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"A Silvia" , Giacomo Leopardi
Il canto "A Silvia", annoverato fra i Grandi Idilli, fu composto tra il 19 e 20 Aprile del 1828 durante il soggiorno pisano di Leopardi, dopo la realizzazione dell' opera "Il Risorgimento" che aveva segnato una nuova stagione della poesia leopardiana.
Leopardi, infatti, aveva avuto un periodo di stasi e il Risorgimento segna un momento della ripresa dell' ispirazione dell' autore.
Silvia è interpretata dai critici in modo diverso.
Alcuni ritengono che Silvia sia in realtà Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, fanciulla della quale il Poeta è stato innamorato senza essere ricambiato. Altri critici sostengono, invece, che Silvia sia una costruzione psicologica (questa ipotesi è sostenuta dal fato che i richiami alla fisicità della ragazza siano quasi inesistenti).
Sono, infatti, pochi i particolari estetici che Leopardi ci fornisce per darci un'immagine di Silvia e gli unici elementi che la descrivono sono gli "la beltà che splendea negli occhi ridenti e fuggitivi", l' atteggiamento "lieto e pensoso", le "negre chiome", "sguardi innamorati e schivi")
L' immagine di Silvia può "materializzarsi" solo attraverso questi unici richiami alla sua persona fisica, ma la beltà sembra uno stato dell' animo più che un' immagine fisica.
Alcuni critici letterari, sottolineando questo aspetto, sostengono che Leopardi riprenda lo stile dantesco e che Silvia, come la Beatrice di Dante che accompagna il poeta in Paradiso ed è evocata nella sua spiritualità, sia descritta per le sue caratteristiche spirituali più che nell' aspetto fisico.
Sembra quasi di sentire quel canto soave che accompagna le "opre femminili" cui Silvia è intenta e di vedere la mano veloce della giovane che ricama, ma quel canto, così come l' operosità, sembra sottolineare uno stato d' animo di serenità e di pace e non ha nulla di fisico.
Silvia rappresenta simbolicamente la giovinezza e le illusioni (il maggio odoroso sottolinea questa stagione della vita) e la sua morte ("pria che l' erbe inaridisse il verno") segna emblematicamente il cadere di ogni illusione all' apparire del vero (v.43=52). Silvia muore prima di raggiungere l' "età adulta" che metaforicamente rappresenta il momento della vita in cui l' uomo consapevole della sua solitudine perde le illusioni.
La natura matrigna che toglie ai suoi figli ciò che sembra promettere ingannandoli è un concetto che accompagnerà tutta la poesia leopardiana e il suo "pessimismo cosmico". La condizione umana è quella dell' infelicità e quando dall' odorosa stagione si passa a quella "invernale" le illusioni sono definitivamente cadute e ciò che la natura sembrava promettere è solo un inganno, "questa è la sorte dell' umane genti ?" .
E' per questo che nell' ultima strofa possiamo identificare nella "cara compagna" non Silvia, ma piuttosto la speranza, o meglio la morte delle speranze.
Silvia è così l ' emblema dell' illusioni che recuperate dalla memoria non possono essere più vissute come nel periodo della giovinezza, il tempo trascorso, infatti, ha fatto cadere ogni illusione, ha messo a "nudo" la verità, e con la scoperta del vero, del dolore, degli affanni finisce quel momento della vita in cui tutto sembra promettere serenità, gioia, felicità in cui la dolce stagione, il profumo dei fiori estivi, il canto soave di una fanciulla, il silenzio sereno delle stanze assolate, il ciel sereno, le vie dorate, sono una promessa di un "avvenir" vago e spensierato .
Ma quando il verno inaridisce l' erbe, cade la speranza, cadono le illusioni e il "VERO" segna la fine dei "pensieri soavi" e il passaggio all' ineluttabilità della condizione umana che Leopardi vive con disperata drammatica consapevolezza.
C'è in Leopardi la consapevolezza della vanità dell' effimero e della bellezza, la memoria richiama il passato che viene interiorizzato e proiettato secondo una visione amara, svuotato della bellezza che le immagini di quel momento della vita che sembra portare con sé solo pensieri soavi.
La realtà che torna portando con sé le immagini del passato è priva di gioia e anche l' amore sembra perdere la quell' alone di mistero, di gioiosità, di calore che torna, a tratti a splendere dietro il sorriso luminoso di Silvia, ma sono solo illusioni e il poeta dice infatti che "agli anni miei anche negaro i fati la giovinezza".
Il paesaggio e lo sfondo che accompagna l ' azione sono primaverili, il cielo è sereno e il profumo "estivo" riempie l' aria, il sole indora le vie. Con pochi elementi aderenti alla concretezza e con grande senso di vaghezza e di indeterminatezza, per quanto riguarda l' aspetto sensoriale, il poeta sembra osservare questo paesaggio interiore legato al ricorso di Silvia.
Il senso di indeterminatezza è sottolineato anche dall' imperfetto che indica la continuità delle azioni nel passato, dunque un' immersione nella durata indefinita dei sogni giovanili.
Sogni giovanili che però sembrano frantumarsi al contato con la realtà.
Il tempo che Leopardi rievoca è il tempo della memoria e delle illusioni. La continuità del "ricordo" è interrotta nelle strofe 4 e 6 dal presente: Leopardi non ricorda più, ma trae un amaro bilancio della sua condizione di uomo e protesta contro una natura matrigna che nega la gioia e fa "morire le illusioni".
Sintatticamente il poema presenta periodi brevi e concisi; poche subordinate, per lo più temporali (quando "beltà splendea", "allor che all' opre femminili intenta sedevi assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi") che si ricollegano alle tematiche del ricordo, dunque del tempo trascorso.
Nell' ambito delle stesse frasi troviamo la ripetizione del gruppo fonetico vi, che si ricollegano a uno dei temi dell' opera: gli occhi di Silvia (dallo sguardo sfuggente, timido, schivo)
Ritroviamo anche la ripetizione di a e del gruppo a più nasale consonante, soprattutto riferiti al canto delle fanciulle.
Infatti rimandano alla sensazione di vago e indefinito trasmessa dal canto stesso, dando cosi' una suggestione che dilaga ulteriormente il suono. Leopardi ricorre all' aggettivo possessivo tuo per far sentire la presenza insistente di lei che ritorna, che è presente ora nella rievocazione, nel pensiero.
Va notata, come mettono in evidenza anche alcuni critici, la presenza di chiasmi che sembrano rendere più esplicito il rapporto tra dubbio e realtà. Presenti anche assonanze, aferesi ed enjament.
Da un punto di vista tematico fondamentale è il senso del vago e dell' indeterminato. La poesia è testimone di queste tematiche e stimola l' immaginazione che tende all' infinito (massima aspirazione di ogni uomo) ed allontana gli aspetti più brutti e meno significativi della realtà.
L' immaginazione interpreta la realtà e la filtra.
Il filtro fisico è quella finestra paterna che isola il poeta dal mondo e lo aliena da esso, il confine con il mondo esterno è sottolineato dalla stanza (simbolo del mondo interiore del poeta).
La finestra è un diaframma, cosi' come la siepe nell' Infinito diventa il confine dell' infinito, il limite tra finito ed infinito. Il tema dell' illusione dell' immaginazione era già stato trattato, dal Poeta negli appunti dello Zibaldone e in altre odi, ma nella poesia A Silvia viene ripreso e interpretato come aspetto della condizione di tutti gli uomini e non come "stato d' animo" del Leopardi.
Il poeta supera il filtro fisico attraverso l' immaginazione che è appunto un altro filtro.
-Fusione di memoria e ricordo che sfumano in un senso di indefinito in cui il confine fra la memoria e la realtà, tra realtà e ricordo è appunto filtrato dall' immaginazione.
Le architetture sintattiche e ritmiche vengono sapientemente modulate con movimenti madrigaleschi, nella prima parte, con toni drammatici, nella parte conclusiva.
Infine molto importante nella parte conclusiva è la tematica del "non dire": una sfida al silenzio e al nulla.
Il poeta si sente soffocato da numerose forze ostili a cui l' uomo non riesce a reagire. L' idea del nulla non è abbandono irrazionale ma lucida conquista della ragione Silenzio tombale che termina con la morte di Silvia.
Bizzarri
De Luca
Marinotti
Murdocca
Sanapo
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