socrate ) e un epistolario. Il Cratilo, dedicato ad argomenti di carattere semantico, fa parte dei cosiddetti dialoghi centrali o della maturità, successivi cioè all'apertura dell'Accademia ateniese nel 388 a.C.
[a1]segni linguistici non appartenenti alla gestualità
[a2]raffigurato come semidio a conoscenza delle ragioni delle parole.
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