SVILUPPO CRITICO DELLA GEOMETRIA
Questo
sviluppo si può far coincidere con la scoperta delle geometrie non euclidee. I
tentativi di dimostrare il V postulato di Euclide, o delle rette parallele, ("per
un punto esiste una e una sola retta parallela ad una retta data") avevano,
fin dal XVIII secolo fatto intravedere la possibilità di costruire geometrie
che non si fondassero su quel postulato. Il russo N. I. Lobacevskij fig.(17-b) realizzò teorie geometriche
non euclidee e perfettamente coerenti. E. B. Riemann fig.(19-b) in una memoria del 1855 intitolata: Sulle ipotesi che sono a fondamento della geometria, mise in
risalto come, variando opportunamente
il V postulato, si potesse ottenere non solo la geometria di Euclide e di
Lobacevskij, rispettivamente a curvatura uguale
a zero o negativa (infatti vengono chiamate rispettivamente geometria piatta e iperbolica) ma persino una geometria a curvatura positiva, ovvero una geometria ellittica, successivamente
denominata di Riemann. Al primo
apparire delle geometrie non euclidee ci si era rifiutati di credere all'eguale
validità di queste e si era pensato di chiedere all'esperienza il criterio per
determinare quale delle geometrie possibili fosse quella vera; ma si vide che
questo tentativo era impossibile poichè i metodi e gli strumenti con i quali si
sarebbero dovute effettuare le misure relative avrebbero già presupposto la
scelta di una geometria determinata. Si dovette così rinunciare al concetto di verità attribuito alla geometria nel
senso di una corrispondenza di essa con la realtà empirica. Oggi si ammette che
la scelta di una geometria piuttosto che di un'altra è una questione di pura
comodità. Tutte sono dotate di verità
logica dovuta alla coerenza intrinseca del loro linguaggio. Afferma
Poincaré: "Gli assiomi geometrici Sono
convenzioni. La nostra scelta tra tutte le convenzioni possibili è guidata da
fatti sperimentali; ma resta libera ed è limitata soltanto dalla necessità di
evitare la
contraddizione." I postulati della geometria, dunque, sono analoghi
alle ipotesi delle scienze naturali. Per questo motivo, come affermava del
resto il filosofo Bergson, il procedimento logico-matematico, ovvero razionale,
non può mai fare a meno dell'intuizione. "La logica, che sola può dare
certezza, è lo strumento della dimostrazione, l'intuizione è lo strumento della
sintesi." La scienza, in altri termini, è un sistema di relazioni. Nelle relazioni soltanto, dunque, va cercata
l'oggettività; sarebbe inutile cercarla negli oggetti considerati separatamente
gli uni dagli altri. Vi è, in questa concezione, un chiaro riferimento a Kant, fig.(18-b), per cui l'unico fondamento
dell'oggettività scientifica è la relazione. Con la Relatività Generale, pubblicata
da Einstein nel 1916, ci fu il primo esempio dell'impiego di una geometria non
euclidea nella descrizione del mondo fisico. Le Kantiane intuizioni
trascendentali si andavano via via rivoluzionando. Infatti se nella Meccanica
Classica lo spazio, e come poi vedremo anche il tempo, è assoluto e
rappresentato come un enorme scatolone nel quale si collocano gli eventi, cioè
è considerato identico a se stesso per tutti gli osservatori, quasi come non
facesse parte del mondo fisico, in Relatività lo spazio non è assoluto bensì
dipende dall'osservatore e dal suo moto relativo ad altri osservatori. Mentre
nel primo caso abbiamo un idea intuitiva di spazio che ci porta a descriverlo
con la geometria euclidea, nel secondo caso, a causa delle velocità in gioco le
quali non sono per nulla alla portata dei nostri sensi, lo spazio non solo non
è assoluto ma si intreccia profondamente con il tempo, il quale assurge a
livello di quarta dimensione, ed è descritto da geometrie ellittiche. Tutto ciò
fa si che l'idea di spazio in Relatività non sia per nulla intuitiva.