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Il participio è un aggettivo verbale, cioè può avere sia funzione di aggettivo, concordando di genere, numero e caso al nome di cui si riferisce, sia di verbo reggendo il caso che gli è proprio.
I tempi del participio sono il presente, passato e futuro.
Il Participio Presente indica un'azione contemporanea a quella del verbo della reggente, ed ha sempre valore attivo.
Il Participio Passato indica un'azione passata rispetto a quella del verbo della reggente.
Nei verbi deponenti ha valore attivo, e quindi lo hanno sia i verbi transitivi che quelli intransitivi; nei verbi non deponenti ha valore passivo, e quindi lo hanno solo i verbi transitivi. Il Participio di un verbo intransitivo attivo si traduce con cum+congiuntivo.
Il Participio Futuro indica un'azione futura rispetto a quella del verbo della reggente; esso ha valore attivo, quindi si usa nei verbi intransitivi e transitivi sia in forma attiva che in forma passiva
In alcuni verbi il participio presente è poco usato e allora si usa il participio passato con lo stesso valore: fisus, confisus, ratus, arbitratus, usus, veritus, secutus, ausus.
Alcuni participi passati di verbi deponenti oltre al valore attivo possono avere anche valore passivo: adeptus, comitatus, populatus, medoitatus, confessus, dimensus, expertus, pactus, partitus.
Alcuni participi passati hanno valore attivo anzichè passivo: potus, iuratus, cenatus, pransus.
Iuratus e potus hanno anche valore passivo.
Nell'uso nominale del participio esso può avere:
funzione di attributo: Il participio può essere aggiunto ad un nome a mo' di attributo per meglio qualificarlo; in italiano si rende con un aggettivo o con una proposizione relativa.
funzione di predicato: Il participio può assumere valore di predicato nominale se segue un verbo copulativo; di complemento predicativo, specie se accompagnato da verbi di percezione e dopo facio, induco, fingo.
Se mancano il participio presente passivo e il participio passsato attivo, allora si rende in latino con una preposizione relativa.
Il participio ha valore di sostantivo se si usa da solo.
A volte un participio passato latino sostiutisce un sostantivo italiano per rendere l'azione più concreta. Se l'azione è da farsi si usa il gerundivo.
Il participio latino spesso è adoperato per indicare circostanze secondarie in cui o per cui si è svolta l'azione pricipale. Questo participio si chiama congiunto e sostituisce un'inera proposizione subordinata; può fare le veci di una proposizione: causale, temporale, concessiva, condizionale, finale.
Con il participio congiunto spesso in latino si fondono due frasi che in italiano si legano con un pronome; in latino il pronome si elimina e l'azione che precede nel tempo si traduce col participio passato nel caso del pronome soppresso.
Si chiama ablativo assoluto un costrutto formato da un sostantivo o pronome in ablativo con un participio presente o passato in ablativo.
Affinchè si possa formare l'ablativo assoluto è necessario che il participio costituisca un'espressione che non abbia nessun riferimento con la principale, cioè:
il soggetto del participio in ablativo deve essere diverso da quello della reggente;
non vi deve essere nella reggente un pronome che sia riferito al soggeto dell'ablativo assoluto.
L'ablativo assoluto inoltre può assumere valore di una proposizione temporale, causale, concessiva..
L'ablativo assoluto con il participio presente si ha in tutti i verbi transitivi e intransitivi alla forma attiva e deponente.
L'ablativo assoluto col participio passato è usato con verbi transitivi attivi o deponenti intransitivi; in particolare esso si può anche usare se il participio passato di verbi deponenti transitivi hanno valore passivo (meditatus, populatus, confessus,..).
Frequente è l'uso dell'ablativo assoluto con due sostantivi o con un aggettivo e un sostantivo, in quanto è sottinteso il verbo sum che non ha il participio presente.
L'ablativo assoluto pur essendo indipendente dalla reggente, deve almeno avere un rapporto di contemporaneità.
Vi sono alcune forme di ablativo assoluto con il solo participio passato; queste forme possono essere:
con il participio in funzione di avverbio: explorato, litato, auspicato..
participi accomagnati anzichè da un sostantivo, da una proposizione con ut+congiuntivo o accusativo+infinito. I più comuni sono: cognito, audito, nuntiato
Gerundio
Il gerundio fa le veci dei casi obliqui dell'infinito, insieme al quale forma una specie di declinazione verbale. Il gerundio è quindi un nome verbale e si declina come un nome e ha significato attivo e regge il caso proprio come un verbo.
Gerundivo
Il gerundivo ha significato passivo e quindi è proprio solo dei verbi transitivi, compresi i deponenti. Il gerundivo inoltre ha valore aggetivale e quindi deve essere usato sempre accanto a un nome.
Gerundivo al posto del gerundio: Il gerundivo si può usare al posto del gerundio solo con un verbo transitivo che abbia il complemento oggetto espresso.
Si costruisce mettendo il nome nel caso del gerundio e accordo il gerundivo a questo.
L'uso del gerundivo è obbligatorio: nel dativo; nell'accusativo retto da ad o da altre proposizioni; nell'ablativo retto da una proposizione.
Si può invece usare indifferentemente il gerundio o il gerundivo nel genitivo e nell'ablativo semplice.
Il gerundio si usa sempre se l'oggetto è l'accusativo di un aggettivo o di un pronome neutro.
'Senza' seguito da un verbo
Al costrutto italiano 'senza+infinito' nel latino non corrisponde sine+ablativo del gerundio, ma:
-sine e l'ablativo del sostantivo corrispondente al verbo (senza timore=sine timore)
-un aggettivo negativo che riassuma il significato (senza saperlo=ignarus)
-Un participio preceduto da negazione in forma appositiva o in ablativo assoluto (senza essere richiesto=non rogatus)
-una proposizione coordinata alla precedente da nec, neque
-una proposizione dipendente introdotta da cum non, ut non, oppure, solo dopo frasi negative, quin (qui non)
I italiano le espressioni 'si deve, bisogna, è necessario' sono in forma attiva; in latino invece sono rese con la forma passiva è con un costrutto chiamato coniugazione perifrastica passiva, composta da il gerundivo e dal verbo sum.
Si hanno due costruzioni:
Costruzione personale: Si ha la costruzione personale quando il verbo è transitivo e ha il soggetto (che sarebbe il complemento oggetto italiano) espresso. Al soggetto concordano il gerundivo e il verbo sum; il complemento di agente va in dativo.
Costruzione impersonale: Si ha quando si ha un verbo transitivo o intransitivo, ma senza soggetto. In questo caso si rende con la terza persona del verbo sum e il gerundivo prende la forma impersonale -dum (deliberandum est).
Il dativo d'agente si esprime sempre con a,ab+ablativo.
Con i verbi utor, fungor, potior,ecc. si ha solo la costruzione impersonale.
I verbi deponenti transitivi, avendo nel gerundivo valore passivo, possono aveure la costruzione personale.
Supino
Il supino è un sostantivo verbale della 4a declinazione che ha conservato solo due casi: l'accusativo, che ha valore attivpo, in -um; l'ablativo in -u, che ha valore passivo
-il supino in -um, detto anche attivo, è usato con verbi di movimento, per indicare il fine del movimento stesso.
-il supino in -u, detto anche passivo, si usa con i verbi transitivi che in questa voce hanno significato passivo; il supino passivo si usa in dipendenza di aggettivi come iucundus, horribilis, difficilis, incredibilis,..
I supini passivi più usati dalla prosa classica sono: dictu, factu, auditu, memoratu, cognitiu, intellectu, inventu,.
Appunti su: arbitratus participio perfetto congiunto, adeptus comitatus populatus, |
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