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Cicerone




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CICERONE


Fonti = sue opere (oraz/epist) + biografia Plutarco + passi di altri autori (Sallustio).

Vita = Marco Tullio Cicerone, 03/01/106 a.C. ad Arpino (Lazio meridionale, come Mario); famiglia nasce da famiglia agiata: padre = ordine equestre, madre = da famiglia che aveva già dato a Roma dei senatori; non illustre, ma eccellente educazione + contatti sociali. Studi: va a Roma per completarli coi migliori maestri greci e latini, fin da giovanissimo frequenta il Foro, sotto la guida e la protezione dei più illustri ed autorevoli oratori del tempo, Crasso e Antonio; studi phil. con Fedro e Zenone epicurei. Ufficialmente = carriera forense ma ha una più profonda passione per gli studi (cui si dedica sempre) prove poetiche + traduz. testi phil. Politica: ricerca difficile equilibrio fra esigenze ammodernamento e conservazione. Piano cult. = sintesi valori trad. della Roma arcaica + phil. greca [utopistico] Cmq conservatore (nostalgia secolo d'oro = età Scipioni), vocazione civile c. sociale (vs riforma agraria, no risoluz. latifondismo schiavile; sordo a istanze trasf. sociale). Difende repubblica da figure carismatiche con forza = esercito [anni 17: guerra sociale; 20: Mario/Silla; 43: cong. Catilina; 60: Cesare/Pompeo; 63: ucciso dai sicari di Antonio]. Homo novus = fatto da solo: no prestigio militare, contava su 1) potenza parola 2) prestigio morale e culturale. Programma = concordia ordinum (alleanza interclassista, finalizzata al superamento delle lotte fra fazioni nel superiore interesse della collettività, fra nobilitas senatoria e equites) + consensus omnium bonorum (salvaguardare istituz. res publica + tranquillità privati), vs strapotere triumviri e irrequietezza eversiva populares. Punto debole, limite = vanità (60: De consulatu suo). Cursus honorum: 81: avvocato (Pro Quinctio); 79: viaggio di studio in Grecia (salute); [77: sposa Terenzia]; 76: Roma, 75: inizio c.h.: questore in Sicilia (Marsala), [70: orazioni vs Verre (Verrinae)], 69: edile; 66: pretore, 64: console, reprime la congiura di Catilina, condanna a morte congiurati senza possibilità di appellarsi al popolo (provocatio ad populum) = provv. eccezionale. 60: i triumviri Cesare, Pompeo e Crasso mettono fuori gioco ogni sua ambizione = emarginazione politica esilio + confisca beni per esecuzioni illegali 58: Tessalonica/Durazzo; 57: può tornare a Roma, restituzione beni conf. Periodo > parte opere (55: retoriche; 54: etico-politiche; 46-44: phil.). 52: assassinio di Clodio da parte di Milone (Pro Milone); 51: proconsole in Cilicia, lontana prov. asiatica; 50: Roma; 49: guerra civile appoggia Pompeo = male <, ma P. perde a Farsalo nel 48: Cesare gli risparmia l'onta degli sconfitti. Dittatura cesariana = mortificante prostrazione; ma dopo l'assassinio (15/03/44) di Cesare, torna a darsi alla politica = simbolo anti-tirannide: si illude di poter governare Ottaviano! O. gli fa credere di poter svolgere un impossibile ruolo di mediatore e lo abbandona nelle mani del nemico. Le 14 Filippiche vs Antonio gli costano la vita: il 7/12/43 viene assassinato dai sicari di Antonio presso la villa di Formia, dopo aver a lungo esitato se imbarcarsi e fuggire o restare. Il capo e le mani mozzate furono esposte sui rostri del Foro, quale monito per i futuri difensori della libertas.


Oratoria = l'ordine degli argomenti di un'orazione segue in generale una successione che, basandosi sui modelli greci, è stato elaborata da Cicerone e Quintiliano (De institutio oratoria). Il più celebre e imitato o. latino, prosatore grandissimo, il principe del foro e l'architetto della prosa latina. Costruzione del discorso = exordium: introduzione con cui l'o. cerca di accattivarsi la benevolenza dell'uditorio (captatio benevolentiae); narratio: esposizione dei fatti così come sono accaduti (breve, chiara e che soprattutto apporti credibilità, fondamento della demostratio); demonstratio: parte più importante del discorso, dimostrazione delle prove addotte per sostenere le argomentazioni presentate (questa fase si divide in confirmatio con cui, attraverso le prove, l'autore dà forza al suo discorso e refutatio, ossia la parte in cui l'o. controbatte le tesi dell'avversario); peroratio: parte conclusiva del discorso, in cui l'o., riassumendo quanto esposto nella demonstratio, deve riuscire a coinvolgere emotiv. l'uditorio per ottenere l'approvazione delle tesi. Elaborazione della materia = inventio: ricerca di argomenti adatti ad illustrare la tesi; dispositio: scelta e organizzazione degli argomenti; elocutio: espressione di quanto raccolto nell'inventio (deve rispettare le norme lessicali e sintattiche, ma, allo stesso tempo, essere colma di artifici formali e scritta con un linguaggio appropriato per ottenere la > persuasione possibile); memoria: imparare a memoria il discorso e, se necessario, imparare anche quello dell'avversario; actio: proclamazione del discorso, che deve essere accompagnata da una adeguata gestualità dell'oratore.

3 scopi: probare (sostenere le proprie tesi con argomentazioni valide); delectare (rendere il discorso piacevole); flectere (suscitare emozioni che contribuiscono a piegare le opinioni dell'uditorio verso le tesi dell'oratore). A questi tre scopi corrispondono tre generi: umile, medio, sublime.

Attività oratoria: 91: C. a Roma dalla prov., clima di tensioni politiche, conosce grandi o. età precedenti. 81: Pro Quinctio (1^ o. destinata alla pubblicazione, vs Ortalo!), causa di dir. civile su un'occupazione illegale di beni. 80: Pro Sexto Roscio Amerino, dir. penale di forte rilievo: S. R. A. è accusato di parricidio, e dietro all'accusatore ufficiale c'è Crisogono, liberto di Silla, che si è impossessato del padre dell'accusato (lista di proscr.), all'insaputa però di S. = C. è prudente. Alla fine S. R. A. è prosciolto ma non ha indietro l'eredità. 79: viaggio in Grecia per la debole salute. Allievo di Molone di Rodi = corrente rodiese, sintesi fra asiana e attica: rigore del ragionamento non disgiunta da una certa ubertas di eloquenza che coinvolga anche i sentimenti; M. corregge l'asianismo di C., che aveva avuto come modello Quinto Ortensio Ortalo, frondoso e magnificente, enfatico e abbagliante; smorza esuberanza e foga. Dirà poi di rifarsi a Demostene. 70: Verrinae = V., difeso da Ortalo, è accusato di de repetundis da alcune città della Sicilia che aveva governato dal 73 al 71, distinguendosi per rapacità. Cominciano con la Divinatio in Caecilium, con cui Cicerone chiede il diritto di sostenere l'accusa per conto dei siciliani, contrapponendosi ad un certo Cecilio. Divinatio era il termine tecnico per indicare la scelta dell'accusatore; grazie a questo discorso Cicerone poté assumere l'accusa e ottenne un tempus inquirendi di 110 giorni. C. raccoglie tante prove. 7 orazioni; O., dopo la Actio prima in Verrem, rinuncia e V. si ritira, temendo la sentenza, a Marsiglia in esilio volontario. 66: Pro lege Manilia, appoggia progetto di legge del tribuno Manilio e sollecitato da Pompeo, in cui si chiedeva la concessione poteri straordinari a P. per porre fine a guerra orientale vs Mitridate, dal 74! 63: Catilinariae, vertice dell'oratoria politica di C. Sono 4, attraverso cui svela le trame cospirative di Catilina, inducendolo alla fuga, e giustifica la decisione di farne condannare a morte i complici (pubbl. 3 anni dopo). Nella I^ C. accusa aperamente Cat., nella prima fila del senato (Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? inizio ex abrupto. Hitler è stato tacciato di catilinismo [Potiri rerum] = figura malvagia che compare ciclicamente nella storia e che vuole sovvertire gli ordini dello stato con la forza). Cat. scappa; nella II^ informa il popolo, nella III^ parla dell'arresto dei capi della congiura rimasti a Roma e nella IV^ è per decidere la pena da infliggere. 63: Pro Murena, console designato per l'anno successivo e accusato -da Catone- di brogli elettorali. Per C. Murena è il male minore, non è "radicale" come Catone. 62: Pro Archia, al culmine di fama e prestigio politico, difende illustre e vecchio poeta greco accusato di usurpazione della cittadinanza romana = appassionata difesa dei valori della cultura e della poesia. Accetta anche per amicizia. Triumvirato = politica di all. provvisorie = oraz. pro personaggi vicini a cesare (Pro Balbo, Pro Rabirio) + proroga proconsolato di Cesare in Gallia (De provinciis consularibus), in cui invoca poteri straordinari non previsti dalla costituzione romana. Ciclo anticlodiano = 56: Pro Sestio, orazione anticlodiana, in difesa del tr. della plebe che aveva favorito il suo ritorno in Roma. S. è accusato de vi, per aver assoldato bande armate da contrapporre a quelle di Clodio; interessante per l'analisi della situazione politica interna; contiene un appello per il consensus hominum bonorum.  56: Pro Caelio, fra le meglio riuscite, in difesa di Celio, ex amante di Clodia, accusato anche di aver rubato dei gioielli alla donna e di aver poi tentato di avvelenarla, ma C. rovescia le accuse su di lei con abilissimi artifici retorici (doppia prosopopea). 52: Pro Milone, che aveva ucciso Clodio in uno scontro fortuito. Intimorito dalle minacce dei clodiani, si limita ad una difesa scialba, definita oratiuncula da Quintiliano, fu un fiasco in tribunale (C. ha riscritto completamente il discorso l'anno successivo, considerato quasi unanimemente la più bella e perfetta delle orazioni ciceroniane, pulcherrima e nobilissima). Orazioni cesariane (46-5): l'oratoria politica è ridotta al silenzio, e C. pronuncia in un anno tre discorsi che rivelano con cruda esattezza il nuovo clima instaurato dal vincitore: Pro Marcello, Pro Ligario (ex pompeiani, amici di C.), Pro rege Deiotaro (re di Galazia accusato di aver ordito un complotto contro Cesare). 09/44-04/43: Philippicae: l'assassinio di Cesare consente a C. di assumersi per l'ultima volta il ruolo di difensore delle istituzioni repubblicane. Vs Marco Antonio, 14 orazioni composte per indurre il Senato a dichiararlo nemico pubblico, affini alle 4 orazioni di Demostene contro Filippo di Macedonia per la libertà della Grecia per finalità (salvare la polis minacciata da un tiranno) e ardore civile e vigore impetuoso.

Caratteristiche generali: varietà questioni affrontate; Già ai tempi dei greci la diversità degli argomenti trattati nelle orazioni aveva suggerito una suddivisione in generi. Aristotele ne individuò tre: giudiziale, deliberativo e dimostrativo. C. nel De Officis definisce le caratteristiche dei tre generi: genus iudicale: orazioni pronunciate dagli oratori durante i processi, sia per accusare o per difendere un imputato, con lo scopo di ottenerne la condanna oppure l'assoluzione (Verrinae, Pro Caelio, Pro Milone); genus deliberativum: rientrano in questo genere le orazioni di argomento politico e sono tenute davanti al Senato, all'assemblea del popolo o davanti al popolo stesso, nella piazza del foro. L'o. illustra le sue proposte e tenta di convincere l'uditorio a sostenere o a votare la sua mozione (Catilinariae, Philippicae); genus demonstrativum: si propone l'elogio di persone, sia vive che defunte, che hanno acquisito grandi meriti per la loro attività in favore della patria. Nel discorso viene esaltata quindi la virtus del personaggio. Questo genere comprende anche le orazioni funebri e i panegirici (IX Philippica). in C. però prevale l'interesse civile e politico. Probare, delectare, flectere = chiarezza, competenza giuridica, abilità argomentativa.


Opere retoriche: fine anni 80: De inventione, primo trattato. Comprendeva le 5 partizioni tradizionali della retorica (inventio, dispositio.), ma si fermò alla prima (ivi il titolo) scoraggiato dall'imponenza del lavoro e dall'inseperienza, insoddisfatto dalla tecnica espositiva troppo analitica e scolastica della propria opera giovanile. 56-55: De oratore, trattato in 3 libri, in una diversa e più ampia prospettiva di esperienze umane, politiche e culturali; forma letteraria e umanistica del dialogo platonico, non tecnicistica del trattato espositivo. Ambientato nel 91, alla vigilia delle guerre civili, nella villa di Tuscolo, interlocutori sono alcuni celebri o. dell'epoca (Crasso e Antonio); v'è espresso l'ideal del perfetto oratore, tecnicamente competente, impegnato nella vita pubblica e fornito di ricca cultura; vi sono illustrati gli ambiti in cui si articola l'attività oratoria. C., "interpretato" da Crasso, sostiene una concezione umanistica della retorica (o. = risultato studi vasti e profondi + grandi esperienze umane). 46: Brutus, dialogo in 1 solo libro, con ambientazione contemporanea: l'evoluzione dell'eloquenza romana dalle origini all'età contemporanea, con un excursus sull'eloquenza greca, di cui l'e. r. si pone come una sorta di naturale coronamento; ambientato nella villa tuscolana di C., ci sono C. con gli amici Attico e Giunio Bruto. Contiene la storia dell'oratoria latina attraverso la rassegna di circa 200 oratori e uomini politici romani. 46: Orator, trattato sullo stile oratorio svolto con esemplificazioni dai discorsi di C. stesso. è teorizzato uno stile eclettico tra humile, medium, grande. 1 solo libro con la teoria del probare/delectare/flectere (o movere - peroratio), e dei diversi registri stilistici; dottrina degli stili, figura del perfetto oratore, teoria del numerus = struttura ritmica del periodo. 54 o 47: Partitiones oratoriae (C. spiega al figlio Marco gli elementi base della retorica). 44: Topica ad Trebatium. ?: De optimo genere oratorum.


Opere politiche: C. s'interessa alla phil. sin dagli anni giovanili (a Roma, nell'87, di ritorno dal servizio militare, segue le lezioni di Fedro epicureo e di Filone di Larissa); nonostante questa viva passione, comincia a dedicarsi all'attività ph. solo dopo i 50 anni, quando compone il De re publica e inizia il De legibus; il ritardo è, come dice nel De officiis, perché le attività pubbliche e civili vanno considerate superiori a quelle solo intellettuali - quindi compone quando è escluso dalla vita politica. Anni Cinquanta = degrado vita pubblica romana; impossibilitato ad agire, decide di impegnarsi in una riflessione sulla natura dello Stato e delle leggi (il discorso non è solo teorico, ma soprattutto politico). Vuole indicare i valori della legalità e della giustizia in un'epoca in cui sono calpestati dalla demagogia politica di figure carismatiche. Primav. 54-51: De re publica, dialogo in 6 libri [non abbiamo tutto], ambientato nel 129, fra Scipione Emiliano, Lelio sapiens, Svevola l'Augure + personaggi dell'ambiente scipionico. I°-II°: miglior forma di governo (sistema costit. romano, misto: elementi mon. = consolato, arist. = senato, democr. = tr. plebe + comizi); III°-IV°: giustizia e educazione; V°-VI°: formazione dell'uomo di stato (Roma necessita di un moderator, rector et gubernator civitatis, al di sopra delle parti, che goda della fama e del prestigio di tutti: modello ideale = S. E.). Somnium Scipionis: frammento del VI° libro, racconto di argomento cosmologico e sovrannaturale (come il mito di Er nel X° libro della di Platone, il soldato che, morto in battaglia, resuscita dopo 12 gg per rivelare agli uomini i destini dell'anima dopo la morte). S. E. narra come, nel 149, giunto in Africa come tribuno agli inizi della 3^ guerra punica, fosse stato visitato in sogno prima dall'ombra dell'Africano, poi dal padre Lucio Emilio Paolo che lo aveva innalzato a sé fin nel cuore dei grandi spazi celesti, mostrandogli dall'alto della via Lattea il minuscolo puntino del pianeta Terra. Centrato sulla figura dell'uomo attivo che combatte per la giustizia e il bene pubblico. 52: De legibus, dialogo in 3 libri in epoca contemp., con C., il fratello Quinto e l'amico Attico. Tema = giustizia; C. rifiuta tesi relativistiche di Epicuro e Carneade (giustizia = no convenzioni stabilite dagli uomini in vista di un utile particolare!): afferma l'esistenza di un ius naturale, è la natura la fonte del diritto. Giustizia = principio naturale alla base dell'ordinamento cosmico, al di sopra degli uomini: trasgredire le leggi della repubblica = ribellarsi alla divinità.

In queste opere C. riafferma i valori della tradizione, sconvolti dai recenti avvenimenti politici, ma anche per riaffermare il valore dell'impegno civile, messo in crisi dalla diffusione della phil. epicurea.


Opere filosofiche: consapevole di essere emarginato dalla vita politica si immerge negli studi + angustie familiari (divorzio da Terenzia; infelice matrimonio con Publilia; morte [45] improvvisa della figlia Tullia, nata nel 76) [sconforto] studi phil. Fondamentale opera di mediazione e divulgazione del pensiero phil. greco, finalizzata alla formazione di una nuova classe dirigente. 1^: consolatio che rivolge a se stesso per confortarsi della perdita della mogle. Ma come di lì a poco accadrà a Sallustio, C. sente il bisogno di riaffermare il proprio ideale di saggezza attiva e di utilità degli studi al servizio della civitas. Fra la primavera del 45 e il dicembre del 44 = 14 opere phil. di cui 9 perv. almeno parzialmente. Caratt. generali: temi = relig/teologico, etico-morale. Forma = dialogo di derivazione platonico (cornice)-aristotelica (tendenza al monologo dimostrativo). Modello = Platone conciliato con Aristotele e phil. ellenistiche. 2 duplici intitolazioni (Cato Maior de senectute, Laelius de amicitia). Metodo = eclettismo e probabilismo. Dialogo = più posizioni sullo stesso tema, non abbiamo verità certe, vero = verosimile o più probabile. Fine = contrastare phil. crisi e rinuncia (scett/epic/neopitag), dare il primato ai valori politici (l'uomo è zoon politikon).

44: De officiis, lettere al figlio Marco che studiava ad Atene; vorrebbe trasmettergli un ideale di perfezione morale, è il suo testamento spirituale. Abbandona dialogo e metodo dossografico (rassegna opinioni, dòxai) per un trattato espositivo-normativo. L'argomento è il dovere. I°: l'onesto e le sue qualità (4 virtù card. stoiche: sapienza, giustizia, fortezza, temperanza); II°: rapporto onesto/utile; III° conflitti fra nozioni (apparenti, perché il vero utile è sempre l'onesto). Tusculanae Disputationes: 5 libri, contraddittorio, nella villa di Tuscolo, tra C. e un anonimo, sulla morte, il dolore, la virtù, la felicità. C. mostra di prediligere la dottrina stoica, moderata da quella accademica. Cato maior de senectute: elogio della vecchiaia attiva, dialogo ambientato nel 150 tra il vecchio Catone e due giovani, S. E. e Lelio. Laelius de amicitia: dialogo ambientato nel 129, L. rievoca l'amco S. E., da poco morto, ed esalta il valore dell'amicizia come consorzio tra boni che praticano la virtù.  De finibus bonorum et malorum : dialogo in 5 libri, in cui è trattata la questione del sommo bene e del sommo male, secondo le soluzioni proposte dalle scuole phil. ellenistiche. De divinatione: nel quale confuta la fede nella divinazione nelle sue varie forme, affermando che la religione acquisterebbe maggior credito se fosse depurata da credenze superstiziose e false. È facile rilevare la contraddizione del punto di vista teorico assunto da Cicerone in sede filosofica e la sua posizione ufficiale di cittadino romano e magistrato. Anche in quest'opera egli afferma e riconosce l'utilità politica della religione. De natura deorum, De fato, Paradoxa Stoicorum, Academica.


L'epistolario: corpus di quasi 900 lettere, composte dal 68 al 43, di C. tranne 90 dei suoi corrispondenti. Divise in 4 raccolte postume, per un totale di 35 libri: Epistulae ad Atticum, 16 libri, 396 lettere all'amico-editore A. fra il 68 e il dicembre 44; E. ad familiares (=amici), 16 libri, raggruppate non cronologicamente ma per destinatario, fra il 62 al 43, sia a personaggi pubblici (Pompeo, Varrone, Cesare, Catone.) che privati (moglie Terenzia, libero Tirone); E. ad Quintum fratrem, 3 libri, 28 lettere spedite al fratello fra il 59 e il 54; E. ad Brutum, 2 libri: 15 lettere di C. a Bruto, 7 di Bruto a C. e una di Bruto ad Attico, tutte scritte dopo le Idi di marzo (ma ci sono dubbi sull'autenticità); falsa è l'Epistula ad Octavianum, confezionata dopo la morte di C.

Caratteristiche: primo esempio storico di e. privato. A differenza delle epistole greche, appartenenti ad un vero e proprio genere storico-letterario, e quindi in un certo senso fittizie (il destinatario era una sorta di intermediario, d. provvisorio dietro il quale si profila il vasto pubblico dei lettori), quelle di C. sono reali, scritte per reali destinatari e realmente ad essi recapitate. Sono una sorta di diario che accompagna l'esistenza di C., culturale, politica, affettiva, e contengono informazioni preziose anche sulle vicende storiche coeve. Sono un raro esempio di sermo familiaris, definibile come linguaggio vivo delle persone colte dell'epoca. C. aveva espresso l'intenzione di raccogliere il proprio e. privato in vista di una pubblicazione, non così com'era ma selezionandone una parte per sottoporla a revisione e correzione. L'incarico fu affidato al fido segretario Tirone, per fortuna C. morì prima che il lavoro fosse compiuto (così conosciamo il personaggio com'era realmente). Vivace affresco di ambiente della Roma tardo-repubblicana, che C. sa dipingere con grande partecipazione e in un linguaggio immediato e fresco. Tipi: raccomandazione, bigliettino informativo, lettere confidenziali in casi pubblici e privati si fondono in una conversazione amabile e aperta.


La prosa di C.: ORATORIA: prime opere (Pro Roscio Amerino) = asiana, come Ortensio Ortalo; periodare rapido ed esuberante, metafore lussuose, sonorità enfatizzate. Dopo il ritorno dall'Oriente, C. attutisce il suo stile, pur prediligendo un'articolazione ambia e complessa della frase, ricca di subordinazioni e studiate simmetrie, non rinuncia a un periodare più conciso e essenziale. Al manierismo di O. contrappone una prosa armonicamente proporzionata, concepita come un'architettura all'interno della quale ogni elemento è insieme elegante e funzionale. FILOSOFICA: compito diverso e gravoso, specie sul piano lessicale: deve trovare termini latini concettualmente adeguati a quelli di cui era ricca la lingua greca. C. cerca di evitare i grecismi, che solo a volte accoglie (atomus), preferendo ricorrere a vocaboli latini già esistenti espansi semanticamente. Diversa e limitata: doveva docere e probare ma non movere; più arida, senza esuberanza.

Concinnitas: ricerca di simmetrie e parallelismi intesa a creare un periodo perfettamente equilibrato in ogni sua parte, raggiunto con un bilanciamento di coordinate e subordinate volte a comporre una struttura armonicamente compatta, con la disposizione calibrata delle singole parole (distanziate.), in modo da rispondere a esigenze ritmiche; cadenzando la frase con sequenze metriche. Utilizza gli artifici del parallelismo, le figure di ripetizione (anafora), l'enumerazione, l'accumulazione, la climax, le figure di suono (omoteleuto. poco l'allitterazione). Modello per eccellenza del latino classico, nelle sue opere ha agito profondamente nella tradizione culturale europea. Lingua: cerca di dare regolarità e stabilità al latino, sfrondandolo delle libertà morfologiche e grafiche della lingua arcaica (div. Sallustio). EPISTOLE: si differenzia: il discorso fluisce più liberamente, anche se le lettere scritte pensando alla futura pubblicazione = attenzione a valori formali ed espressivi; abbondano i grecismi, espulsi dall'oratoria e tollerati dalla filosofica; scrittura portatrice delle mode e dei tic linguistici del tempo.


Poesia!: frammenti poetici sopravvissuti abilità tecnica non inferiore ai contemporanei. Due fattori negativi: il rifiuto dei nuovi modelli poetici e il contenuto dei due poemi autobiogr., ridicolmenti tesi ad una vana autocelebrazione. In giovane età compone poemetti di argomento mitologico ed erudito: Pontius Glaucus, Alcyones, Limon, gli Aratea (argomento astronomico-astrologico, in cui sono descritti i segni zodiacali e le costellazioni) = esordi ellenistici, produzione sperimentale d'avanguardia. + prod. epico-storica (modello = Ennio): Marius (in onore del concittadino arpinate), Ad Caesarem, De consulatu suo, De temporibus suis. Gli ultimi due, autocelebrativi, interessano > contemp. e posteri. Incontenibile vanità = invitato da Zeus ad un banchetto degli dei. La sua scelta è antineoterica = rifiuto lirica di argomento soggettivo, di una poesia individualistica e perciò contraria ai mores antiqui. Funzioni: confortare l'animo addolorato e affaticato, svagarlo nei momenti di tensione, fornire immagini e argomenti all'oratoria, conferire gioia e immortalità agli uomini che l'hanno meritato, incitando alle nobili imprese e alle oneste virtù poesia al servizio della res publica come la phil.


Fortuna: Età augustea: continuare a provare ammirazione per un uomo che aveva cercato d'incarnare le idealità del vir bonus romano, operando una mediazione culturale importante fra la cultura greca e quella italico-latina. Anche Livio lo elogia. Il figlio di C. è incaricato, in qualità di consul suffectus, di annunciare la morte di Antonio con un cartello che viene affisso sui rostri, proprio là dove i sicari di A. avevano esposto la testa e le mani del padre. Ma valori culturali di C. = remoti per gli augustei: gusti poetici neoterici, oratoria spenta, teorizzazione politica sconsigliabile. Età imperiale: opera di C. = modello per il genere epistolare (con Plinio il G.), per la retorica e l'eloquenza (con Quintiliano, che lo paragona a Demostene); vengono commentate; modello linguistico pensatori cristiani, ma letti anche dalla letteratura pagana. Medioevo: noto specie come autore di opere retoriche; B. Latini, nel '200, aprirà proprio col De inventione la serie dei suoi volgarizzamenti; il Somnium Scipionis influenzerà anche Dante, tanto che questi assegnerà a C. un posto d'onore, fra i sommi letterati e phil. dell'antichità, nel castello degli spiriti magni. Umanesimo-rinascimento: p.to di riferimento obbligato per i nuovi intellettuali italiani ed europei: Petrarca lo predilige (scopre nella Bibliotega della Cattedrale di Verona, nel 1345, i 16 libri delle lettere ad Attico, quelle al fratello Quindo e il carteggio con Bruto. Inutilmente fu cercato il De re pubblica, recuperato solo in parte nel 1820 da Angelo Mai. Nella lotta degli umanisti vs il latino medievale, la prosa di C. = modello insuperato di lingua classica. Età moderna: altrettanta fortuna nel pensiero e attività civile: riflessi indiretti nella dichiarazione d'indip. americana, nel Manifesto dei diritti dell'uomo; Voltaire, Locke, Hume; acclamato come uno dei grandi modelli civili della riv. francese per le posizioni repubblicane. Il giudizio su C. è periodicamente destinato a rovesciarsi per motivi ideologici, corroborati dall'insofferenza nei confronti della sua innegabile vanità. Mommsen = velenosità; Brecht lo dipinge con antistorica superficialità come un capitalista ante-litteram; anche C. E. Gadda ne fa un ritratto sarcastico e demolitorio di ben altro rilievo.

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