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STAZIO
Vita:
Publio Papinio Stazio è l'esempio caratteristico del poeta nell'età dei Flavi: frequentò ambienti mondani e culturali vicini al Principe, adulò spesso quest'ultimo, fu conoscito ed imitatore dei classici dei quali riprese temi e forme.
Nacque a Napoli tra il 40 e il 50 d.C. da una famiglia dell'ordine equestre che rimase però vittima di gravi dissesti economici.
Collaborò col padre nell'attività di insegnamento e si sforzò di guadagnarsi da vivere scrivendo dei copioni che vendeva ai pantomimi.
Stazio partecipò e vinse i Ludi Albani dell'86, in seguito continuò a scrivere varie opere fino a quando, nel 94 o 95, ormai malfermo, si ritirò definitivamente a Napoli dove morì nel 96 d.C.
Opere:
Tra i copioni venduti a pantomimi si ricorda una fabula saltica intitolata Agave nella quale si narrava il mito di Agave che, punita da Dioniso, uscì di senno e durante un'orgia divorò suo figlio.
Il componimento che gli permise di vincere ai Ludi Albani fu il Carmen de bello Germanico, nel quale celebrò la guerra di Domiziano contro i Catti.
Sempre a Domiziano dedicò la Tebaide, la sua opera maggiore, composta nell'arco di 12 anni.
Pubblicò poi i primi 4 libri delle Silvae e progettò l'Achilleide, rimasta incompiuta: essa doveva trattare dalla nascita alla morte tutte le gesta di achille.
In questo poema epico Stazio narra in dodici libri la guerra dei Sette re contro Tebe.
Il tema è quello della lotta fratricida tra Etocle e Polinice, che si contendono il regno di Edipo, loro padre. E' quindi la descrizione di una guerra civile, trasferita però in una dimensione metastorica del mito, con l'obiettivo di riavvicinarsi a Virgilio.
Primi 6 libri: eventi che precedono la guerra, altri 6 libri: eventi della guerra.
Pur evidenziando le molte analogie che legano quest'opera alla produzione Virgiliana , va sottolineato che questi poemi nascono e si muovono in aree storiche diverse e sono espressione di differenti concezioni di uomo e destino.
In Virgilio l'indagine psicologica è anzitutto motivazione interiore , mentre in Stazio è più ampia e particolareggiata ma non risulta essenziale al racconto.
La poesia di Stazio procede dalla magniloquenza a frequenti descrizioni violente , atroci e sanguinose che la tengono lontana dalla classicità di Virgilio.
Opera composta da 5 libri pubblicati dallo stesso poeta, più 1 pubblicato postumo, nella quale Stazio si cimenta nell'attività lirica.
Ogni libro contiene una dedica.
A quest'opera viene attribuito qualche valore artistico, negati alla Tebaide, in quanto è frutto di maggiore spontaneità e della presenza in prima persona del poeta.
Il titolo vuole indicare una raccolta di componimenti diversi per contenuto e per metro.
Sono costituite da carmi occasionali , scritti per varie ricorrenze , compleanni, anniversari, lutti, ecc. E' presente anche la celebrazione del principe in forma di elogio.
Le Silvae costituiscono un grande affresco della società romana al tempo dei Flavi, tra pregi e limiti.
Stilisticamente Stazio utilizza espedienti retorici , richiami mitologici, riferimenti adoperati spesso come formule. Tutto questo gli permette la CELERITAS di componimento di cui spesso si vantò.
Testi:
IL PROEMIO DELLA TEBAIDE
Struttura del proemio:
vv.1-3: propositio: il poeta espone il tema generale dell' opera;
vv.3-4: invocazione alle muse;
vv.4-16: elenco dei momenti fondamentali della preistoria del mito;
vv.16-17: limiti entro cui intende muoversi il poeta;
vv.17-33: elogio a Domiziano e delle sue gesta;
vv.33-40: ripresa generica del tema del poema.
Sazio spiega subito la materia mitica del suo poema, questa scelta si spiega con ragioni di ordine politico e di natura culturale : il suo intento e di tutti i poeti dell'età dei Flavi è infatti quello di riallacciarsi alla grande tradizione virgiliana, che però essi svuotano del valore umano e spirituale.
IL COMMIATO DEL POETA
Questo brano è l'ultima parte della Tebaide ed è un vero e proprio commiato. Viene qui ribadita la scelta della materia del suo canto e Stazio esprime il suo orgoglio di poeta. Il poeta si augura inoltre che la sua opera abbia lunga vita e ampia diffusione. Sono presenti infine un ultimo riferimento di gratitudine al principe e un omaggio all'Eneide , con la quale questa opera non dovrà mai gareggiare ma solo ammirare da lontano.
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