Articolo di giornale
Destinazione: redazione quotidiano
"La Stampa" di Torino
Non esiste razzismo tra i fiori
Chi di noi non è mai
rimasto stupefatto nell'osservare la maestosa bellezza e varietà di un prato
fiorito? In chi di noi tale visione non ha suscitato infinita gioia? Quanti
fiori in un prato,diversi per colore,forma, odore e sempre meravigliosi: perché
non è così anche tra gli uomini? Perché un uomo in mezzo a tanti diversi fiori
si sente felice e un uomo in mezzo a tanti diversi uomini non lo è? La risposta
sarebbe la soluzione ad un problema oggi ben noto: il razzismo. Tutti gli
uomini concordano sul fatto di derivare dalla stessa specie (quella dell'Homo
sapiens) e di aver subito differenzazioni determinate da numerose vicende della
preistoria a seguito di processi di cambiamento della Terra ma nonostante
questa consapevolezza le classificazioni del genere umano in varietà ben
definite risultano piuttosto arbitrarie e pericolose. Le differenzazioni
riguardano, in primo luogo, i caratteri somatici e, in secondo luogo, quelli
culturali; entrambi necessari per individuare i cosiddetti gruppi razziali ma
mai accettati e quindi causa di pregiudizio,violenza, prepotenza,
prevaricazione. È facile dimostrare che né il colore della pelle né il
riferimento culturale possono giustificare atteggiamenti di razzismo eppure,
malgrado sembri così semplice affermare per tutti il principio di uguaglianza,
ancora oggi operano la segregazione razziale, la persecuzione, le forme più
svariate di pregiudizio contro i più deboli o i più poveri, i rapporti
difficili tra settentrionali e meridionali. Numerosissimi e altrettanto noti sono
i fatti storici a tal proposito, dalla tratta degli schiavi, la quale vedeva
ingenti masse di indigeni africani ridotte in schiavitù, all'affermazione della
parità dei diritti tra bianchi e neri negli USA, a Mandela, convinto della
giusta causa dei negri e del loro diritto di uguaglianza, a Malcolm X. Tutto
ciò perché il razzismo nasce quando un
gruppo impone sugli altri con la violenza, fisica e morale, i propri valori e
piega i suoi simili alla sua volontà in nome di una superiorità semplicemente
presunta e trovando giustificazioni settarie al proprio comportamento. Non vi è
alcuna ragione storica o scientifica che possa, in qualche modo, legittimare
tale situazione. Basterebbe poco per evitare tutto questo: riconoscere a tutti
gli stessi diritti ma con i fatti e non soltanto con le parole. Bisognerebbe
comprendere, partecipare e informarsi, capire il valore che possiede ogni
cultura ovvero, ogni persona. Bisognerebbe aiutare coloro che si rifiutano di
aprire gli occhi alla realtà, convincerli che la loro idea potrebbe non essere
quella giusta mostrando loro con più chiarezza quel mondo che tanto
disprezzano. Bisognerebbe cogliere il significato che trapela dalle azioni di
ognuno e non lasciare che l' ignoranza, il non sapere, si tramuti in paura e
conseguente rifiuto. Chi non ha il coraggio di confrontarsi con diverse realtà
e rimane convinto di ciò che pensa senza cogliere la possibilità di essere più
o meno complice del pensiero altrui, non si può ritenere degno di osservare e
di vivere in un mondo colmo di tante
differenze. Potrà solo accarezzare la bellezza di quei meravigliosi fiori senza
coglierne mai l'effettivo valore.