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ARRIGO BOITO - L'ALFIER NERO
AUTORE: Arrigo Boito
TITOLO DEL RACCONTO: L'alfier nero(1867)
PERIODO IN CUI E' VISSUTO L'AUTORE:
NAZIONALITA' AUTORE: Italiana
L'alfier nero è un racconto dove la dimensione fantastica nasce dai significati simbolici che acquista una partita di scacchi giocata fra un bianco e un nero. La vicenda è ambientata nel secolo scorso, quando i pregiudizi razziali non erano ancora stati messi in discussione: in un grande albergo svizzero sono di fronte ad un grande campione americano, Giorgio Anderssen, e un nero, originario della Giamaica, venduto in Europa come valletto a un lord inglese e poi da questi adottato e fatto erede di tutte le sue ricchezze. Il nero vive in Svizzera e i suoi concittadini lo chiamano Tom, dal nome dello schiavo protagonista del celebre romanzo La capanna dello zio Tom, per ricordagli le sue umilissime origini.
All'inizio del racconto, di cuoi propongo il finale, Anderssen dichiara di essere convinto dell'irriducibile ostilità fra le due razze e della necessaria inferiorità di quella nera. Per Tom che ha ascoltato i suoi discorsi, la partita a scacchi con il bianco diviene letteralmente una guerra, per affermare non solo i suoi diritti individuali, ma anche quelli di tutta la sua razza oppressa, di cui è"in quel momento la sintesi"; tanto più che in quello stesso momenti in Giamaica, suo fratello Gall-Ruck sta guidando una rivolta di schiavi contro il governatore britannico.
L'effetto di duello accentua con l'adozione della focalizzazione interna che, in questo caso, alterna rispettivamente il punto di vista dell'uno e dell'altro avversario.
Boito, Arrigo (Padova 1842 - Milano 1918), librettista, musicista e scrittore italiano. Compiuti gli studi al Conservatorio di Milano, nel 1861 incontrò a Parigi Giuseppe Verdi, per il quale scrisse i libretti di Otello e Falstaff. Dopo altri viaggi, in Germania e in Inghilterra, tornò a Milano ed entrò a far parte del gruppo degli scapigliati, di cui fu esponente di spicco. Nel 1866 si arruolò come volontario con Giuseppe Garibaldi. Al ritorno, frequentò letterati come Verga, De Amicis, Fogazzaro e Giacosa.
Le sue poesie sono raccolte nel Libro dei versi (1877), ma il testo poetico più sperimentale è Re Orso (1865). Quattro sono le novelle: L'Alfier nero (il suo capolavoro narrativo, del 1867), Iberia (1867), Il pugno chiuso (1870), Trapezio (1873). La prima rappresentazione del Mefistofele, alla Scala di Milano nel 1868, fu un fiasco; Boito successivamente rielaborò l'opera, che finalmente ottenne il favore del pubblico al Comunale di Bologna nel 1875. Il Nerone, per il quale Boito, come per l'opera precedente, compose anche la musica, andò in scena postumo (1924) alla Scala di Milano; direttore d'orchestra d'eccezione fu Arturo Toscanini.
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