Il Circolo Di Mecenate
Augusto si è circondato di uomini fedeli e capaci,
come Agrippa in architettura, egli conferisce a Mecenate il compito di curare i
rapporti tra principato e letterati. Mecenate non impone un'unica linea
culturale, anzi cerca di salvaguardare l'ispirazione personale e l'indipendenza
intellettuale no puro patronato ma
amicizia e soliditas. Dopo la sua emarginazione e la sua morte i rapporti
iniziarono a incrinarsi fino a diventare vera intolleranza Augusto aveva perso tutti i suoi collaboratori
più fidati.
Mecenate (Arezzo,70) sceglie di restare un eques , svolge
importanti incarichi diplomatici. Epicureo, anticonformista, dissoluto nei
costumi, indolente ed eccentrico. Aveva gusti neoterici e usava un tono manierato e prezioso. Opere: Symposion
in forma di dialogo, De cultu suo (risponde alle accuse di mollezza). Il
suo circolo era il centro d'irradiazione di un ampio progetto culturale,
mobilita scrittori , architetti, artisti e lui fa da mediatore poiché ha gli
stessi gusti dei suoi protetti e li rispetta. Punta sui rapporti privati ,
istituendo legami con i singoli scrittori. Inizia ad agire nel 39 con Virgilio,
poi con Vario Rufo gli presentano Orazio sincera
e profonda amicizia. Poi Properzio, Domizio Marso, Quintilio Varo e Plozio
Tucca.
Altri
circoli culturali Altri personaggi promossero importanti iniziative culturali, ad es.
Asinio Pollione e Messalla Corvino.
Pollione (76 Teate/Roma) Frequenta i poetae novi, cesariano,
protettore di Virgilio. Alla vigilia di Azio si rifiuta di seguire i
contendenti e si affida alla generosità del vincitore, no incarichi pubblici.
Reale e vivace interesse nei confronti dell'attività letteraria, lodato da
Orazio, Virgilio. Compone le Historiae in cui narra gli avvenimenti del
primo triumvirato sino a Filippi. Giudizi letterari aspri. Quasi in concorrenza
con i circoli augustei, inizialmente protegge Virgilio e resta in buono
rapporti con Orazio. Apre la prima biblioteca pubblica ai piedi del Campidoglio, poco dopo Augusto
ne fa aprire una sul Palatino. Favorisce le recitationes (lettura in
anteprima di testi poetici per gruppi scelti di invitati) enorme successo. Legittimità morale nei confronti di Augusto per i
suoi trascorsi filocesariani. Messalla Corvino(64/8), nel 20 organizza un circolo
antagonistico a quello di Mecenate. Cesaricida, passa da Antonio e poi da
Ottaviano, console nel 31 e nel 26 finisce la sua carriera politica. Simpatie
repubblicane prudente distanza nei confronti di
Augusto e della sua politica. Era stato un neoterico, tendenze attiviste,
limpidezza e purezza d'espressione. Nel suo circolo ci furono: Tibullo,
Properzio da giovane, Ovidio, Valgio Rufo, Emilio Macro e i poeti del corpus
Tibullianum (Sulpicia e Ligdamo).Preferisce una poesia di temi privati e di
toni più leggeri (neoterico e alessandrino).
La Fine Del Mecenatismo
La seconda generazione augustea, che non aveva vissuto le
guerre civili, provava solo una tiepida gratitudine verso il principe che aveva
ristabilito la pace sociale, mostrava insofferenza per la letteratura che aveva
concesso il proprio appoggio e consenso al programma di restaurazione morale e
politica e preferiva una letteratura leggera, di gusto ellenistico. La
scomparsa di Mecenate provocò un distacco definitivo fra il potere politico e
l'élite intellettuale. La crisi del mecenatismo divenne evidente con Tiberio, che non si pose nemmeno il problema di organizzare un
programma di egemonia culturale. Si sviluppò una storiografia contraria al
principato (lo storico Cremuzio Cordo, morì suicida nel
DC) e che si innestava sulla tradizione repubblicana dell'élite senatoria.
L'ostilità verso la dinastia Giulio-Claudia influenzò Tacito
( - )
e Svetonio ( - )
e forgiò l'immagine dei sovrani di quella famiglia trasmessa alla posterità. La
situazione non migliorò con Claudio, il quale, però, personalmente, aveva un'ottima fama
di erudito e aveva scritto parecchie opere, sia in greco sia in latino. Claudio
scrisse in latino un'opera storica, partendo dalla morte di Cesare, accennando
appena al periodo delle guerre civili e dilungandosi invece su quello del
principato di Augusto. Ancora in latino Claudio aveva composto uno scritto in
difesa dello stile di Cicerone per rispondere a un opuscolo di contenuto
opposto, scritto da Asinio Gallo, figlio di Pollione, il quale sosteneva che lo
stile di suo padre era preferibile a quello di Cicerone, e uno di grammatica,
in cui proponeva l'introduzione di tre nuove lettere nell'alfabeto latino. Solo
Nerone,
negli anni iniziali del suo principato, sotto la guida di Seneca
e di Burro, tentò un recupero del consenso del senato e una ripresa del
mecenatismo. In tale progetto si inserì una breve stagione classicistica,
mirante ad una nuova fioritura letteraria e di cui resta solo qualche modesto
prodotto nel quale si avverte chiaramente l'influsso dominante di Virgilio.
Nerone stesso fu poeta, con una predilezione per il genere epico di soggetto
troiano e promosse in vario modo le attività artistiche: istituì, nel
un certame poetico pubblico, i Neronia, ossia una gara quinquennale di
canto, musica, poesia e oratoria. L'iniziativa documenta, oltre all'ambizione
di dar vita a un nuovo mecenatismo, anche il carattere pubblico e spettacolare
di tali manifestazioni culturali. La stessa immagine tradizionale di Nerone
imperatore istrione, amante degli spettacoli teatrali e del circo, attore lui
stesso e mosso da una concezione dell'intera esistenza come esibizione
artistica (anche la costruzione dell'immensa Domus Aurea), rispondeva a precise intenzioni di politica
culturale. Le spinte ellenizzanti rispondevano all'esigenza diffusa di rinnovamento
del costume e riconoscevano gusti e tendenze ormai ampiamente diffuse fra le
masse popolari e avversate come pericolose per la stabilità dell'assetto
sociale dall'aristocrazia senatoria, che vedeva in Nerone un nemico della
tradizione romana. La moda delle pubbliche competizioni poetiche, in occasione
di talune feste, si diffuse sotto il principato dei Flavi, ma l'avvento della
nuova dinastia imperiale segnò un capovolgimento degli indirizzi culturali di
Nerone. Alle sue aperture ellenizzanti essi opposero un programma di
restaurazione morale e civile, forti del favore ottenuto riportando la pace
dopo la grave crisi che aveva accompagnato la fine della dinastia
GiuIio-Claudia. Sul piano letterario ci fu un ritorno ai valori tradizionali,
la ripresa della poesia epica ispirata a Virgilio, e, in prosa, l'assurgere di
Cicerone a modello di uno stile e di un'educazione basati sulla retorica. Le
prime cattedre statali di retorica furono istituite sotto Vespasiano che affidava a tale disciplina la formazione del
ceto dirigente, ossia dei funzionari imperiali, le tracce del gusto impostosi
nella prima parte del I secolo DC restarono però forti nella letteratura dell'età
Flavia, specialmente in poesia.