Il transistor
Nel gennaio del 1948 il fisico statunitense dei laboratori Bell William
Bradford Shockley metteva a punto il transistor, piccola invenzione che avrebbe
rivoluzionato la nostra vita quotidiana. Tutti gli apparecchi elettronici che
usiamo abitualmente sfruttano infatti i transistor come componente di base per
il loro funzionamento: un tipico microprocessore utilizzato nei personal
computer, ad esempio, contiene oggi fra i 3 e i 5 milioni di transistor.
A quarant'anni di distanza,
l'invenzione del transistor, evento rivoluzionario nella storia della moderna
tecnologia.Il transistor, nonostante la grande varietà delle sue applicazioni,
svolge solo due semplici funzioni: quella di interruttore e quella di
modulatore. Come in un interruttore, fornendo una piccola corrente a uno degli
ingressi del transistor è possibile consentire o escludere il passaggio di una
corrente attraverso le altre due connessioni di cui è dotato. Come in un
amplificatore di corrente, il passaggio di corrente può essere modulato: una
piccola variazione di corrente a un ingresso consente di controllare il
passaggio di una corrente molto superiore attraverso le altre due
connessioni.Il principio di funzionamento del transistor è analogo a quello del
triodo, già noto e utilizzato fin dagli inizi del XX secolo. Shockley e i suoi
collaboratori Walter Houser Brattain e John Bardeen sfruttarono le proprietà
fisiche dei materiali semiconduttori per ottenere i risultati di un triodo
senza i suoi inconvenienti (necessità di un tubo vuoto e di ingombranti parti
meccaniche, fragilità, inefficienza e alti costi). Realizzarono così il
transistor bipolare, che valse ai tre ricercatori il premio Nobel per la fisica
nel 1956.Nella sua forma più semplice, il transistor bipolare è composto da tre
elementi - detti emettitore, base e collettore - costituiti da un frammento di
cristallo semiconduttore, generalmente germanio o silicio, cui sono aggiunte
opportune impurità. I tre elementi sono disposti a sandwich, con la base in
mezzo, e ciascuno di essi è dotato di un collegamento che permette di inserire
il transistor all'interno di un circuito elettrico. Grazie alle proprietà
fisiche di questi materiali, una piccola corrente applicata alla base può
determinare e controllare il flusso di corrente fra collettore ed emettitore.La
prima applicazione commerciale del transistor, all'inizio degli anni Cinquanta,
fu nel campo della telefonia, in sostituzione degli inaffidabili relè meccanici
allora utilizzati nei collegamenti telefonici; nel 1954 furono commercializzati
i primi esemplari di radio a transistor e l'IBM iniziò a sostituire nei propri
computer i tubi a vuoto con i transistor. Da allora la diffusione del
transistor è stata inarrestabile, grazie soprattutto all'elevata affidabilità,
alla velocità di risposta, al bassissimo costo e alla possibilità di
miniaturizzarli. Oggi vengono realizzati transistor tanto piccoli da essere
praticamente invisibili a occhio nudo e la tecnologia dei circuiti integrati,
sviluppata a partire dagli anni Sessanta, ha permesso di realizzare complessi
circuiti composti da milioni di transistor su sottilissime piastrine di
silicio. Attualmente esistono molti tipi diversi di transistor, i più noti dei
quali sono quelli a effetto di campo (J-FET e MOS-FET).