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Scienze e tecnologia: motore del mondo moderno - tesina




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SCIENZE E TECNOLOGIA: MOTORE DEL MONDO MODERNO


Percorso di esami


Scienze

Alcuni dei più importanti metodi di ricerca astrofisica (spettrometria), astronomia e radioastronomia sono indice di un rilevante sviluppo

tecnologico accentuatosi negli ultimi quindici anni ma sorto fin dalla fine del secondo conflitto mondiale. 


Fisica

Lo spettro elettromagnetico, i vari generi di onde

elettromagnetiche, la loro velocità e modalità di diffusione. 


Storia

Contestualizzazione storica del 'boom' tecnologico d'inizio secolo, il suo influsso sull'economia contemporanea (crisi 1921 e 1929) e della nuova rivoluzione tecnico- scientifica dell'ultimo decennio. 


Storia dell'Arte

L'architettura moderna è conseguenza dello sviluppo tecnologico che si verifica. Grazie all'impiego di nuovi materiali è possibili la costruzione di edifici di notevole altezza o in siti apparentemente non adatti. 


Filosofia

Il Positivismo Sociale di Comte: tramite le leggi formulate dalla scienza è possibile la previsione e tramite essa raggiungere l'ordine sociale ed una nuova società: la sociocrazia, cioè un regime fondato sulla sociologia. 


Italiano

L'influsso sulla letteratura europea della filosofia positiva,

con particolare riferimento al naturalismo francese di Emile Zola. 


Inglese

L'influsso nella letteratura inglese della filosofia positivista, in particolr modo in riferimento a Thomas Hardy. 


Latino

Il 'modello atomico' espresso nel 'De rerum natura' lucreziano, che si richiama direttamente alla filosofia epicurea e democritea, è una delle più importanti opere di genere didascalico del mondo antico. 


Introduzione

Benchè scienze e tecnologia presentino molti punti in comune (anche nell'idea di molti, che le abbinano vedendo in esse il corpo delle odierne conoscenze pratiche) i loro obiettivi e le modalità di valutare i risultati conseguiti tendono a diversificarsi. Nella sua forma più basilare, la scienza è guidata dalla curiosità e dalla speculazione sul mondo naturale senz'alcuna finalità applicativa immediata. Essa mira a produrre teorie verificabili sperimentalmente, valutate secondo criteri di semplicità, eleganza, comprensibilità e potenzialità esplicative. Ciò non significa però che tutto ciò che va sotto il nome di scienza abbia questa qualità; la cosiddetta scienza strategica, ad esempio, è maggiormente finalizzata a produrre conoscenze in grado di assistere lo sviluppo nel mercato di prodotti e processi di successo precedentemente identificati come tali.La tecnologia, d'altro canto, mira a realizzare e migliorare manufatti e sistemi in grado di soddisfare desideri e aspirazioni umane. La valutazione viene condotta in base a considerazioni quali l'efficacia delle prestazioni, l'affidabilità, la durata, i costi di produzione, l'impatto ecologico e la possibilità di smaltimento a termine. Nel corso dei secoli sono stati compiuti progressi tecnologici di grande valore pur senza contare su cognizioni scientifiche propriamente dette (ad esempio i processi di conservazione degli alimenti e molti processi metallurgici costituiscono altri casi in cui la tecnologia ha precorso la scienza). Questo rapporto subì un mutamento soprattutto alla fine del XIX secolo, con lo sviluppo delle industrie chimiche e delle centrali elettriche, nelle quali le conoscenze scientifiche vennero utilizzate direttamente nella soluzione dei problemi e nella messa a punto dei prodotti. Le comunicazioni e l'elettronica costituiscono ulteriori testimonianze dell'efficacia di uno stretto rapporto tra scienza e tecnologia.Nella seconda metà del XX secolo molte delle moderne tecnologie erano intimamente collegate alla conoscenza scientifica, e la scienza stessa si legò sempre più alla tecnologia per via della dipendenza dalla complessa strumentazione necessaria per l'esplorazione del mondo naturale. I rapporti simbiotici e sinergici tra moderna scienza e moderna tecnologia hanno indotto taluni a coniare il termine 'tecnoscienza' per descrivere il risultato della fusione, benchè ibrida, di due settori. Un modello largamente accettato del rapporto tra scienza e tecnologia le considera due nuclei di prassi indipendenti che si sovrappongono e si intersecano nelle rispettive attività.


Scienze

I mezzi d'indagine astronomica:

gli spettri stellari, HST e radioastronomia.


Lo studio delle radiazioni elettromagnetiche: la spettrometria.


La fonte più importante di informazioni sui corpi celesti sono le radiazioni elettromagnetiche (raggi ganmma, raggi X, luce visibile, radiazioni infrarosse e onde radio) che essi emanano, assorbono o riflettono.

Per studiare le radiazioni elettromagnetiche emesse da un corpo celeste a diverse lunghezze d'onda si impiegano un gran numero di strumenti. Per mezzo del Compton Ray Observatory (che ha una capacità di 9.7 X 10 -4 nanometri) si cercano di rilevare i fotoni emessi; il satellite ROSAT ( 1.03- 12.4 nanometri) e l' International Ultraviolet Explorer (120- 320 nanometri) rilevano i raggi X; l' Hubble Space Telescope (HST, 120- 190 nanometri) può rilevare l' esistenza di addensamenti di materia, mentre il Very Large Array di Soccorro (VLA), che lavora sulla banda di 10 7 - 10 9 nanometri, permette di rilevare le emissioni radio che possono confermare l'esistenza degli addensamentio di materia.

Importante è lo studio degli spettri stellari, ovvero dell' insieme di radiazioni, emesse o assorbite dagli atomi o dalle molecole, distribuite ed espresse in funzione delle lunghezze d'onda o delle frequenze, in seguito all' eccitamento della materia. L'intero spettro elettromagnetico viene in genere suddiviso in alcune zone che comprendono quelle componenti che presentano le stesse caratteristiche di produzione e rilevazione. Lo studio spettroscopico dell'emissione e dell'assorbimento della luce da parte di elementi è stato uno dei campi di ricerca fondamentali per lo sviluppo delle conoscenze sulla struttura atomica della materia e, in ambito astronomico, per permettere una classificazione in classi spettrali (O, B, A, F, G, K e M) delle stelle.

Storicamente la spettroscopia naque con Newton (che permise la scomposizioone in elemeti monocromatici di un fascio di luce bianca), ma solamente dopo il 1850, cioè quando Bunsen e Kirchhoff notarono che la frequenza delle righe spettrali, già osservate e classificate da Fraunhofer negli spettri ottici, poteva caratterizzare la natura chimica degli elementi. Mediante l'analisi spettroscopica i due ricercatori tedeschi non solo scoprirono nuovi elementi (rubidio e cesio), ma indicarono la meodologia per studiare la composizione chimica della materia extraterrestre accessibile attraverso le radiazioni generate delle stelle.

Gli spettri vengono classificati in spettri di emissione e di assorbimento. A loro volta, entrambe i generi, si distinguono in spettri continui, spettri a righe e a bande.


Lo spettro di emissione si ha quando le radiazioni ottiche emesse da una sorgente eccitata vengono direttamente disperse nelle componenti monocromatiche mediante uno spettroscopio ed è definito come la funzione che descrive l'andamento dell'intensità della luce emessa, al variare della lunghezza d'onda, in seguito ad eccitazione da radiazione elettromagnetica di lunghezza d'onda fissata. A seconda della materia eccitata si può ottenere:


1. uno spettro continuo, se è formato dall'insieme, più o meno esteso, di lunghezze d'onda. In laboratorio esso si ottiene scaldando un corpo nero (corpo in grado di assorbire tutte le radiazioni che riceve senza rifletterne alcuna) fino all' incandescenza; la quantità di energia emessa ad ogni lunghezza d'onda, in un secondo da 1 m 2 di superficie del corpo nero, è espressa dalla legge di Stefan- Boltzman:


E= sT 4


dove s è la costante di Stefan- Boltzman e vale 5.67 10 - 8 W m -2 K -4;

la lunghezza d'onda a cui avviene il massimo dell'irradiazione è inversamente proporzionale alla temperatura assoluta del corpo nero (legge di Wien);


2. lo spettro di righe, che si ottiene utilizzando come sorgente un gas rarefatto a elevata temperatura; è formato da una sequenza discontinua di righe brillanti e ben separate su uno sfondo scuro;


3. lo spettro a bande, se è formato da una successione fitta di righe che si addensano in corrispondenza di certe lunghezze d'onda. E' originato dai gas e dai vapori caratterizzati da molecole poliatomiche i cui atomi sono chimicamente legati.


Lo spettro di assorbimento è la funzione che descrive l'andamento dell'intensità della luce emessa ad una singola lunghezza d'onda, in funzione della lunghezza d'onda di eccitazione.

Lo spettro di assorbimento si ottiene invece interponendo sul cammino della radiazione in grado di originare uno spettro continuo una sostanza (gas o vapore) in grado di assorbire, a certe lunghezze d'onda, alcune componenti che l'attraversano. Esso è simile ad uno spettro continuo nel quale però sono presenti righe o bande scure in corrispondenza delle radiazioni assorbite. Le radiazioni che il gas (o vapore) interposto assorbe, sono le stesse che emette quando viene eccitato. Dunque uno spettro di assorbimento è esattamente il negativo di uno spettro di emissione e consente di identificare la natura chimica della sostanza allo stato gassoso interposta.


Le righe spettrali forniscono perciò indicazioni circa la composizione chimica (abbastanza omogenea), la temperatura assoluta dell' involucro esterno dell'astro, la sua densità e pressione superficiale e riscontrare l'esistenza di moti relativi delle stelle rispetto alla Terra. Quando la sorgente luminosa si muove, la luce si sposta di lunghezza d' onda, verso il blu quando la sorgente e l'osservatore si avvicinano (blushift), verso il rosso quando la sorgente è in allontanamento (redshift).

Lo spostamento dello spettro è causato dall'effetto Doppler. Originariamente, l'effetto Doppler in astronomia fu studiato solo nella parte visibile dello spettro elettromagnetico. Oggi sappiamo che lo spostamento Doppler influenza con il suo effetto lo spettro elettromagnetico in tutte la sua interezza.

Per via della relazione che lega la frequenza all'inverso della lunghezza d'onda, possiamo inoltre descriverlo in termini di lunghezza d'onda. La radiazione è spostata verso il rosso quando la sua lunghezza d'onda aumenta e spostato verso il blu quando diminuisce.

Gli astronomi utilizzano lo spostamento Doppler per calcolare con precisione le velocità alle quali le stelle ed altri oggetti astronomici si muovono avvicinandosi o allontanandosi dalla Terra.

Per esempio, le linee spettrali emesse dall'idrogeno delle galassie distanti, spesso viene osservato con uno notevole spostamento verso il rosso.Le linee di emissione, che normalmente sulla Terra hanno una lunghezza d'onda di 21 centimetri, possono essere osservate invece a 21,1 cm. Lo spostamento verso il rosso di 0,1 cm sta ad indicare che il gas in questione si allontana dalla Terra ad oltre 1.400 chilometri al secondo.

Lo spostamento della frequenza non è però dovuto solo ai moti relativi dei corpi. Altri due sono i fenomeni che possono alterare la frequenza dello spettro elettromagnetico all'osservazione. Uno è associato a campi gravitazionali estremamente elevati ed è noto come redshift gravitazionale. L'altro, chiamato redshift cosmologico non deriva dal moto nello spazio ma dall'espansione dello spazio stesso, conseguenza diretta del Big Bang, l'esplosione primordiale con cui buona parte degli scienziati ritiene abbia avuto origine l'universo.


In conseguenza del moto della sorgente in allontanamento dall'osservatore, l'onda completa, pari per ipotesi ad una sola lunghezza d'onda, è


l' = l + VT (1)


in cui l' è la lunghezza d'onda percepita, l quella di emissione e V la velocità della sorgente. Essendo


l' = v / F' e l = v / F (2)


dove v è la velocità di emissione, F' la frequenza percepita e F quella di emissione, la (1) diventa


v /F' = v / F + V / F (3)


da cui si ricava che


F' = F v / v+ V (4)


nel caso in cui la sorgente si allontani, altrimenti, se essa si avvicina


F' = F v / v- V (5).


Calcolare correttamente lo spostamento Doppler alle grandi velocità, non è così semplice però. Bisogna infatti tenere conto del fenomeno noto come contrazione di Lorentz- Fitzgerald dello spazio-tempo.

Viaggiando lungo l'onda di propagazione infatti, la quantità di creste e di ventri che incontriamo viene modificata non solo dalla nostra veloctità rispetto a quella delle onde stesse ma anche dalla contrazione di Lorentz- Fitzgerald nella direzione in cui stiamo viaggiando.

Quando ci avviciniamo ad un'onda, la contrazione di Lorentz- Fitzgerald incrementa l'ammontare dell'effetto Doppler osservato poiché le creste delle onde sono più ravvicinate nello spazio e di conseguenza misuriamo una lunghezza d'onda minore. Considerato che avvicinandoci alla velocità della luce la contrazione di Lorenz aumenta illimitatamente, ci dobbiamo aspettare più che un semplice raddoppio delle frequenze, come potremmo aspettarci dalle leggi della fisica classica.

Ma se ci allontaniamo la relatività ci dice che lo spostamento Doppler si riduce. Perché?

Perché la contrazione avviene sia che ci stiamo avvicinando sia che ci stiamo allontanando dalla sorgente della radiazione. L'effetto quindi ridurrà la lunghezza dell'onda allo stesso modo in cui all'opposto, viene incrementato l'effetto Doppler.


Ultimo strumento progettato appositamente per lo studio degli spettri stellari è l'HET. Inaugurato l'8 ottobre 1997, presso l'osservatorio McDonald di Fort Davis, Texas, è il frutto della collaborazione di cinque università di Stati Uniti e Germania, è intitolato a Bill Hobby e Robert Eberly

Lo specchio primario del telescopio, cioè l'obiettivo, ha un diametro di 11 m ed è costituito da 91 elementi identici di forma esagonale ed è inclinato a un angolo costante di 55°, così che solo il 70% della volta celeste è coperto.

Le dimensioni dello specchio primario consentono però di raccogliere una quantità di luce molto alta, caratteristica che aiuterà a ottenere dati preziosi per la soluzione di questioni ancora irrisolte (ad esempio, circa l'età dell'universo e l'eventuale presenza di pianeti intorno alle stelle) e permetterà di approfondire la conoscenza dei corpi celesti. Si tratta infatti del primo telescopio costruito specificamente per l'analisi spettroscopica, tecnica che permette di risalire alla composizione chimica di un corpo celeste in base all'analisi dello spettro di luce che esso emette.


L'Hubble Space Telescope.


L'Hubble Space Telescope è un programma cooperativo dell'ESA (European Space Agency) e della NASA (National Aeronautics and Space Administration) per la gestione dell'osservatorio spaziale a lunga durata, a beneficio della comunità astronomica internazionale. L'HST (nella foto sotto) è un osservatorio concepito per la prima volta nel 1940, progettato e costruito tra il 1970 e il 1980 e divenuto finalmente operativo solo nel 1990. Fin dal suo inizio, l'HST fu progettato come un tipo molto particolare di missione per la NASA: il fatto di essere un osservatorio permanente implica la pianificazione di regolari missioni di servizio per riparare guasti e sostituire apparecchiature superate dal progresso tecnologico.


Il telescopio Hubble ha grosso modo le dimensioni di un autobus, ruota su se stesso ed è in grado di rimanere puntato per ore in una certa direzione con una precisione elevatissima, grazie allo strumento FGS (sensore di guida fine). Lo specchio principale ha un diametro di 2,4 metri.L'HST è stato portato in orbita dall'equipaggio dello shuttle Discovery il 25 aprile 1990.

Lo scopo di mandare un telescopio nello spazio è duplice:


1. L'atmosfera ci protegge dai pericolosi raggi cosmici e dai raggi ultravioletti provenienti dal sole, purtroppo però questa azione filtrante blocca radiazioni di particolare interesse per l'astronomia, ad esempio l'ultravioletto vicino.

Dunque, per lo studio completo di un oggetto celeste, è necessario traportare gli strumenti di misura al di sopra dell'atmosfera mediante palloni sonda o razzi.

Il più potente telescopio terrestre giunge fino alla ventitreesima magnitudine, ma è completamente 'cieco' a particolari lunghezze d'onda (quelle bloccate dall'atmosfera). Il telescopio spaziale, invece, dato che opera al di fuori dell'atmosfera, consente un incremento nella magnitudine limite, ma soprattutto una visione 'a tutto spettro' della volta celeste.


2. L'atmosfera non è mai perfettamente calma: i venti di bassa e alta quota e le differenze di temperatura fanno sì che le immagini stellari, in teoria perfettamente puntiformi, vengano distorte fino a diventare 'bolle' sempre in movimento.

E' chiaro che questo degrada pesantemente la qualità delle immagini e la sensibilità delle osservazioni, perché la luce fioca delle stelle non si concentra in un punto ma viene sparsa tutto intorno.


Il corredo attuale degli strumenti scientifici dell'HST è così costituito:


Wide Field/Planetary Camera 2 (WF/PC2).

Camera planetaria a grande campo.L'originale Wide Field/Planetary Camera (WF/PC1) fu sostituita con la WF/PC2 durante la missione STS-61 del dicembre 1993. Il WF/PC2 (pronuncia uiff-pic) era uno strumento di scorta sviluppato nel 1985 dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadena (California). Il 'cuore' del WF/PC2 consiste di un trio di sensori a largo campo a forma di L e di una sensore per riprese di pianeti ad alta risoluzione, che va ad occupare l'angolo rimanente.


Space Telescope Imaging Spectrograph (STIS).

Uno spettrografo scompone la luce raccolta da un telescopio nelle varie frequenze che la compongono, in modo da poterla analizzare. Lo studio dello spettro fornisce alcune importanti proprietà di un corpo celeste quali: la composizione chimica qualitativa e quantitativa, la temperatura, la velocità radiale, la velocità di rotazione e i campi magnetici. Lo STIS può studiare le radiazioni prodotte dai corpi celesti comprese tra la lunghezza d'onda dell'ultravioletto (115 nanometri) e quella del vicino infrarosso (1000 nanometri). Lo STIS utilizza tre rilevatori: il fotocatodo Multi-Anode Microchannel Array (MAMA) a ioduro di cesio per le lunghezza d'onda comprese tra i 115 nm e i 170 nm, un MAMA a tellururo di cesio per i 165-310 nm, e un CCD (Charge Coupled Device) per l'intervallo dai 305 ai 1000 nm. Il campo visivo per ciascun MAMA è di 25x25 secondi d'arco mentre il campo del CCD è di 50x50 secondi d'arco. Il principale vantaggio dello STIS è la sua capacità bidimensionale rispetto a quella unidimensionale di un normale spettroscopio. Ad esempio è possibile registrare simultaneamente lo spettro di diversi punti di una galassia, invece di eseguire una registrazione alla volta di ciascun punto. Lo STIS può anche rilevare in una sola volta una serie di varie lunghezza d' onda dello spettro di una stella.


Near Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS).

Il NICMOS è uno strumento in grado di eseguire sia osservazioni nell'infrarosso, che osservazioni spettroscopiche di oggetti astronomici. Il NICMOS è sensibile alla radiazione con lunghezza d'onda compresa tra 0,8 e 2,5 micron, oltre il limite della sensibilità dell'occhio umano.


Faint Object Camera (FOC).

Camera per oggetti deboli; la Faint Object Camera è stata costruita dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ci sono due sistemi completi di rilevazione nel FOC. Ciascuno di essi utilizza un tubo di intensificazione di immagini per produrre una immagine in uno schermo a fosfori che è 100.000 volte più luminoso della luce che riceve.


Corrective Optics Space Telescope Axial Replacement (COSTAR).

Il COSTAR non è uno strumento scientifico: è un pacchetto di ottiche correttive che fu utilizzato per annullare il difetto dello specchio principale, a favore dello strumento per oggetti deboli (FOC). Per la sua installazione è stato necessario rimuovere il fotometro ad alta velocità (High Speed Photometer) durante la prima missione di servizio. Tutti gli altri strumenti, installati nell'HST, sono stati dotati di ottiche correttive. Quando il FOC sarà rimpiazzato da un altro strumento, non ci sarà più bisogno del COSTAR.


I radiotelescopi di Arecibo e Soccorro.


La radioastronomia studia le radiazioni emesse dai corpi celesti nel campo delle onde radio. I primi radiotelescopi vennero costruiti in seguito alle casuali scoperte di K. Jansky che negli anni ' 30 cominciò a studiare la provenienza della natura elettromagnetica della luce. Pensò che i corpi celesti, oltre a emettere radiazioni elettromagnetiche nella zona della luce visibile, irraggiassero anche radioonde.


I radiotelescopi sono grandi strumenti che servono per osservare quelle parti dell'universo che emettono, oltre alla luce visibile, onde radio.

Per questo sono spesso conformati come delle grandi parabole. Le loro dimensioni sono dovute essenzialmente al fatto che le onde radio hanno una grande lunghezza d'onda, e quindi hanno bisogno di 'specchi' più grandi che non per la luce visibile.

I radiotelescopi più grandi non sono formati da una singola antenna, ma spesso da un'intera schiera di paraboloidi, ottenendo così una risoluzione maggiore, oltre ovviamente ad una maggiore sensibilità..

Negli ultimi anni si è andato sviluppando un progetto di collaborazione a livello mondiale per l'utilizzo in sincronia delle maggiori antenne del mondo detto World Array, che sfruttano la tecnologia VLBI (Very Long Baseline Interferometry).

L' osservatorio di Arecibo ospita, in un anfiteatro naturale, il radiotelescopio più grande del mondo. Pur essendo fisso, questo telescopio capta le onde radio provenienti da una porzione sostanziale della volta celeste: la rotazione della Terra estende il campo da est a ovest, mentre lo spostamento del rivelatore sospeso al di sopra del riflettore parabolico permette di coprire una banda di 49° in direzione nord-sud. Le attività dell'osservatorio sono coordinate dall'università di Cornell in base a un accordo stipulato con la Fondazione scientifica degli Stati Uniti.

I radiotelescopi captano radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d'onda compresa tra 1 mm e 1 km circa. La sensibilità a lunghezze d'onda così elevate limita il potere risolutivo (la capacità di distinguere i dettagli) di ogni singolo strumento, rendendo necessario l'uso contemporaneo di di un telescopio per l'osservazione di un solo corpo celeste. A Socorro, nel Nuovo Messico, il Very Large Array (VLA)è composto di ben 27 elementi.


Fisica

Le onde elettromagnetiche e le loro proprietà.


Lo spettro elettromagnetico


Le radiazioni elettromagnetiche sono onde prodotte dall'oscillazione o dall'accelerazione di cariche elettriche, cioè si producono a seguito di una variazione che dura nel tempo di un campo elettrico dal valore E1 al valore E2 o magnetico dal valore B1 al valore B2 (che sono tra loro ortogonali e che perciò attribuiscono la proprietà di onde trasversali alle onde elettromagnetiche) in un punto; constano di una componente elettrica e di una magnetica e costituiscono il cosiddetto spettro elettromagnetico. Ordinate in base alla frequenza, da quelle ad alta frequenza, e quindi a piccola lunghezza d'onda, a quelle a bassa frequenza, esse sono raggi gamma, raggi X duri e molli (più e meno energetici rispettivamente), radiazione ultravioletta, luce visibile, radiazione infrarossa, microonde, e onde radio.


1. I raggi g non posseggono nè carica nè massa, quindi la loro emissione non comporta un cambiamento delle proprietà chimiche dell'atomo, ma solo la perdita di una determinata quantità di energia sotto forma di radiazione e sono dotati di un elevato potere penetrante. La loro emissione è la compensazione allo stato instabile cui perviene il nucleo con l'emissione di particelle alfa e beta. I raggi gamma e in alcuni casi possono attraversare parecchi centimetri di piombo prima di subire un sensibile rallentamento. Trovano applicazione pratica nel campo medico dove, per esempio, sono impiegati per attaccare e distruggere cellule di origine tumorale.


2. Il I raggi X o RÖntgen si producono ogni qualvolta un fascio di particelle catodiche di elevata energia viene bruscamente arrestato dalla materia (anticatodo). Il meccanismo di produzione dei raggi X deriva da due cause distinte che danno origine ad uno spettro di emissione di alta frequenza, formato da uno spettro continuo e da alcune righe sovrapposte, dipendenti dalla natura della materia interposta nel fascio catodico, chiamato spettro caratteristico. La comparsa di queste righe si spiega ammettendo che gli elettroni primari, quando hanno raggiunto una sufficiente energia, espellono dall' anticatodo alcuni elettronidelle prbite più interne. L'elettrone espulso si sposterà in un livello in cui manca qualche elettrone o sarà totalmente espulso. Tutto, naturalmente, dipende dall' energia trasferita dall'elettrone primario all'atomo. Trovano largo uso nella diagnostica medica ad esempio pe r ottenere radiografie della struttura ossea.


3. La radiazione ultravioletta (UV), invisibile all'occhio umano, presente anche nella radiazione solare, può essere prodotta artificialmente mediante scariche elettriche in un gas rarefatto; tali onde sono prodotte da atomi, da molecole e nelle scariche elettriche; dallo studio dell' interazione UV- materia si ricavano notevoli informazioni sulla struttura atomica di questa.


4. La luce consiste sostanzialmente di rapidissime oscillazioni del campo elettromagnetico, in un particolare intervallo di frequenze che possono essere rivelate dall'occhio umano, e che costituiscono il cosiddetto campo del visibile. Essa viene generata dalla diseccitazione di elettroni, atomi e molecole. I diversi colori della luce corrispondono alle diverse frequenze di vibrazione del campo elettromagnetico, che sono comprese tra circa 4,82 X 1014 vibrazioni al secondo (hertz) per la luce rossa, e circa 7,69 X1014 vibrazioni al secondo per quella violetta. Le diverse lunghezze d'onda della radiazione visibile vengono comunemente chiamate colori e suddivise come indicato di seguito.


Colore l, m f, Hz

violetto 3,90 - 4,55 10 -7 7,67 - 6,59 10 14

blu 4,55 - 4,92 10 -7 6,59 - 6,10 10 14

verde 4,92- 5,77 10 -7 6,10 - 5,20 10 14

giallo 5,77 - 5,97 10 -7  5,20 - 5,03 10 14

arancio 5,97 - 6,22 10 -7  5,03 - 4,82 10 14

rosso 6,22 - 7,80 10 -7  4,82 - 3,84 10 14


Lo spettro della luce visibile si definisce generalmente in termini di lunghezza d'onda, e va dalla lunghezza d'onda minore, che è quella del violetto, di circa 40 milionesimi di centimetro, ai 75 milionesimi di centimetro della lunghezza d'onda del rosso.


5. La radiazione infrarossa (IR) si origina principalmente per emissione puramente termica, nel senso che l' energia emessa deriva dagli urti conseguenti all' agitazione termica delle molecole, ogni volta che la materia è eccitata da una sorgente di calore. Dall' analisi dello spettro infrarosso si ricavano informazioni sulla struttura atomica della materia in relazione alla natura molecolare di essa.


6. Le microonde si ottengono quasi esclusivamente per mezzo di speciali tubi elettrici (es. klystron e magnetron) in cui si sfruttano le interazioni fra un fascio di elettroni e l'onda elettromagnetica emessa da un generatore. La regione in cui si collocano le microonde viene comunemente denominata UHF (frequenza ultra alta, rispetto alle onde radio). Applicazione delle microonde risultano essere il radar, la televisione ed i servizi telefonici.


7. Le onde radio (o herziane), per la notevole lunghezza d'onda, hanno la proprietà di superare gli ostacoli (diffrazione); sono, perciò, essenzialmente onde superficiali nel senso che si diffraggono sulla superficie terrestre, seguendone, fino ad un certo punto, la curvatura. Trovano largo impiego nei sistemi trasmittenti radiotelevisivi, e sono generate a mezzo di dispositivi elettronici del tipo dei circuiti oscillanti LC.


La consistente ampiezza dello spettro elettromagnetico ci permette di comprendere i motivi per cui i diversi tipi di radiazione abbiano differenti comportamenti quando interagiscono con la materia.


L'equazione d'onda.


In analogia con le onde elastiche il luogo dei punti in cui il campo elettrico e quello magnetico si trovano nella stessa fase di vibrazione, prende il nome di superficie d'onda che, più intuitivamente, è definibile come il luogo dei punti che separa la zona perturbata da quella non ancora perturbata. A grande distanza dal centro di emissione ogni superficie d'onda può considerarsi onda piana sinusoidale la cui equazione è


E = E0 sin 2p ( t/ T - x/ l ) (1)


B = B0 sin 2p ( t/ T - x/ l ) (2)


in cui T e l sono rispettivamente periodo e lunghezza d'onda, mentre x individua la posizione del fronte d'onda lungo la direzione X.

Presentando tutte le caratteristiche del moto ondulatorio le onde elettromagnetiche possono dar luogo a fenomeni di diffrazione e interferenza.


La propagazione delle radiazioni elettromagnetiche e loro velocità.


Per considerare le modalità di propagazone della radiazone eelettromagnetica nello spazio è necessario far uso, a livello quantitativo, della terza e dela quarta equazione di Maxwell, di cui si ricorda di seguito il significato:


1. un campo elettrico variabile nel tempo genera in direzione perpendicolare a se stesso, un campo magnetico pure variabile;


2. un campo magnetico variabile nel tempo genera, nella direzone perpendicolare a se stesso, un campo elettrico pure variabile.


Si consideri un punto P posto in una generica zona di radiazione. Nell'intorno del punto P, a seguito di una variazione del campo elettrico dal valore E1 al vaore E2> E1, si genera (terza equazione di Maxwell) un campo magnetico non stazionario. Se si considera un punto T, posto ad una certa distanza da P, in esso il campo magnetico non si genera istantaneamente, bensì con un ritardo che è tanto maggiore quanto più è lontano il punto T da P. Non potrebbe essere altrimenti dal momento che tutti i segnali si propagano nello spazio con velocità finita. Inoltre in ogni punto T, il campo magnetico indotto risulta essere perpendicolare al campo elettrico e varia nel tempo con le stesse modalità di quest'ultimo. Si consideri ora un punto R, posto nell'intorno di T. A seguito del campo magnetico variabile presente in T verrà indotto in R (quarta equazione di Maxwell) un campo elettrico anch' esso varabile, perpendicolare al campo magnetico e quindi parallelo al campo elettrico originario. Quest'ultimo campo elettrico assumerà via via tutti i valori del campo elettrico iniziale, anche se con un ritardo dovuto nuovamente alla velocità finita di propagazione dei segnali. Questo processo prosegue nello spazio attorno al punto iniziale sede del campo non stazionario nella direzione perpendicolare sia a E che a B.

Il risultato finale è quindi la propagazione del campo elettromagnetico attraverso lo spazio e la sua successione periodica di perturbazioni, che si definisce onda elettromagnetica.


Una peculiarità essenziale di questo tipo di radiazione sta nella distribuzione dell'intensità (ampiezza) I delle onde emesse nello spazio. Tramite esperimenti è stato dimostrato che l'ampiezza risulta massima nella direzone perpendicolare all'asse di un' antenna a dipolo elettrico, mentre assume valore zero nella direzione ad esso parallela. Se comunque le dimensioni dell'antenna sono sufficientemente piccole rispetto allo spazio entro cui l'onda si propaga, possiamo rappresentare la successione periodica di impulsi emessi mediante fronti d'onda sferici, che si propagano nello spazio in tutte le direzioni. La radiazone elettromagnetica si allontana quindi dalla sorgente (il circuito oscillante) raggiungendo nello stesso istante tutti i punti posti alla stessa distanza da essa. In questo senso le onde elettromagnetiche si comportano in modo analogo a quello dele onde prodotte da un ondoscopio, quando mediante una punta si colpisce ritmicamente sulla sua superficie. Al pari delle onde generate dall'ondoscopio o quelle generate lungo una fune, anche per le onde elettromagnetiche è possibile definire determinate grandezze caratteristiche quali:


1. il periodo T, inteso come l'intervallo di tempo dopo il quale il campo E e il campo B riassumono i valori iniziali;


2. la lunghezza d'onda l, definita come lo spazio che intercorre tra due punti tra loro in fase;


3. la frequenza f, intesa come il numero di oscillazioni compiute nell'unità di tempo (evidentemente la f dell' onda sarà uguale a quella del circuito oscillante che l' ha generata).


Inoltre anche le onde elettromagnetiche, al pari degli altri tipi di onde, valgono, per le grandezze appena definite, le relazioni


l= vT (3)


l= v/ f (4)


dove con v indica la velocità di propagazione.


Se un osservatore fosse posto in un punto qualsiasi lungo la direzione di avanzamento dell'onda, vedrebbe oscillare i vettori E e B con andamento sinusoidale. A questo punto è possibile rendersi conto del motivo per cui le onde elettromagnetiche possono propagarsi anche nello spazio vuoto. Infatti a differenza delle altre onde, per le quali risultava essenziale ai fini della propagazione la presenza di un mezzo materiale, dal momento che la trasmissione nello spazio avveniva in ogni caso a mezzo di particelle oscillanti, per le onde elettromagnetiche ciò che oscilla non è qualcosa di 'materiale', bensì i valori dell'intensità del campo elettrico E e di quello magnetico B.


Partendo dalle due leggi di Maxwell circa la circuitazione dei campi elettrico e magnetico (terza e quarta equazione), è possibile ottenere il valore della velocità con cui un' onda elettromagnetica si propaga.

Allo scopo si consideri il caso particolare di un campo elettrico ed campo magnetico costanti e tra loro perpendicolari, che ad un certo istante sono localizzati nella regione di spazio vuoto delimitata da un piano G che risulta parallelo ai campi stessi. All'istante t, che consideriamo come iniziale, il piano indicato coincide con il fronte d'onda avanzante con velocità v che si vuole determinare. Si consideri ora una spira rettangolare ABCD che all'istante t iniziale si trovi parzialmente immersa nel campo elettromagnetico. Siano CD (dentro il campo) e AB (fuori dal campo) della spira, paralleli alla direzione del campo elettrico E. Nell' intervallo Dt il fronte d'onda, coincidente inizialmente con G, avanza verso destra di un tratto


Dx= vDt (5)


per cui il flusso FB del campo magnetico subisce una variazione DFB a seguito dell'aumneto DS della superficie della spira investita dalle linee di forza del campo magnetico B. La variazione DFB del flusso sarà


DFB= BDS (6)


DFB= BavDt (7)


dove con a s'intende la lunghezza del lato AB. Nota la variazione di flusso DFB, si può scrivere la legge della circuitazione del campo elettrico nei seguenti termini


C(E) = DFB/ Dt (8)


C(E)= - Bav (9)


E' chiaro che l'unico contributo alla circuitazione derivi dal lato CD= a: infatti lungo i lati AD e BC la circuitazione è nulla essendo gli stessi perpendicolari al campo elettrico E (cosa = 0), mentre per il lato AB, esterno al campo, si ha E= 0. Nel tratto CD la direzione del campo E è parallela al percorso lungo il quale viene calcolata la circuitazione, per cui essendo


a= 0 (10)


segue


cosa = 1 (11)


e quindi


C(E) = Ea (12)


Essendo però


E= Bv (13)


C(E) =Bva (14)


da cui segue


v = E/B (15)


per cui il campo elettromagnetico considerato è compatibile con le equazioni di Maxwell purchè il rapporto tra le intensità dei campi, elettrico e magnetico, sia uguale alla velocità v del fronte d' onda.


Si consideri una seconda spira rettangolare A'B'C'D' anch' essa parzialmente immersa, all' istante t, nel campo elettromagnetico, ma ruotata rispetto alla prima di 90°, in modo che i lati A'B' (esterno al campo) e C'D' (interno al campo) risultino paralleli alla direzione del campo magnetico B. In questa ipotesi nell' intervallo Dt in cui il fronte d'onda avanza del tratto Dx= vDt, è ora il flusso DFE del campo elettrico a subire una variazione a seguito dell'aumento


DS' = a' vDt (16)


della superficie investita dalle linee di forza del campo elettrico E, per cui


DFE= E a' vDt (17)


dove a' è la lungheza del lato A'B'. Nota la variazione del flusso del campo elettrico si può scrivere la legge della circuitazione C(B) del campo magnetico nel vuoto, nei seguenti termini


C(B) = (DFE/Dt) e0 m0 (18)


C(B) =e0 m0 Ea'v (19)


Tramite considerzioni analoghe alle precedenti, è possibile concludere che l'unico contributo alla circuitazione C(B) del campo magnetico proviene dal lato C'D' ed ha valore


C(B) =Ba' (20)


Sostituendo tale valore nella (19) si ottiene


Ba' = e0 m0 Ea'v (21)


e quindi


E/B = (1/ v) (1/ e0 m0) (22)


per cui si può affermare che il campo elettromagnetico è compatibile con le equazioni di Maxwell purchè il rapporto tra le intensità dei campi E e B soddisfi la (22).


Confrontando la (15) con la (22) si ottiene che


v = (1/ v) (1/ e0 m0) (23)


v2 = (1/ e0 m0) (24)


ossia


v =1/(e0 m0) 1/2 (25)


e sostituendo e0= 4 p 10 -7 N/A e m0 = 8.854 10 -12 C2 /Nm2 si ottiene


v = 299.792 km/s (26)


per cui


c =1/(e0 m0) 1/2 (27)


La propagazione di un' onda elettromagnetica nel vuoto è prossima alla velocità c della luce sempre calcolata nel vuoto. Tale risultato, però, impone alcune considerazioni:


1. se ne ricava che la luce non è altro che un'onda elettromagnetica di una ben determinata frequenza;


2. poichè il valore della velocità di propagazione è dato in funzione di due costanti universali quali e0 e m0, qualunque altro osservatore disposto su un generico sistema di riferimento inerziale di moto, rispetto a noi, applicando nello stesso modo le equazioni di Maxwell, giungerebbe allo stesso risultato. Questa considerazione risulta però essere in contrasto con il principio di relatività galileiano, per cui si è indotti a pensare che le equazioni di Maxwell contengano elementi di rottura con la fisica classica.

Storia


Ricerca scientifica + Tecnologia = Mondo Contemporaneo.


XIX secolo: inizio della 'collaborazione' scienze- tecnologie

e crisi economica del 1921 e 1929


Lo sviluppo industriale verificatosi nella seconda metà dell'Ottocento dà una crescente importanza alla borghesia europea, che riesca ad affermare i propri modelli di vita, basati sulla forza attribuita al denaro al di sopra di ogni cosa.

Una notevole importanza assume la scienza sperimentale (cioè con applicazioni sul piano pratico, concreto), che comincia ad essere sistematicamente applicata all'industria. Si sviluppano la fisica dei gas e la termodinamica: l'industria, infatti, si basa, nella seconda metà del secolo, in particolare sull'utilizzazione dei gas e dell'energia termica.

Gli uomini dell'epoca vedono nella scienza la possibilità di promuovere un progresso continuo. Gli scienziati si preoccupano che le loro scoperte e le loro invenzioni abbiano una concreta utilizzazione pratica. Essi poi ritengono che le scienze abbiano addirittura raggiunto una conoscenza definitiva delle leggi della natura.

Trionfa una nuova corrente di filosofia e di cultura, che prende il nome di positivismo, in quanto ritiene che ciò che più conta siano i 'fatti positivi', cioè direttamente osservabili e analizzabili dalla scienza. Al centro dela riflessione filosofica vi è cioè la scienza, che rivela, secondo i positivisti, la vera natura del Mondo e della vita umana.

Dopo il 1830, parallelemente allo sviluppo del liberalismo, in Gran Bretagna e in Francia si affermò una grande spinta espansionistica verso il mondo extraeuropeo, la quale si espresse nella conquista di nuove colonie, oppure nella modernizzazione del sistema amministrativo di quelle esistenti, oppure nell' aspirazione ad un crescente controllo su Paesi di antica indipendenza ma troppo deboli per resistere alla pressione di grandi potenze europee (l'espansione coloniale in Africa è favorita dall'apertura del Canale di Suez nel 1869 e dalla scoperta del bacino del fiume Congo nel 1874). Gli anni '40 furono cruciali sotto questo profilo.

Tra gli ultimi anni dell'Ottocento ed i primi del Novecento il mondo industrializzato vive una fase di grande sviluppo, determinata soprattutto dalle nuove conquiste della scienza e della tecnica. Si verifica un'eccezionale espansione capiotalistica, a cui corrisponde un enorme incremento della quantità di moneta i circolazione nel Mondo, in seguito allo sfruttamento dei giacimenti auriferi del Sud Africa.

Un'invenzione di notevole importanza, destinata a a dare grande slancio allo sviluppo industriale, è quella del motore diesel (1892), in grado di utilizzare quale combustibile la nafta, ricavata dalla distillazione del petrolio greggio. Un primo campo d'investimento è costituito dal settore cantieristico- navale, dato che la convenienza ad installare il novo motore a bordo delle navi spinge le compagnie di navigazione a rinnovare le proprie flotte mercantili, in maniera ben più completa di quanto non fosse accaduto qualche decennio prima, con il passaggio dalla navigazione a vela a quella a motore. Ciò significa, per molti anni, un flusso cospicuo di investimenti per le compagnie e di ordinazioni per l'industria cantieristica.

Un secondo campo di investimento che il motore a nafta apre allo sviluppo industriale è quell del petolio. Grandi giacimenti petroliferi sono cercati e sfruttati in ogni parte del mondo: oltre che in America, nel Caucas russo, nella Galizia austriaca, nel Borneo olandese. Si apre quindi, nella storia dell'economia mondiale, l'epoca del petroli, ch ed'ora in poi accrescerà continuamente la sua importanza rispetto al carbone.

Un altro importante fattore di sviluppo industriale è costituito dalla produzione dell'acciaio, e anche di un acciaio speciale, inventato dal gruppo tedesco Krupp, e resistente a tutti i più comuni proiettili. Questo nuovo tipo di acciaio viene ben presto utilizzato nella costruzione di grandi unità navali corazzate, aprendo, così, un nuovo campo d'affari alle industrie pesanti.

Grande sviluppo ha anche l'industria chimica. Si cominciano a produrre fibre artificiali simili alla seta, ma molto meno costose, fu inventata la dinamite.

Inoltre, per sopperire alle necessità alimentari di popolazioni in rapido aumento, si sviluppa la produzione di fertilizzanti chimici per il terreno.

Ma ciò che di più caratterizza la nuova epoca è l'elettricità. Studiata scientificamente sin da Settecento, essa non ha tuttavia conosciuto alcuna vera e propria applicazione industriale sino alla fine dell'Ottocento. Risale agli inizi del Novecento la costruzioe di gigantesche gru elettriche, che trasfrmano profondamente i sistemi di lavoro nei porti, nei cantieri navali e nelle industrie, in particolare in quelle metalmeccaniche. Un altro straordinario campo d'applicazione dell'energia elettrica è costituito dall'elettrometallurgia, che consente una vasta produzione d'acciai speciali e di allluminio.

Sono poi compiute altre invenzioni, destinate a creare mutamenti profondi nella vita stessa dell'umanità, nel suo modo di vivere e di pensare: il telefono, l'automobile, la radio, il cinematografo e l'aereoplano.


Distribuzione della produzione industriale mondiale (%) 1870  1881- 1885 1896- 1900 1906- 1910 1913

USA 23.3 28.6 30.1 35.3 35.8

Germania 13.2 13.9 16.6 15.9 15.7

Regno Unito 31.8 26.6 19.5 14.7 14

Francia 10.3 8.6 7.1 6.4 6.4

Finlandia   0.1 0.3 0.3 0.3

Italia 2.4 2.4 2.7 2.7 3.1

Canada 1 1.3 1.4 2.3 2

Belgio 2.9 2.5 2.2 2.1 2

Svezia 0.4 0.6 1.1 1 1.1

Russia 3.7 3.5 5 5.5 5

Giappone     0.6 1.2 1

India 11 12 1.1 1.1 1.2

Altri Paesi     12.3 11.9 12


Fonte: Lèon, Storia economica e sociale del mondo.


Si formano in questo periodo grandi concentrazioni industriali: cioè gruppi industriali si associano pe rfar fronte agli enormi investimenti richiesti dai nuovi settori dell'attività industriale ed economica, e per controllarla.

Una nuova funzione acquistano le banche, che forniscono i finanziamenti necessari per lo sviluppo dela produzione industriale, anche attraverso crediti a lungo termine. I gruppi industriali europei investono capitali negli altri continenti pe raccapparrarsi le materie prime indispensabili allo sviluppo di nuovi settori industriali. Non soltanto le colonie sono investite da questo processo: capitali europei sono impiegati anche in altri Paesi dell'America e dell'Asia. Si può affermare cioè che i grandi gruppi capitalistici si spartiscono il mondo, sostenuti dal loro Paese, sia per riceverne ordinazioni (armi, navi, petrolio), sia per averne l'appoggio nello sfruttamento dei Paesi dipendenti e nella lotta contro grupppi industriali stranieri. Per la grande industria era dunque una questione di sopravvivenza trovare possibilità di sbocco per le merci, e garantirsi la continuità della produzione. A conferma di quanto appena detto è la situazione economica che si viene a delineare a termine del primo conflitto mondiale.

Durante la guerra del 1914- 1918, le esigenze belliche e la necessità di controllare le risorse in regime di scarsità avevano portat a un intervento massiccio dello Stato nell'economia, che acquistò anche in Gran Bretagna, roccaforte del liberalismo, il carattere di una 'economia diretta', cioè sottoposta al controllo dello Stato, divenuto il maggio acquirente.I rapporti internazionali furono filtrati attraverso gli interessi dei gruppi economici dominanti; il che volle dire che i conflitti imperialistici riamsero più che mai operanti.

In questa situazione si può ben capire come le difficoltà economiche venissero affrontate dalle classi dirigenti specie in Europa accentuando il rapporto fra lo Stato e il grande capitale. Era irrimediabilmente finita l'epoca in cui si poteva pensare che il libero gioco delle forze economiche potesse costituire il motore delo sviluppo. Le gravissime difficoltà negli scambi internazionali e il giganteggiare dei nazionalismi economici diventarono i tratti dominanti di un capitalismo incapace di trovare equilibri stabili e quindi le ragioni profonde di una nuova guera mondiale.

Il 1919- 1920 aveva visto un'intensa ripresa della produzione industriale, stimolata dalla fine della guerra e dalle necessità immediate della ricostruzione. Non appena essa ebbe raggiunto i suoi primi risultati, la domanda tese a contrarsi e i prezzi scesero. La crisi assunse un carattere generale agli inizi del 1921 a causa di una sovrapproduzione che non trovava la possibilità di smercio. L'inflazione, conseguenza dell'incapacità di far fronte ai bisogni sociali con un amassa adeguata di beni reali, diventò un vero e proprio 'cancro'. Il costo dell avita cresceva spaventosamente; stampare cartamoneta diventò un mezzo tanto inevitabile quanto inefficace. Il marco tedesco ebbe un crollo spaventoso, tanto che un kilo di burro costava 5.600 miliardi di marchi.

Il segno della ripresa venne dagli USA, dove già nel 1922 iniziò un periodo di ripresa, ch eebbe effetti abbastanza rapidi anche in Europa.

Preoccupati che la Germania, in preda a un'inflazione incontrolata, senza sbocchi sufficienti per le proprie esportazioni, gravata dal peso delle riparazioni di guerra, crollasse aprendo le porte ad una rivoluzione socialista, gli Stati Uniti presero, nel 1924, l'iniziativa di soccorrere l'economa tedesca con un piano elaborato dal generale Dawes, presidente della Commissione interalleata per le riparazioni. La Germania ricevette un prestito di 800 milioni di marchi-oro, proveninte quasi totalmente dagli USA, così da poter essere messa in condizione di incrementere la produzione e pagare l eriparazioni anch esotto form adi merci. Il marco così si consolidò; l'industria ebbe basi più salde. Fra 1924 e 1929 i legami fra USA e Germania si intensificarono in modo crescente e l'industria tedesca potè tornare a essee la prima nel continente. Ma una nuova grande crisi nel 1929, partita dagli Stati Uniti e qui estesasi in Europa, rimise in gioco l'intera situazione.

Dopo essersi concentrati sugli investimenti esteri e con un'economia in continua crescita, nel 1927 i finanzieri di Wall Street rivolsero la propria attenzione al mercato interno e cominciarono ad acquistare azioni in borsa provocando un aumento dei prezzi. Con il continuo incremento del volume degli acquisti i prezzi diventarono sempre più alti e si creò così un boom apparentemente naturale che spinse gran parte del pubblico a investire i propri capitali in borsa: si stima che a metà del 1929 circa nove milioni di statunitensi su una popolazione di centoventidue milioni avesse investito del capitale in borsa. Molti impegnarono tutti i propri risparmi, incoraggiati da consulenti disonesti o incompetenti; era tale la fede nella capacità del mercato di garantire profitti eccezionali che non appena veniva avviata un'impresa, spesso con programmi ingannevoli o addirittura fraudolenti, tutti correvano ad acquistarne le azioni.

A un certo punto iniziò tuttavia a serpeggiare il timore che anche questa crescita inaspettata sarebbe cessata. La Federal Reserve Bank, la banca centrale statunitense, alzò allora il tasso di interesse, ma solo dell'1%, e suggerì alle banche di non concedere denaro in prestito per gli investimenti in borsa, suggerimento in seguito ritirato dietro pressione di uno dei suoi direttori che aveva forti interessi nelle operazioni di borsa. Alcuni operatori finanziari decisero che avrebbero potuto realizzare un maggior profitto trasformandosi da speculatori al rialzo in speculatori al ribasso e iniziarono a svendere le proprie azioni. La vendita delle azioni acquistò gradualmente velocità e il 23 ottobre più di sei milioni di azioni vennero negoziate a prezzi sempre più bassi. Il giorno seguente, il 'giovedì nero', ne furono negoziate più del doppio. Il lunedì nove milioni di azioni cambiarono di mano; il valore delle azioni era calato di quattordici miliardi di dollari in meno di una settimana. Poi, il 'martedì nero', si verificò il crollo della borsa; il prezzo delle azioni di numerose imprese di grandi dimensioni, come la General Electric, precipitò. Quel giorno più di sedici milioni di azioni vennero negoziate e il valore delle stesse calò di altri dieci miliardi di dollari. La brusca caduta delle quotazioni azionarie di Wall Street del 1929 provocò una serie di reazioni a catena. Le banche americane cominciarono a esigere la restituzione dei prestiti esteri, mentre sempre più numerosi clienti cominciarono a ritirare i loro depositi, provocando così il collasso di molti istituti di credito. La mancanza di liquidità comportò una drastica riduzione degli investimenti nell'industria e una contrazione della domanda di prodotti industriali e agricoli. Ciò indusse un'ulteriore contrazione del mercato creditizio, tanto che nel 1932 gran parte delle banche degli Stati Uniti erano fallite. Ciò ebbe un riflesso immediato sulle altre borse degli Stati Uniti, da Chicago a San Francisco.


In Germania il ritiro dei finanziamenti esteri e la disoccupazione di massa aprirono la strada all'affermazione del nazismo e all'ascesa al potere di Adolf Hitler. Regimi d'ispirazione fascista o ultranazionalisti sorsero anche nei Balcani e nell'Europa danubiana. Un movimento filofascista sorse pure in Gran Bretagna per opera di Oswald Mosley, già membro del Partito laburista. Nonostante le impegnative misure messe in atto in molti paesi per superare la Grande Depressione, dal varo di piani assistenziali a politiche economiche autarchiche, gli strascichi della crisi si protrassero per tutti gli anni Trenta, fornendo terreno fertile per le forze che determinarono lo scoppio della seconda guerra mondiale. La spirale della crisi portò con sè una disoccupazione di massa senza precedenti: 14 milioni di disoccupati negli Stati Uniti, 6 in Germania, 3 in Gran Bretagna. In Australia il tasso di disoccupazione raggiunse livelli record. Un po' ovunque si ebbe anche un peggioramento del tenore di vita medio. In Gran Bretagna fin verso la metà degli anni Trenta circa un quinto della popolazione aveva un reddito inferiore al minimo vitale. Nelle zone più depresse del paese ciò diede origine alle cosiddette marce contro la fame come il memorabile corteo di disoccupati che nel 1934 sfilò da Jarrow, nel nord-est dell'Inghilterra, sino a Londra. Le ripercussioni politiche della crisi furono dirompenti. In generale l'uscita dalla recessione fu accompagnata da politiche protezionistiche e di intervento dello stato nell'economia. Negli Stati Uniti ciò coincise con l'elezione alla presidenza di Franklin Delano Roosevelt e l'avvio del New Deal nel 1933.

Il superamento della crisi avvenne senza che in nessun Paese capitalistico avesse luogo una rivoluzione socialista. Quel che invece risultò fu un accresciuto, e definitivamente riconosciuto, ruolo dello Stato in materia economica e quindi un'organica unione fra grande capitale e direzione statale. In sostanza la crsi del 1929 venne superata portando il capitalismo monopolistico a una ulteriore fase di sviluppo, alla fase cioè in cui i cartelli (cioè la fusione in senso orizzontale di imprese dello stesso ramo produttivo) e i trust (cioè l'assorbimento, sotto una direzione unificata, di una serie di imprese interessate a tutta una gamma di trasformazioni di un prodotto) presero a pianificare il loro intervento e controllo delle economie nazionali in diretto rapporto con la politica statale.


La nuova rivoluzione tecnico- scientifica: l'età dei computers e la conquista dello spazio


Le basi dello sviluppo produttivo moderno continuano a poggiare, come già all'epoca della prima rivoluzione industriale, sui fattori contingenti dell'applicazione della scienza alla tecnica, della disponibilità di materie prime, dell'impiego della forza lavoro dell'uomo, dell'organizzazione delle imprese. Sennonchè i contenuti di questi fattori e i loro reciproci rapporti sono grandemente mutati nel corso del tempo, e ora continuano a mutare con un a rapidità senza precedenti. Le macchine che erano state protagoniste della prima rivoluzione industriale non erano'intelligenti' e richiedevano per il loro funzionamento l'intervento diretto e costante dell'uomo. Noi oggi viviamo in un'epoca in cui è in piena fase di sviluppo una scienza, la cibernetica, che mira a riprodurre operazioni proprie del cervello umano in complessi artificiali, i quali, una volta creati dall'uomo, sono in grado di compiere autonomamente operazioni che nessun singolo e neppur alcun grupppo collettivo sarebbe in grado di fare, appure potrebbe compiere soltanto in tempi indefinitivamente lunghi e con un immmenso dispiego e spreco di energie. I computers costituiscono l'espressione per eccellenza della cibernetica. Essa, consentendo di combinare l'intelligenza dei calcolatori con macchine esecutive, permette a sua volta di automizzare interi processi produttivi, diminuendo drasticamente il bisogno di manodopera, e creando così problemi spesso rilevanti per l'occupazione. Inoltre va osservato che i processi di automazione richiedono una manodopera specializzata, cioè tecnici e non operai tradizionali. In generale, l'economia è tanto più sviluppata quanto più riduce il settore basato sulle macchine tradizionali e aumenta quelli fondati sull'elaborazione delle informazioni (informatica), sull'automazione della loro trasmissione e diffusione (telematica), sull'applicazione dell'automazione alla produzione industriale.

Lo sviluppo favorisce dunque la dilatazione del settore dei servizi rispetto a quello dell aproduzione in fabbrica. Nata in Germania nel 1941, la cibernetica si è poi largamente sviluppata a partire dagli anni '50 negli USA, e oggi è diffusa in tutto il mondo sviluppato e vede il Giappone sfidare gli Stati Unitui. Questi due ultimi Paesi sono le sedi dei più avanzati processi scientifico- tecnologici. Dal punto di vista sociale, una delle conseguenze decisive è il fatto che le classi sociali frutto dei processi di modernizzazione legati all aprima rivoluzione industriale stanno subendo profondi mutamenti. La classe operaia tradizionale va drasticamente diminuendo; i conflitti politico- ideologici aventi la loro origine negli scontri di classe di matrice ottocentesca cedono il posto ad altri tipi di conflitti a danno luogo a diversi orientamenti culturali e ideologici.

Il controllo degli strumenti di produzione è sempre meno affidato, al contrario di quanto avveniva nel corso delle prime fasi dell'industrializzazione, ai proprietari- imprenditori. Con l'ingigantimento delle imprese si è assistito da un lato al passaggio nelle mani di dirigenti di professione (i managers) della conduzione capitalistica e dall'altro all'internazionalizzazione massiccia delle sfere di azione delle grandi multinazionali.


Se negli anni '30 e '40 la fisica ha dato luogo a quella 'rivoluzione nucleare' che ha portato alla creazione per un verso delle armi più distruttive della storia e per l'altro di nuove centrali per la produzione di energia, i decenni successivi hanno visto due nuove 'rivoluzioni', attualmente ancora in pieno sviluppo: la conquista dello spazio e la rivoluzione bilogica, che può essere considerata la conquista dello

spazio non 'esterno' ma 'interno'.

E' stata l'URSS a ottenere i primi clamorosi successi in quella che possiamo definire la 'rivoluzione spaziale'. Il 4 ottobre 1957 i sovietici hanno lanciato il satellite artificiale Sputnik; il 12 Settembre del 1959 il Lunik 2 raggiunse la Luna; il 12 Aprile 1961 Jurij Gagarin effettuò il primo volo intorno alla Terra a una altitudine di 327 Km e ala velocità di 28.000 Km/h. Gli Stati Uniti, dopo i primi successi russi, compirono enormi sforz per supplire al gap spaziale e conquistarono i primato.

Lanciato il 31 Gennaio 1958 il loro primo satellite artificiale, il 20 Luglio 1969 riuscirono con l'Apollo 11 a portare un equipaggio umano sulla Luna. Dopo di allora le due superpotenze hanno continuato nella loro 'gara', ulteriormente allargando il raggio delle conquiste spaziali: nel 1971 le sonde Mars 2 e Mars 3 (URSS) raggiungono Marte, su cui si schiantarono dopo poche orbite; nel 1972- 73 le sonde statunitensi Pioneer 10 e 11 passano la fascia di asteroidi presente tra Marte e Giove, sorvolano Giove e, la Pioneer 11, Saturno; nel 1975 le sonde Venera 9 eVenera 10 (URSS) raggiungono Venere; nell'Agosto 1977 Voyager 1 e Voyager 2 lasciano la Terra, sorvolano Giove, Saturno, Urano, Nettuno e il Voyager 2, ancora in funzione, è al momento fuori dal Sistema Solare.

Oggi un gran numero di satelliti artificiali ruotano attorno al pianeta, adempiendo a funzioni pacifiche (trasmissioni TV o telefoniche, metereologiche) e a funzioni di spionaggio vario. La conquista dello spazio ha assunto dimensioni tali che è nato un diritto spaziale e nel 1966 USA e URSS hanno posto all'ordine del giorno la necessità di controllare lo spazio ponendolo al servizio di usi pacifici.

Mentre si sviluppava la conquista dello spazio esterno è andata del pari prendendo una crescent eimportanza, anche qui incrociandosi in maniera per tanti aspetti difficlmente separabile affinità pacifiche e finalità militari, la 'rivoluzione biologica': si esprime in una serie di scoperte e nell'elaborazione di tecnologie che riguardano campi di applicazione come il trapianto di organi sia umani che artificiali, importanti processi di manipolazione applicati al mondo animale in generale, l'uso di droghe per il controllo degli stati emotivi e intellettuali. L'ingegneria genetica è diventata una branca fondamentale della scienza e della tecnologia contemporanee. La rivoluzione biologica ha come principale conseguenza di alterare basi millenarie dell'esistenza umana, e quindi pone non solo grandi interrogativi culturali, ma anche etici.

Storia dell' arte

L'architettura moderna: conseguenza dello sviluppo tecnologico.


L'architettura moderna


Alla fine del XIX secolo si cercò di rompere completamente con le tradizioni precedenti. In tutta Europa si diffuse un linguaggio architettonico caratterizzato dall'utilizzo di forme organiche e vegetali, variamente denominato Art Nouveau, Jugendstil, Liberty. In Spagna Antoni Gaudì realizzò a Barcellona una serie di opere di grande potenza fantastica, tra cui la chiesa della Sagrada Familia (iniziata nel 1883 e non ancora terminata). Lo sviluppo urbano portò, soprattutto negli Stati Uniti, alla elaborazione della tipologia del grattacielo, un edificio fortemente sviluppato in altezza, grazie a un'intelaiatura d'acciaio che assume tutte le funzioni di sostegno. A Chicago, Louis Sullivan , maestro di Frank Lloyd Wright, ne realizzò numerosi, tra cui il Carson, Pirie, Scott (1899-1904).Gli iniziatori dell'architettura moderna in Europa furono Otto Wagner e Adolf Loos a Vienna, Auguste Perret e Le Corbusier in Francia, Peter Behrens in Germania, Giuseppe Terragni in Italia. Essi introdussero il cemento armato nelle loro costruzioni, che si presentavano spesso lineari, severe e prive di ornamenti.

L'architettura funzionale e l'architettura razionale


La progettazione di modelli costruttivi nuovi adeguati alla società industrializzata, è legata ai nuovi materiali da costruzione:


1. il cemento armato di ferro che ha permesso le realizzazioni più audaci, dando agli architetti la massima libertà creativa;

2. le intelaiature portanti di travi e pilastri di acciaio, di grande resistenza.


Negli anni fra il 1920 e il 1930, periodo della grande prosperità americana, furono progettati e realizzati i grattacieli di New York, a Manhattan, in cui si insediarono le grandi compagnie industriali e finanziarie.

Nelle grandi città americane, come in quelle europee, il valore del suolo si innalzò enormemente e fu necessario costruire in altezza.

Oggi, con tecniche moderne, si possono costruire grattacieli di oltre cento piani e già si parla di cinquecento o più piani.

L'acciaio e le leghe di alluminio, capaci di sostenere enormi e pesantissime pareti di cristallo, hanno sostituito il cemento armato. La parete di cristallo è chiamata courtain wall, termine che si può tradurre con 'parete schermante'. Ciò significa che gli abitanti del grattacielo ricevono la luce attraverso i vetri e possono guardari fuori, mentre non sono visti da chi guarda dall'esterno.


All'eccesso di decorazioni dello stile liberty ed el floreale, si reagì con la semplificazione e l'abolizione di ogni ornamento. Dopo la prima guerra mondiale (1915-1918), si presentarono agli architetti problemi nuovi legati alla necessità di organizzare strutture urbane (quartieri operai, grandi magazzini, scuole) che rispondessero alle esigenze di uno sviluppo tecnologico industriale su larga scala.

La funzionalità fu il primo obiettivo che i costruttori si posero.

L'architettura funzionale era basata sul principio che ogni forma doveva corrispondere una precisa funzione e che nessun ornamento doveva mascherare la struttura architettonica nè tanto meno occultarne la funzione.

Il movimento pittorico astratto olandese del neoplasticismo (1917- 1922, il cui maggior esponente fu De Stijl) aveva messo in risalto l'essenzialità dele superfici e la purezza dei colori.

I nuovi costruttori scomposero lo spazio chiuso dell'edificio, costruito secondo la visione tradizionale, trasformandolo in uno spazio aperto, ottenuto con lo scollamento e l ascomposizione della scatola muraria, che fu ricomposta articolando fra loro piani verticali e orizzontali, pieni e vuoti.

All'interno dei muri perimetrali furono collocate pareti mobili e divisioni in ferro e vetro, che mettevano in comunicazione gli spazi interni, secondo le necessità fuinzionali di chi abitava nella casa.

Le costruzoni erano a profilo rettilineo e non vi era negli edifici una facciata principale, ma ogni lato era strutturato in modo egualmente interessante.

Fu abolita la tradizionale sistemazione simmetrica delle finestre e delle porte; i vuoti (balconi e finestre) prevalevano sulle superfici compatte.

I colori, applicati all' architettura, hanno lo scopo di creare effetti spaziali, di movimentare plasticamente la costruzione.

L'aspirazione a creare dei volumi architettonici semplici e puri, delle forme geometriche, portò gli architetti all'impiego di materiali da costruzione che potessero essere lavorati a macchina o stampati.

Ferro, vetro, acciaio, prodotti industrialmente, insieme al cemento armato, contribuirono a dare alle costruzioni il carattere di 'macchine per abitare'.

Nelle creazioni architettoniche degli olandesi T. G. Rietveld, Theo van Doesburg e Mies van der Rohe, le pareti sono a lastra, lisce e senza ornamenti; gli spigoli sono vivi, ad angolo retto, ed è assente il tetto tradizionale. I colori, sia ll' esterno che all' interno dele costruzioni, sono il bianco, il nero, il grigio, il giallo, il blu ed il rosso. Colori che si ripetono anche nei mobili e negli accessori.

Il funzionalismo ebbe il suo massimo sviluppo negli Stati Uniti d'America, in particolare a Chicago e New York, con gli immensi edifici con strutture in acciaio.


In Italia l'architettura moderna esordisce con il genio Antonio Sant'Elia, morto giovanissiomo nel 1916. Egli fece parte del movimento futurista, ma le sue audaci e belle creazioni architettoniche rimasero allo stato di progetto.

Il movimento moderno in Italia trovò resistenza nei conservatori ancora affezionati all'impostazione classicistica e monumentale degli edifici. Questa innata tendenza alla grandiosità fu favorita dalla cultura fascista che promuoveva l'espressione celebrativa in tutte le forme d'arte.

In Francia, l'architettura razionalista ha il suo massimo esponente in Le Corbusier (Edouard Janneret, 1887- 1965), nato in Svizzera, ma naturalizzato francese.

Egli realizzò un'architettura pienamente rispondente alle esigenze della vita moderna. Fu un grande progettista di singole costruzioni, ma anche urbanistahe che conosceva perfettamente i problemi delle città in cui lo spazio è inversamente proporzionale ala crescita demografica. Le Corbusier pensò quindi uno spazio abitabile minimo, da sovrapporre, moltiplicare in grandi costruzioni.

L'architetto considerava l'angolo retto e il cubo le forme più perfette e idonee per costruire; standarizzò le operazioni di costruzione, creando un sistema di ossatura 'standart' in cemento armato, chiamato Dom-Ino, con cui potè elevare rapidamente edifici di molti piani, mediante l' assemblaggio di moduli prefabbricati.


L'architettura nel XX secolo


Il Bauhaus


La scuola del Bauhaus, fondata nel 1919 a Weimar e trasferitasi a Dessau nel 1926, rappresenta uno dei momenti di sintesi più importanti del movimento moderno. Vi collaborarono architetti, pittori e designer di molti paesi. Il suo primo direttore fu Walter Gropius, che progettò gli edifici per la sede di Dessau. La nuova architettura mostrò le sue qualità nei quartieri popolari costruiti soprattutto nelle città tedesche a partire dagli anni Venti, ad esempio il quartiere Weissenhof di Stoccarda. Le tipologie abitative proposte tendevano a migliorare le condizioni di vita dell'uomo comune, fornendo dei migliori standard qualitativi. Con l'avvento del nazismo, nel 1933, molti architetti tedeschi, fra i quali Gropius, Marcel Breuer e Ludwig Mies van der Rohe, si trasferirono negli Stati Uniti, dove continuarono il lavoro svolto in Europa sia nel campo della progettazione architettonica, sia nell'insegnamento. Le Corbusier ebbe un grandissimo seguito. Le sue pubblicazioni proponevano una sorta di 'estetica della macchina' e incoraggiavano ad abbandonare le città tradizionali per vivere e lavorare in grattacieli disposti uniformemente in vasti parchi. La Ville Savoie (1929-1930) mette in opera i celebri cinque punti teorizzati da Le Corbusier: pilotis, pianta libera, facciata libera, finestra a nastro e tetto-giardino. In seguito realizzò la cappella di Ronchamp (1950-1955) e il monastero di La Tourette (1957-1960). Negli anni Cinquanta tracciò il piano urbanistico della nuova capitale del Punjab, Chandigarh.


Architettura ingegneristica


Il XX secolo si caratterizza per il grande fiorire di opere strutturali inusitate in cemento armato, unione di fantasia e razionalità. Robert Maillart, Eugène Freyssinet e Pier Luigi Nervi si distinsero in questo campo per l'originalità delle soluzioni. Alvar Aalto diede il suo contributo allo sviluppo dell'architettura moderna facendo ricorso a materiali naturali (pietra, legno e rame). Louis Kahn riattualizzò alcune forme simboliche dell'architettura classica romana, come nei grandiosi edifici per la capitale del Bangladesh, Dacca.


Lo Stile Internazionale


Il termine Stile Internazionale si diffuse dopo un'esposizione di architettura organizzata nel 1932 presso il Museum of Modern Art di New York, in occasione della quale Henry-Russell Hitchcock e Philip Johnson scrissero un libro intitolato 'Lo Stile Internazionale: Architettura dal 1922'. Un nome alternativo per indicare i suoi rappresentanti era Movimento Moderno Internazionale, mentre il termine funzionalismo denotava l'intenzione di alcuni architetti del Movimento Moderno di progettare edifici che accordassero considerazioni tanto estetiche quanto funzionali. L'etichetta 'Stile Internazionale' (International Style) indica quell'architettura che discende dai principi del funzionalismo degli anni Trenta e che ne assume gli aspetti puramente formali. Per le sue caratteristiche l'International Style venne utilizzato nei più diversi contesti, senza preoccuparsi di adattarsi alle condizioni morfologiche e climatiche locali. Un'eccezione è rappresentata dagli edifici per uffici e dai grattacieli di Ludwig Mies van der Rohe. In particolare, nel Seagram Building di New York (1958), predomina una severa eleganza e una ingegnosa proporzionalità, che ne fanno l'apoteosi del modernismo.

Esso si sviluppò all'inizio del XX secolo, che segnò una radicale frattura nei confronti delle forme architettoniche tradizionali, sfruttando le possibilità strutturali offerte dai nuovi materiali, soprattutto il cemento. Lo stile internazionale è caratterizzato da strutture lineari, spesso asimmetriche, e da superfici uniformi, disadorne, traforate da file di finestre in telai d'acciaio. Gli interni solitamente presentano piante libere, aperte. Anche se le origini dello Stile internazionale risalgono alla fine del XIX secolo, i suoi primi esempi significativi furono creati negli anni Venti da architetti come Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe, J.J.P. Oud e Le Corbusier.

A partire dal 1923 Le Corbusier formulò i principi che avrebbero caratterizzato le sue brillanti realizzazioni dei tardi anni Venti. Nel saggio ' Verso un'architettura', affermò che ogni architettura, anche quella contemporanea, deve contenere le forme geometriche elementari, come cubi e cilindri, presenti nei templi classici. Al tempo stesso, promuoveva anche un nuovo linguaggio architettonico adatto alla modernità, basato sull''estetica delle macchine', affiancando in un brillante paragone fotografie di templi classici e automobili, e indicandoli come autentica espressione delle rispettive epoche. La sfida degli architetti moderni, sosteneva, era quella di costruire edifici conformi agli standard industriali dell'automobile.

Il 1923 fu segnato anche da un evento fondamentale, l'inizio della costruzione della Schroder House di Gerrit Rietveld a Utrecht, in Olanda. Come Le Corbusier, Rietveld era profondamente legato agli sviluppi dell'avanguardia in altri ambiti artistici. Le forme rettangolari e i colori primari, dominati dal bianco e dal grigio, che compaiono nelle opere dei pittori di De Stijl, il gruppo di cui Rietveld faceva parte con Piet Mondrian e Theo Van Doesburg sono evidenti anche nella Schroder House. Altra memorabili caratteristiche dell'edificio sono la riuscita integrazione di architettura e infissi, fonti di luce e arredi, oltre alla costruzione esterna a superfici piane che si intersecano e si estendono nell'ambiente circostante, così da suggerire una notevole impressione di leggerezza. L'influenza di De Stijl si estese fuori dall'Olanda e fu sentita in modo particolarmente intenso nei primi anni Venti presso il Bauhaus di Weimar, in Germania.


Nel 1922, tuttavia, Van Doesburg tenne al Bauhaus una serie di lezioni che, unitamente ad altre influenze, determinarono un decisivo cambiamento nell'orientamento della scuola. L'edificio creato da Gropius per il Bauhaus nel 1925- 1926, nella nuova sede di Dessau, costituisce un esempio evidente del nuovo approccio. I semplici blocchi disadorni, con ampie pareti di vetro, costituiscono uno dei più importanti tra i primi traguardi dello Stile Internazionale. Benchè il Bauhaus sotto la direzione di Gropius prosperasse, anche altri gruppi, come Der Ring, giocarono un ruolo estremamente importante nello sviluppo dell'architettura tedesca. Di Der Ring facevano parte architetti come Bruno Taut e Ludwig Mies van der Rohe, che nel 1926 divenne anche vicepresidente del Deutscher Werkbund e, benchè subito dopo il primo conflitto mondiale si fosse mosso nell'ambito dell'espressionismo, a partire dal 1923 aveva sviluppato uno stile rigoroso e razionale. Tra le sue più importanti realizzazioni del periodo si annoverano una struttura provvisoria, il padiglione tedesco per l'Esposizione di Barcellona del 1929, e un complesso residenziale, il Wiessenhof Siedlung di Stoccarda, del 1927, realizzato con Le Corbusier, J.J.P. Oud e Hans Scharoun. Oltre a progettare edifici residenziali, Le Corbusier partecipò con un fantasioso progetto al concorso per il palazzo della Società delle Nazioni di Ginevra. Il rifiuto del progetto, accolto con grande costernazione dagli altri architetti d'avanguardia, fu uno dei fattori che condusse, nel 1928, alla costituzione del Congrès International d'Architecture Moderne (CIAM). La fondazione del CIAM, che sarebbe sopravvissuto fino al 1959, indicò la diffusione raggiunta in diversi paesi dagli architetti del Movimento Moderno relativamente al consenso alle forme e ai propositi della nuova architettura. Tale processo fu illustrato con particolare chiarezza dall'esposizione di architettura organizzata nel 1932, presso il Museum of Modern Art di New York.

Anche se dominata dai principali architetti dell'Europa continentale legati al Movimento Moderno, la manifestazione comprendeva anche i progetti di importanti opere di architetti britannici, scandinavi, giapponesi e statunitensi. Gli inglesi erano rappresentati da Joseph Emberton, e i giaponnesi da Mamoru Yamada, mentre fra gli scandinavi erano lo svedese Erik Gunnar Asplund e il finlandese Alvar Aalto . Tra gli architetti americani figuravano George Howe, William Lescaze e Frank Lloyd Wright. Un altro importante architetto statunitense rappresentato alla manifestazione era l'emigrato viennese Richard Neutra, tra i cui edifici recenti si annoverava la Lovell House (1927) di Los Angeles, esempio di adattamento dello Stile Internazionale a un clima e a un ambiente non europei.

L'ascesa del totalitarismo in Germania arrestò in modo drammatico lo sviluppo dell'architettura del Movimento Moderno. Nell'Italia fascista si mostrò maggiore tolleranza al Movimento Moderno, e la corrente nota come razionalismo produsse edifici famosi come la Casa del Fascio di Como di Giuseppe Terragni , del 1932- 1936. In Germania, invece, l'ascesa del nazismo portò alla chiusura del Bauhaus nel 1933 e all'emigrazione di Mies van der Rohe e Gropius, che giunsero entrambi negli Stati Uniti nel 1937.

Nel periodo tra le due guerre, Le Corbusier ideò una serie di progetti per la città moderna, proponendo di dividerla in zone dedicate a diverse attività sociali. Secondo questa visione la gente avrebbe dovuto abitare in isolati residenziali a più piani, separati da aree verdi. Questi progetti culminarono, nel 1933, nella 'Carta di Atene', elaborata dal CIAM su ispirazione di Le Corbusier. Anche se egli non realizzò mai completamente le sue idee, queste si dimostrarono molto influenti, soprattutto su progetti del dopoguerra come la costruzione di Brasilia (inaugurata nel 1960). Lo stesso Le Corbusier doveva attendere fino al dopoguerra per creare, tra il 1947 e il 1952, l'enorme complesso residenziale dell''Unità di abitazione di Marsiglia'. Questo edificio avrebbe ispirato molti sviluppi dell'edilizia ad alta intensità abitativa, anche se pochi esempi successivi sono paragonabili quanto a qualità. Da quel momento Le Corbusier sviluppò un nuovo stile, noto come brutalismo, che segnò la fine della sua partecipazione allo Stile Internazionale.

Le ultime opere di Le Corbusier ispirarono architetti come James Stirling , Peter e Alison Smithson, che svilupparono il Nuovo Brutalismo in Inghilterra, e come il giapponese Kenzo Tange . Negli Stati Uniti Philip Johnson applicò lo stile di Mies van der Rohe alla propria abitazione (1951), elegante scatola di vetro e acciaio a New Canaan, Connecticut, che egli dichiarava essere ispirata anche a fonti classiche, come Schinkel e Palladio . L'influenza di Mies van der Rohe è evidente anche in molti degli isolati a più piani di uffici eretti negli Stati Uniti e in Europa durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Negli anni Sessanta una nuova generazione di architetti, come il gruppo 'The New York 5', creò ancora edifici bianchi e cubici, modellati sull'architettura degli anni Venti. Fu quella l'ultima fase dello Stile Internazionale: a prescindere dallo sviluppo del brutalismo, sorsero altri movimenti, fra cui l'high tech e il postmodernismo, i quali tutti abbandonarono l'elegante razionalismo tipico degli inizi del Movimento Moderno.


Filosofia


Il Positivismo sociale

di Auguste Comte.


L'École Polytechnique e Auguste Comte


Appena istituita l'École Polytechnique attuò nel campo degli studi scientifici alcuni rinnovamenti di importanza veramente rivoluzionaria. In primo luogo, riuscì ad abbinare l'interesse per la ricerca scientifica con quello per le applicazioni tecniche e provò che quest'ultime hanno bisogno, per progredire, di fondarsi su solide basi teoriche; in secondo luogo, introdusse nell'organizzazione delle scuole superiori una struttura nuova, radicamente diversa da quella fino allora in uso nelle università. La maggior diffusione della scienza e l'ingresso negli istituti di istruzione superiore, come l'École Polytechnique, di masse sempre più numerose di giovani ebbero come necessaria conseguenza la divisione del lavoro fra i vari studiosi, cioè la specializzazione delle rispettive competenze. Questo favorì l'accumularsi di nuove scoperte in ogni singolo campo d'indagine e diminuì la possibilità che una medesima persona riuscisse a seguire il processo di tutte le ricerche speciali.


La filosofia non mira, secondo Comte, a costruire una concezione esauriente e sistematica dell'essere in generale, nè in particolare del mondo della natura: lo studio del mondo (naturale e umano) è compito delle singole scienze e di esse sole. Compito caratteristico della filosofia è quello di cogliere dall'interno la linea direttiva di sviluppo delle singole scienze. Tale compito risulterebbe assolto dalla scoperta della legge dei tre stadi.

La legge dei tre stadi afferma che l'umanità si evolve, in ciascun campo della sua attività, passando per tre fasi: lo stadio teologico, quello metafisico e quello scientifico o positivo. Vi sono dunque tre metodi diversi per condurre la ricerca umana e tre sistemi di concezioni generali. Il primo è il punto di partenza necessario dell'intelligenza umana; il terzo il suo stadio fisso e definitivo; il secondo è unicamente destinato a servire da transizione.


1. Nello stadio teologico gli uomini sono dominati dalla fantasia e tendono a spiegare i singoli fenomeni con l'appello ad esseri soprannaturali che regolerebbero con la loro volontà tutti gli eventi naturali ed umnai. Pur nella sua evidente incosistenza, questo stadio possiede un'innegabile positività: la fiducia nell'esistenza di potenze divine incrollabili ha avviato gli uomini ad uscire dala loro originaria stupidità per tentare di cogliere i disegni degli esseri soprannaturali e di realizzare l'ordine da essi prescritto.


2. Nel secondo stadio si sostituisce alla fantasia, la ragione riflessa; alla religione, la metafisica. Per rendersi conto di ogni singolo fenomeno l'uomo ricorre a una forza occulta, che ne sarebbe la causa: inventa quindi la forza vitale , la forza motrice, la forza chimica Queste però, essendo entità puramente concettuali, sfuggono di necessità a qualsiasi controllo empirico e forniscono quindi spiegazioni puramente verbali. La funzione spettante a questo stadio è essenzialmente critica, disgregatrice: esso infatti mira, non già a spingere gli uomini verso qualche conoscenza nuova, ma solo a far loro comprendere l'insostenibilità dei vecchi miti teologici. Svelando le contraddizioni di questi miti, sostituendo forze più o meno occulte alla fantasia e alla volontà degli dei, la metafisica distrugge senza costruire. Eliminando anche il mito dell'autorità divina che stava alla base dei precetti etico- politici tradizionali, essa dissolve in particolare l'ordine su di essi costruito senza sostituirgli nulla di equivalente.


3. Nel terzo stadio l'umanità riesce a compiere il passo conclusivo della sua evoluzione. A tale scopo respinge sia le entità fantastiche sia quelle puramente concettuali, costruisce un saper ebasato per intero sull' esperienza. Nell'analisi di questo ultimo tipo di sapere, Comte si affida interamente al metodo critico instaurato da Hume: qualsiasi conoscenza, per risultare vera, deve essere interamente fondata sull'esperienza. La ragione può, sì, elaborare i dati empirici ma deve comunque fare appello direttamente ad essi, se vorrà provare la verità dei propri asserti. Qualunque proposizione che non sia verificabile empiricamente deve dunque venir ritenuta 'metafisica'.


Comte ne conclude che ogni disciplina, se vuole assumere un effettivo carattere scientifico, dovrà innanzitutto respingere da sè qualsiasi pretesa di indagine sulle cause o sulle essenze dei fenomeni. Essa dovrà limitarsi, nel modo più scrupoloso possibile, a cercarne le leggi: quelle leggi medante le quali i rapporti fenomenici particolari vengono inseriti in rapporti generali. Dovrà infine respingere con la massima decisione qualsiasi riferimento all'assoluto, dato che l'assoluto trascende per definizione il mondo dell' esperienza: una scienza fondata sull'esperienza non può essere altro che scienza del relativo.

Se l'atteggiamento rigorosamente dall'illuminismo di Hume, vi è però nel suo pensiero qualcosa che non trova riscontro in quello dell'inglese: l'esigenza dell'organizzazione. In altre parole: nesunna attività umana può riuscire veramente efficace se non viene organizzata nell' ordine e nell' unità. Di qui i due problemi determinanti dalla sua filosofia: quello di organizzare unitariamente il sapere scientifico, e quello di riorganizzare la vita sociale, che ha perso l'unità fornitale per vari secoli dalla Chiesa e dall' ideologia cattolica. Il primo assume in Comte la forma caratteristica, che ritornerà immutata in tutte le filosofie di marca positivistica: la forma cioè di problema della classificazione delle scienze. Poichè l'unità della ricerca filosofica- scientifica, che aveva costituito per secoli e secoli il presupposto di ogni indagine particolare, non può più reggere di fronte alla avanguardia delle scienze speciali, si tratta ormai di trovare un' altra via per garantire l'uomo di fronte alla minaccia di un frantumarsi definitivo del sapere. La nuova garanzia sarà costituita non da una inconsistente filosofia della natura, ma da una classificazione delle scienze, che, pur riconoscendo la diversità degli oggetti da esse studiati, riesca ciò malgrado a stabilire fra una scienza e l'altra un preciso legame di ordine logico e metodologico.

Il problema viene risolto da Comte con l'ammettere sei sole scienze fondamentali; esse costituiscono una ben strutturata gerarchia: matematica, astronomia, fisica, chimica, biologia e sociologia. Il passaggio graduale dalla prima alle successive è caratterizzato dalla complessità crescente degli oggetti da esse studiati. Quanto più il contenuto di una scienza è semplice, tanto più acquista preponderanza in essa il metodo deduttivo; quanto più è complesso, tanto più acquista preponderanza quello induttivo. Ciascuna scienza si avvale, nella propria indagine, dei risultati delle scienze antecedenti, e viceversa offre un prezioso ausilio alle indagini delle successive. Quanto all'esclusione della logica, essa può venir spiegata tenendo presente che Comte esclude per principio l'esistenza di regole astratte, stabilite una volta per sempre, vincolanti ogni dimostrazione. Per ciò che riguarda l'esclusione della psicoogia, occorre osservare ceh questa scienza sarebbe riconducibile in parte alla biologia e in parte alla sociologia. Da un lato infatti Comte ritiene che sia possibile spiegare ogni processo psichico dell'individuo sulla base di rigorose osservazioni fisiologiche del suo cervello; dall'altro lato ritiene che l'unico metodo per studiare empiricamente i processi psichici collettivi sia quello di riferirli alle manifestazioni sociali.

E' caratteristico della filosofia comtiana l'affermazione che ognuna delle sei scienze fondamentali è sottoposta essa pure a una evoluzione graduale dallo stadio teologico, a quello metafisico e infine a quello positivo. Ma Comte afferma qualcosa di più: l'evoluzione delle varie scienze non rappresenta un fenomeno unico, ma si attua in tempi assolutamente distinti da una scienza all'altra. Quanto più una scienza è semplice, con tanto maggiore rapidità essa percorrerà tre stadi; per esempio, la matematica è stata la prima a raggiungere lo stadio scientifico- positivo; la seguirono a grande distanza l'astronomia e poi la fisica, la chimica Soltanto l'ultima scienza fondamentale, la sociologia, non avrebbe ancora attuato interamente la propria evoluzione fino all'epoca di Comte. Ebbene, egli ritiene che il compito più importante della filosofia positivistica sia proprio quello di accelerare questo trapasso, facendo finalmente raggiungere anche alla sociologia lo stadio positivo.

Comte assegna alla sociologia il compito di riorganizzare l'unità degli spiriti dopo l'opera di disgregazione su di essi compiuta dalla metafisica durante il secondo stadio del pensiero; questo compito dovrà, però, venire portato a termine non più su di una base teologica, ma su di un abase rigorosamente scientifica. Poichè l'unicità in questione riguarda sia l'interiorità dell'uomo, sia le istituzioni umane, Comte estende il campo della sociologia fino a includervi l'etica e la politica. La sociologia viene suddivisa in due parti: statica sociale e dinamica sociale.


1. La statica sociale ha il compito di studiare con il massimo rigore i nessi che collegano le idee, i costumi e le istituzioni dei vari popoli. Un particolare esame viene dedicato a tre argomenti: l'istinto altruistico, che starebbe alla base dell' etica; l'istinto della famiglia, che starebbe alla base di gran parte delle istituzioni sociali, e infine la coscienza del dovere, molto più importante, secondo Comte, di quella del diritto.


2. La dinamica sociale ha il compito di studiare con la massima ricchezza di particolari l'evoluzione dell'umanità, regolata, nelle sue linee generali, dalla legge dei tre stadi; analizza a tal fine le strutture giuridiche, politiche, sociali che corrispondono a ogni singolo studio e il modo con cui esse agiscono sule strutture degli stadi successivi. Entro la lunga trattazione della dinamica sociale risultano di speciale interesse le osservazioni di Comte sul formarsi del terzo stadio, osservazioni che tendono a presentarcelo (sotto l'evidente influenza delle teorie di Saint- Simon) come la fase industriale della società, in cui le forze produttrici prendono il sopravvento su tutte le altre e finiscono per determinare la reale ripartizione del potere.


Quale dovere dovrà spettare al filosofo, di fronte a tale sviluppo della società? In primo luogo, quello di accelerare il trapasso, in atto, dal secondo al terzo stadio, in secondo luogo, il dovere di accelerare l'evoluzione interna di quest' ultimo. Comte non cade nell' errore di considerare il terzo stadio come di per sè perfetto: ammette, però, che sia possibile farlo diventare tale, potenziando al più alto grado l'intelligenza e l' istinto altruistico e organizzando le cose in modo che tutti posseggano effettivamente il diritto el lavoro e si sentano spronati ad elevarsi spiritualmente. Come risulta chiaro, la sociologia di Comte non studia soltanto i problemi sociali in senso stretto (ciò che farà invece la sociologia dei posteriori positivisti), ma anche molti problemi schiettamente filosofici. Merita di venire tra l'altro ricordato che Comte giunge a inserire nella sua sociologia perfino la trattazione del più caratteristico problema teoretico: quello della conoscenza. Anche la conoscenza infatti è, secondo lui, inscindibilmente legata al grado di sviluppo dell' umanità, onde non può venire esaminata fuori di questo sviluppo. Qualunque tentativo di determinare le categorie del conoscere indipendentemente dalla storia della società, sarebbe pertanto un tentativo arbitrario, astratto, destinato al fallimento. Lo studio dei processi conoscitivi, praticati nelle varie fasi della storia, in particolare nella fase moderna, dimostra che la conoscenza non costituisce un'attività completamente scissa dalla pratica. Poichè conoscenza e prassi formano un tutto unico, Comte ne conclude che qualsiasi orientamento mentale diretto a distrarre la conoscenza dell'azione è, in ultima istanza, nocivo non solo all'azione, ma anche alla stessa conoscenza. Da questa tesi egli ricava la più decisa condanna di tutti i dibattiti metafisici e, insieme con essi, di tutte le ricerche scientifiche rivolte allo studio di fenomeni non direttamente legati al mondo delle opere umane. E' sintomatico che Comte coinvolgesse in questa condanna anche talune discipline, come l'astrofisica, che invece sorsero ben presto al rango di scienze inequivocabilmente positive. Ciò dimostra il carattere aprioristico e dogmatico di questa parte, pur non priva di interesse, della filosofia comtiana. Uno degli aspetti più evidenti delle scienze moderne è proprio quello di non preoccuparsi dell'utilità immediata delle loro scoperte. Ed è di fondamentale importanza che, propio perchè non riguarderanno a tale immediata utilità, esse riusciranno a conseguire dei risultati rivelatisi assai spesso ricchi delle più straordinarie applicazioni.


La dottrina della scienza è la parte della filosofia comtiana che ha avuto più vasta e duratura risonanza nella filosofia e maggiore efficacia sullo sviluppo stesso della scienza. Come già Bacon e Cartesio, Comte concepisce la scienza come essenzialmente diretta a stabilire il dominio dell' uomo sulla natura. Lo studio della natura, infatti, è destinato a fornire ' la vera base razionale dell'azione dell'uomo sulla natura '; giacchè solo la conoscenza delle leggi dei fenomeni, il cui risultato costante è di farli prevedere, può condurre nella vita attiva a modificarli a nostro vantaggio. Lo scopo dell'indagine scientifica è la formulazione delle leggi perché la legge permette la previsione; e la previsione dirige e guida l'azione dello uomo sulla natura. L'osservazione dei fatti e la formulazione di leggi esauriscono il compito della scienza. Ma la dottrina di Comte insiste più sulla legge che sull'osservazione dei fenomeni; questa, infatti, ha per scopo di rendere possibile la formulazione di leggi che, a loro volta, permettono la previsione poichè, una volta accertata la condizione che provoca il verificarsi di un certo fatto, si può prevedere il verificarsi del fatto stesso. L'opera di Comte risulta esplicitamente diretta a favorire l'avvento di una società nuova che egli chiamò sociocrazia , cioè un regime fondato sulla sociologia, analogo e corrispondente alla teocrazia fondata sulla teologia.

Il sistema di politica positiva è diretto esplicitamente a trasformare la filosofia positiva. Esso tende cioè a fondare l'unità dogmatica, culturale e pratica dell'umanità, unità che, infranta dalla decadenza del regime teocratico e dal primo sorgere dello spirito positivo, non è stata ancora ristabilita. Il concetto fondamentale è quello dell'Umanità, che deve prendere il posto di quello di Dio. L'Umanità è il grande Essere come ' l'insieme degli esseri passati, presenti e fututi che concorrono liberamente a perfezionare l'ordine universale '. Il concetto dell' ' Umanità ' non è un concetto biologico, ma un concetto storico, fondato sull'identificazione romantica di tradizione e storicità. L'Umanità è la tradizione ininterrotta e continua del genere umano, tradizione condizionata dalla continuità biologica del suo sviluppo, ma includente tutti gli elementi della cultura e della civiltà del genere umano.


Positivismo- Illuminismo- Romanticismo.


Già Sint- Simon aveva fatto uso dell' espressione ' filosofia positiva ' per indicare una filosofia capace di adeguarsi al nuovo periodo ' organico ', che, secondo lui, avrebbe dovuto succedere a quello ' critico ' rappresentato dalla Rivoluzione Francese. Toccò tuttavia ad Auguste Comte approfondire e sviluppare il significato e le implicazioni di tale positività, onde è lui che viene riconosciuto come il vero fondatore del positivismo. E' bene comunque osservare che il termine assunse un significato assai diverso daquello posseduto in Saint- Simon e in Comte, e finì col designare un movimento di pensiero volto ad esaltare i fatti contro le idee, le scienze sperimentali contro quelle teoriche, le leggi fisiche e biologiche contro le costruzioni filosofiche.

Nato nell'atmosfera culturale creatasi intorno alla prima grande scuola della borghesia industriale francese, il positivismo si diffuse intutta Europa col diffondersi dell'industrializzazione, e riuscì ad imporsi non solo a scienziati e filosofi, ma anche a storici e letterati. Tenendo conto dei tardi sviluppi del movimento positivistico (in particolare della sua fase evoluzionistica) alcuni vollero vedervi una reazione all'idealismo romantico.


Italiano


Positivismo- naturalismo.


Il contesto di sviluppo.


Dopo il fallimento della guerra del 1848- 49, nella vita politica italiana si fece strada un nuovo spirito. Nel primo periodo del Risorgimento era prevalso un entusiasmo eroico, una fiducia assoluta nelle forze ideali. Si era creduto che il desiderio di libertà, l'ardore delle convinzioni, l'offerta della propria vita bastassero a fare risorgere la patria e a restituirele l'indipendenza. Mazzini aveva sperato che gli italiani si levassero in armi simultaneamente dalle Alpi alla Sicilia, Garibaldi aveva difeso Roma e Venezia con un pugno di uomini armati dalla loro tensione ideale più che di mezzi di guerra. Dopo il 1848 ci si accorse che era stato più facile morire per la patria che restituirle l'indipendenza, e che il problema italiano non si potesse risolvere con gli accesi entusiasmi ed i sacrifici eroici. Si avviò un periodo nuovo, in cui gradualmente l'attenzione si volse agli aspetti concreti della situazione italiana, ai suoi rapporti con le condizioni generali dell'Europa. La direzione del Risorgimento passò dall'apostolato di Mazzini alle solide mani di Cavour, dai sognatori ai politici, dalla poesia ai piani diplomatici e militari. Sulla cieca fede negli ideali prevalse, cioè, il senso della realtà e l'attenta valutazione dei fatti, in un progressivo imporsi di una sempre più concreta concezione della vita e dei suoi problemi. Dopo la morte di Cavour, l'orientamento realistico divenne sempre più evidente, e crebbe ancora dopo il ' 70, e in particolare con l'avvento al potere della sinistra (1876), quando la politica interna parve unicamente rivolta alla soluzione di assillanti problemi economici e sociali. Ciò non si verificò soltanto in Italia, ma in tutta l'Europa, e non interessò unicamente la politica, ma tutti gli aspetti della vita. La filosofia idealista, che dalla Germania si era diffusa in tutti i Paesi, ed era stato il frutto migliore del romanticismo, fu sostituita dal positivismo. Alle dottrine di Hegel successero quelle di Auguste Comte (1791- 1857) in Francia, di Roberto Ardigò (1828- 1920) in Italia.


Si diede il bando ala metafisica e ci si rivolse ai 'fatti', a ciò che appariva certo e tangibile. Perciò l'uomo e il suo spirito furono studiati con gli stessi procedimenti che si usavano per gli aspetti fisici della realtà, la scienza prese il posto della filosofia. In sostanza, questo nuovo orientamento dello spirito europeo si presentava come una reazione a ciò che di eccessivo e di esasperato vi era stato nel romanticismo, rappresentava un richiamo a non perdere di vista gli aspetti concreti della vita, a scendere dal mondo degli astratti ideali a quello dell'esistenza quotidiana. Non era dunque il sorgere di un nuovo pensiero filosofico, di un'epoca nuova della civiltà, ma piuttosto un invito a trasferire i sentimenti dela vaga sfera in cui si erano indugiati a quella positiva del concretom agire e operare, a disciplinare gli entusiasmi e le passioni con un più robusto freno della ragione, a provare la loro validità nel contatto con la 'prosa della vita'. Nella seconda metà dell'ottocento ci si allontana sempre di più decisamente dalle effusioni sentimentali, dalle forme vaghe e indefinite, dall' accesa oratoria, e si mira a una rappresentazione oggettiva, a un' espressione più concreta. Al tono prevalentemente lirico dei romantici succede così un atteggiamentonarrativo. Sorge la letteratura del realismo. Il realismo non fu un fenomeno italiano ma europeo. Perciò, come già era avvenuto per l'illuminismo e per il romanticismo, anche il realismo sorge quasi completamente in tutte le Nazioni. E' vana fatica cercare quale sia la Patria d' origine o d'irradiazione, anche se è vero che esso ebbe forme intense ed appariscenti in alcune parti d'Europa più che in altre, più oltr'alpe che in Italia, e che noi ricevemmo allora dalla letteratura francese, da Flaubert, da Daudet, da Balzac, De Goncourt e da Zola, gli esempi più efficaci del nuovo indirizzo.


Con il nome di realismo s'intende significare l'indirizzo comune a tutte le manifestazioni di quell'epoca, dalle politiche alle filosofiche, dalle letterarie alle artistiche, poichè in tutte si può vedere un uguale orientamento verso una più concreta visione della vita.


Nel campo letterario, il movimento assume i nomi di naturalismo e di verismo, in corrispondenza con due correnti, affini fra loro ed entrambe legate all'indirizzo generale dei tempi, ma distinte dal diverso grado con cui aderirono alle nuove idee.

Il naturalismo ebbe il suo centro in Francia, e i suoi maggiori esponenti furono Emile Zola e i De Goncourt; il propagandista del movimento fu Hippolyte Taine. Questa corrente sosteneva che l'artista deve raccogliere dei 'documenti umani', studiarli e descriverli con l'impersonale freddezza che adoperano i fisiologi ed i patologi dinanzi alle malattie.


Il naturalismo francese


A base del naturalismo francese (e in gran parte, del verismo italiano) erano alcune tesi riportabili alle convenzioni tipiche della cultura positiva. La letteratura, particolarmente il romanzo, che fu considerato la forma più consona allo spirito del tempo, doveva essere, secondo la definizione di Zola, 'una consega dell'evoluzione scientifica del secolo; esso continua e completa la fisiologia, che a sua volta si appoggia sulla chimica e sulla fisica; [] esso è, in una parola, la letteratura della nostra età scientifica, come la letteratura classica e romantica corrispondeva ad una età di scolastica e teologia'. Il pensatore da cui trasse i suoi fondamenti teorici e le sue formule il movimento letterario del naturalismo fu H. Taine. La sua concezione era ispirata ad un rigoroso determinismo materialistico, ed affermava che i fenomeni spirituali sono prodotti della fisiologia umana e sono determinati dall'ambiente fisico in cui l'uomo vive. Taine stesso come critico applicò tali concezioni alla letteratura, auspicando che essa si assumesse il compito di un' analisi scientifica della realtà, sul principio deterministico di ' race, milieu, moment ' (fattore ereditario, ambiente sociale, momento storico).

Da questa concezione deterministica della vita e dell'uomo discendeva la poetica naturalistica: l'opera d'arte è una 'tranche de la vie', un aspetto e, quasi, una 'fetta' di vita studiata con i metodi delle scienze naturali e sociologiche; i cicli organici di romanzi che i naturalisti composero o si proposero di comporre, devono studiare la società in tutti i suoi aspetti e in tutti i suoi strati sociali. Si costituì così uno schema narrativo che, con maggiore o minore coerenza, si ritrova ripetuto e variato in innumerevoli romanzi non solo del secondo Ottocento, ma anche del primo Novecento, quando quello schema sopravvisse lungamente all'età del positivismo e del verismo per accogliere anche stati d'animo e visioni del mondo differenti. Nel 1865 taine scriveva che il romanzo, come la critica, è 'una grande inchiesta sull'uomo, su tutte le varietà, tutte le situazioni, tutte le degenerazioni della natura umana. Per la loro serietà, il loro metodo, la loro esattezza rigorosa [] entrambi si avvicinano alla scienza.' ; ed in un saggio del 1858 aveva già indicato come modello di scrittore-'scienziato' Balzac (autore della 'Commedia umana') sottolineandone la precisione di anatomista e di chimico nell'analizzare la natura umana e le sue eccezioni patologiche. Accanto a Balzac, proposto da Taine, modelli letterari della scuola naturalista furono romanzieri realisti degli anni ' 50 e ' 60: in primo luogo Flaubert (autore di ' Madame Bovary ') per la sua teoria dell'impersonalità; in secondo luogo i fratelli Edmond e Jules de Goncourt, per la loro cura di costruire i loro romanzi in base ad una documentazione minuziosa e diretta degli ambienti sociali rappresentati e per l'attenzione dimostrata ai ceti inferiori, a fenomeni di degradazione umana e a casi patologici. Esemplare, in tale direzione, è il romanzo ' Germine Lacerteux ' (1865), che analizza la degradazione fisica e psicologicadi una serva isterica.

Il romanzo di schema naturalista o verista è sempre di argomento contemporaneo o non molto lontano nel tempo: il 'presente - sostiene Lukacs- è considerato in esso come storia'; sullo sfondo è un ambiente (solitamente ristretto e spesso regionale) studiato e descritto con minuzia attenta, a coglierne i tratti caratteristici che determinano il comportamento degli uomini. I protagonisti sono inseriti e come calati in quell'ambiente, e ne sono analizzati i precedenti e le eventuali tare familiari, ne sono studiate le condizioni economiche e i riflessi, in modo che essi appaiano costruiti con una psicologia non generica, ma appoggiata a presupposti 'scientifici'. Abbondano le descrizioni di luoghi naturali o umani (città, paesi, campagne), e sono descrizioni minuziose che mirano ad immetterenel lettore in quell' ambiente dandogli il senso preciso del mondo in cui quei personaggi si muovono.

A tradurre in forme artistiche questa rappresentazione scientifica dell'uomo reale e della società 'quale essa è', in tutti i suoi aspetti, prima norma era l''impersonalità' dello scrittore, il quale doveva sparire quanto più possibile dall' opera, non intrudendo la sua persona e le sue reazioni, ma lasciando parlare le cose; non analizzando la psicologia dei personaggi, ma rappresentando 'l'azione e il gesto che un certo stato d'animo deve far necessariamente far compiere a quel personaggio in quella data situazione' (Maupassant). Ovviamente questa impersonalità era un fatto tecnico, non ideologico; doveva far sì che le cose parlassere da sé con la loro muta eloquenza, non significava affatto che lo scrittore si limitasse a rappresentare, senza idee, senza suoi punti di vista, senza reazioni al mondo che rappresentava e ai fatti che narrava: i naturalisti francesi, anzi, furono traboccanti di umori e di polemica, specialmente Zola, pieno di simpatia per le classi subalterne, coscienza della Francia più nobile nell'' Affare Dreyfus '.


Emile Zola


Le esigenze di trasformare il romanzo in uno strumento scientifico e di rappresentare la realtà in tutte l esue forme, furono riprese da Emile Zola (1842- 1902). Le concezioni che stanno alla base della narrativa zoliana si trovano esposte nella forma più organica nel volume 'Il romanzo sperimentale' del 1880. Prendendo le mosse dal fisiologo Claude Bernard, Zola sostiene che il metodo sperimentale delle scienze, applicato in un primo tempo ai corpi inanimati (chimica, fisica), poi ai corpi viventi ( fisiologia), deve essere ora applicato anche alla sfera 'spirituale', agli atti intellettuali e passionali dell' uomo. Di conseguenza la letteratura e la filosofia, che hanno come oggetto di indagine proprio tali atti, devono entrare a far parte delle scienze, adottando il metodo sperimentale.

La scienza, sostiene Zola, non ha ancora trovato con certezza tutte le leggi che regolano la vita passionale ed intellettuale dell'uomo; ma due sono i principi che si possono già affermare


1. l' ereditarietà biologica;


2. l' influsso esercitato dall' ambiente sociale, che è anch' esso un ambiente materiale, e che modifica continuament ei meccanismi della vita individuale.


La conclusione a cui approda il discorso di Zola è che come il fine della scienza sperimentale è far sì che l'uomo diventi padrone dei fenomeni per dominarli, così anche il fine del romanzo sperimentale è impadronirsi dei meccanismi psicologici per poi poterli dirigere. Quando si possederanno leleggi generali dell'agire umano, si dovrà solo operare in conformità sugli individui e sugli ambienti per migliorare le condizioni della società. Il romanziere ha quindi un fine importantissimo: aiutare le scienze politiche ed economiche nel regolare la società ed eliminare le sue storture, fornendo ai legislatori e ai politici gli strumenti per dirigere i fenomeni sociali. Alla base del romanzo zoliano vi è perciò una concezione progressista della società e della funzione dello scrittore, a cui viene asseganto un preciso impegno sociale e politico. Inoltre secondo Zola il lavoro dello scienziato- scrittore si può svolgere solo in un regime repubblicanoe democratico, che utilizzi gli strumenti della scienza moderna per realizzare il progresso e il benessere degli uomini.

L'atteggiamento ideologico di Zola è decisamente progressista, da un lato violentemente polemico verso la corruzione e l'avidità dei ceti dirigenti e verso l'ottuosità interessata della piccola borghesia, dall'altro pieno di interesse per i ceti subalterni, operai, artigiani e contadini, di cui sono denunciate con forza le condizioni disumane di vita. Tale atteggiamento evolve da un generico democraticismo iniziale a posizioni dichiaratamente marxiste. Lo scrupolo dello 'scienziato' impedisce però che Zola, sotto la spinta della sua simpatia ideologica, dia una rappresentazione idealizzata e di maniera degli ambienti popolari: al contrario, anzi, lo induce a riprodurne con implacabile crudezza, anche gli aspetti più ripugnanti. Questo aspetto dei suoi romanzi fu quello che colpì maggiormente il pubblico contemporaneo, suscitando la reazione violenta dei moralisti, ma assicurandogli anche, tramite lo scandalo, la fama e la ricchezza.

Dietro la facciata dei propositi scientifici e del crudo realismo 'sociale' è facile però scorgere in Zola il permanere di un temperamento fondamentalmente romantico, che si rivela talora in episodi lirici o idilllici, oppure nella descrizione esasperate di oggetti materiali che, accumulati dallo scrittore come per una sorta di ebrezza sensuale, assumono proporzioni gigantesche e visionarie, oppure ancora nell'assunzione di determinati oggetti ad un valore simbolico, circondato da un'atmosfera assoluta, che pretende di riassumere in sé il senso di tutto il racconto. Alla dimensione simbolica si associa talora una componenete di vitalismo panico nella raffigurazione della natura, come ne 'La colpa dell'abate Mouret' (1875), in cui gli amori di due giovani si svolgono in un immenso parco abbandonato, invaso da una vegetazione lussureggiante.


Un lettore: Gyorgi Lukács


Il pensiero di Zola, e il suo ruolo del tutto particolare nell'ideologia e letteratura borghese di fine secolo, vengono analizzati dal critico marxista Lukács in 'Saggi sul realismo', edito da Einaudi, Torino, nel 1950.


Emile Zola, come romanziere, è lo storiografo della vita privata dell'epoca del Secondo Impero Francese, come Balzac lo è stato nella Restaurazione e della monarchia di Luglio. Zola ha anche esplicitamente riconosciuta quest'eredità. Egli ha sempre negato di aver inventato un'arte del tutto nuova; si è sempre professato successore e continuatore dei grandi realisti del principio del secolo XIX, Balzac e Stendhal. Di questi due egli considera Stendhal come il trait d'union con la letteratura del secolo XVIII. Naturalmente uno scrittore così rilevante e originale, come Zola, non poteva considerare i suoi predecessori semplicemente come esempi da imitare: egli ammira Balzac e Stendhal, ma tuttavia li critica, anche severamente, per eliminare dai loro scritti ciò che ritiene ormai morto o antiquato e per mettere in rilievo quei canoni metodologici che possono ancora considerarsi come fruttuosi ed efficaci per la continuazione del realismo. (Si noti che Zola, nei suoi romanzi, non parla mai di realismo, ma di naturalismo)


Ma l'ulteriore sviluppo del realismo avviene attraverso Zola per vie molto più complicate di quanto egli stesso non avesse previsto. Tra Balzac e Zola c'è di mezzo il 1848, che esercita un influsso decisivo sull'ideologia della borghesia francese; ci sono di mezzo i combattimenti di giugno, il primo grande e autonomo esordio storico del proletariato. Con ciò, in Francia, l'ideologia borghese cessa, per un lungo periodo di tempo, di avere una funzione progressiva: essa diviene sempre più arrendevole, e tende a trasformarsi in apologia, in lode indiscriminata.


Zola peraltro non è diventato mai un apologeta dell'ordine sociale borghese. Al contrario, egli combatte coraggiosamente, in principio nel campo della letteratura, più tardi apertamente anche in quello della politica, contro l'evoluzione reazionaria del capitalismo francese. Nel corso dell asua vita egli s'avvicina sempre più al problema del socialismo, per quanto non giunga ad una copia sbiadita dell'utopismo di Furier, alla quale manca però appunto la critica sociale geniamente dialettica di Furier. L'ideologia dela sua propria classe compenetra profondamente il suo pensiero, i suoi principi, il suo metodo creativo. Non è la consapevole acutezza della critica sociale che fa difetto in Zola: al contrario, essa è anche più risoluta e progressiva che non nel monarchico e cattolico Balzac.


Ma Balzac e Stendhal descrissero lo spaventevole trapasso della Francia borghese dal periodo eroico della Rivoluzione Francese e di Napoleone alla abbiezione romanticamente ipocrita della Restaurazione e nella lordura piccolo- borghese e nemmeno più ipocrita dela monarchia di Luglio; Balzac e Stendhal vivevano ancora in una società, nella quale il contrasto tra borghesia e proletariato non era manifestamente l'asse di rotazione dell'ulteriore movimento di tutta la società. Balzac e Stendhal poterono dunque penetrare fino al fondo dei più stridenti contrasti della società borghese, mentre con una così spietata franchezza, con una critica così acuta, gli scrittori posteriori al 1848 sarebbero arrivati inevitabilmente alla rottura con la propria classe.

Di tale rottura neanche Zola è stato capace, per quanto fosse onestamente progressista. E questa sua posizione si rispecchia nella sua concezione metodologica, nel fatto che egli bolla la dialettica genuina di Balzac, il suo ardore profetico nello smascheramento delle contraddizioni del capitalismo, come qualità non scientifiche, come romanticismo, e li sostituisce con un metodo 'scientifico' che in fondo concepisce la società sotto l'aspetto dell'armonia 'organica' e conduce la critica della società come una lotta diretta contro le malattie manifestantisi nel corpo della società, contro i lati maligni del capitalismo


Questo 'scientismo' ha portato Zola a identificare meccanicamente la società con l'organismo umano. Conseguentemente e in questo medesimo senso, egli critica anche l agrande prefazione di Balzac alla sua 'Commedia umana'. Da vero dialettico, Balzac solleva qui la questione, se la dialettica dell'evoluzione della specie formulata da Geoffroy de Saint Hilaire valga anche per la società umana; egli però rileva le nuove categorie ch esorgono dalla peculiare dialettica della società. Zola ritiene che con ciò si comprometta l''unità scientifica' del metodo e ch e questa concezione scaturisca dal romantico 'confusionismo' di Balzac. E ciò che egli pone poi come risultato 'scientifico' al posto di questa concezione di Balzac, è la concezione non dialettica dell'unità organica della società: l'eliminazione dei contrasti sarà la base del movimento della società; il principio 'armonico' dell'essenza della società chiuderà l acritica sociale di Zola, soggettivamente rispettabilissima e coraggiosissima, nell' invarcabile cerchio magico dell'angustia mentale del progressivismo borghese.


Su queste basi teoriche Zola si attiene molto coerentemente al retaggio dei metodi creativi di Balzac e Stendhal. Non è un puro caso e nemeno soltanto una preferenza personale per il suo più anziano amico e compagno di lotta, che Zola veda in Flaubert la vera realizzazione di tutto ciò ch eBalzac avrebbe soltanto cominciato e tentato. Zola così scrive di 'Madame Bovary':


'A quanto pare, la formula del romanzo moderno che nell'opera colossale di Balzac si trova dispersa alla rinfusa (in Flaubert), sta chiaramente elaborata in un volume di quattrocento pagine. E con ciò appare fissato il codice dell'arte moderna'.


Come pietre basilari della grandezza di Flaubert, Zola rileva i seguenti momenti: anzitutto, la soppressione degli elementi romantici. 'La struttura dell'opera si basa soltanto sulla scelta delle scene che si presentano in un certo armonioso ordine del loro sviluppo. Per se stesse le scene sono assolutamente comuni Manca ogni invenzione straordinaria il romanzo si svolge normalmente, raccontandoci tutto giorno per giorno senza alcun elemento di sorpresa.' Secondo Zola, anche Balzac, nelle sue opere maggiori, ha raggiunto tale raffigurazione realistica della vita di ogni giorno. 'Ma, prima di giungere a questo punto, di occuparsi cioè esclusivamente di descrizioni precise, egli fu per lungo tempo ossessionato da stravaganti fantasie, si perdette nella ricerca di false mostruosità e grandezze.'

In second alinea, 'accettando il principio fondamentale del comune andamento di un'esistenza media, il romanziere deve uccidere l'eroe. Per eroi io intendo i personaggi smisuratamente ingranditi, i fantocci gonfiati alle proporzioni di coossi. I romanzi di Balzac sono compromessi da questi eroi gonfiati, perché egli crede di non averli fatti mai abbastanz agiganteschi'. Nel metodo naturalistico 'cessano queste esagerazioni dell'artista, i suoi capricci di composizione', 'un livello eguale abbassa tutte le teste, perché rare sono le occasioni ch epermettano di raffigurare persone veramente superiori'.

Qui si vede già chiaramente su quali basi teoriche Zola critichi il retaggio dei grandi realisti. Zola si occupa ripetutamente dei grandi realisti, particolarmente di Balzac e Stendhal, e tesse continue variazioni sugli stessi pensieri fondamentali. Balzac e Stendhal sono grandi principalmente perché in numerosi particolari ed episodi delle loro opere hanno descritto le passioni umane in un modo corrispondente al vero, producendo documenti di straordinario valore per l aconoscenza delle passioni umane.


Inglese


Later Victorians:

Thomas Hardy and Naturalism.


Naturalism


The term 'Later Victorians' is usually applied to writers of the second half of the Victorian Age, who lived mainly during the last twenty years of Victoria's reign and the first decade of the 20th century.

Although a large portion of English society was still living by conventional Victorian codes, a siprit of rebellion was beginning to gain ground; this so called Anti- Victorian Reaction was also provoked by the new scientific and philosophical theories.

In literture all this resulted in a new sort of realism which made writers to reject any sentimental attitude, and focus above all on the clash between man and his environment, between his dreams and their fulfilment, or between illusion and reality. Instead of identifying with their age, as the Early Victorians (such as Dikens and Collins) had done, the Later Victorians were critical of all its main assumptions and attacked its superficial optimism and illusory self- confidence. In their new attitudes, some of them were particularly affected by the experiments in fiction that Emile Zola (1840- 1902) had been carrying out for years in France with his 'naturalistic' novels.


Naturalism, which developed in France at the end of the 19th century, grew from an interest in the new scientific discoveries, mainly those in the field of biology. Following above all the theories of Positivism of Darwin, but also of Taine, the Naturalists came to see man only as a creature conditioned by heredity, by his own enviroment and by the circumstances of the moment. Deprived of all free will and the mercy of an indifferent Fate, man was no longer responsible for his actions, since these were determined by forces beyond his control.


The naturalists tended to focus on the worst aspects of life and to present 'case histories'. More than man and his inner world, they stressed external reality and environment, which they described with the detached precision of the scientist. Their absolute trus in science led them, in fact, to apply scientific methods to literature, too. They stated that the writer, whose task was only to record events, was to be as impersonal and objective as a scientist. Accordingly, the Naturalists, unlike the Romantics, avoided any personal intrusion into their works and limited themselves to 'photographing' reality, without passing judgemnt on it.Through the inluence of Emile Zola's novels, some of these assumptions also affected English writers like Thomas Hardy, whose concept of 'predestination' can be traced back to the naturalistic notion of 'heredity', and whose belief in an 'Immanent Will' reproduces the Naturalists' idea of Fate, to which all men must submit.


Thomas Hardy


YEARS FACTS

1840 He was born in Dorsetshire

1874 He married Emma Gifford

1871- 1897 Hardy's first literary period

(novels)


Far From the Madding Crowd (1874)  The Return of the Native (1878)

Tess of the D'Urbervilles (1891)  Jude the Obscure (1896)

1897- 1909 Hardy's second literary period

(drama)


The Dynast (1904- 1908)

1909- 1928 Hardy's third literary period

(poetry)



His wife Emma died, in 1914 he married Florence Dugdale



He died



Hardy was the second major writer of the second part of the Victorian Age (after Emily Brontë), to set his stories in a specific regional area of England which becomes a protagonist togheter with the human protagonists. For Brontë it was Yorkshire; for Hardy Wessex.


The choice of the setting implies the presence of two themes:


1.the theme of nature, which in Hardy's novels is a co- protagonist with human characters;

2. the theme of the influence of social law and convention on the individual.


Wessex became both a unifying element and a link between past and present, proving the ideal setting for novels whose major theme was the trasformation of an age- old agricultural society under the impact of modern industrial life.

The individual human life follows the same pattern as all natural things: it changes; it is subjected to growth and decay; it has its brief season of joy before it sinks in despair and then starts a new cycle again before the final exit.

Connected with this theme is that of society and its morality which the author contrasts with the free indifference of nature. There are several negative examples of society's distorted morality: the petty moralism of the villagers that compel Tess to leave her home, the conventionality from which Angel suffers when he judges Tess with eyes of the world, not with his own love (Chapter XXXVI). On the other hand, nature refusing to assign a privileged role to man, may act with cruelty or at least indifference. Man must not try to attribute predetermined aims or to superimpose intentions upon nature because its law is that of 'chance'.

The pessimistic view of life, where unhappines seems to prevail, owed much to the impact of intellectual and scientific movements of the time and to the author's own studies after moving to London. Here, in fact, he began to spend whole evenings reading such authors as Darwin, Shopenhauer and Mill, who strongly affected him and undermined his religious faith. This sense of fatalistic deteminism also reflect scientific studies of the time on human heredity, which seemed to deprive man of all responsability for his action. This led Hardy to work out of the idea of a kind of predestination, quite often a predestination to failure, according to which all men fulfil their destiny without finding any help either in society, which oppresses and destroys them, or in love, which often leads to unhappines.

The narrator, who is also the author's mouthpiece, does not belive in the existence of a loving God and has a pessimistic outlook on life; the forces which govern the world seem to enjoy inflicting endless suffering on a helpless and harmless creature, like Tess. Hardy uses a suggestive technique to show how her destiny is predetermined by fate: throughout the novel the tragic outcome of her story is anticipated by premonitory incidents, for example the ominus ones of her wedding day. The narrator observes that 'fatalism is a strong feeling' also among simple people like Tess's friends like in Chapter XXIII; although all the three girls are in love with Angel, they accept with a fatalistic attitude the discovery that it is Tess who has won Angel's heart.


The evolutionary theory increased Hardy's compassion for suffering people and for all living creatures, including animals and trees. This is why his individual characters, although failing in their attempts to improve themselves and in their search for genuine love, mantain a stoicism and a moral dignity of their own. Around them, and often opposed to them, moves the 'community', usually made up of country folk, instinctive and fatalistic, still living a fairly primitive pagan life full of superstitions, rituals and beliefs in the paternatural.

As many other Victorian intellectuals Hardy found himself at the centre of the intellectual debates of th eeighteen- sexties about science and religion. Where as the reading of Spencer made him meditate on the element of 'chance' or 'casualty' in human life, the publication of Darwin's 'Origin of Species' (1859) was another blow to his vacillating Christian faith, which he rejected intellectually if not emotionally.

His novels show his unconventional attitude towards the Church, marriage, society, even the rural comunities which he describes. He was a Socialist and a radical in his rejection of a class- based society but he was at the same time suspicious of the changes that modern industrialization was introducing into his beloved Dorset/ Wessex. In this way his attitude to the past and the present was ambivalent. He welcomed the improvement of the standard of living in one of the poorest districts of England, but he regretted the loss of the system of traditions and customs that was passed from generation to generation and that the civilization of machine was destroying.


Hardy's technique


Hardy's thecnique may be defined as a simultaneously architectural and cinematic. An architect by profession, he knows how to giv eunity to his novels, although the plots are not always convincing because of certain implausible and often excessive melodramatic episodes and coincidences.

On the othe hand, he is extraordinary 'cinematic' in his descriptions of objects and scenes. He usually begins by panning in order to secure a panoramic effect and then, little by little, focuses on the various elements of nature until he provides a close- up of a single detail. He also make use of perspective and lighting devices and often lets objects speak for themselves by turning them into symbols.

Latino


'De rerum natura': grande documento

di poesia didascalica della letteratura latina

che illustra la dottrina epicurea.


Il 'De rerum natura'


Il poema lucreziano è suddiviso in tre diadi, ogniuna delle quali comprende due libri, per un totale di sei. L'opera appartiene al genere didascalico le cui origini risalgono all'epoca del poeta greco Esiodo (VIII- VII sec. a.C.), autore del poema 'Le opere e i giorni' e dei filosofi alessandrini e ionici.

Lucrezio espone la dottrina epicurea rivogendosi a un interlocutore ben preciso: Memmio (probabilmente gaio Memmio, protettore di Lucrezio). Lo schema letterario previsto dal registro didascalico sembra decisamente superato dalla preoccupazione di mettere davvero il nobile amico sul cammino della saggezza e della conoscenza.

Come tutti i poemi didascalici, anche l'opera di Lucrezio segue un piano ben delineato, nel quale sono scandite le varie tappe dell' argomentazione. L'opera illustra, secondo i principi della dottrina epicurea, i meccanismi che stanno alla base di ogni forma dell'esistenza, indagando la composizione della materia, quella degli organismi animali e quella dei vari elementi del cosmo. Così, nella prima diade è esposta la dottrina degli atomi; nella seconda s'illustra la natura dell'organismo umano, nelle sue componenti biologiche e psicologiche; nella terza diade si ripercorre la vicenda dell' universo e si affrontano le cause dei fenomeni naturali. Il contenuto dei sei libri è il seguente:


Libro I: nulla si origina dal nulla o dall'opera degli dei; nulla è soggetto a totale distruzione poichè gli atomi sono immortali, invisibili, inscindibili e la loro proprietà caratteristica è l' aggregazione. Di essi, però, è possibile intuirne la natura e i movimenti, ricostruendola per analogia a partire dai fenomeni che possiamo osservare.


Libro II: viene esposta la dinamica dell' aggregazione fra gli atomi; questi si muovono in caduta dall' alto verso il basso , in linea retta, ma sono spinti ad aggregarsi quando un impulso (il clinamen)li spinge a deviare il proprio corso. La diversa aggregazione degli atomi dà luogo a corpi di svariate forme e qualità; ogni sensazione dipende dalla loro disposizione e la morte stessa non è altro che la definitiva disgregazione di quasta disposizione.


Libro III: esalta l'importanza della ragione e dell'osservazione della natura per vincere la religio e la paura della morte. Passa dunque a trattare dell'animus (parte razionale) e dell'anima (principio vitale attivo nell' organismo). Entrambe sono entità composte da atomi particolarmente sottili, levigati e rotondi, di natura diversa; animus e anima nascono e si disgregano con l'organismo, per questo motivo, coincidendo i momenti di disgregazione, la morte non deve far paura.

Libro IV: affronta il tema dei simulacra rerum, cioè di quelle immagini costituite da strati superficiali di atomi, che ricoprono i corpi come membrane e che, staccandosi da essi, vengono a colpire i nostri sensi (eccetto che dal tatto). Dopo aver descritto che la fusione di più simulacra rerum crea le visioni spaventose, Lucrezio passa a descrivere le forze dell'anima, forze che permettono il movimento e il sogno durante la sospensione del moto. I sogni ripropongono alla mente gli oggetti dei desideri diurni; i sogni causati da impulsi sessuali non si devono confondere con l'amore poichè gli impulsi sesuali, e il desiderio che ne deriva, sono insaziabili e s'illudono di possedere tenui simulacra rerum, che in realtà sfuggono completamente.


Libro V: tratta della genesi del mondo; la nascita del mondo è recente, ed è stata originata dall'aggregazione di atomi: in un primo momento si originò la terra, da essi furono emanati gli elementi che formarono l'aria, le stelle ed il mare. Successivamente, prima di cessare di creare definitivamente nuove forme di esistenza, la terra generò la vita vegetale, quella animale e, in ultimo, quella umana.


Libro VI: considera i vari fenomeni naturali passando in rassegna alcuni fra i principali fenomeni naturali, le cause delle malattie e della morte, con un particolare riferimento alla peste di Atene del 430 a.C., descritta già da Tucidide.


Lucrezio e l' Epicureismo.


Il poema di Lucrezio illustra la dottrina di Epicuro (341-270 a.C.), il filosofo greco che aveva tenuto in Atene la scuola filosofica denominata KhpoV (il 'Giardino'). L'opera principale di Epicuro era costituita da un trattato sulla natura in trentasette libri: il Peri Physeos. La dottrina epicurea poneva al centro del proprio interesse la ricerca del più alto grado di felicità possibile; questa meta era rappresentata, per Epicuro, dalla piena tranquillità dell'animo, che si può raggiungere attraverso la conoscenza, capace di liberare l'uomo dal dolore e dai suoi falsi timori.

Secondo Epicuro la filosofia era distinta in canonica, fisica e etica. La canonica costituisce la logica o la conoscenza, è diretta a fornire il criterio della verità che è costituito dalle sensazioni, dalle emozioni e dalle anticipazioni; la fisica esclude dalla spiegazione del mondo le cause soprannaturali. Per poter fare ciò essa deve essere materialista (es. non esiste anima spirituale) e meccanicista (es. deve escludere il finalismo); sempre in questa sezione è trattata la teoria atomistica, desunta da Democrito (460-357 a.C.): nel vuoto infinito gli atomi si muovono eternamente, secondo leggi specifiche, urtandosi o combinandosi tra di loro. La loro deviazione di percorso, che li porta all'aggregazione, è definito paegklisiV (parenklisis) o clinamen. Nell'etica è considerato il tema della felicità e le vie che ad essa conducono. La felicità risiede nel piacere che, a sua volta, è criterio di scelta. Due sono i tipi di piacere riconosciuti: il piacere stabile (o atarassia, che è la vera felicità perchè impone una scelta decisa ed una limitazione dei bisogni sia naturali che vanie) e il piacere mobile (gioia e letizia).

Epicuro non negava l'esistenza delle divinità, ma la concepiva come una sorta di modello della perfetta beatitudine: per questo distaccava la sua sfera di esistenza da quella degli uomini, sulla quale ruìiteneva che non avesse alcun tipo di influenza. Complesso risultava, nella teoria epicurea, giustificare il fondamento della cultura e della vita sociale: alla loro base sussisterebbe esclusivamente l'utilità, che ricorre a forme di solidarietà capaci di salvaguardare la sopravvivenza dei più deboli, solo per rendere migliore la vita delle comunità umane. Una tale visione non poteva sviluppare una convinta adesione ai principi politici della convivenza umana: difatti, la dimensione sociale proposta dall' epicureismo aveva un carattere sintetizzabile nell' esortazione laJe biwsaV (láthe biosas, vivi in disparte) e preferiva il vincolo dell' amicizia a quello del contatto sociale.

La diffusione dell'epicureismo conobbe a Roma più di un ostacolo. Se però la sua prima introduzione fu osteggiata al punto da portare all' esilio i due filosofi epicurei Alceo e Filisco, nel 173 a.C., all'epoca di Lucrezio la scuola epicurea poteva contare su nomi importanti come quello di Sirone (maestro di Virgilio) e di Filodemo di Gàdara. Ciò non vuol dire che fosse cessata l'ostilità con cui molti guardavano a questa filosofia, vedendo in essa una dottrina capace di svalutare pericolosamente alcuni fondamenti politici e religiosi della società e della cultura romana.


Lingua e Stile.


Lo stesso Lucrezio sembra porsi in maniera problematica la questione del registro lionguistico da adottare in relazione alla novità e alla difficoltà dell'argomento prescelto. La difficoltà espressiva viene affrontata con l'adozione di un apoetica del lepos, della grazia, intesa come strumento per addolcire l'aridità concettale della materia con la ricchezza delle figure e la piacevolezza delle immagini poetiche. Questa valorizzazione del carattere propriamente estetico della lingua poetica trova riscontro nella tendenza ad adeguarsi ai modelli ellenistici, esemplata dai poetae novi. Con questi Lucrezio ha in comune la tendenza a sviluppare creativamente i procedimenti allusivi di tipo dotto nei confronti degli autori precedenti, sia greci sia latini. Questa esigenza di chiarezza di contenuto e nel contempo di attrattiva della forma determina la particolarità del linguaggio di Lucrezio: tendenza al registro 'sublime', elevato e appassionato.

Il carattere più evidente della lingua di Lucrezio è la sua ricchezza lessicale: alle esigenze dell' espressione filosofica il poeta viene incontro elaborando un lessico innovativo, che comprende un gran numero di neologismi e di hapax legómena, voci composte per l'occasione, la cui particolarità è per lo più sottolineata dalla posizione metrica di rilievo. Meno frequenti invece sono i grecismi veri e propri, in armonia con il dichiarato impegno di latinizzare il linguaggio della filosofia, e quindi sostituiti da voci latine opportunamente create (es. Lucrezio non usa il greco átomoi, preferendo sinonimi come primordia rerum o semina, né éidola latinizzato in simulacra o clinamen tradotto in declinatio).

Un'altra caratteristica, che interessa la fonetica e la morfologia, è l'adozione di forme arcaizzanti. L'arcaismo è evidentemente sentito come un processo artisticamente creativo e coerente con lo scopo dell' opera, come un mezzo per dotare il verso di solenne gravità e quindi autorevolezza e credibilità scientifica.

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