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L'interpretazione fisica della funzione d'onda:
Lo stesso
Schrödinger immaginava l'elettrone non come un punto materiale bensì come
un'entità che si distribuisce su un volume relativamente ampio (su scala
atomica). Da questo punto di vista emerge che il significato della y(x,y,z) si riduce a nient'altro che alla densità di carica elettronica nel
volume di spazio considerato e all'istante di tempo stabilito. Tale
interpretazione non è confermata da nessuna osservazione, poichè in tutti gli
esperimenti sino ad ora condotti un elettrone appare sempre come un corpuscolo
puntiforme e mai come una nuvola di
carica. L'interpretazione della funzione d'onda che oggi riteniamo corretta, fu
proposta nel 1926 da Max Born fig.(12-b),
il quale utilizzò concetti probabilistici. Secondo quest'ultimo ad ogni
particella deve essere associata un'onda descritta dalla funzione y(x,y,z). Born avanzò allora l'ipotesi che l'ampiezza dell'onda nell'equazione di
Schrödinger fosse legata alla probabilità di trovare la particella nelle
coordinate in cui
viene valutata e,
inoltre, affermò che la densità di
probabilità è determinato da
. In matematica, la probabilità di un evento è un numero
compreso nell'intervallo
, uguale al rapporto tra i casi favorevoli e i casi
possibili. Gli eventi altamente improbabili hanno una probabilità prossima a 0,
mentre gli eventi altamente probabili hanno una probabilità prossima ad 1.
Nel nostro caso,
ovvero di una particella che si muove di moto armonico semplice lungo l'asse x,
viene assegnata la probabilità (ovvero l'area sottesa alla curva
normalizzata) che la particella giaccia in un determinato intervallo , espressa dall'equazione:
Inoltre sappiamo
che la particella deve necessariamente
esistere nell'intervallo . Tutto ciò si esprime probabilisticamente normalizzando la funzione d'onda:
ovvero la
probabilità di trovare la particella in un punto qualsiasi dello spazio in un
generico istante di tempo deve essere 1 per definizione di probabilità. Questa
condizione impone una limitazione alla funzione d'onda. Infatti l'equazione
(203) determina il fattore costante che bisogna utilizzare per esprimere come una densità di probabilità. Anche in questo
caso la matematica ci viene in aiuto risparmiandoci di svolgere, nel nostro
caso specifico, l'integrale:
Infatti,
riconosciamo nella funzione integranda la curva di distribuzione normale delle
probabilità, o gaussiana. Quest'ultima, una volta standardizzata, ci assicura
che il suo integrale calcolato nell'intervallo sia uguale ad 1.
Inoltre sappiamo che la funzione di
densità per risultare normale deve assumere la forma seguente;
confrontando la (205) con la funzione integranda (204) siamo in grado di scrivere il seguente sistema:
Abbiamo cosi trovato il valore della costante che ci interessava per poter riscrivere l'equazione di Schrödinger e la sua soluzione per un oscillatore armonico classico unidimensionale:
In generale le
probabilità calcolate dalla y(x,y,z,t) sono le informazioni più dettagliate
che in via di principio è possibile avere sul sistema fisico quantistico in
esame. L'interpretazione probabilistica dell'equazione di Schrödinger
costituisce un aspetto peculiare della teoria quantistica, in quanto con essa
le leggi rigidamente deterministiche della meccanica classica sono sostituite
da leggi probabilistiche. L'ampiezza di probabilità y(x,y,z) non è rappresentata da una funzione
sola ma da una coppia di funzioni, che sono insieme soluzioni dell'equazione di
Schrödinger scritta per la particolare forza a cui la particella è soggetta.
Conosciamo già un caso in cui una grandezza è determinata da due altre: il
modulo della distanza vettoriale è dato, infatti, dalla somma dei quadrati
delle sue componenti, secondo il Teorema di Pitagora. Analogamente, l'ampiezza
di probabilità y(x,y,z) è determinata da due funzioni e
e si può scrivere:
In generale, se
l'equazione di Schrödinger riferita ad un determinato sistema quantistico
ammette come soluzioni le funzioni d'onda
e
che descrivono due
possibili stati del sistema di eguale energia, essa ammette come soluzione
anche la funzione d'onda che è combinazione lineare delle funzioni dei due
stati precedentemente descritte:
dove a e b sono in generale numeri reali. Il formalismo sopra introdotto è meglio noto come principio di sovrapposizione. Consiste nell'ipotesi che fra questi stati esistano relazioni caratteristiche tali che, ogniqualvolta un determinato sistema si trovi in uno stato definito, esso possa venir considerato come facente parte contemporaneamente di due o più altri. Lo stato iniziale deve essere considerato come risultante di una specie di sovrapposizione di due o più altri nuovi stati, che avviene in maniera inconcepibile dal punto di vista delle idee classiche. Se uno stato dunque, è costituito dalla sovrapposizione di due altri, esso avrà delle proprietà che risultano in un certo senso intermedie tra quelle dei due stati originari, e che si avvicinano più o meno a quelle di uno di essi a seconda del maggiore o minor peso associato a tale stato nel processo di sovrapposizione mediante i coefficienti a e b. Il nuovo stato risulta così completamente definito dai due stati originari, una volta assegnato il loro peso relativo nel processo di sovrapposizione.
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