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CONFRONTO TESTI
Il tema principale trattato dai tre testi da mettere a confronto, ovvero i canti "A Silvia" e "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" e il dialogo "Dialogo della Natura e di un Islandese", è quello della Natura e della vita dell'uomo in relazione ad essa.
In tutti e tre i testi
Nel "Canto notturno di un pastore errante
dell'Asia" essa non viene direttamente accusata, ma il pastore protagonista del
canto si confronta con
Nel "Dialogo della Natura e di un Islandese",
Leopardi pone a diretto confronto
..E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei".
L'uomo è invece visto come una vittima: seppur la sua crudeltà vien denunciata, essa viene ricondotta alla Natura, come è causa di quest'ultima anche l'infelicità che l'uomo prova.
L'uomo tende al piacere: causa della Natura.
"Io voglio prendere non piccola ammirazione
considerando come tu ci abbi infuso tanta e si ferma e insaziabile avidità di
piacere." Il piacere è cosa nociva, se portato agli eccessi, ma l'uomo nulla
può fare contro questa sua tendenza a ricercarlo in ogni dove: è
Malattie che possono anche esser portatrici di morte; luoghi ove la neve ed il freddo regnano incontrastati; il sole e l'aria che possono divenire pericolosi nemici dell'uomo; tutto a causa della Natura. Ma mai essa ha cercato di compensare l'uomo per i problemi, i danni ed i pericoli a cui è andato incontro: ".tu non hai mai dato all'uomo, per compensarlo, alcuni tempi di sanità soprabbondante e inusitata, la quale gli sia cagione di qualche diletto straordinario per qualità e per grandezza."
A questo punto l'interrogativo di Leopardi è: a cosa serve vivere?
Perché vivere una vita fatta solo di futili illusioni, che vengono cancellati con un soffio dalla Natura, la quale altro destino non designa al genere umano se non la morte?
( "Questo è quel mondo? Questi I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi Onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero Tu,misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano." - A Silvia.)
Perché viver con la natura che ha somiglianze con l'uomo, ma la quale gode di immortalità, a differenza del genere umano? ( ".; infin ch'arriva Collà dove la via E dove il tanto affaticar fu volto: Abisso orrido, immenso, Ov'ei precipitando, il tutto obblia. Vergine luna, tale È la vita mortale." - Canto notturno di un pastore errante dell'Asia.)
Perché continuar a vivere in quella che altro
non è che una sventura, dove
Perché vivere, quando c'è chi vien distrutto e soffre, e chi distrugge per poi venir distrutto a sua volta? Perché vivere infelici in un universo che si basa sulla morte delle creature che lo compongono per sopravvivere?
( "Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto minimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell'universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono?" - Dialogo della Natura e di un Islandese ).
Questi i quesiti sui quali Leopardi ragiona.
Di fronte ad una verifica oggettiva della vita non v'è nessuna ipotesi di significato sull'infelicità dell'uomo che possa reggere, così che non resta altro che il confronto delle proprie stesse interrogazioni e la minaccia del dolore e dell'insensatezza.
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