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Il sogno




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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TRIESTE FACOLTA' DI PSICOLOGIA Laurea triennale

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IL SOGNO







7 STORIA DEL SOGNO


Il sogno è un'attività del pensiero umano che ha incuriosito l'uomo fin dai primordi della civiltà, allorquando la storia del sogno veniva decifrata attraverso i messaggi degli dei e dei demoni. Indovini e profeti si affannavano a cercare di rintracciare il significato nascosto dei sogni, sfuggenti e singolari manifestazioni della mente umana. I particolari rivelati nei sogni venivano generalmente considerati, sia pur alla luce delle multiformi concezioni sviluppate in varie epoche, come delle metafore da decifrare, e soltanto coloro che ne conoscevano la chiave interpretativa erano in grado di comunicarne il senso nascosto. L'approccio tradizionale in merito alla comprensione dei sogni era quello di ritenerli corrispondenze da parte di agenti esterni: divinità, angeli o spiriti. Le ragioni della larga fortuna di cui ha goduto nel tempo tale tradizione profetica sono facilmente intuibili: i sogni paiono spesso così bizzarri e involontari da mettere in crisi e negare i concetti di responsabilità e di razionalità umana. Gli antichi erano certi dell'esistenza di una entità astratta, di un alcunché di spirituale decisamente distinto dal corpo materiale, di un'anima perdurante e impercettibile che rimanesse desta anche nel corso del sonno, qualcosa di spontaneamente fluttuante nel tempo e nello spazio, capace di tramandare al cervello immagini oniriche del suo vagare mentre il corpo, affaticato, rimaneva immerso nel sonno.

Il più antico dei libri sui sogni pervenutoci, il 'Libro dei sogni ieratico', fu redatto in Egitto intorno al 2000 a.C.; si tratta di una sorta di testo di consultazione, una specie di dizionario dei sogni, in cui si forniscono interpretazioni delle situazioni in cui una persona poteva imbattersi all'interno del proprio mondo onirico.

Nel medioevo, persino l'astrologia prestò molta cura ai messaggi onirici e alle visioni; il "Libro conplido en los iudicios de las estrellas' (X secolo d.C.), fornisce all'astrologo le istruzioni per indovinare il contenuto del sogno o interpretarlo basandosi sulla mappa celeste del momento nel quale esso si era prodotto.

Col passare del tempo il concetto di sogno fu oggetto di rivisitazione. Nell'epoca rinascimentale, anche grazie alle prime descrizioni dettagliate dell'anatomia cerebrale, il sonno e il sogno furono correlati alla morte, tanto che medici e filosofi erano convinti che fossero determinati da cause meccaniche.

Progressivamente, l'attenzione dedicata al mondo onirico si affievolì, fino a regredire in seguito all'imporsi della concezione illuminista e razionalizzatrice propria del XVII secolo, e allo sviluppo delle scienze esatte nell'età dei Lumi.

Agli inizi del 1800 si evidenziò un declino delle ricerche sull'attività onirica dell'uomo, considerata come un prodotto di scarto della coscienza da analizzare solamente in chiave fisiologica.

Nel 1900 con la pubblicazione de "L'interpretazione dei sogni" di Freud, si assiste alla nascita della psicoanalisi. Portando un poderoso attacco alle idee dominanti dell'epoca, Freud sostenne che il sogno non fosse privo di senso né assurdo; esso era da considerarsi come l'appagamento mascherato di un desiderio rimosso (Freud, 1899).



8 ARISTOTELE


Secondo Aristotele (386-322 a.C.) nel sonno, non distratti da altre cose, possiamo avere una visione più precisa di quelle malattie che stanno per aggredire il nostro organismo. I movimenti che durante il giorno avvengono (nel nostro organismo), a meno che non siano molto imponenti e violenti, afferma Aristotele, passano inosservati a confronto di quelli compiuti durante la veglia, che sono più visibili. Durante il sonno avviene il contrario, perché allora anche i movimenti più insignificanti sembrano notevoli.

Aristotele chiama il sogno "la vita dell'anima durante il sonno", interpretando così il sogno da un punto di vista psicologico che sostituisce la sua opinione giovanile secondo cui esso era messaggero degli dèi: i sogni talora si avverano perché noi, suggestionati dal sogno stesso, inconsciamente contribuiamo al suo verificarsi. Pur ammettendo che nel sogno possiamo avere un grado di conoscenza maggiore che nella veglia, Aristotele ritiene che molti di essi siano accidentali e non abbiano nessun significato: «.Orbene, i sogni in questione debbono essere considerati o cause, o segni o coincidenze degli eventi; come tutti, come alcuni, o come una sola di queste categorie. (.) Nessuna coincidenza si verifica secondo una regola universale o generale. Dobbiamo quindi dire che alcuni sogni sono cause, per esempio, di avvenimenti che si verificano nel nostro organismo, mentre altri ne sarebbero i segni?». (Aristotele, 1854, vol. III, pp. 5510-511)

Per Aristotele durante il sonno l'anima mantiene la capacità di pensare, sentire e percepire senza nessun legame con gli organi sensoriali. (Pontini, 1996, p.27)





9 FREUD: "L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI"


Anche "L'interpretazione dei sogni" diede un importante contributo al concetto di inconscio in quanto segnò il passaggio da un metodo di accesso ai contenuti basato sulla libera associazione di idee ad uno basato sull'analisi diretta dell'attività onirica attraverso il suo contenuto manifesto.

Freud con "L'interpretazione dei sogni" intende dimostrare che esiste una tecnica psicologica che permette di interpretare i sogni, e che, con l'applicazione di questo metodo, ogni sogno si rivela come una formazione psichica carica di significato, che deve essere collocata in un punto preciso dell'attività psichica della veglia. Il suo intento era quello di chiarire i processi da cui derivano la stranezza e l'oscurità del sogno e di comprendere la natura delle forze psichiche dal cui contenuto si origina.



9.1 Il materiale onirico


Freud afferma con certezza che tutto il materiale che costituisce il sogno deriva da ciò che abbiamo vissuto e viene riprodotto e ricordato nel sogno. Può accadere che al momento della veglia non riconosciamo come nostro, come parte della nostra esperienza il contenuto onirico. Così si rimane nel dubbio riguardo la fonte alla quale il sogno abbia attinto e crediamo a una sua attività creatrice indipendente, fino a quando un fatto nuovo ci restituisce il ricordo di un'esperienza passata, rivelandoci così l'origine del sogno.

Una delle fonti a cui attinge il sogno è la vita infantile. (Freud, 1899)



9.2 Stimoli e fonti del sogno


Secondo Freud esistono quattro tipi differenti di fonti che sono state utilizzate anche per la suddivisione dei sogni: 1) eccitamento sensoriale esterno (oggettivo); 2) eccitamento sensoriale interno (soggettivo); 3) stimolo corporeo interno (organico); 4) fonti di stimolo puramente psichiche.


Stimoli sensoriali esterni

Gli stimoli sensoriali che ci pervengono durante il sonno possono facilmente dare origine a sogni. Freud afferma che esistono molti stimoli di questo tipo, da quelli che lo stato di sonno comporta o deve solo casualmente ammettere, fino allo stimolo casuale che appare idoneo o destinato a svegliarci. Può essere una luce più intensa che filtra nei nostri occhi, un rumore che sentiamo o una sostanza odorosa fastidiosa.

Durante il sonno, continua Freud, ci può succedere di scoprire una parte del nostro corpo in modo involontario, esponendola così al freddo; cambiando posizione possiamo provocarci sensazioni di contatto o pressione. Inoltre può pungerci una mosca, insomma, un incidente notturno può causare turbamento nello stesso tempo a più sensi.

Stimoli sensoriali interni (soggettivi)

Freud afferma che gli stimoli sensoriali oggettivi, come suscitatori di sogni, svolgono una funzione indiscutibile. Gli eccitamenti sensoriali soggettivi hanno su quelli oggettivi il vantaggio di non dipendere, come fonti di immagini oniriche, dalla casualità esteriore. Si può affermare che sono sempre disponibili ogni volta che se ne abbia bisogno per la spiegazione. Però, sostiene Freud, hanno lo svantaggio di non essere accessibili, o di esserlo

difficilmente, all'osservazione e alla verifica sperimentale che dovrebbero confermare la loro funzione di suscitatori del sogno. La dimostrazione principale della loro efficacia nella formazione del sogno è costituita dalle cosiddette allucinazioni ipnagogiche. Freud le                                                                   descrive come immagini, spesso molto vivaci e suscettibili alla mutazione, che si producono

regolarmente in molte persone al momento di addormentarsi e che possono durare per un certo tempo anche dopo aver aperto gli occhi (Freud, 1899).

Stimolo corporeo interno (organico)

Nel sonno, sostiene Freud, la psiche giunge a una consapevolezza sensoriale del corpo molto più ampia e profonda di quella raggiunta nello stato di veglia, ed è obbligata a ricevere e subire certi eccitamenti provenienti da organi e cambiamenti corporei che non percepiamo durante la veglia.   



9.3 Caratteristiche psicologiche del sogno


Per Freud il sogno pensa prevalentemente, ma non esclusivamente, per immagini visive. Si serve anche di immagini uditive e, in misura minore, di impressioni degli altri sensi. Come nello stato vigile, molte cose vengono semplicemente pensate o rappresentate. Caratteristici del sogno tuttavia sono solo gli elementi del contenuto che si comportano come immagini, vale a dire che somigliano più alle percezioni che alle rappresentazioni mnestiche.

Secondo Freud la trasformazione della rappresentazione in allucinazione non è la sola deviazione del sogno da un pensiero dello stato vigile che in qualche modo gli corrisponde. Con queste immagini il sogno crea una situazione, rende attuale un'idea.

Gli elementi che compongono il sogno non sono affatto semplici rappresentazioni, ma vere e proprie esperienze psichiche, come quelle che si effettuano attraverso i sensi durante la veglia. Mentre nello stato vigile, continua Freud, la psiche rappresenta e pensa per immagini verbali e per mezzo del linguaggio, nel sogno pensa e rappresenta per autentiche immagini sensoriali. Nel sogno vi è inoltre una coscienza dello spazio, in quanto sensazioni e immagini vengono situate, come nella veglia, in uno spazio esterno. (Freud, 1899)



9.4 Il materiale e le fonti del sogno


Elementi infantili. Nel sogno, secondo Freud e altri studiosi, possono comparire impressioni appartenenti alla primissima infanzia, delle quali la memoria vigile non sembra disporre. Naturalmente è difficile valutare la frequenza con cui ciò avviene, perché al risveglio non riconosciamo l'origine degli elementi onirici in questione. La conferma che si tratta di impressioni dell'infanzia deve essere quindi data oggettivamente, ma raramente se ne verificano le necessarie condizioni.

L'analisi mostra a Freud che il desiderio stesso che provoca il sogno (rappresentazione dell'appagamento di quel desiderio) ha origine nella vita infantile; per cui ci si sorprende di ritrovare nel sogno il bambino che continua a vivere con i suoi impulsi.

Da quando, attraverso le esperienze dell'analisi dei sogni, Freud ha imparato che anche da sogni la cui interpretazione appare inizialmente completa, perché ne sono facilmente reperibili le fonti e gli spunti di desiderio, si diramano importanti fili di pensiero che arrivano sino alla primissima infanzia, è stato costretto a chiedersi se anche questa caratteristica non costituisca una condizione essenziale del sognare. Ogni sogno implicherebbe un collegamento con un vissuto recente, mentre nel contenuto latente implicherebbe un collegamento con un vissuto più lontano.  

Le fonti somatiche del sogno. Secondo Freud l'importanza degli eccitamenti oggettivi degli organi di senso (in parte stimoli casuali durante il sonno, in parte stimoli non separabili dalla vita psichica neppure durante il sonno) è garantita da numerose osservazioni e trova conferma in via sperimentale; che la parte degli eccitamenti sensoriali oggettivi sembra dimostrata dal ritorno delle immagini sensoriali ipnagogiche nei sogni e che il riferimento delle nostre immagini e rappresentazioni oniriche a uno stimolo somatico interno, non è dimostrabile in tutta la sua estensione, ma può trovare organi digestivi, urinari e sessuali. (Freud, 1899)

Stimolo nervoso e stimolo somatico sarebbero dunque le fonti somatiche del sogno. Per Freud quando gli stimoli nervosi esterni e quelli somatici interni sono abbastanza intensi da                                                                            forzare verso di sé l'attenzione psichica rappresentano (a patto che il loro risultato sia il sogno e non il risveglio) un punto fisso per la formazione del sogno, un nucleo del materiale onirico, per il quale viene cercato in modo simile un corrispondente appagamento di desiderio, come nel caso delle rappresentazioni mediatrici fra due stimoli psichici. Quindi è vero, per un certo numero di sogni, che l'elemento somatico impone il contenuto del sogno.

Se le sensazioni del sonno non sono eccezionalmente intense, svolgono secondo Freud, nella formazione del sogno, una parte analoga a quella delle impressioni recenti, ma indifferenti, del giorno precedente. Esse vengono utilizzate per la formazione del sogno nel caso in cui siano disposte all'unione con il contenuto rappresentativo delle fonti psichiche, in caso contrario, no. Esse, afferma Freud, vengono trattate come materiale di poco conto, sempre disponibile, che viene utilizzato ogni volta che se ne ha bisogno, anziché come un materiale prezioso che concorre a determinare il modo della propria utilizzazione.

Sogni tipici

a)     Il sogno d'imbarazzo per la propria nudità  

Il sogno di essere nudi o poco vestiti in presenza di estranei si verifica a volte con la caratteristica aggiuntiva di non provarne affatto vergogna. Ma al sogno di nudità, spiega Freud, compete il nostro interesse soltanto quando in esso si prova vergogna e imbarazzo, quando si vuole fuggire o nascondersi e quindi si sottomette alla caratteristica inibizione di non potersi muovere, sentendosi incapaci di cambiare la situazione penosa.

Le persone davanti alle quali ci si vergogna, continua Freud, sono quasi sempre estranei con fisionomie difficili da determinare. Nel sogno tipico non accade mai che si venga rimproverati, o anche semplicemente notati, per l'abbigliamento che in noi stessi provoca un simile imbarazzo. La gente al contrario ha un'aria indifferente oppure solenne e rigida.

b)     I sogni della morte di persone care

Un'altra serie di sogni, afferma Freud, è data da quelli che hanno per contenuto la morte di un caro congiunto, genitore, fratello o sorella, figlio e così via. Questi sogni devono essere suddivisi in due classi: gli uni, nei quali non si è tristi, tanto che al risveglio ci si sorprende della propria insensibilità; gli altri, nei quali si prova un dolore profondo per il decesso.

I primi si possono tralasciare perché non sono classificabili come sogni tipici.

Diverso è il caso dei sogni nei quali è rappresentata la morte di un caro congiunto e inoltre si prova un forte dolore. Questi sogni, secondo Freud, significano ciò che dichiarano nel loro contenuto, il desiderio cioè che la persona indicata muoia.

c)     Il sogno d'esame

Chiunque abbia concluso con l'esame di maturità i suoi studi superiori si lamenta dell'ostinazione con cui è perseguitato dal sogno angoscioso di essere stato respinto, di dover ripetere un anno, eccetera. Per chi invece possiede un titolo accademico, questo sogno tipico è sostituito da un altro, che gli rinfaccia di non aver superato l'esame di laurea. Freud spiega che sono i ricordi indelebili delle punizioni inflitteci nell'infanzia per le nostre malefatte che si sono risvegliati nel nostro intimo, in corrispondenza dei punti cruciali dei nostri studi. Anche l'"angoscia dell'esame" dei nevrotici trova il suo rafforzamento in quest'angoscia infantile. (Freud, 1899)




9.5 Il lavoro onirico


Lavoro di condensazione. Il confronto tra contenuto e pensieri del sogno dimostra che è stato fatto un enorme lavoro di condensazione. Il sogno è scarno, misero, laconico, in confronto alla mole e alla ricchezza dei pensieri del sogno. Il sogno, trascritto, riempie mezza pagina; l'analisi                                                                                    che contiene i pensieri del sogno ha bisogno di uno spazio sei, otto, dodici volte maggiore. Il rapporto è variabile per i diversi sogni; non muta mai di senso. Freud afferma che molto spesso si ha la sensazione di aver sognato moltissimo, per tutta la notte, e di aver poi dimenticato la maggior parte dei nostri sogni. Il sogno che ricordiamo al risveglio sarebbe quindi soltanto un residuo del lavoro onirico complessivo che avrebbe la stessa estensione dei pensieri del sogno.

Mezzi di raffigurazione. Il materiale risultante dall'interpretazione è di valore eterogeneo. Per Freud una parte è costituita dai pensieri essenziali del sogno, i quali sostituiscono perfettamente il sogno e basterebbero da soli a surrogarlo. I pensieri essenziali del sogno si rivelano perlopiù come un complesso di pensieri e di ricordi, di intricatissima struttura, con tutte le caratteristiche delle successioni di idee che ci sono note dalla veglia. Il sogno, sostiene Freud, non dispone di alcun mezzo per raffigurare le relazioni logiche esistenti fra i suoi pensieri. Perlopiù, esso assume soltanto l'elaborazione del contenuto oggettivo dei pensieri onirici. All'interpretazione del sogno è lasciato il compito di ristabilire la connessione che il lavoro onirico ha distrutto.

Esistono sogni, continua Freud, nei quali si svolgono le più complesse operazioni mentali, si danno spiegazioni, si contraddice, si scherza e si fanno confronti, come nel pensiero vigile. Ma quando si tenta di interpretare questo tipo di sogni, si scopre che tutto ciò è materiale onirico, non raffigurazioni di lavoro intellettuale nel sogno. L'apparente pensare del sogno riproduce il contenuto dei pensieri del sogno, non i loro reciproci rapporti, nella cui istituzione consiste il pensare.

Stati affettivi. Per Freud stando alla testimonianza della nostra sensibilità, l'affetto vissuto in sogno non ha affatto minor valore di quello di uguale intensità vissuto nella veglia; e col suo contenuto affettivo il sogno pretende d'essere accolto tra le esperienze reali della nostra psiche. Ora, nella veglia non siamo capaci di effettuare quest'inserimento, perché non sappiamo valutare psichicamente un affetto se non in collegamento con un contenuto rappresentativo. Se affetto e rappresentazione non s'accordano tra loro per genere e per intensità, il nostro giudizio vigile incomincia a vacillare. (Freud, 1899)



9.6 Psicologia dei processi onirici


L'oblio dei sogni. Secondo Freud la memoria sembra incapace di conservare il sogno e ha forse perduto proprio le parti più significative del suo contenuto. Spesso infatti, quando si intende prestare attenzione ai nostri sogni, ci lamentiamo di aver sognato molto di più e di non saperne purtroppo nient'altro che quel frammento, il cui stesso ricordo ci sembra stranamente incerto.

La sensazione di aver sognato moltissimo, una notte, e di aver ricordato poco di quel che si è sognato può significare che il lavoro onirico si è svolto in modo percettibile per tutta la notte e ha lasciato dietro di sé quell'unico breve sogno.

Freud specifica che non tutti i sogni possono essere interpretati poiché nel lavoro di interpretazione

si hanno di fronte le forze psichiche che provocano la deformazione del sogno. Il  fatto di riuscire a

prevalere sulle resistenze interne con il proprio interesse intellettuale, la propria capacità di autocontrollo, le proprie conoscenze culturali ed esperienze interpretative, diventa così una questione di rapporto di forze. Molto spesso, continua Freud, un sogno successivo permette di accertare l'interpretazione ammessa per il primo e di ampliarla. Tutta una serie di sogni, che si prolunga per settimane e per mesi, si fonda spesso su un terreno comune e va quindi sottoposta a un'interpretazione complessiva. In sogni che si susseguono è spesso possibile notare che il primo ha per centro ciò che nel successivo è accennato soltanto in modo superficiale e viceversa, in modo che i due sogni si integrano a vicenda anche nell'interpretazione.

Il processo primario e il processo secondario. La rimozione. Dal punto di vista della percezione cosciente del contenuto già formato, per Freud, il processo onirico è rapido, istantaneo. A proposito dell'enigma costituito da un contenuto onirico ricchissimo, concentrato nell'attimo più breve, Freud chiarisce che si tratta della cattura di prodotti ormai pronti della vita psichica.

Nei pensieri del sogno ci sono le prove di un'attività intellettuale molto complessa che si serve di quasi tutti i mezzi dell'apparato psichico; questi pensieri del sogno sono nati di giorno ed esiste uno stato di sonno della vita psichica.          

Il sogno sostituisce, secondo Freud, numerosi pensieri che provengono dalla nostra vita diurna e sono connessi in modo completamente logico. Nei pensieri del sogno si ritrovano tutte le qualità che apprezziamo nei nostri corsi ideativi e attraverso le quali si caratterizzano come operazioni complesse di alto livello. Ma, per Freud, niente costringe a supporre che questo lavoro intellettuale sia stato svolto durante il sonno. Ciò distruggerebbe la rappresentazione dello stato di sonno psichico. Questi pensieri, continua Freud, piuttosto, possono derivare dalla vita diurna, essersi prolungati oltre il loro punto d'avvio, inosservati dalla coscienza, ed essersi poi trovati pronti quando ci si addormenta. La presa di coscienza di questi pensieri onirici è connessa con l'applicazione di una certa funzione psichica, l'attenzione, che, impiegata, a quanto pare, soltanto in quantità definita, potrebbe essere distolta dalla rispettiva successione dei pensieri in direzione di altre mete. Freud afferma che esiste anche un'altra modalità secondo cui queste successioni ideative possono venire private della coscienza: sappiamo dalla nostra riflessione cosciente che, quando applichiamo l'attenzione, seguiamo una via definita; se su questa via giungiamo a una rappresentazione che non regge alla critica lasciamo cadere l'attenzione che vi abbiamo investito. A questo punto, continua Freud, sembra che la serie di pensieri iniziata e abbandonata possa poi continuare il proprio schema senza che l'attenzione le si rivolga di nuovo, a meno che non raggiunga in un punto un'intensità molto alta, che strappa l'attenzione. Un rifiuto iniziale, forse avvenuto coscientemente, attraverso il giudizio che si tratta di un processo ideativo sbagliato o inutilizzabile per lo scopo attuale dell'atto mentale, può quindi essere la causa del fatto che questo processo si prolunga, inosservato dalla coscienza, sino al momento di addormentarsi. (Freud, 1899)

Quindi questa successione di pensieri può essere chiamata preconscia.

Freud asserisce che una successione di pensieri, suscitata in questo modo nel preconscio può estinguersi spontaneamente o conservarsi. Nel primo caso la sua energia si diffonde in tutte le direzioni associative che si dipartono dalla successione stessa, ponendo tutti i pensieri concatenati in uno stato di eccitamento che dura per un certo periodo, ma poi va diminuendo perché l'eccitamento, bisognoso di scarica, diventa investimento inattivo. Secondo Freud se avviene questo primo caso, il processo non ha più nessuna importanza per la formazione del sogno (Freud 1899).



10 CARL GUSTAV JUNG


Carl Gustav Jung, (Kesswil, 26 luglio 1875; Kusnacht, 6 giugno 1961), psichiatra e psicoanalista fu uno dei maggiori seguaci di Freud, anche se in seguito se ne allontanò dando vita alla "psicologia analitica".

Nel 1906, l'anno in cui fu pubblicato il lavoro "Associazione, sogno, sintomo isterico", Jung lavorava all'ospedale psichiatrico del Burghalzli e eseguiva, sotto la guida di Bleuler, in forma sperimentale, una serie di esperimenti associativi che compiva sia su individui considerati "normali" sia su individui patologici. L'esperimento consisteva nella somministrazione di parole/stimolo ai pazienti e nel valutarne gli "scarti" delle risposte rispetto ad alcuni parametri significativi che erano: a) una connessione diretta per contenuto e/o per forma con la parola somministrata; b) il tempo di risposta calcolato su una media probabile. Se la risposta si allontanava di molto da un'ipotesi di conseguenza formale e/o contenutistica o di media temporale si poteva inferire che ci si trovava di fronte a reazioni "inconscie". (Iapoce, 1997)



10.1 Il fenomeno onirico


E' noto che il rapporto tra Jung e Freud era tutt'altro che pacifico, caratterizzato da amicizia e stima, in un primo momento, poi accompagnato anche da parole sgradevoli, da invettive, fino a una rottura definitiva.

Jung voleva fornire, con l'esperimento associativo, un metodo a sostegno delle osservazioni freudiane, più scientifico della psicoanalisi.

Se l'atto di origine della psicoanalisi è fatto risalire, come dice Freud alla Traumdeutung ,la versione tedesca de L'interpretazione dei sogni,  (1899), questo fatto non poteva non creare a Jung molti problemi rispetto al modo di considerare il fenomeno onirico.

Jung riconobbe più volte a Freud il merito di aver tratto il sogno dal luogo della fantasticheria privata e soggettiva per ricondurlo, come ogni altro fenomeno psichico, alla possibilità di essere sottoposto a una metodologia scientifica.

La comprensione dei sogni era per Jung un qualcosa così strettamente legato al problema della verità che rappresentava un momento importante per l'elaborazione della sua teoria dello psichico che non poteva essere eliminato.

Nel 1907 Jung pubblica Psicologia della dementia praecox nella quale fornisce molte annotazioni interessanti sul fenomeno onirico e si comincia a configurare il possibile "scopo" dell'attività onirica.

Qui per Jung il sognare è l'espressione di un processo che si ritrova in tutti senza distinzioni ma che, proprio per il fatto che è collegato a un abbassamento della soglia di attenzione, si esprime in una forma di pensiero simbolica, così come accade negli stati patologici. L'incomprensione del pensiero e delle espressioni verbali dei dementi è la stessa incomprensione che si ha nei confronti delle immagini oniriche in quanto il processo di formazione del pensiero simbolico nei sogni e nei malati è lo stesso. (Iapoce, op. cit.)

Della teoria di Freud sul sogno, Jung accetta i concetti di condensazione e il linguaggio simbolico. Ma quando Jung si pone la domanda del perché il sogno sia espressione di un processo simile a quello della manifestazione patologica, le risposte sono diverse. La teoria del  sogno in quanto appagamento di un desiderio (sessuale) infantile rimosso non spiega a Jung due cose, né la ricchezza della fenomenica onirica e/o patologica né la specificità morbosa, ossia perché si instauri, in un determinato caso, proprio una dementia praecox e non, per esempio un'isteria. A spiegare ciò i meccanismi freudiani non bastano e Jung ricorre all'ipotesi piuttosto significativa di una "tossina", ossia un elemento specifico che produce la fissazione definitiva del complesso, danneggiando l'insieme delle funzioni psichiche e non viene esclusa la causa "somatica" di questa intossicazione.

Secondo Jung nel sogno "il pensiero rimosso si traveste in analogie, sia verbali (fonetiche) sia visive. Di quest'ultima forma di spostamento il sogno offre gli esempi più belli. L'immagine onirica non sarebbe altro che un'analogia visiva, uno spostamento da un piano a un altro, un pensiero rimosso travestito.

Riguardo al finalismo del sogno, Jung asserisce che la finalità è costitutiva del sogno poiché questo è fra le organizzazioni psichiche: «tutti i fenomeni psicologici possiedono un senso del genere (senso finale), anche i fenomeni puramente reattivi, come le reazioni emotive» (Iapoce op. cit.) Interpretare un sogno in senso finalistico significa "affiancare" a un'interpretazione causalistica una diversa interpretazione che sposta l'ottica da cui si misurano i fatti.

Jung applica non solo al fenomeno onirico ma alla psiche nella sua globalità una visione "organicistica". Il sogno è una creazione psichica e, come tale, obbedisce a leggi e finalità uguali a quelle di ogni altra struttura psichica. Ogni struttura psichica può essere considerata dal punto di vista a) causale e da quello b) finalistico;  secondo a) ogni struttura psichica è la risultante di contenuti psichici precedenti, secondo b) ha un senso e uno scopo tipicamente suo nella vita psichica attuale. (Iapoce, op. cit.)

Applicando questi criteri anche al sogno occorre rintracciare di ogni immagine onirica gli antecedenti. Ma occorre anche la concorrenza di più cause che possa fornire una determinazione plausibile delle immagini oniriche. Gli antecedenti, afferma Jung, possono essere raccolti tramite il metodo del ricordo spontaneo che produce materiali molto vari ed eterogenei, il cui unico elemento comune è fornito dall'essere legati per associazione con il contenuto del sogno.



10.2 Il sogno tra fenomenologia e terapia


Jung sostiene che il sogno è un frammento di attività psichica "involontaria" che è cosciente quel tanto che basta per essere riprodotto in stato di veglia. E' una creazione singolare e strana,                                                                            caratterizzata da molte "cattive qualità": l'assenza di logica, una dubbia moralità, una conformazione sgradevole e un evidente controsenso o assurdità.

L'importanza dei sogni per Jung è direttamente connessa alla funzione che si attribuisce all'inconscio; essi acquistano un valore pratico essenziale nella misura in cui si attribuisce all'inconscio un ruolo decisivo per l'etiologia delle nevrosi, in quanto i sogni sono emanazione diretta dell'inconscio, inoltre i sogni sono emanazione dell'inconscio e l'inconscio ha un valore etiologico per le nevrosi. Quindi, continua Jung, l'interpretazione del sogno acquista lo scopo di rintracciare e rendere coscienti contenuti psichici inconsci importanti per la terapia di una nevrosi. (Iapoce, op. cit.)



10.3 Sogno e psiche


Anche se, in alcuni lavori, Jung tese a fare del sogno un oggetto da assimilare agli oggetti delle scienze naturali, non arrivò mai ad un metodo simile a quello delle scienze della natura, fondate a loro volta su un naturalismo "ingenuo"; il riferimento a un'analogia tra lo studioso naturalista e l'interprete del sogno riguarda soprattutto l'indicazione di un atteggiamento da tenere nei confronti del fenomeno.

Il richiamo costante di Jung a un atteggiamento aperto e il più propriamente "sperimentale" è sostenuto dalla consapevolezza circa la matrice inconscia del sintomo e del sogno.

Nella consapevolezza di Jung c'è il fatto che, se l'origine del sintomo o del sogno è inconscia, anche l'indicazione della cura o dell'interpretazione deve venire dall'inconscio.

La psiche costituì per Jung un oggetto di studio particolare, per il fatto che essa riveste le stesse qualità del soggetto che la indaga: poiché la psiche in quanto oggetto e la psiche in quanto soggetto sono della stessa "stoffa"  (Iapoce, op. cit.).







11ERICH FROMM: I SOGNI E LA CRUDA REALTA'


Erich Fromm, (Francoforte sul Meno, 23 marzo 1900; Locarno 18 marzo 1980), psicoanalista e sociologo, iniziò la sua carriera come psicologo freudiano ortodosso; in seguitò però verrà ricordato per le sue conclusioni eterodosse rispetto alla dottrina freudiana.

Ne Il linguaggio dimenticato (1951) afferma che le teorie sulla natura dei sogni si differenziano molto attraverso i secoli e nelle varie civiltà. Ma, sia che si creda che i sogni siano esperienze reali delle nostre anime liberate dal corpo durante il sonno, sia che si pensi che i sogni vengano ispirati da Dio o da spiriti maligni, sia che si veda in essi l'espressione delle nostre passioni irrazionali o, all'opposto delle nostre facoltà più elevate e più morali, un'idea non è controversa: cioè che tutti i sogni abbiano un senso e un significato. Essi, secondo Fromm, contengono un messaggio che può essere compreso se si ha la chiave per tradurlo; inoltre non si fanno sogni vani, sebbene essi possano venire espressi in un linguaggio che nasconde il contenuto del messaggio trasmesso dietro una apparenza insignificante. Nel sogno, ricorda Fromm, siamo fuori dalle leggi dello spazio e del tempo, mentre sono dominanti le categorie di intensità e di associazione. Le esperienze interiori vengono espresse come se si trattasse di esperienze sensoriali, il mondo esterno è un simbolo del mondo interno. Fra i possibili tipi di simboli, (universali, convenzionali, accidentali) a Fromm sembrano di particolare interesse quelli universali e quelli accidentali, in cui non esiste una relazione intrinseca fra il simbolo e ciò che esso simbolizza, e tutto si gioca su esperienze individuali, non immediatamente condivisibili. Per simboli universali si intendono quelli in cui la relazione fra il simbolo e ciò che viene simbolizzato è intrinseca. Arrivando quindi all'interpretazione dei sogni, Fromm afferma che lo stato di sonno ha una funzione ambigua poiché fa venir fuori la parte peggiore e quella migliore di chi sogna (Maciati, 1991).

A volte, i sogni possono svelarci aspetti di una persona o di un comportamento di cui ci eravamo pienamente resi conto nello stato di veglia; in certi casi esprimono giudizi morali. Comunque, non sono privi di significato, ma non sempre abbiamo tutti gli elementi per darne un'interpretazione adeguata.

Particolarmente interessanti, suggerisce Fromm, sono i sogni ricorrenti, che di solito esprimono il motivo conduttore della vita di una persona e forniscono la chiave per una comprensione migliore della sua personalità.




12 SANTE DE SANCTIS


Sante De Sanctis (Parrano, 1862; Roma 1935) è stato un medico, psicologo e psichiatra e può essere considerato uno dei fondatori della psicologia e della Neuropsichiatria infantile italiana.

Quando nel 1899 De Sanctis scriveva il suo libro sui sogni, aveva ben chiaro in mente il concetto di una possibile semeiotica onirica ad uso dei medici, ma non immaginava il clamoroso successo di una onirocritica moderna.

Secondo De Sanctis, Stekel² (1868,1940), medico e psicologo austriaco, esagera quando scrive che Freud tentò per primo la via difficile dell'interpretazione dei sogni e che, siccome questa svelerà l'uomo come esso è veramente, così Freud è da considerare come uno dei massimi benefattori dell'umanità. Esagera, perché già nella cultura primitiva il sogno ebbe una grande importanza. Le visioni del sognatore erano credute, fin d'allora, rivelatrici (oiniros=sogno, deriva, secondo gli antichi, da on= vero e irin= parlare) e perciò erano in voga i sistemi d'interpretazione dei sogni, la oniromanzia o oniroscopia. (Cimino, Lombardo, 2004, p.83)

Riguardo alla sua analisi dei sogni, De Sanctis afferma che il medesimo sogno può avere diverse spiegazioni non solo a seconda dell'individuo, ma anche a seconda delle variate sue condizioni fisiologiche del sonno; e sia delle condizioni interne e cioè cambiamenti della circolazione, della respirazione, del tono muscolare ecc., sia delle condizioni esterne, cioè degli stimoli sensitivi durante il sonno.

Secondo De Sanctis è vero che le sensazioni durante il sonno si trasformano velocemente secondo il modello offerto dalla disposizione affettiva generale del sognatore e anche delle sue abitudini d'immaginazione e di pensiero; è anche vero però, che gli stimoli esterni di una certa intensità durante il sonno, sono capaci di creare, a loro volta, degli stati affettivi nuovi, di liberare complessi ideo-affettivi sommersi e repressi e di rinvigorirne altri che, per virtù psichica, non sarebbero mai stati vitali.

L'interpretazione scientifica dei sogni per De Sanctis, è dunque, teoricamente possibile, secondo una formula, la cui soluzione non sempre ci è dato di raggiungere. La formula è la seguente: stato fondamentale del sognatore (esperienze passate, intelligenza, carattere, vecchie abitudini) + stato momentaneo (aspirazioni, passioni, stato di salute, condizione degli organi e degli apparecchi) + esperienze immediate provocate da condizioni estrinseche (durante il sonno) = Sogno.

Inoltre De Sanctis distingue i sogni, rispetto alla loro interpretazione in due classi: a) quelli di un significato evidente nel loro insieme ed anche nelle loro singole parti. L'evidenza viene raggiunta con la semplice riflessione o con una facile psico-analisi, purchè fatte subito dopo il risveglio. Fra i sogni di significato evidente, poniamo i sogni, così detti morbosi e i sogni dei bambini. b) I sogni di oscuro significato, la cui oscurità dipende specialmente da irruzione nella coscienza onirica di contenuti subcoscienti, di stati affettivi (erotismo, orgoglio, paura, desiderio) repressi durante la veglia volontariamente, o dimenticati, e da rapidi cambiamenti di valore delle rappresentazioni ("spostamento" affettivo) che sono a loro volta in correlazione con cambiamenti nelle condizioni fisiologiche (estrinseche e intrinseche) del sognatore. Questi sogni oscuri, continua De Sanctis, possono essere chiariti e quindi interpretati con l'aiuto della conoscenza del sognatore (mediante psicoanalisi) e cioè delle sue passioni, del suo carattere, delle sue abitudini ecc., della conoscenza della sua antecedente "vita onirica" e infine da "segni" fisiologici che accompagnino eventualmente il sonno (Cimino, Lombardo, op. cit. p.94).  





W. Stekel, Die Sprache des Traumes, Wiesbaden, 1911



CONCLUSIONI


In questo elaborato si sono voluti rendere noti gli studi praticati su due importanti tecniche di indagine dell'inconscio: il sogno e l'ipnosi. In particolare sono stati messi in risalto quegli studi di cui poco si è sentito parlare dato che sono stati eclissati da quelli più famosi svolti da Freud.

Mesmer, più che un'ipnotista è stato un suggestionista ma è famoso per le sue spettacolari guarigioni e per aver avvicinato il Marchese de Puisègur, suo allievo, alle sue tecniche. Egli però può essere considerato un ipnotista ed è considerato il primo ad aver applicato la tecnica ipnotica. Charcot è stato colui che ha introdotto l'ipnosi nella medicina ufficiale, liberandola dai sospetti di natura mesmeriana. Inoltre Charcot ebbe il merito di aver introdotto Freud all'ipnosi.

Freud fu subito affascinato dall'ipnosi tanto che la utilizzò per curare diversi pazienti offrendo un notevole contributo alla crescita della tecnica anche se in seguito la abbandonò. Erickson introdusse un nuovo metodo per praticare l'ipnosi tant'è che può essere considerato uno dei maggiori studiosi moderni dell'ipnosi.

Per quanto riguarda le tecniche interpretative del sogno è difficile rintracciare prima di Freud studi degni di nota. Aristotele ha proposto delle sue considerazioni sul sogno sotto un profilo psicologico, cosa che prima non era mai avvenuta. Freud con "L'interpretazione dei sogni" ha permesso al sogno di guadagnarsi un posto di rilievo al pari di altri fenomeni psichici dato che in passato il sogno era considerato una fantasticheria. Dopo di lui, Jung, allievo di Freud, riprende alcune sue tematiche e le rivisita. Fromm sottolinea più volte che i sogni hanno un significato ben preciso e che si possono tradurre se si ha la chiave per farlo. Infine De Sanctis afferma che il sogno può avere diverse interpretazioni e ci fornisce una formula per interpretarlo.

Ho scelto di trattare queste tematiche perché mi hanno da sempre affascinato ma non ho mai avuto la possibilità di approfondirle così ho deciso di farlo in questa occasione. In questo modo ho avuto la possibilità di venire a conoscenza di studi di cui ignoravo l'esistenza. Gli studi svolti da Freud sono di pubblico dominio e molto conosciuti ma ad esempio studiosi come Mesmer, il Marchese de Puisègur non lo sono; anche se a mio parere dovrebbero esserlo perché hanno dato inizio alla storia dell'ipnosi.






BIBLIOGRAFIA


ARISTOTELE (1854). De Divinatione per somnum, Aristotelis Opera Omnia. Parigi.


CIMINO, G. LOMBARDO, G.P. (2004). Sante De Sanctis tra psicologia generale e psicologia             

applicata. Milano: Franco Angeli.


CIVITA, A., COSENZA, D. (1999). La cura della malattia mentale, Volume 1. Milano: Bruno

Mondadori.


DEL CASTELLO, E., CASILLI, C. (2007). L'induzione ipnotica. Milano: Franco Angeli.    


FREUD,S. (1899). Die Traumdeutung. Trad. Editore Boringhieri.


FREUD, S. (1924). Autobiografia. Lipsia: Felix Meiner.


FREUD, S. (1987). Sogno, ipnosi e suggestione. Città di Castello: Club del Libro Fratelli Melita.


IAPOCE, A. (1997). Il Sogno Una Ferita per il Logos. Milano: Vivarium Editore.


MACIATI, M.I. (1991). Fede, mistero, magia: lettere a un sensitivo. Bari: Edizioni Dedalo.   


OBERHUBER, W. (2000). Ipnosi. Terapia come comunicazione. Milano: Franco Angeli.


PONTINI, A.M. (1996). Il sogno e il suo mistero. Tradizione, psicologia, divinazione.

Roma: Edizioni Mediterranee.




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