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Il termine biomassa viene utilizzato per indicare materiale organico
( prevalentemente di origine vegetale ), nel quale l' energia solare si è accumulata grazie al processo di fotosintesi clorofilliana.
Oltre alla legna ricavata dalle foreste (la più tradizionale delle biomasse), si utilizzano i residui delle coltivazioni agricole (paglia, lolla di riso, pula di grano), gli scarti delle lavorazioni nel settore alimentare (gusci, noccioli ,ecc.), quelli della lavorazione del legno (segatura, trucioli), le deiezioni animali delle aziende zootecniche e i rifiuti solidi urbani.
Si possono anche coltivare piante a crescita rapida per uso energetico, sia pluriennali (come il pioppo, il salice , l'eucalipto ), sia annuali (come la canna da zucchero, il cardo, la barbabietola, il girasole e la colza).
L' utilizzazione delle biomasse per fini energetici non contribuisce all'effetto serra, poiché la quantità di anidride carbonica rilasciata durante la decomposizione, sia che essa avvenga naturalmente, sia per effetto della conversione energetica, è equivalente a quella assorbita durante la crescita della biomassa stessa. Non vi è, quindi, alcun contributo netto all'aumento del livello di CO2 nell'atmosfera.
Alcune tecnologie di conversione energetica sono già abbastanza sviluppate e possono essere utilizzate a livello industriale, altre sono a livello sperimentale.
La combustione diretta di residui di coltivazioni agricole, effettuata in opportune caldaie, è utilizzata per il riscaldamento.
Un altro processo biochimico è la fermentazione alcolica di materiale vegetale pretrattato (soprattutto da canna da zucchero), per produrre sia bioetanolo sia ETBE, che possono essere utilizzati come biocarburanti per automezzi sia puri sia mescolati a benzina.
L' etanolo è usato soprattutto in Brasile, ma ora vi stanno investendo anche Stati Uniti e Europa.
Benché tale carburante sia tanto osannato nei circoli ambientalisti, ultimamente un ricercatore americano ha affermato che bruciare etanolo è, in realtà, una minaccia alla salute pubblica. Produce sostanze pericolose e fa aumentare la quantità di ozono nella bassa atmosfera. Il dibattito è ancora aperto.
Per spremitura o estrazione con solventi si produce biodiesel (un olio combustibile utilizzato per l'autotrasporto e gli impianti di riscaldamento) da piante oleose come la colza, il girasole e la soia.
Nel nostro Paese le biomasse sono bruciate negli inceneritori. Si tratta soprattutto di rifiuti urbani, smaltiti attraverso la combustione ad alta temperatura (incenerimento), che dà come prodotti finali un effluente gassoso, ceneri e polveri.
Negli impianti più moderni, chiamati termovalorizzatori, il calore sviluppato durante la combustione viene recuperato per produrre vapore, poi utilizzato per la produzione di energia elettrica o come sistema di riscaldamento alternativo ( teleriscaldamento ).
I termovalorizzatori presenti sul territorio italiano sono 52: la maggior parte al Nord e solo 8 al Sud. Il dibattito sulla loro convenienza economica, sull'efficienza e soprattutto sul loro impatto ambientale è sempre vivo. E' da notare che solo in Italia (in violazione delle direttive europee in materia) viene considerata totalmente rinnovabile l'energia prodotta dalla termovalorizzazione, mentre l' UE considera rinnovabile solo la parte organica dei rifiuti (ovvero gli scarti vegetali).
Tale posizione è condivisa da gran parte dei movimenti ambientalisti, per i quali deve essere scartata da tale computo l'energia prodotta dai rifiuti solidi urbani, in quanto questi sono prodotti anche con materie prime fossili o prodotti sintetici non biodegradabili.
In Europa, a differenza che in Italia, gli inceneritori stanno progressivamente lasciando spazio alla raccolta differenziata e alla riduzione del rifiuto alla fonte. Negli Stati Uniti non si possono più costruire Infatti, nonostante i sistemi di depurazione, gli inceneritori disperdono prodotti inquinanti nell' atmosfera.
L'alternativa migliore sembra essere la tecnologia della pirolisi.
Tale tecnica consiste nel bruciare rifiuti in completa assenza di ossigeno, utilizzando temperature comprese tra 400 e 800°C. Tuttavia, ad oggi non si è ancora raggiunto un livello dei prodotti sufficientemente adeguato.
ENERGIE RINNOVABILI: importanti per l'ambiente
EFFETTO SERRA
I combustibili fossili possono essere considerati depositi di carbonio, formatosi milioni di anni fa; la loro combustione fa ritornare il carbonio nell' atmosfera, aumentando l' effetto serra.
Il biossido di carbonio si scioglie facilmente in acqua: gli oceani ne contengono enormi quantità, ma l' aumento di temperatura (dovuto all' effetto serra) diminuisce la solubilità del gas in acqua, liberando nuovo gas nell' atmosfera e accelerando il fenomeno.
Inoltre, le emissioni dei "gas-serra" più persistenti hanno un effetto duraturo sul clima: parecchi secoli dopo che avvengono le emissioni di CO2, circa un quarto di esse permane nell' atmosfera.
IL PROTOCOLLO DI KYOTO
Si tratta di un accordo internazionale, entrato in vigore nel 2005 con 55 Paesi firmatari, che indica gli obiettivi per la riduzione dei gas ad effetto serra. In esso è indicato l'impegno a ridurre, entro il 2012, le emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990.
Poichè l' attuale tendenza è di un aumento notevole delle emissioni, la riduzione del 5% sarebbe un grande risultato, comunque non sufficiente a fermare l' aumento di temperatura.
Inoltre, nessun tipo di limitazione è previsto per i Paesi in via di sviluppo, perchè tale vincolo rallenterebbe il loro cammino verso lo sviluppo. Tuttavia, la crescita di emissioni di gas serra in Paesi come la Cina sta attualmente avvenendo con ritmo che è circa il triplo dei Paesi sviluppati.
Infine, gli USA - lo stato che inquina di più l' atmosfera con il 36% di emissioni di anidride carbonica del 1990 - non ha ratificato il Protocollo.
Nonostante tutto, per raggiungere gli obiettivi indicati a Kyoto, il protocollo prevede tre strumenti: opere di forestazione, progetti di sfruttamento delle energie rinnovabili e riduzione dell'uso dei combustibili fossili, migliorando gli attuali sistemi di generazione dell'energia.
Se un Paese non riesce a rispettare i suoi impegni, può comprare da un altro una quota di emissioni.
PROPOSTA DI DIRETTIVA DELLA CE
A gennaio di quest'anno, la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di direttiva che prevede entro il 2020: la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili per un 20% dell'approvvigionamento complessivo e l'utilizzo di una quota del 10% di biocarburanti nei trasporti. Si tratta di un traguardo ambizioso, poiché oggi la percentuale di rinnovabili è solamente dell'8,5%.
In conclusione, è chiaro che le fonti di
energia rinnovabile non possono rappresentare nel breve periodo la soluzione
energetica per l' Italia. Tuttavia, bisognerebbe investire maggiori risorse in
progetti di ricerca e sviluppo, perchè occorre avere rispetto per il nostro
pianeta e per le generazioni che verranno.
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