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Un nevrotico: zeno cosini




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UN NEVROTICO: ZENO COSINI


Svevo: vita e opere

Nasce nel 1861 a Trieste, città che rimane austriaca fino al 1919, da una famiglia borghese. Il suo vero nome è Ettore Schmitz, ma adotta lo pseudonimo di Italo Svevo probabilmente per sottolineare la sua duplice mentalità italo-tedesca. Dopo alcuni anni trascorsi in un collegio, ritorna a Trieste e frequenta un istituto tecnico.

Negli anni '80, il fallimento del padre lo costringe a lasciare gli studi e ad impiegarsi in banca. Sposatosi nel '96, entra a far parte dell'impresa dei suoceri, proprietari di una grossa ditta di colorifici.

La sua vita muta radicalmente e Svevo riesce quindi ad entrare nell'ambiente dell'alta borghesia imprenditoriale. Tuttavia la sua preparazione culturale è prevalentemente tecnica e la letteratura è per lui esclusivamente una passione che viene coltivata in modo clandestino in quanto contrasta con il mondo borghese a cui lui stesso appartiene.

Le sue prime due opere, "Una vita" e "Senilità", rispettivamente del '93 e del '97, sono pubblicate a sue spese e non avranno successo. Deluso, non pubblicherà nulla fino al 1923, anno in cui esce la "Coscienza di Zeno", con cui l'autore raggiunge la notorietà.

Molto influenti nelle sue opere sono le teorie psicanalitiche formulate da Freud, le opere di James Joice Proust e Kafka.

Nel 1928 Svevo muore a seguito di un incidente d'auto.

Le sue principali opere sono:

UNA VITA: viene scritto nel 1893. È un romanzo tardoverista che mette ben in evidenza la figura dell'inetto. Il protagonista è Alfonso Nitti, impiegato in banca, che vede le sue ambizioni sociali e letterarie frustrate dalla meschinità dell'ambiente di lavoro e dal ruolo subalterno a cui è condannato dalla nascita. Una breve relazione con Annetta, la figlia del principale, pare aprirgli prospettive diverse, ma nel momento in cui gli si presenta la possibilità di sposarsi, preferisce rinunciare per non andare in contro a troppe responsabilità. Tuttavia, non contento della sua scelta, alla fine del romanzo si suicida, andando contro quello che è il naturale destino dell'inetto.

SENILITÀ: viene scritto nel 1897. Il protagonista è Emilio Brentani, un impiegato poco meno che quarantenne, anche lui sognatore con passati vani desideri letterari, conosce una bella popolana, Angiolina Zarri, che diventa la sua amante, coinvolgendolo anche sul piano sentimentale. Angiolina, creatura incolta e primitiva non si lascia condizionare da Emilio che ne vorrebbe elevare la sua condizione socioculturale. Intanto la sorella del protagonista, Amalia, si innamora di Stefano Balli, amico di Emilio a cui era stato chiesto un consiglio riguardo Angiolina; Amalia, non contraccambiata rinuncia ai suoi desideri e, dopo una malattia, muore. Anche Emilio, alla fine del romanzo, dopo la sua delusione amorosa, capisce di aver fallito nel campo più impegnativo della vita e, quindi, decide di continuare la sua vita in una condizione di Senilità, cioè di vecchiaia e di rinuncia all'amore e ai sentimenti.


2 La coscienza di Zeno

Il romanzo è del 1923 e con questo libro Svevo raggiunge la notorietà L'autore immagina che Zeno racconti la sua vita al dottor S per cercare di guarire dalla sua nevrosi e questo per dispetto, pubblichi le sue memorie nel momento in cui il protagonista decide di interrompere la terapia.

La struttura è fatta di otto parti: la prima è la prefazione e in essa Svevo immagina che il dottor S esprima le sue opinioni di disprezzo a riguardo del protagonista. La seconda parte è il preambolo in cui Zeno parla della sua malattia e dei motivi che lo hanno portato a frequentare il dottore S.

Seguono altri cinque capitoli che trattano della vita di Zeno: in 'Il fumo' sono raccontati i pietosi tentativi di smettere di fumare, anche se in realtà non era questa l'intenzione del protagonista. In 'La morte del padre' Zeno approfitta della condizione di infermità del genitore per accusarlo di essere il principale responsabile della sua condizione nevrotica, dovuta, secondo lui, agli eccessivi atteggiamenti autoritari. 'La storia del suo matrimonio' racconta gli amori di Zeno nei riguardi delle figlie del Signor Malfenti: inizialmente propone il matrimonio prima ad Ada, e successivamente ad Alberta, ma entrambe rifiutano e Zeno è costretto a ripiegare su Augusta, la quale invece accetta. In 'La moglie e l'amante' viene introdotta la figura di Carla che diventa l'amante di Zeno, ma che rinuncia a lui per non rovinare quello che crede un matrimonio felice e perfetto. 'La storia di un'associazione commerciale' è un capitolo che vede Zeno contrapposto a Guido, il marito di Ada: dopo il fallimento di un investimento di quest'ultimo, Zeno cerca di rimediare effettuando una buona operazione finanziaria che fa recuperare il denaro perduto alla famiglia Malfenti. L'ultima parte è il diario di Zeno in cui egli racconta la sua guarigione: Zeno nega di essere mai stato malato e anzi, generalizza la malattia a tutto il mondo sostenendo che chi si sentiva sano era malato e viceversa: la salute è la condizione di chi possiede certezza, princìpi, quindi, constatata la vanità di questi, Zeno conclude che sarebbe stato meglio 'guarire dalla salute'. La sua quindi, non era una malattia, ma solo uno stato che gli ha permesso una visione più lucida della realtà. Quindi il finale è apocalittico, infatti l'unico modo per guarire il mondo può essere soltanto una violenta esplosione che trasformi la terra in nebulosa.

Zeno è vecchio, al contrario di Alfonso ed Emilio, protagonisti dei romanzi precedenti, e quindi riesce a essere consapevole della sua inettitudine.


La figura dell'inetto


Un ruolo centrale nella narrativa di Svevo è occupato dalla figura dell'inetto. L'inetto si sente inadatto a vivere poiché non riesce ad aderire alla vita, non ha valori in cui credere, non ha scopi, non ha un ruolo nella società in cui riconoscersi, quindi non riesce a dare un senso alla propria vita. Inoltre l'inetto si sente malato di quella malattia che è il disagio del '900: l'incapacità di provare sentimenti, che provoca nell'uomo un intenso alone di tristezza e di infelicità. L'inetto quindi, è sempre un eroe sconfitto. Il fallimento dell'inetto è da ricondurre alla frattura venutasi a creare tra l'io e la realtà e all'interno dell'uomo con la scoperta dell'inconscio.

Tutti i personaggi protagonisti dei romanzi di Svevo sono quindi degli inetti, ma c'è tuttavia una sostanziale differenza tra Alfonso ed Emilio, protagonisti rispettivamente di 'Una vita' e 'Senilità' e Zeno, protagonista de 'La coscienza di Zeno': i primi due sono tragici, sono rappresentati in una dimensione cupa e triste e il loro destino è la morte o comunque la rinuncia a vivere; Zeno invece riesce a non essere tragico in quanto, vista la sua età matura, assume la consapevolezza della sua 'malattia' e usa l'ironia per sdrammatizzare se stesso e la sua condizione.


4 La donna e l'amore

Una delle caratteristiche principali della figura dell'inetto in cui l'uomo in questo periodo si immedesima, è l'incapacità di provare sentimenti verso gli altri. I personaggi rappresentati da Svevo quindi, non riusciranno mai ad avere una relazione duratura, anche perché vogliono evitare quelle ovvie responsabilità derivanti da un matrimonio.

Per esempio, l'amore di Alfonso per Annetta in 'Una vita' è semplicemente un'occasione per elevarsi da quella condizione di inferiorità a cui il protagonista deve sottostare fin dalla nascita.

L'amore di Emilio e Angiolina in 'Senilità' è invece un amore trasgressivo, un sinonimo di gioventù, quindi un tentativo per rimanere giovani. Tuttavia questo amore occasionale procura a Emilio una grande delusione dovuta a continui inganni, tradimenti e bugie. La sua reazione è quella di ritirarsi in una condizione di Senilità, di vecchiaia, quindi di rinuncia all'amore stesso.

Un'eccezione è però quella di Zeno, in 'La coscienza di Zeno', per cui amore significa matrimonio. Infatti lui riesce a sposarsi, anche se non con la donna che ama. Augusta è, agli occhi di Zeno, l'immagine della salute che si contrappone alla sua condizione di malattia. Tuttavia nel corso del romanzo, questa contrapposizione viene meno, infatti Zeno capisce che la sua condizione è una condizione generalizzata, quindi non è lui che bisogna curare, ma bensì sono la moglie, e tutte le persone come lei, che devono guarire dalla salute.

Una curiosità è costituita dal fatto che i personaggi femminili di Svevo hanno tutti nomi che iniziano per 'A'. Particolarmente evidente risulta il contrasto salute-malattia, rappresentato rispettivamente da Augusta e Zeno e sottolineato dalle iniziali dei nomi.


5 Svevo e la psico-analisi

Il rapporto con la psicanalisi inizia intorno al 1908, in cui Svevo inizia a leggere le opere di Freud. Negli anni che vanno dal 1911 al 1918, Svevo approfondisce il discorso sulla psicanalisi perché suo cognato, Bruno Veneziani, è in trattamento a Vienna dallo stesso Freud. In questi anni Svevo si lascia conquistare dalle teorie psicanalitiche, anche se il suo rapporto con esse risulta sempre problematico. Sul lato pratico della disciplina Svevo nutre molti dubbi sulla possibilità di guarigione del paziente, alimentati soprattutto dall'insuccesso della terapia del cognato, definito da Freud incurabile. Svevo si mette dunque in una posizione critica rispetto alla psicanalisi, ed ambigua: coglie le teorie, ma allo stesso tempo le allontana, è affascinato, ma distaccato, non c'è un categorico rifiuto, né un'aperta adesione.

Nella coscienza di Zeno si possono individuare diversi modelli psicologici e di conseguenza diversi metodi di cura. C'è una prima psicanalisi, quella di W. Steckel. La differenza tra Steckel con Freud consente a Svevo di creare una figura, il dottor S., che fa scrivere a Zeno a sua autobiografia. Ed è proprio qui la diversità tra le due teorie: Freud esclude categoricamente il metodo dell'autobiografia, dell'indagine introspettiva di Steckel, perché nella vera psicanalisi la terapia è basata sulle sedute. Ad un secondo livello sta la psicanalisi freudiana vera e propria: Svevo introduce, nei discorsi di Zeno, tutta una serie di associazioni libere, dimenticanze contraddizioni, che non possono essere letti se non in chiave freudiana (come l'episodio del funerale di Guido Speier, in cui Zeno sbaglia funerale). Ciò sta a dimostrare che Svevo ha accettato di servirsi della psicanalisi freudiana come metodo esplicativo della psiche umana, anche se rimane molto scettico rispetto al suo funzionamento.

Nel nome del protagonista del romanzo, Zeno Cosini, si può notare una forte ambivalenza. Il nome, Zeno, indica lo straniero (dal greco xenos, che sta a significare appunto lo sconosciuto), il cognome, Cosini, corrisponde alla storpiatura dialettale di cugini, ed indica quindi il consanguineo, il familiare. Svevo sembra voler alludere al complesso edipico, cioè a quella situazione caratterizzata da dinamiche affettive ambivalenti, che caratterizza il bambino nell'età compresa tra i 3 e 5 anni. Il complesso di Edipo consiste, per la psicanalisi, nel provare attrazione verso il genitore dello stesso sesso, e rivalità per il genitore del sesso opposto. Con il superamento di questo il bambino si identificherà con il genitore dello stesso sesso, e l'altro sarà trasferito nell'oggetto d'amore adulto.

Nel terzo capitolo della Coscienza, "il fumo", Zeno sottolinea che il piacere per la sigaretta è alimentato soprattutto dalle proibizioni (da parte del medico e del padre). E questo piacere legato al divieto di fumare assumerà in Zeno, una sorta di "rituale nevrotico" dell'ultima sigaretta: "Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo l'ultima volta".

Ma ad aumentare l'attaccamento al fumo è proprio l'impegno di astenersene poi per sempre. Con il pretesto dell'ultima sigaretta Zeno si garantisce non solo la soddisfazione di un desiderio, ma anche il piacere di infrangere il divieto, e l'ultima sigaretta è anche più buona!: "Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quando è l'ultima", dice.



CONCLUSIONE


Nel corso del lavoro per la presente tesina ho avuto modo di approfondire alcuni argomenti che mi sono sembrati interessanti. In particolare mi ha colpito la sintomatologia della nevrosi, una malattia sottovalutata ma dagli esiti davvero devastanti per un individuo. Mi sono così interrogata su quali possano essere le cause scatenanti questa forma di disagio, e penso che siano anche in parte ambientali. Probabilmente il diffondersi di questo e di altri disagi non strettamente collegati a cause organiche ci segnala che qualcosa non funzione nella realtà in cui viviamo. Non credo si tratti solo del famigerato stress, ma, più profondamente, sia la condizione innaturale in cui si trovano a vivere molti esseri umani ad indurre malattie come la nevrosi. Il ritmo del lavoro e della città sembrano poco consoni all'uomo, così come l'assenza di forti legami di appartenenza. Il senso del dovere e, collegato, il senso di colpa e di inadeguatezza mi sembrano abbiano in molti casi sostituito la ricerca della autentica soddisfazione delle proprie reali esigenze. Proprio per questo ho trovato estremamente illuminanti le parole di Zeno Cosini quando invita a guarire dalla salute

E' però difficile trovare delle alternative valide: credo che questo si possano trovare a livello individuale, perché un'azione politica mi sembra davvero quasi impossibile, oggi (forse a differenza di quanto avveniva trent'anni fa).




Bibliografia


Enciclopedia Medica Italiana, Edizioni Scientifiche Firenze, 1985

Enciclopedia medica garzanti,

Internet: https://getnet.it/sfi/ipertesti/lazzarato/nevrosi-note.htm

https://digilander.iol.it/psiche2000/nevrosi.htm

La coscienza di Zeno, Italo Svevo, G.T.E. Newton, 1988

Psicologia conoscere se stessi e gli altri, Armando Curcio Editore, 1989

Psicologia Generale, dello Sviluppo ed Applicata, Roberto Zonta, Edipsicologiche della Casa Editrice Padus, 1998




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