|
Visite: 1586 | Gradito: | [ Picolo appunti ] |
Leggi anche appunti:Dante alighieri - Testo n 2 Canto V Paolo e FrancescaDante alighieri Testo n 2 Canto V Paolo e Francesca Introduzione Ci Tripodaro Luigi docente di Italiano e Storia presso I.T.C. 'O.F. Mossotti' di NovaraTripodaro Luigi docente di Italiano e Storia presso I.T.C. 'O.F. Mossotti' di Novara Introduzione Dorothy Richardson, la vita e l'operaDorothy Richardson, la vita e l'opera Dorothy Richardson, |
Carlo Gozzi
(Venezia, 1720 - 1806)
Carlo Gozzi, fratello di Gasparo, nasce nel 1720 a Venezia, città che lascia una sola volta, nel 1738, per recarsi in Dalmazia, dove ha occasione di recitare nei piccoli teatri di provincia, riscuotendo un certo successo soprattutto nel ruolo comico della "servetta". Nel 1744 torna stabilmente a Venezia. Oppresso, come il fratello maggiore, dalle difficoltà economiche della famiglia, non accetta mai, tuttavia, di scrivere su commissione. Con Gasparo, nel 1747, fonda l'Accademia dei Granelleschi. Tra il 1761 e il 1765 compone le dieci Fiabe teatrali. Scrive inoltre il poemetto eroicomico La Marfisa bizzarra (1774). L'ultima sua opera è le Memorie inutili (1798). Muore nel 1806.
Il Gozzi stila personalmente il programma dell'Accademia dei Granelleschi, che diventerà una delle istituzioni più conservatrici della cultura veneziana. Gli obiettivi fondamentali dell'Accademia sono la difesa della tradizione letteraria italiana classica e rinascimentale, soprattutto per quanto riguarda la lingua e lo stile, con una particolare attenzione per i poeti burleschi del Cinquecento, dal Berni al Burchiello. All'interno dell'Accademia il Gozzi, autodidatta che coltiva per tutta la vita un profondo interesse per la letteratura, svolge un'intensa attività di critico e di polemista. Egli esercita il suo spirito acre indirizzando la battaglia specialmente contro il Goldoni, promotore della riforma teatrale alla quale egli è fieramente ostile, e contro il mediocre commediografo Pietro Chiari, anch'egli avversario del Goldoni. Tra le opere che contengono gli attacchi più duri vi è un almanacco, La Tartana degli influssi per l'anno 1756, seguito dalla satira Il teatro comico all'Osteria del Pellegrino tra le mani degli Accademici Granelleschi, rimasta inedita. Il Gozzi rimprovera ai suoi avversari di trattare argomenti realistici e di trascurare lo stile, ma in realtà il motivo della sua condanna è d'altra natura: egli intuisce che il teatro goldoniano comporta grandi novità sul piano sociale, poiché rappresenta le debolezze e i vizi della borghesia veneziana e introduce come protagonisti personaggi di ceto umile. In questa novità l'aristocratico conservatore vede un pericoloso tentativo di sovvertire le istituzioni e una minaccia all'instabile equilibrio politico del governo veneziano.
Le dieci Fiabe teatrali, che il Gozzi progetta e realizza tra il 1761 e il 1765, rappresentano il momento più aspro dello scontro con il Goldoni. Tra le più celebri vi sono la prima, L'amore delle tre melarance, messa in scena dalla compagnia di Antonio Sacchi nel teatro veneziano San Samuele (gennaio 1761), Il re Cervo, La Turandot e La donna serpente, tutte dell'anno successivo; la Zobeide, del 1763, L'Augellin Belverde e Zeim re de' geni del 1765.
Gli argomenti sono tratti dalle fonti più disparate, dalle Mille e una notte, al Pentamerone di Giambattista Basile; l'autore riesce a conciliare abilmente il racconto avventuroso e fantastico con la satira contemporanea, lanciando frecciate contro i suoi avversari, irridendo la moda filosofica francesizzante e rivelando una decisa opposizione contro qualunque novità. Egli contrappone alle forme del teatro moderno la tradizione della commedia dell'arte e delle maschere. Il successo delle Fiabe teatrali è tanto grande che, dopo la rappresentazione della Turandot, il Goldoni è costretto a lasciare Venezia alla volta di Parigi, dove spera di trovare un pubblico più incline ad apprezzare le sue commedie, ed il Chiari torna nella nativa Brescia, dove si dedica interamente al romanzo.
Nel poemetto eroicomico La Marfisa bizzarra (1774), il Gozzi ironizza, in forma allegorica, sull'Illuminismo, sulle più recenti dottrine democratiche e sui costumi contemporanei.
Inoltre si cimenta in altri generi teatrali, tra i quali la tragicommedia, la commedia romanzesca e il dramma avventuroso; con loro non riesce tuttavia a ripetere il successo delle Fiabe teatrali.
Interessante è infine l'autobiografia Memorie inutili, la sua ultima opera nata dall'intento di difendersi dalle accuse che gli aveva mosso un nobile veneziano, Pier Antonio Gratarol, il quale si era riconosciuto in un personaggio caricaturale d'una commedia del Gozzi. Intrapresa la stesura verso il 1780, il libro viene pubblicato solo nel 1798 per l'opposizione delle autorità della Repubblica. Qui Carlo Gozzi esprime al meglio il suo stile vivace e arguto, e caratterizza i personaggi con facilità e con sottile umorismo, cominciando da se stesso. I toni divertiti non gli impediscono tuttavia di proseguire la sua infaticabile polemica contro avversari passati e presenti e contro tutte quelle teorie che ai suoi occhi di intransigente conservatore appaiono deleterie per l'ordine costituito.
Appunti su: https:wwwappuntimaniacomumanisticheletteratura-italianocarlo-gozzi83php, |
|
Appunti Inglese | |
Tesine Pittura disegno | |
Lezioni Poesia | |