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Comunicare: scambiare informazioni
mittente: la persona che è responsabile dell'invio di un messaggio
ricevente: la persona che riceve il messaggio
messaggio: le informazioni trasmesse da un mittente ad un ricevente
canale: il mezzo attraverso cui il messaggio raggiunge il ricevente
contesto: la situazione concreta in cui avviene lo scambio di informazioni
referente: l'argomento del messaggio
lingua: l'insieme di regole che permettono al mittente di organizzare il messaggio e al ricevente di capirlo
Il modo più semplice per scambiare informazioni è usare la lingua. La comunicazione ha successo solo se mittente e ricevente hanno in comune la stessa lingua.
Gli uomini per comunicare non usano solo la lingua verbale (parole), ma anche un linguaggio non verbale (immagini, gesti, colori, movimenti, odori). I linguaggi non verbali possiedono un codice, cioè un sistema preciso di regole che permettono di attribuire dei significati alle immagini, ai gesti, ai colori.(es: sono al mare in vacanza. Se c'è la bandiera rossa vuol dire che è pericoloso fare il bagno).
Alcuni fatti, suoni, gesti, oggetti sono dei significanti, ovvero hanno un significato (idea, definizione). L'unione di significante e significato forma un segno.
Codici istituzionali: codice penale, codice civile, codice della strada.
Codici sociali di comportamento: non sono scritti e vengono tramandati di generazione in generazione; sono i codici che regolano il modo in cui la gente si veste, mangia, agisce in determinate situazioni.
Codici emissivi: sistemi di regole usati dal mittente per organizzare un messaggio (es: parlare, scrivere, disegnare.).
Codici ricettivi: sistemi di regole usati dal ricevente per capire il significato di un messaggio (es: ascoltare, leggere, guardare, annusare.).
Quando un mittente organizza un messaggio secondo le regole di un certo codice, si dice che codifica il messaggio.
Quando un ricevente capisce il significato di un messaggio servendosi delle regole di un certo codice, si dice che il ricevente decodifica il messaggio (scompone il messaggio e gli attribuisce un significato).
Grammatica: sistema di regole che servono a classificare.
Classificare: mettere nella stessa classe quelle parole che hanno almeno una proprietà in comune, per distinguerle da altre parole che hanno proprietà diverse (es: "cotogna", "renetta", "deliziosa" sono tre parole che si sistemano nella classe delle "mele").
Imparare la grammatica di una lingua è imparare ad usare bene le parole senza restare sulle generali. Esempio: se alla domanda "Chi era Giulio Cesare?", uno risponde "era un uomo né alto né basso, né grasso né magro, uguale a tutti gli altri perché mangiava, camminava, dormiva.", è evidente che la risposta è troppo generale. Se alla stessa domanda, uno risponde "Giulio Cesare era un condottiero romano vissuto nel I secolo a.C., che fece con successo campagne militari soprattutto nell'Europa settentrionale, diventò dittatore a vita e morì pugnalato in una congiura nel 44 a.C.", la risposta è ottima.
La grammatica serve per imparare a mettere in ordine le parole. Per parlare è necessario organizzare le parole secondo un ordine preciso e bisogna stare attenti a come si mettono a posto le parole, perché si possono comunicare significati molto diversi o si possono dire cose inesatte. Esempio: se è giusto dire "la giraffa è più veloce della tartaruga", è sbagliato dire "la tartaruga è più veloce della giraffa".
Principi della comunicazione verbale:
prima di parlare, pensate bene a quello che volete dire per dirlo nel migliore e più chiaro dei modi.
per essere chiari e convincenti, cercate di non dire di più di quello che vi è richiesto
usate frasi brevi e semplici
cercate di essere ordinati in quello che dite
Vocali: sono quei suoni linguistici che possono essere pronunciati da soli senza fatica. Sono 7: a, è (aperta), é (chiusa), i, o (chiusa o aperta), u.
Consonanti: sono quei suoni linguistici che è difficile pronunciare da soli ed hanno dunque bisogno di appoggiarsi ad una vocale. Nella lingua italiana sono: b c d f g l m n p q r s t v z.
Sillaba: ogni gruppo di lettere che è stato pronunciato con una sola emissione di voce e che contiene almeno una vocale. Le parole si distinguono in monosillabe (se), bisillabe (tet-to), trisillabe (na-tu-ra), polisillabe (mi-la-ne-se, in-dub-bia-men-te).
Accento: le parole si distinguono in tronche, se l'accento cade sull'ultima sillaba (città), piane, se l'accento cade sulla penultima sillaba (amico), sdrucciole, se l'accento cade sulla terz'ultima sillaba (rapido), bisdrucciole, se l'accento cade sulla quart'ultima sillaba (mandamelo).
Non è necessario indicare l'accento sulle parole piane, sdrucciole, bisdrucciole. È obbligatorio indicare l'accento sulle parole tronche con più di una sillaba (onestà), sui monosillabi con due vocali quando l'accento cade sulla seconda (già). Nei monosillabi che non hanno due vocali, in genere l'accento non si mette (fu, me, so, sa, va.). Lo stesso vale anche per "qui" e "qua". Alcuni monosillabi cambiano significato a seconda che abbiano l'accento o no (che/ché, da/dà, di/dì, e/è, la/là, se/sé, si/sì.).
Articoli: il, lo, la, i, gli, le, un, uno, una.
Pronomi: mi, ti, si, ci, vi, me, te, se, ce, ve, .
Congiunzioni: e,o,ma,se
Preposizioni: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.
Apostrofo: indica che è avvenuta un'elisione, cioè che la vocale finale di una parola è stata soppressa perché la parola successiva iniziava con una vocale oppure con h.
Troncamento: è la caduta di una vocale o di una sillaba finale di una parola davanti ad un'altra parola che può iniziare sia con vocale che con consonante (es: ben detto).
Apocope: indica la caduta di una vocale o di una sillaba indipendentemente dall'incontro con un'altra parola (es: " dì " al posto di "dici", " fà " al posto di "fai").
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