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Compito scritto di Italiano - "Il lavoro degli extracomunitari in Italia"




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Compito scritto di Italiano


"Il lavoro degli extracomunitari in Italia"


L'immigrazione in Italia è sempre stata un problema di grande rilevanza.

Infatti gli extracomunitari che arrivano nel nostro paese sono tutti in cerca di lavoro, o comunque di condizioni di vita dignitose, ma purtroppo solo un piccola parte di essi vede realizzato il proprio obiettivo. 'Il Sole 24 Ore' del gennaio 1999 ci indica che gli extracomunitari presenti in Italia, tra regolari ed irregolari, sono poco più di 1.240.000, ossia il 2% della popolazione presente in Italia, e di questi solo 563.000 circa (il 45%) sono lavoratori regolari, i restanti sono clandestini o disoccupati. Questi dati sono preoccupanti se pensiamo che il 65% delle rimanenti persone per vivere deve lavorare in nero o, peggio ancora, deve dedicarsi ad azioni ancora più illecite, come spaccio di stupefacenti, induzione alla prostituzione, ecc. In un'inchiesta fatta sempre da 'Il sole 24 ore' nel gennaio 1999 notiamo che il settore lavorativo in cui gli immigrati lavorano di più è il settore del commercio (28,9%), seguito da quello della metalmeccanica (23,2%) ed edilizia (12,6%).

Quindi fra tutti gli extracomunitari presenti in Italia neanche la metà, ossia il 45%, sono lavoratori regolari. L'altro 65% viene spartito tra disoccupati, rifugiati politici, clandestini e lavoratori in nero. Questo deve farci riflettere, basti pensare che danno si può arreccare allo Stato Italiano se l'1% dei cittadini lavora in nero!! Bisogna però non solo considerare l'aspetto economico della situazione, ma anche il lato umanitario: questa povera gente infatti non lavora in nero, o si dedica ad attività illegali soltanto per sfizio, ma sicuramente lo fa per sopravvivere. Questo non li giustifica, ma comunque spiega il fatto che vede molti extracomunitari legati ad attività illegali.

Gli stranieri in Italia sono in continuo aumento, come confermano i dati offerti da 'Il libro dei fatti' del 1999. Nel decennio tra 1970 e 1980 sono raddoppiati, passando da 150.000 a 300.000 circa; tra il 1980 e il 1985 sono aumentati di circa 150.000, arrivando così a circa 450.000. In pochi anni sono aumentati pari a quanto erano aumentati nel decennio precedente. Tra l'85 e il 90 gli extracomunitari sono di nuovo raddoppiati raggiungendo quota 800.000 e tra il 90 e il 95 sono aumentati di altri 200.000 circa. Nel 1997 sappiamo che gli immigrati erano 1.240.721 e sono ancora in continuo aumento. I dati analizzati esprimono un'evidente crescita del numero di immigrati che ogni anno giungono in Italia. Bisogna ricordare che oltre la principale causa dell'immigrazione (la situazione in cui si trovano al loro paese), gli immigrati sono incentivati nella loro scelta dai capitani delle navi che clandestinamente li portano da noi. Queste persone lucrano sulla difficile situazione delle persone, chiedendo cifre monumentali per un viaggio chiusi in qualche migliaio in una angusta stiva di una nave, senza neanche l'aria per respirare. Allora, pensandoci bene, le persone da accusare non sono gli immigrati, ma sono queste , quelle che sfruttano chi è meno fortunato di loro e chi ha più problemi da risolvere, senza neanche pensare che i ruoli potrebbero essere invertiti.

In Italia, ovviamente, la maggioranza di extracomunitari proviene dal Marocco, dalla ex-Jugoslavia, dall'Albania e da Tunisi, tutti paesi vicini all'Italia se relazionati con l'Asia, le Americhe e l'Africa, continenti lontani e bisognosi di un lungo e faticoso viaggio per essere raggiunti. Gli stranieri venuti dal Marocco con regolare permesso di soggiorno sono 120.000, quelli clandestini sono 25.000 ossia il 21%; gli ex-Jugoslavi sono 73.000 regolari e 15.000 illegali (20.5%). Gli Albanesi regolari sono 71.000, quelli clandestini sono 20.000, cioé ben il 28%; i Filippini con permesso di soggiorno sono 57.000, quelli senza permesso sono 13.000, il 23%. aggiungendo tutte le altre persone emigrate da altri paesi troviamo un totale di 806.000 persone con regolare permesso di soggiorno e 235.600 clandestini (29%). Tutti questi sono paesi con problemi politico-economici, in cui la vita è difficile, ci sono guerre, e se queste non ci sono, ci sono state da poco, e il paese sta passando un momento di crisi. Gli immigrati vengono quindi da noi per trovare lavoro e condizioni di vita accettabili: per questo molti tra quelli che hanno un lavoro in regola si iscrivono all'INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale), la quale, in caso di lavoratore dipendente assicura un fondo pensionistico e copertura in caso di malattia, altrimenti in caso di lavoratore in proprio assicura solo un fondo pensionistico. Nel 1994 i lavoratori extracomunitari iscritti all'INPS erano 91.000 e nel 1997 erano quasi già raddoppiati (160.000). Nell'arco di un solo anno (tra il 1997 e il 1998) gli extracomunitari iscritti all'INPS sono aumentati di 70.000 (+ 30%) raggiungendo così i 230.000 totali.

Questo dato è una conferma sul continuo aumento di immigrati in Italia. Gli stranieri nel nostro paese trovano maggiore disponibilità di manodopera in lavori faticosissimi e generalmente male retribuiti, come nel settore della metalmeccanica o quello dell'edilizia, nei quali affluenza da parte di extracomunitari è rispettivamente di 23,2% e 12,6%. La massima affluenza è nel settore del commercio (28,9%), una branca molto grande dell'economia italiana, la quale offre ampi spazi a chi vuole aprire nuove attività.

In soli quattro anni le iscrizioni di extracomunitari all'INPS sono quasi triplicate: questo vuol dire che, nonostante il continuo aumento di immigrati, i posti di lavoro ci sono (teniamo in considerazione che i dati si riferiscono ai lavoratori legalmente riconosciuti come tali) e anche se sono lavori duri ricompensano pur sempre con un salario, il quale però non sempre è proporzionale al lavoro svolto.

Quando si pensa agli immigrati bisogna ricordare che spesso arrivano in Italia senza sapere neanche una parola di italiano, devono adattarsi alla nostra cultura e abituarsi ai luoghi comuni presenti in qualsiasi società. Il razzismo è soltanto un luogo comune il quale dice che bisogna prendere in giro (in alcuni casi addirittura pestare o uccidere) la gente che ha caratteristiche somatiche o regole sociali o fedi religiose differenti dalle proprie. Ma questa è la stessa cosa di quando qualcuno non vede di buon'occhio un altro solo perché quest'ultimo ha un piercing, o un tatuaggio, o comunque qualcosa che lo differenzia dalla normalità. Ma il problema sta proprio in questo: essere convinti che esista una normalità giusta e una normalità sbagliata. Per noi è normale mangiare il prosciutto e bere un bicchiere di vino a pasto, per i musulmani è un'eresia, e per gli indiani è mostruoso uccidere le vacche, cosa che noi facciamo quotidianamente. Ma se i problemi fossero solo riguardanti gli alimentari, non si chiamerebbero problemi.

Gli immigrati non passano vita facile quando vengono qui, e i motivi sono vari: già loro quando arrivano non hanno soldi, in più qua le cose costano un po' di più, hanno poi i problemi della lingua e della cultura. Successivamente devono affrontare i problemi per trovare un lavoro, una casa, eccinsomma non hanno una vita tanto facile, se poi noi gliela complichiamo ancora di più escludendoli o comunque facendoli sentire inferiori, i veri inferiori saremmo noi. Un'altra cosa brutta che capita agli stranieri è che molte persone cercano di approfittarsi di loro: ad esempio il viaggio che loro fanno per venire da noi solitamente a loro costa tutti i risparmi di una vita. Ma arrivati qua non trovano solo delle persone oneste, anzi tutt'altro! se trovano un lavoro i datori sono soliti a farli lavorare in nero, così non devono pagare le tasse e poi gli danno un po' meno di stipendioe questo è un po' un circolo vizioso perché non c'è solo il datore che ti frega, ma generalmente moltissime persone cercano di sfruttarli a loro vantaggio.

Ma, ribadisco, il problema è nell'ostilità: se tutti noi fossimo solo un po' più comprensivi, allora sono sicuro che avrebbero vita migliore, sia loro che noi.



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