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Spirito colto e raffinato, si occupò di poesia, grammatica, filosofia.Famoso oratore; nulla ci è pervenuto delle sue orazioni e possiamo avere un'idea del vigore della sua eloquenza solo dai pochi discorsi che si trovano riportati in sunto nei Commentarii. Seguace dell'atticismo (discorso semplice e asciutto) avversò lo stile magniloquente, caratteristico dell'asianesimo. Scrisse i
Commentarii de bello Gallico nel52 -51, l'opera comprende 7 libri e descrive le operazioni in Gallia dal 58 al 52, un ottavo libro fu aggiunto dal generale cesariano Aulo Irzio. Il termine Commentarii equivale al nostro "appunti" o "promemoria", i Commentarii si differenziano dalle historiae perché rinunciano agli abbellimenti letterari, alle considerazioni moralistiche ed hanno la forma di documento, di diario.
Scrivendo il De bello Gallico Cesare aveva anche uno scopo polemico, difendere la sua campagna in Gallia, in quanto i nemici lo accusavano di aver mosso un'inutile e ingiusta guerra di aggressione, spinto soltanto dall'ambizione politica.
Cesare lascia parlare i fatti: le descrizioni delle battaglie e dei luoghi sono condotte col rigore e con la chiarezza di una dimostrazione geometrica.Le mosse di strategia militare sembrano dettate da una necessità logica e dalla lucida chiaroveggenza degli eventi,anche gli atti che appaiono più audaci rispondono ad un preciso calcolo. Sotto l'apparente modestia della narrazione impersonale è palese la coscienza che l'autore ha della propria superiore levatura ;questa coscienza si manifesta in una sottile ironia verso le debolezze e gli errori degli uomini mediocri ,come quando vengono descritti i terrori degli ufficiali novellini impauriti dalla fama di Ariovisto e dei Germani.
Nel 45 a.C. Cesare scrisse i Commentarii de bello Civili in tre libri, che trattano delle campagne contro Pompeo e i pompeiani negli anni 49 - 48, in Italia, in Ispana, in Africa e in Oriente, fino a Farsalo e alla tragica morte di Pompeo in Egitto.
Anche nel "De bello civili" Cesare cerca di mantenere al racconto il tono obiettivo e distaccato, ma non sempre vi riesce, e la persona dello scrittore emerge più distinta con risentimenti e apprezzamenti polemici. Ciò è perfettamente spiegabile se si pensa alla diversità della materia: nelle guerre civili le passioni sono più accese e le lotte di fazione provocano inevitabilmente accanite polemiche. Cesare vuole anzitutto scagionarsi dall'accusa di essere stato lui a provocare la guerra civile e cerca di addossare ogni responsabilità al partito avverso; per dimostrare questa sua tesi non solo omette i fatti a lui sfavorevoli, ma giunge ad alterare la cronologia degli avvenimenti.
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