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ORAZIO
Il periodo che va dalla morte di Cesare nel 44 alla battaglia di Azio nel 31,combattuta tra Ottaviano e Antonio, si può definire della "Grande Paura", infatti i loro eserciti hanno sparso sangue in tutto il paese, colpendo i ceti più indifesi.
Quindi, quando Ottaviano ristabilisce la pace, detta pax augustea, con la vittoria di Azio, viene visto come un salvatore
e viene celebrato persino da Virgilio nell'Eneide, attraverso la figura di Enea, che, come Ottaviano, è estremamente contradditorio e conflittuale. Sul piano letterario la caratteristica più saliente della produzione augustea è la sua densità di capolavori: Virgilio, Orazio, Tibullio, Ovidio per la poesia e Livio per la storiografia. L'ultima fase del regno di Augusto fu tempestosa e anche il clima letterario fu diverso, infatti la poesia o è celebrativa o è totalmente disimpegnata.
EPODI
La sua raccolta di 17 epodi, scritti in metro giambico, risale al 30 a.C. immediatamente dopo la battaglia di Azio nel 31 e durante i primi anni della pax augustea. Orazio rivendica il merito di aver trasferito in poesia latina i metri di Archiloco, grande poeta arcaico lirico, e a lui innanzitutto si rifà per due caratteristiche fondamentali, che sono l'aggressività e l'interesse per le sorti della res publica. Inoltre elabora altri temi, che sono la poesia d'amore, il sentimentalismo alessandrino e la meditazione sulla condizione dell'uomo. Però, a differenza di Archiloco, che era un aristocratico, Orazio è figlio di un liberto e quindi può rivolgere la sua aggressività solo contro bersagli minori e addirittura fittizi.
Nonostante Orazio sia noto come il poeta della misura, negli epodi, sia per esuberanza giovanile, sia per necessità di genere, egli è poeta di un eccesso, che va oltre la soglia del disgusto.
(peggio della cicuta - il vino e il canto - giuramento d'amore).
SATIRE
Orazio identifica il fondatore della satira in Lucilio, e a lui risale la scelta dell'esametro come forma metrica della satira e il suo utilizzo come strumento di aggressione personale e di critica. Ma a lui Orazio critica la ridondanza dello stile e l'insofferenza al labor limae. Anche in Lucilio c'è l'interesse per la riflessione morale e filosofica e particolare spazio ha l'elemento autobiografico, la sua satira descrive fatti e personaggi connessi alla vita personale del poeta. Ma non è chiaro in lui il rapporto tra ricerca etica e aggressività, mentre la coniugazione organica di queste due componenti è fra le caratteristiche fondamentali della satira oraziana. Al piacere gratuito dell'aggressione Orazio sostituisce l'esigenza di analizzare i vizi mediante l'osservazione critica e la rappresentazione comica della realtà, con lo scopo di individuare una strada per pochi attraverso le storture di una società in crisi. Gli obiettivi fondamentali della ricerca oraziana sono l'autarkeia (autosufficienza) e la metriotes (moderazione)e vengono a mancare nel momento in cui Orazio si serve della forma del dialogo, in cui egli ha uno spazio assai limitato mentre la funzione protagonistica è svolta dagli interlocutori. Quindi non c'è un punto di riferimento unitario capace di estrarre dalle verità individuali una verità assoluta. La satira è il genere letterario più vicino alla prosa, distinta da questa solo per il metro, lo stile è quindi disciplinato, semplice
e vario in base ai personaggi e alle situazioni.
(brutto incontro - gli uomini, questi incontentabili - il ritirarsi del poeta satirico)
ODI
Nel comporre le odi Orazio si rifà soprattutto al lirico monodico Alceo in base ad un rapporto di imitatio, che significa obbedienza alla lex operis, cioè agli schemi ed alle regole che organizzano il genere letterario del proprio modello. Per questo Orazio rivendica i titoli di Alceo romano e di primus ego, cioè colui che ha divulgato per primo a Roma la lirica greca, dovendo risolvere i molti problemi di carattere tecnico, che sorgono nel trasferire da una lingua ad un'altra strutture metriche ed espressive. Nel richiamarsi ad Alceo approfittava anche dell'auctoritas del suo modello per avvalorare la propria produzione. Un tratto caratteristico del modo in cui Orazio intende il rapporto di imitatio è la ripresa dello sunto iniziale di un componimento (motto) anche se dopo il poeta procede in modo personale dimenticando quasi il modello (ode a Taliarco). Ci sono, però anche delle differenze fra i due, infatti mentre Alceo era attivamente impegnato nella vita politica della sua città Orazio, dopo un breve coinvolgimento nelle lotte politiche, si è ora rifugiato al rifugio dei potenti signori di Roma. Orazio si rifà anche a Saffo e Anacreonte per la lirica monodica a Pindaro per quella corale e in maniera molto più subdola ai poeti Alessandrini, dei quali ci è rimasto ben poco e dai quali deriva alcune descrizioni della vita galante di Roma. Temi delle odi: il ruolo centrale delle odi è svolto dalla meditazione e dalla cultura filosofica,
dalla consapevolezza della brevità della vita, che comporta la necessità di godere le gioie del momento (ode a Leuconoe), il carpe diem non va, però, frainteso come un banale invito al godimento, ma va accompagnato dalla consapevolezza che anch'esso è caduco, come lo è la vita dell'uomo. Odi civili: l'altro polo della lirica oraziana è costituito da una poesia impegnata sui temi civili e nazionali, con la celebrazione di avvenimenti e personaggi del regime augusteo. Questo proposito celebrativo era motivato dal fatto che lui e la sua generazione guardavano con speranza ed entusiasmo al principe vincitore e garante della pace. La lirica civile di Orazio non può, però, essere accusata di propaganda perché descrive con fedeltà i temi dell'ideologia del principe e poi anche perché riflette effimeri timori, incertezze e scoraggiamenti nei confronti del potere. Dell'ideologia augustea Orazio condivide l'impostazione moralistica, facendo derivare la crisi dalla decadenza dei costumi e dall'abbandono della religione tradizionale di Roma. Odi amorose: la poesia amorosa di Orazio sembra, a differenza di Catullo, essere caratterizzata dal distacco ironico dalle passioni e spesso il poeta osserva con un sorriso la credulità del giovane amante (ode a Pirra). L'angulus: i luoghi più cari per Orazio sono quelli individuati da un piccolo spazio racchiuso del proprio podere personale; il tema dell'angulus è spesso accompagnato dal tema della morte e soprattutto da quello dell'amicizia (ode a Settimio). La iunctura: significa collocare accuratamente le parole nel testo accostandole o allontanandole a seconda del senso che si vuole dare a quelle. Stile nelle odi:
lo stile è raffinato e semplice con un ponderato uso di figure retoriche.
LE EPISTOLE
Le epistole sono scritte in esametri ed hanno tutti i segnali caratteristici delle lettere, come le formule di saluto e di commiato ed hanno tutte un destinatario. Si pensa che non avessero una funzione privata, ma che fossero inviate, come omaggio letterario, soltanto ai rispettivi destinatari e che fossero pensate come opera di letteratura e destinate ad un pubblico di lettori. Dal punto di vista formale le epistole erano un genere completamente nuovo e si differenziano dal genere satirico per un diverso sfondo paesaggistico, che nelle epistole è rappresentato dalla periferia rustica, mentre nelle satire era la città, ma la differenza principale sta nel fatto che nelle epistole manca l'aggressività comica delle satire. Temi: i temi principali delle epistole sono l'insoddisfazione di sé, la noia e l'inquietudine e un funesto torpore ( epistola XI). Alla dichiarazione della propria debolezza etico-filosofica segue però un'accresciuta impostazione didascalica del discorso oraziano, che consiste in ammonimenti ed insegnamenti a giovani amici. La questione del teatro è centrale nelle epistole di Orazio, anche se lui non mostra fiducia in una rinascita del teatro, perché manca un pubblico, colto in grado di apprezzare la produzione drammatica, che lui stesso appoggia e sostiene nell'Ars Poetica.
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