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Nello stesso tempo cesare ordinò alla terza linea, che era stata inattiva e che si era tenuta sul posto fino a quel momento, di avanzare.
Così, poiché i soldati freschi di forze e pieni di vigore erano subentrati a quelli stanchi, mentre gli altri avevano assalito alle spalle, i pompeiani non resistettero e tutti insieme si diedero alla fuga.
E invero non sfuggì a cesare che l'inizio della vittoria sarebbe venuto da quelle coorti, che erano state poste nella quarta linea contro la cavalleria, come egli stesso aveva detto mentre pronunciava l'esortazione ai soldati.
Infatti, da essi fu respinto il primo squadrone di cavalleria, da essi furono fatti massacri di arcieri e di frombolieri, da essi fu circondato l'esercito pompeiano dalla parte sinistra e fu causato l'inizio della fuga.
Ma pompeo, non appena vide che la sua cavalleria era stata respinta e osservò che la parte in cui confidava al massimo grado era spaventata, si allontanò dal campo di battaglia diffidando anche degli altri e subito si recò nell'accampamento a cavallo e disse ai suoi centurioni, che aveva posto in posizione di combattimento alla porta pretoria, a voce alta, affinché i soldati udissero: -abbiate cura dell'accampamento e difendetelo diligentemente, se ci toccherà qualcosa di alquanto grave. Io faccio il giro delle porte e rafforzo le difese dell'accampamento-.
Quando ebbe detto queste cose, si diresse al pretorio diffidando dell'esito finale e aspettando tuttavia la conseguenza.
Il guerrigliero cassivellauno
Cassivellauno, come abbiamo descritto precedemntemente, dopo aver abbandonato ogni speranza di combattimento, inviato truppe più numerose, rimasti circa 4000 essedari, scrutava i nostri movimenti e usciva un poco di strada per luoghi impraticabili o si nascondeva nei boschi e in quelle regioni, in cui sapeva che noi saremmo passati, sfollava il bestiame e gli uomini dai campi nei boschi e, quando la nostra cavalleria si spingeva piuttosto liberamente nei campi per depredare e devastare, faceva uscire dai boschi gli essedari per tutte le vie e i sentieri e, con grande pericolo per la nostra cavalleria, combatteva con essi e, con questo timore, impediva di sparpagliarsi ulteriormente. Restava che cesare non permetteva che ci si allontanasse troppo dalle schiere dei legionari e che si recava danno ai nemici devastando i campi, appiccando incendi tanto quanto i soldati legionari potevano provocare nella fatica e nel viaggio.
Dopo che furono annunciate tali notizie a roma, all'improvviso si diffuse un terrore tanto grande che, essendo venuto il console lentulo per aprire l'erario e per consegnare il denaro a pompeo secondo una delibera del senato, subito fuggì dalla città di roma, dopo aver aperto la parte più sacra del tempio.
Infatti, si diffondeva la falsa notizia che cesare si stava già avvicinando e che la cavalleria era vicina.
Il collega marcello e la maggior parte dei magistrati lo seguivano.
Il giorno precedente, pompeo, partito dalla città, si dirigeva verso le legioni che, prese da cesare, aveva lasciate in apulia a causa dell'inverno.
Furono sospese le leve militari nei dintorni della città; a tutti sembrò che niente al di qua di capua fosse sicuro.
A capua, in un primo momento, si rianimarono, ripresero valore, iniziarono a tenere una leva di coloni che, in base alla legge giulia, erano stati condotti a capua; lentulo, condotti nel foro, confermò nella promessa di libertà dei gladiatori che ivi cesare teneva in allenamento e assegnò ad essi dei cavalli e ordinò di seguirlo; poi, rimproverato dai suoi, poiché questo fatto era criticato dal giudizio di tutti, distribuì questi per custodia alle famiglie che si erano rifugiate in campania.
+ dativo = provvedere a
Tra gli dei venerano soprattutto mercurio: ve ne sono moltissime statue, è creduto inventore di tutte le arti, guida delle strade e dei viaggi, colui che ha il potere di far guadagnare denaro e di favorire i commerci.
Dopo di lui adorano apollo, marte, giove, minerva.
Di questi, hanno pressappoco la stessa opinione degli altri popoli: che apollo sconfigga le malattie, che minerva insegni i principi delle opere e delle arti, che giove detenga il potere degli dei, che marte diriga le guerre.
A marte, per lo più, quando decidono di combattere, offrono il bottino; dopo essere riusciti vincitori, sacrificano il bestiame catturato ed accumulano le cose restanti in un solo luogo.
In molte città si possono vedere in luoghi consacrati dei cumuli rialzati di queste cose; e non accade spesso che qualcuno, dimentico del timor di dio, osi o nascondere presso di sé gli oggetti rubati o portar via gli oggetti posti e, per questo reato, è prevista una pena gravissima con la tortura.
Gli uomini, fatta una stima, mettono in comune con la dote (della moglie) tanti dei loro beni quanti ne ricevettero dalle mogli a titolo di dote.
Di tutto questo patrimonio congiunto, è tenuta l'amministrazione e sono conservati gli interessi; la parte di entrambi, con gli interessi dei tempi precedenti, giunge e chi dei due è sopravvissuto.
Gli uomini hanno diritto di vita e di morte sulle moglie come sui figli e, quando un padre di famiglia, nato da famiglia alquanto illustre, è morto, i suoi parenti si radunano se sorgono sospetti sulle circostanze della morte, fanno un processo alle mogli nel modo praticato per gli schiavi e, se si è raggiunta la prova della colpevolezza, le uccidono dopo averle torturate con il fuoco e con ogni tipo di tormenti.
I funerali sono, in relazione al grado di civiltà dei galli, magnifici e sontuosi; gettano nel fuoco ogni cosa che ritengono sia stata cara (ai defunti) quando erano in vita, anche gli animali e, dell'epoca di cui abbiamo un ricordo diretto, venivano cremati insieme anche i servi e i clienti che si sapevano essere da lui i prediletti, conclusi i riti funebri.
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