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Gli adolescenti




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GLI ADOLESCENTI


Psicologia: É una scienza moderna che studia la mente e l'anima. È l'insieme delle informazioni

concernenti il comportamento e l'esperienza degli esseri umani. Nasce nella seconda metà dell'800 quando viene definita una scienza autonoma. Si concentra principalmente sullo studio del bambino e dell'adolescenza.


L'adolescenza: É quel periodo della vita che parte dagli 11 anni (età dalla pubertà) e va fino ai 18-

20 anni (inizio dell'età matura). Oggi si parla di adolescenza prolungata mettendo fine a questo periodo ai 25 anni, perché oggi c'è la possibilità di studiare e dunque fino ai 25 anni non si è totalmente indipendenti. Nella nostra cultura non esiste una separazione netta tra infanzia, adolescenza e adulti. È un momento di grandi cambiamenti fisici e psichici: fisici perché la crescita si accompagna allo sviluppo ed ad una maturazione sessuale che comporta per tanto un aumento ormonale che ha numerose percussioni sull'adolescente. I profondi cambiamenti che interessano il corpo in questo periodo, sono estremamente variabili da individuo a individuo.


Modificazioni fisiche, psicologiche e psichiche dell'adolescenza:


Fisiche: Il bambino diventa adolescente attraverso modificazioni fisiche, il primo segno della

pubertà è l'aumento ponderale (peso) e quello staturale (altezza) e va avanti 4 anni circa. Questo porta ad un aumento della massa muscolare, il processo di crescita procede dall'estremità verso il centro (prima crescono mani e piedi e poi braccia e gambe) e questo da un effetto buffo all'adolescente.


Maschi:

Aumento fino a 12 Kg e 15 cm.

Le ghiandole sessuali producono testosterone che induce a una serie di modificazioni:

ingrossamento testicoli e pene, barba, peli pubici e ascellari, modificazione della voce che si abbassa.

La produzione spermatica che prima si limitava a pullulazioni notturne ora è attiva.


Femmine:

Aumentano fino a 9 kg e 8 cm.

Le ghiandole sessuali producono estrogeno e progesterone che danno inizio a tutte le modificazioni fisiche: sviluppo seno, peli pubici, ascellari,prime mestruazioni.


Psicologiche: l'adolescente avverte di non essere più bambino ma si rende conto di non essere un adulto.

È costretto ad immergersi nella ricerca di un identità , deve definire chi è: maschio o femmina, identità cronologica (età), chi sono (figlia, amica,ragazza.)

C'è una grande differenza tra maschi e femmine in base all'avvio della maturazione sessuale, una maturazione precoce o tardiva ha conseguenze psicologiche diverse e permanenti.



Effetti:


Maschi:

Sviluppo precoce: è spesso frutto di gratificazione, il ragazzo con la barba diventa il capo, il lider di tutti.

Sviluppo tardivo: è fonte di ansia, sofferenza e di un emarginazione dal gruppo.


Femmine:

Sviluppo precoce: è brutto, è difficile perchè la bambina può diventare oggetto di attenzioni maschili che non è in grado di gestire. Cerca di nascondere i seni.

Sviluppo tardivo: meno problematico, la ragazza sa di essere femmina e non si preoccupa.


Psichiche: l'adolescente sente che il suo corpo si sviluppa e capisce che è un processo che non può controllare, questo è difficile da capire.

C'è una mancanza o un vuoto nell'adolescente: quando era bambino era bello e sempre coccolato ora ha un aspetto goffo e non viene più preso in braccio e coccolato.

L'adolescente si sente messo in disparte, si pone la domanda come diventerò? Come sarò? Quando cresce non sa se tornerà a essere bello.


Differenze di evoluzione:


Femmine: Qualunque tappa evolutiva della femmina è segnata concretamente, ci sono dati ben

precisi: mestruazioni x quando si diventa adolescenti e menopausa quando si invecchia.

La vita di una donna arriva statisticamente fino a 80 anni e va in menopausa a 50 anni. Vive circa 30 anni senza poter procreare, questo è uno svantaggio. La donna quando ha il ciclo soffre molto spesso.


Maschi Le tappe evolutive del uomo non sono chiare, non hanno una data precisa, l'andropausa

non presenta grandi segnali, non si è mai sicuri di esserci entrati a meno che non si fa un controllo medico. È più facile il passaggio da una tappa all'altra perché non ci sono cambiamenti traumatici, c'è una gradazione.

└> L'uomo ha un evoluzione più facile e semplice!


L'adolescenza è un periodo di tensioni e ansie, stimolate dal riapparire della pulsione sessuale.

L'interesse per le persone d'altro sesso estranee alla famiglia e l'interesse per i rapporti sessuali che nascono nella pubertà.

I coetanei dell'altro sesso vengono osservati più attentamente, la loro compagnia è recepita in modo diverso, con piacere. Viene affinata la tecnica di richiamare l'attenzione del coetaneo per suscitare interesse: maschi fanno mosse di forza e coraggio, femmine si truccano.


Fasi dell'adolescenza:


Età della prima adolescenza: inizia con la pubescenza che dura 2 anni, va dagli 11-13 anni per le ragazze e dai 12-14 anni per i ragazzi. Termina nella pubertà nella quale si raggiunge la capacità di generare.


Età della media adolescenza: compresa fra i 14-16 anni è caratterizzato da intense risonanze psicologiche che si accompagnano alle trasformazioni corporali. Gli sconvolgimenti interiori e le contraddizioni sono aspetti tipici di questo periodo tumultuoso.


Età della piena adolescenza: inizia a 16-25 anni, età in cui la persona inizia a trovarsi, il pensiero diventa maturo. Egli sa dominare meglio le sue reazioni, la conclusione e l'inizio di quest'età si possono difficilmente stabilire con certezza e risente delle situazioni ambientali e individuali che ciascun adolescente vive.


Crisi dell'adolescenza:


Crisi di accrescimento: i giovani sono caratterizzati da una crescita statuoponderale ed essa può determinare stati di inferiorità, superiorità, aggressività e di irrequietezza con ripercussioni sul piano psicologico.

→ Ci sono delle soluzioni: accettare cambiamenti fisiologici e la maturazione sessuale, questo comporta un processo di integrazione con il nuovo corpo  che va a modificare i vecchi equilibri, è una fase transitoria che si conclude con comportamenti di accettazione di se.


Crisi impulsiva e affettiva: deriva dal bisogno di rottura che l'adolescente prova con quello che è vecchio e passato, determina variabilità d'umore che passa dalla timidezza all'aggressività.

Darsi una nuova identità è una soluzione, nuova rispetto a quella infantile. L'adolescente vive in uno stato di incertezza "identità diffusa" le esperienze e le occasioni favoriscono la fiducia in se stesso.

I genitori che si sostituiscono ai figli non favoriscono questa nuova identità, gli amici sono una funzione importante fanno da specchio favorendo il processo di individuazione di distacco dall'io infantile.


Crisi delle idee: è quella che gli adolescenti affrontano ponendosi in un atteggiamento critico nei confronti dell'adulto per quanto riguarda: morale, religione, politica. il ragazzo ha bisogno di capire e conoscere i perché di ogni cosa per scegliere i valori da interiorizzare.

→ Bisogna darsi degli obbiettivi e una scala di valori.


Crisi di identità: è quella che porta l'adolescente a provare ad essere se stesso in un programma di autonomia e indipendenza.

→ Rendersi autonomi della figura genitoriale ma farlo dal punto di vista materiale e affettivo trasformando la relazione con i genitori in una relazione non più di dipendenza ma alla pari. Questo processo è reso difficoltoso dai genitori stessi che per vari motivi non accettano che la relazione con i figli si modifichi.


Il rapporti genitori-figlio:


Le crisi adolescenziali hanno spesso conseguenze negative sia con i genitori sia con i coetanei:

- Timore d'essere diversi

- Timori di non essere accettati dal gruppo

- Timore di non mostrarsi in pubblico

- Difficoltà nel fronteggiare e attuare il corteggiamento


Dal punto di vista cognitivo l'adolescente acquisisce il pensiero ipotetico deduttivo, ma questa capacità può creare difficoltà nel rapporto con gli adulti, il ragazzo desidera trascorrere al di fuori della famiglia tempi sempre più lunghi, questa voglia è determinata dall'interesse per i pari.

Dalle statistiche risulta che il 90% degli adolescenti ha dei rapporti con i genitori caratterizzata da situazioni di conflittualità, essa nasce dalla consapevolezza di una differenza tra genitori e adolescenti e dalla necessità di differenziarsi.

I genitori di fronte al figlio adolescente sono perplessi rispetto agli atteggiamenti "progressivi e regressivi" del figlio.

La rapida crescita rende difficile tenere un atteggiamento di armonia psicomotoria e questo può suscitare nei genitori risentimento e insofferenza.

Ma la sfida più grande è quella del risveglio delle pulsioni sessuali (risveglio perché prima le bambine erano innamorate del padre e vice versa) e del riapparire del complesso di Edipo.

Uno dei compiti evolutivi che l'adolescente deve affrontare è quello di realizzare in modo definitivo il superamento della situazione edipica, spostando l'investimento libidico dalla figura del genitore di sesso opposto verso una figura esterna all'ambito famigliare, in questo modo il ragazzo esce da un identificazione con i genitori dello stesso sesso per compiere il tentativo per affermare la propria autonomia. Questo distacco provoca però sentimenti di tradimento verso i genitori, che spesso favoriscono l'istaurarsi di forme di ricatto affettivo o mettono in atto atteggiamenti autoritari. Questa situazione favorisce una certa svalutazione dei propri genitori, iniziando a viverli come meno meritevoli. Questo atteggiamento facilita il distacco.

I genitori manifestano diversi tipi di reazioni che vanno dalla tolleranza-umorismo a manifestazioni di sconforto, deplorazione, repressione.

Ma le tensioni non sono spesso acute e si ha poi un risanamento dei rapporti affettivi, ma quando non c'è questa ricomposizione si verificano 4 marginalità educative:


Autoritarismo freddo, è un atteggiamento caratterizzato dal netto rifiuto e da forte dominanza. I comportamenti che lo caratterizzano sono freddezza, ostilità, costante disapprovazione e talvolta anche una certa crudeltà. Le regole che il genitore stabilisce in questo caso hanno l'obbiettivo di difendere la tranquillità dei genitori.


Disinteresse sostanziale, è caratterizzato da un netto rifiuto combinato con una netta sottomissione nei confronti del figlio, consistente nel soddisfare ogni sua richiesta, ma al solo scopo di avere a che fare con lui il meno possibile, ignorandolo per il resto del tempo ed escludendolo da ogni vera manifestazione di affetto. Viene permesso all'adolescente ad esempio di trascorrere tanto tempo fuori casa, di trascorrere via le vacanze. Solo perché in questo modo si riducono i fastidi che la sua presenza comporta. Nella preadolescenza e nell'adolescenza gli viene dato del denaro perché si procuri da solo ciò di cui ha bisogno, senza creare problemi o richieste di consigli, di intervento diretto. L'indipendenza concessa è solo un mezzo per difendere la propria tranquillità. Quando il genitore si rende conto che il ragazzo può aver creato dei problemi all'esterno della famiglia causando delle noie ai genitori, l'indipendenza viene drasticamente ridotta e sostituita con un controllo molto rigido per un certo periodo di tempo, poi torna tutto come prima.


L'iper protezione, questa é una modalità educativa caratterizzata da un atteggiamento di piena accettazione, combinato con un atteggiamento di forte dominanza, il bambino è molto amato, dai genitori, ma questi gli impediscono di compiere personalmente qualsiasi esperienza personalmente che possa risultare per lui spiacevole o moderatamente pericolosa. Prendono con lui tutte le decisione e sono pronti anche a sostituirsi al figlio, per svolgere una parte del lavoro, degli impegni che possono benissimo essere svolti dal figlio. (ad esempio; "sei stanco, finisco io i compiti per te").


Il timore che possa accadergli qualcosa e che possa vivere un insuccesso, domina costantemente il genitore iper protettivo. Il bambino cresce senza far i conti con la realtà, senza acquisire la capacità di supportare le frustrazioni, senza imparare ad affrontare le difficoltà. Quando l'adolescente esce dalla famiglia iper protettiva, ricerca inconsciamente le stesse dinamiche e viene ben presto emarginato dal gruppo dove pretenderebbe di ritrovare le stesse dinamiche. Gli studiosi hanno a lungo preso in considerazione questa dinamica, ed hanno elaborato delle ipotesi di insorgenza.

L'iper protezione potrebbe essere un meccanismo di difesa per nascondere a se stessi e agli altri un inconscio rifiuto del figlio, utile ad attenuare il senso di colpa. Un'altra ipotesi potrebbe essere il desiderio di prolungare il rapporto di dipendenza per il figlio fino al punto da ostacolarne il rapporto di coppia.


L'indulgenza, che risulta da una combinazione di un atteggiamento di accettazione e di sottomissione del genitore. Il figlio diventa l'elemento dominante della famiglia, non gli viene rifiutato nulla, tutto gira attorno a lui, ogni richiesta del figlio viene subito accolta, ma in questo caso il risultato si quest'atteggiamento e la creazione di un figlio despota. Quando l'adolescente esce dalla famiglia ed entra nel gruppo di coetanei, pretende la stessa dinamica, non trovandole o subisce frustrazioni, o viene emarginato. Se il gruppo è costituito da persone fragili corre il rischio di rinforzare un tratto di personalità autoritario.


I gruppi adolescenziali:


I rapporti dell'adolescente con un coetaneo assumono un ruolo fondamentale come non ha mai avuto, i coetanei sono un punto di riferimento essenziale, garantiscono un rapporto paritario che non riescono ad avere con gli adulti.


Adolescente nel gruppo:

→ Nella prima adolescenza i ragazzi tendono a vivere il gruppo con un senso di appartenenza, di

sicurezza per acquistare un senso di identità sociale. Ha la possibilità di vivere occasioni per mettere alla prova le sue capacità di relazione e per affinare la sua competenza sociale. Gli adolescenti si identificano con gli amici, vogliono assomigliarsi, comportarsi in modo analogo, questo porta ad un piacere. Il tempo di stare con gli amici aumenta, il ragazzo condivide tutto con il gruppo: valori, passioni e interessi.


Il gruppo per l'adolescente:


→ Il gruppo restituisce un Feed back (fa da specchio) sull'idea di se che l'adolescente va costruendosi.


Il gruppo in negativo:


→ Ma il rapporto con i coetanei può anche essere una fonte di ansia e tensione, in alcune statistiche

risulta che il gruppo dei coetanei è caratterizzato da situazioni di conflitto con una percentuale di 95%.


Esistono 3 tipi di gruppo:


o      Gruppo a formazione obbligatoria: (gruppo classe).


Durante l'elementari il bambino è centrato sulla figura dell'insegnate, che funge da punto di riferimento, modello, fonte indiscussa di norme e valori. (Me l'ha detto la maestra!) I compagni di classe erano occasioni di gioco che venivano persi di vista dopo le lezioni.


Con l'adolescenza il gruppo classe assume la funzione di nuovo punto di riferimento ed è spesso in contrapposizione con il modello precedente. L'adolescente cerca di rimanere in contatto con i compagni anche dopo scuola, sia incontrandoli che tramite telefono e internet. Il gruppo classe permette al ragazzo di sentirsi più forte nei tentativi di raggiungere una maggior indipendenza anche del tipo emotivo nei confronti degli adulti. Si trovano dei modelli che sono coetanei che si impongono per qualità personali ed essi diventano i soggetti più popolari e svolgono la funzione di leader.


Il gruppo classe può anche essere negativo, può essere la fonte di disagio psicologico, vissuto soprattutto da quei ragazzi isolati o rifiutati.


o      Gruppo a formazione semivolontaria: (formazioni sociali in tempo libero)

Sono le associazioni del tempo libero a cui alcuni adolescenti aderiscono volontariamente ma altri lo fanno su insistenza dei genitori. Spesso sono associazioni giovanili ideate e predisposte dagli adulti allo scopo di offrire interessanti proposte formative proponendo dei valori socialmente condivisi, come la solidarietà e soprattutto favoriscono un passaggio graduale e amiche verso il mondo degli adulti evitando forme di contrapposizione generazionale.


Il gruppo scout è un esempio di questo tipo, è un movimento fondato all'inizio del 1900 da Baden-Powell per i maschi e da sua moglie per le femmine. I valori seguiti da questi gruppi sono la riscoperta del contatto con la natura, valore della fantasia, senso del mistero, senso di solidarietà e lo sviluppo del senso di iniziativa. Questo movimento si è diffuso in tutto il mondo. (In Italia lo scoutismo è stato sciolto dal fascismo che sostituì quest'organizzazione libera ad un organizzazione obbligatoria come "Opera nazionale balilla"e la "Gioventù italiana del littorio" che avevano lo scopo di diffondere l'ideologia fascista. Dopo la 2 Guerra Mondiale rinacque lo scoutismo)

C'è un'altra organizzazione: l'associazione cattolica ragazzi, gli obbiettivi sono quelli di una catechesi permanente, di una formazione morale e dello sviluppo del senso di solidarietà.


Ci sono altri gruppi: quelli sportivi o il Wwf .


o      Gruppi a formazione volontaria: (gruppi di amici)

Siccome sono a formazione spontanea rispondono in modo più efficiente al bisogno degli adolescenti. Questi gruppi sono:


Coppia di amici: o miglior amici, è il gruppo più piccolo. Durante l'infanzia il bambino manifesta una predilezione nei confronti del coetaneo dello stesso sesso di cui cerca la compagnia con lui gioca in modo preferenziale.

Nell'adolescenza gli amici del cuore diventano dei punti di riferimento, la coppia diventerà ambito di confidenze che si sviluppano in una situazione di parità. L'amico costituisce una sorte di specchio. Quando l'amico è più grande costituisce un concreto modello di ispirazione.


Banda gruppo sociale a formazione volontaria che può nascere anche durante l'infanzia, sono tutti dello stesso sesso. Gli elementi che aggregano gli adolescenti sono: affinità caratteriale, il desiderio di vivere all'interno di un gruppo, abitare nello stesso quartiere. L'apparenza a una classe socio-economica non conta, è un microcosmo sociale, un piccolo mondo. Si fanno nuove scoperte: conoscenze posti nuovi, acquisizioni di tecniche nuove per dominare nuove situazioni.

Ci sono però anche situazioni di divergenza e devianza come la vicinanza a sost tossiche o alcoliche, il bullismo e il vandalismo.


Club gruppo sociale femminile, può avere un luogo di riunione riservato, le condizione sociale ancora presenti nella nostra cultura che condizionano le femmine sono notevolmente diverse dai maschi ma rispondono ugualmente al bisogno di compiere esperienze personali al di fuori della famiglia. Le attività più frequenti sono: l'organizzazione di piccole feste, sfilate di moda, lo scambio di informazioni relative al modo di vestirsi e truccarsi o di come comportarsi con i ragazzi. Costituisce una struttura di gruppo meno individuabile rispetto alla banda. Questo dipende dal fatto che la maturazione psicologica e sessuale delle femmine avviene in media con due anni d'anticipo rispetto ai maschi e per tanto nelle ragazze si presentano prima quegli interessi e quei bisogni che anche nel caso dei ragazzi segno alla fine della preadolescenza l'ingresso in un gruppo sociale differente che è la compagnia.


Compagnia è un gruppo che si costituisce su base essenzialmente selettiva nel corso dell'adolescenza. È formato in parti pressoché uguali di ragazzi e ragazze, risponde ai bisogni specifici di un adolescente ed assicura ad ogni suo componente una propria identità sociale. Permette di conoscere meglio se stessi e gli altri membri del gruppo, favorisce lo sviluppo di competenze sociali (come comportarsi con gli altri) e permette di vivere un rapporto sentimentale con un coetaneo dell'altro sesso. Nella conoscenza di se i componenti della compagnia hanno la possibilità di analizzare le differenze esistenti tra se e gli altri, esistono due tendenze:


Una certa opposizione allo stereotipo e una presa di coscienza delle proprie aspirazioni e dei propri bisogni, i ragazzi tendono ad attribuire più agli altri che a se tratti caratteriali come audacia, senso del rischio e le ragazze attribuiscono più alle altre che a se stesse l'apparire fisicamente attraenti.


Tra i bisogni primari gli adolescenti sentono maggiormente il bisogno di amicizia, il timore per la solitudine, tendono a dare poca importanza alla famiglia.


La partecipazione alla vita di compagnia risponde al bisogno di istituire rapporti di vario tipo con coetanei dell'altro sesso in situazioni protette: la compagnia permette di esperimentare l'altro sesso in situazioni che non vengono percepite pericolose o eccessivamente emotive data la presenza costante degli altri membri del gruppo. Rendendo possibile l'acquisizione di una maggior capacità di giudizio intorno alla personalità dei coetanei dell'altro sesso ed anche alla posizione di forme di comportamento adeguato. La compagnia permette ai suoi componenti di ritrovarsi assieme in una dinamica di relazione sociale. Le attività che praticano comprendono esperienze pratiche da fare assieme (discoteca, festa, gite, visione di film..) ma comprendono anche: dialogo e conversazione su argomenti più disparati possibili. Nel corso delle conversazioni di gruppo ognuno ha la possibilità di osservare se stesso e gli altri, può mettere alla prova le proprie abilità, può dare agli atri la possibilità di apprezzare le qualità che sente di possedere. Si tratta di conversazioni che presentano delle tensioni emotive dato che molti non sanno ancora con esattezza quale sia il loro ruolo e le loro capacità. Ma è una tensione sopportabile, perché avviene tra soggetti alla pari e non sono presenti degli adulti. All'interno della compagni si costituisce un sottogruppo formato da quattro elementi, due ragazzi e due ragazze che si incontrano più frequentemente degli altri in luoghi diversi da quelli della compagnia. Questo gruppo più ridotto permette di vivere una situazione a due in condizioni dove ciascuno ha la possibilità di ristabilire con grande facilità una situazione di gruppo non appena la tensione emotiva diviene troppo alta. Questa dinamica di doppia coppia porta i due ragazzi poco per volta a ritrovarsi da soli, frequentandosi sempre più spesso e si sviluppano situazioni di innamoramento, che possono dare luogo alle prime esperienze affettive impegnative.


Coppia può essere una formazione durevole nel tempo, quando l'amore è reciprocamente corrisposto e fra i due soggetti vi è una buon intesa dal punto di vista del comportamento, degli interessi e dei valori. Tuttavia la coppia può dare origine ad un periodo più o meno lungo di sofferenza, ansia, solitudine e illusioni.


I minori e le problematiche sociali:


Per analizzare la realtà degli adolescenti occorre scoprire qual è la cultura relativa ai minori e quali sono i problemi emergenti nel panorama minorile. La convenzione dell' ONU sui diritti dell'infanzia del 1989 ratificata e resa esecutiva in Italia con la legge del 27 Maggio 1991 prevede che a tutti i minori sia garantito:


diritto a un istruzione

diritto al pieno rispetto della propria identità individuale e sociale

diritto alla salute (raggiungimento del pieno benessere della persona)

diritto al riposo e allo svago

diritto a ricevere apporti positivi per divenire capace di assunzione di responsabilità portatore di uno spirito di comprensione, pace, tolleranza, eguaglianza e solidarietà.


Queste intenzioni tuttavia si scontrano con la realtà dei fatti, nonostante l'Italia si torva in una situazione di vantaggio rispetto ad altri paesi vi sono ancora molti bambini abbandonati, sia all'interno delle istituzioni sia all'interno delle proprie famiglie, vivono situazioni di abbandono fisico e psicologico, vi sono ancora molti bambini abusati altri sono bambini abusati psicologicamente soprattutto tramite la trascuratezza. Vi sono ancora numerosi adolescenti che esprimono forme di disadattamento sociale e deviazione riconducibile a un carenza educativa, vivono forme di emarginazione e sfruttamento.


Devianza = è una grande divergenza nei suoi tentativi di rendersi indipendente dall'adulto,

l'adolescente assume comportamenti che in qualche modo si differenziano da quelli degli adulti che gli vivono attorno. Questo processo viene definito di divergenza. Quando però il processo di divergenza si manifesta in forma accentuata il processo si configura come devianza. Deviare significa allontanarsi dalla norma. Perché si verifichi la devianza devono esserci delle condizioni: comportarsi in modo da arrecare disturbo agli altri, che da parte degli altri vi sia una contro azione per prevenire la devianza o per annullarla nel caso in cui si sia già verificata, il comportamento deviante sia almeno inizialmente volontario, valori ai quali chi diverge fa affidamento. Se il comportamento viene messo in atto in nome di valori più alti di significato universale allora siamo in presenza di una divergenza e non più di una devianza.


Esistono dei tratti caratteriali che descrivono nella maggioranza dei casi l'adolescente deviante:


Tipo di intelligenza: i giovani delinquenti riescono meglio nelle prestazioni pratiche e manuali. Risultano inferiori nelle prove che richiedono un attività mentale simbolica, uno sforzo di concentrazione e una sforzo di attenzione prolungata nel tempo. Conseguenze:

→ Hanno una minor capacità di individuare le possibilità per soddisfare i propri

bisogni in via indiretta.

Minor capacità di prevedere le conseguenze dei propri comportamenti.

→ Sono spesso in ritardo scolastico, bocciano (più si sale nell'ordinamento scolastico più è necessario il ragionamento astratto).


Hanno la tendenza a passare all'azione, alcuni autori hanno rilevato che la struttura fisica del deviante adolescenziale è costituita da un corpo atletico e scattante, da una struttura cioè che gli permette un comportamento sciolto ed energetico, cioè un facile passaggio all'azione. Sul piano caratteriale i giovani devianti sono più estroversi, più inclini a liquidare sul piano fisico (dell'azione pratica) i loro conflitti, i loro risentimenti e i loro desideri.


Dal punto di vista psicologico è egocentrico, meno propenso alla collaborazione, i suoi obbiettivi sono puramente personali. Questo quadro di insieme è quello che porta l'adolescente deviante ad una spina impulsiva d'azione orientata soprattutto al soddisfacimento immediato dei propri desideri e della ricerca di gratificazioni personali, non sufficientemente in vita dalle regole di convivenza sociale. Anche la famiglia dei giovani devianti presenta dei tratti comuni negativi, le statistiche dimostrano che nel caso dei giovani delinquenti è sensibilmente più alta la percentuale di genitori con problemi di dipendenza e di criminalità. Inoltre è sensibilmente più alta la percentuale dei genitori che hanno matrimoni infelici o casi di separazione. Tra i giovani devianti alta la percentuale di colo che si sono sentiti nell'infanzia abbandonati, rifiutati o trascurati dai loro genitori. Questo insieme di fattori negativi costituisce un ambiente sfavorevole nell'evoluzione del giovane che non riesce ad interiorizzare il concetto di autorità (cioè la formazione del Superio in senso psicanalitico).


Tipologie di devianze adolescenziali:


Le tipologie più frequenti di devianza adolescenziale sono:


La tossicodipendenza: il tossicodipendente ha spesso una struttura dell'io o di personalità relativamente debole, caratterizzata da una minore capacità di immaginare il futuro e le conseguenze lontane delle proprie decisioni. Questo tipo di processo di pensiero rende difficile al tossico dipendente differire nel tempo il soddisfacimento di un suo desiderio e una minor capacità di tollerare le frustrazioni. Questo fattori portano come conseguenza una minor capacità di compiere un adeguato esame di realtà. Il tossico dipendente ha poca fiducia di sé stesso, ha quindi una minor capacità di affrontare le capacità conflittuali tipiche del periodo adolescenziale, spesso a complicare questa situazione vi è la situazione famigliare che generalmente è caratterizzata da: tensioni, infelicità, da un bisogno insoddisfatto di affetto, da richieste troppo elevate dai genitori o da un sistema educativo eccessivamente rigido. L'esperienza psicologica di allentamento della tensione, di euforia, di temporaneo senso del benessere ed anche di potenza resa possibile dal utilizzo delle sostanze tossiche viene vissuta dall'adolescente come una via d'uscita da una situazione emotivamente insostenibile di depressione e di infelicità, per il cui superamento l'adolescente non riesce a vedere altra possibilità. In questa via d'uscita l'adolescente coglie soltanto gli aspetti immediati gratificanti senza riuscire a valutare le conseguenze in un futuro poco lontano. Questo meccanismo lo porta a ripetere l'uso della sostanza fino ad instaurare una situazione di dipendenza. Il periodo più delicato per la tossicodipendenza adolescenziale è quello tra i 15 e i 18 anni, in cui i problemi personali sono numerosi e la capacità di fronteggiarli è ancora troppo poco sviluppata, un incontro con le droghe in quest'età può trovare difese deboli. La tossicodipendenza viene considerata una fuga psicologica.


Le fughe: alcuni giovani adolescenti tendono a reagire alle frustrazioni e alle situazioni conflittuali tipiche dell'adolescenza attraverso la fuga da una propria realtà ritenuta in quel momento insostenibile. La fuga è caratterizzata da una rinuncia prematura all'obbiettivo e l'adolescente tende a regredire a comportamenti di livello più semplice, emozionalmente connotati caratterizzati da auto autosvalutazione, la risposta è di tipo aggressivo, l'aggressività può essere diretta verso le cose ma talvolta verso la propria realtà da cui non si vede altra soluzione che la fuga. Si distinguono generalmente l'evasione dalla fuga vera e propria.

L'evasione: allontanamento temporaneo dal conflitto attuata spesso con lo scopo di riflettere sulla propria situazione, abbandonando momentaneamente il "campo di battagli" e cercando di vedere la propria situazione dall'esterno.

La fuga: è attuata con lo scopo di non tornare più nella situazione di tensione da cui si esce.

Entrambi i tipo di fuga sono caratterizzati dal collocarsi in casa di amici, senza far perdere le tracce di se, anzi talvolta lasciando delle evidenti tracce di sé (telefonate, messaggi,cartoline..) A volte l'adolescente da notizie di sé dopo qualche giorno, a volte la sparizione si prolunga nel tempo. Una fuga caratteristica di questo periodo adolescenziale sono le fughe compiute da coppie di adolescenti innamorati, questa particolare fuga è sostenuta dal desiderio di vivere in modo indipendente ed autonomo la propria storia d'amore, senza vederla immiserita da contrasti, divieti, opposizioni o interferenze dei famigliari.

Un altro tipo di fuga è quella che l'adolescente mette in atto per raggiungere luoghi affascinanti, è una fuga dove l'attrattiva dell'avventura ha molto peso, le mete prescelte sono luoghi esteri, sul mare, dove l'adolescente sogna un tipo di vita differente da quello reale che lo divide tra casa e scuola.


Il suicidio e il tentato suicidio: è molto importante distinguere il suicidio e il tentato suicidio. Il tentato suicidio è come un suicidio non voluto, è una forma estrema di attirare l'attenzione su di sé e sui propri problemi, un attenzione che l'adolescente non riceveva spontaneamente, è una richiesta d'aiuto, di comprensione e di solidarietà. Chi mette in atto il tentativo spinto da queste motivazioni consciamente o inconsciamente pone gli altri sull'avviso con biglietti, telefonate di saluto,frasi.. e scegli dei mezzi che non sono ad azione rapida e sicura (Mezzi sicuri:armi da fuoco, buttarsi sotto il treno o da una grande altezza.. Mezzi non sicuri:sonnifero,lametta..). I tentati suicidi sono campanelli di allarmi indici di grande disagio e di una situazione a rischio che richiede adeguati interventi di cura, di comprensione, di partecipazione affettiva, sostegno e l'individuazione se possibile la rimozione della cause della frustrazione. I principali tratti di personalità di chi commette un suicidio o un tentato suicidio sono:fragilità dell'io, scarsa fiducia in sé, vissuto di isolamento e solitudine, vissuto di mancata comprensione è importante che qualsiasi messaggio soprattutto nell'adolescenza di tentato suicidio non siano lasciati cadere ma anzi siano oggetto di un opera di prevenzione da parte degli adulti, soprattutto per quegli adolescenti che reagiscono alle situazioni di frustrazione dimostrando fragilità e incapacità. Generalmente l'intervanto dello psicologo sia sul adolescente a rischio sia come appoggio e sostegno alla ambito famigliare e talvolta anche alla scuola risulta particolarmente importante. L'intervento psicologico è indispensabile nel caso si sia già verificato un tentato suicidio e nei casi di suicidio mancato, cioè di intenzione suicida che per circostanze fortuite non ha portato a un esito mortale, data la tendenza a ripetere il tentativo che in questi casi è spesso presente.


Il furto: : è un segno di disagio, i giovani che rubano lo fanno per diversi motivi e anche i furti messi in atto sono diversi. Esistono:

I) Busca: furto che viene fatto quando si presenta l'occasione, senza premeditazione.

II) Furto per affermarsi: ha lo scopo di provare ad altri coetanei il proprio coraggio, può anche essere messo in atto per rassicurare se stessi, riguardo la propria capacità di fare cose difficili e rischiose.

III) Furto di compensazione: vengono praticati per dare soddisfazione a carenze di tipo emotivo, affettivo. Questo vuoto è presente in soggetti che hanno bisogno di possedere oggetti o denaro. Rientrano i diversi collezionisti. Può anche essere segno di nevrosi, denominata cleptomania che di fatto costituisce la forma più grave del furto di compensazione.

Il furto è un campanello d'allarme, reagire in modo forte da parte dei genitori non è un metodo efficiente, anzi spesso peggiora la situazione perché essendo una carenza affettiva l'adolescente la sente ancora di più. È utile porsi in una situazione di ascolto, di autentica comprensione creando eventualmente una relazione terapeutica con degli specialisti


Interveti per la prevenzione del disagio giovanile:


Per quanto riguarda la prevenzione del disagio giovanile al di fuori della scuola dell'obbligo non esistono sufficienti istituzioni educative. La famiglia resta la più importante strutture di riferimento per gli adolescenti e per la loro educazione. La famiglia è aiutata da agenzie educative solamente nei primi 14 anni di vita dei figli. Anche le istituzioni religiose cattoliche aiutano la famiglia nel processo educativo solo fino ai 12 anni. Dopo quest'età si assiste ad un massiccio abbandono da parte degli adolescenti delle strutture parrocchiali, quindi i giovani e la famiglia sono soli ad affrontare il periodo dell'adolescenza. Per molti il gruppo dei pari assume un importanza tale da diventare l'unica struttura di riferimento oltre alla famiglia.

Le istituzioni pubbliche tentando di rispondere al disagio giovanile con l'organizzazione di strutture:


- Centri diurni: alcuni giovani si trovano in particolare difficoltà fin da quando sono molto piccoli,

difficoltà che man mano si aggravano nel periodo dell'adolescenza. Spesso i Servizi sociali si segnalazione della scuola media seleziona casi di adolescenti particolarmente gravi o carenti. Questi adolescenti vengono inseriti in centri diurni, questo centro accoglie al massimo 6/8 minori, con un rapporto operatore utente di 1 a 3. Le strutture sono residenziali accoglienti. Alcuni funzionano solo dalle 13.30 alle 18.30. Agli operatori si affiancano 2 supervisori, uno si occupa delle dinamiche relazionali di gruppo e uno è un esperto di programmazioni individualizzate.


- Centro aperto: affianca l'interveneto del centro diurno proponendo attività di integrazione

culturale, del tempo libero nelle ore del pomeriggio con la finalità di favorire l'aggregazione tra gli adolescenti. Accoglie fino a 30 ragazzi, sono guidati da 2 operatori, sono dotati di un grande salone arredato e di almeno altri 2 locali per organizzare attività di piccolo gruppo, che possono essere dai compiti scolastici a lo studio di uno strumento musicale a piccoli lavori artigianali.


- Comunità alloggio: sono residenze per giovani adolescenti che hanno delle situazioni famigliari

non adeguate, accoglie al massimo 6/8 utenti con operatori presenti 24. L'obbiettivo è quello di favorire l'autonomia del giovane attraverso un intervento individualizzato. Gli utenti della comunità alloggio vengono inviati il più possibile sulle strutture presenti sul territorio, sia per risparmiare spese alla comunità ma anche per favorire l'integrazione del giovane nel suo territorio. Accolgono adolescenti fino ai 15 anni.


- Residenza pensionato: sono per utenti tra i 16 e i 17 anni, non hanno una situazione familiare

idonea ma hanno già acquisito una relativa autonomia personale. Offrono assistenza tra le 16-17 e le 8-9 del mattino. Gli educatori sono spesso degli studenti universitari che non hanno una precisa finalità educativa ma che intervengono con l'obbiettivo di migliorare l'autonomia degli utenti e di verificare l'esistenza di un buon rapporto di convivenza.


- Casa per semiliberi: è un organizzata dalla magistratura le gestione della casa per semi liberi è di

competenza del ministero di grazia e giustizia. Il progetto prevede l'organizzazione di vari interventi con operatori-educatori, sia all'interno della casa con finalità pedagogico educative che all'esterno per favorire rapporti scialali e integramento nel territorio. Il centro servizi viene creato per due linee di intervento, la prima prevede un servizio di consulenza per giovani che ne abbiano la necessita, servizio gestito da psichiatra, psicologi e medici,e orientatori scolastici e professionali. L'altra linea di servizio prevede la creazione di attività di tipo lavorativo culturale con lo scopo di favorire l'aggregazione. Sono previsti luoghi dove insegnanti e genitori possono incontrare gli esperti per parlare dei vari casi. Vengono organizzati momenti culturali su tematiche psicologiche e sociali relative agli adolescenti.


Lo sviluppo psichico dall'identificazione all'identità:


Per raggiungere un'identità l'adolescente deve realizzare l'integrazione dell'io, cioè deve mettere insieme ed armonizzare molte cose. Si trova ad assumere ruoli nuovi, ha davanti varie possibilità tra cui scegliere (studiare o lavorare,sposarsi o restare libero). Si tratta anche di scegliere gli stili di ruolo, cioè il modo, come essere studente, lavoratore, partner, ecc.

L'adolescente si caratterizza psicologicamente ed intellettualmente prendendo delle posizioni sulle questioni politiche, religiose, morali, etiche, ecc cerca un equilibrio tra i ruoli e gli stili che devono accordarsi anche con gli aspetti del carattere: le proprie idee ed i propri valori.

Questa concordanza viene chiamata coerenza trasversale, cerca anche una coerenza longitudinale, quando ha scelto di essere in un determinato modo, si sforza di mantenersi su quella linea, è importante anche la coerenza esterna.

Le scelte dell'adolescente, le definizioni che si dà, devono trovare una corrispondenza negli altri per far si che la sua identità non sia un'illusione privata, ma un dato di fatto riconosciuto.

Non basta, bisogna anche dare valore ed unicità, occorre investire la propria identità di sentimenti positivi.

L'identità che un adolescente trova va bene se si piace, se si sente importante, se ha qualcosa che lo distingue dagli altri.

Influiscono anche i fattori biologici (pubertà, modificazioni fisiche,.) ma i fattori biologici da soli non sono sufficienti a stimolare l'adolescente ad acquisire una propria identità.

Sono i fattori socio culturali che uniti a quelli biologici portano il giovane ad acquisire una propria identità.

Gli adolescenti anche se sono maturi restano per lo più in famiglia sia che continuino a studiare, sia che vadano a lavorare, c'è un prolungamento delle cure parentali; da un lato questo fenomeno è frutto di conflitto tra genitori e figli, e dall'altro offre ai giovani l'agio di pensare alla propria identità sperimentando varie possibilità. I giovani che si trovano in questa condizione, nella nostra comunità occidentale hanno un ampio spazio opzionale, cioè una grande opportunità di ruoli, con una vasta gamma di possibili stili personali. Talvolta questo ampio spazio opzionale crea sul giovane una pressione a decidere.

I calendari costituzionali fissano delle scadenze, l'iscrizione scolastica/universitaria/ad un concorso/il presentarsi ad un posto di lavoro/l'esame per la patente, e su queste scadenze istituzionali genitori, amici.. fanno pressioni.

Nella formazione del percorso d'identità, gli adolescenti seguono un cammino che non è uguale per tutti.


Il percorso si basa su due fattori fondamentali:


TAPPE DELLO SVILUPPO PSICHICO:


L'individuo è insoddisfatto di sé, riconsidera il passato e ristruttura il proprio sistema di valori, non sempre la crisi è sinonimo di difficoltà e di tormento, può trattarsi anche di un periodo di ripensamento ben gestito e vissuto serenamente, per alcuni è piacevole perché permette di sperimentare una maggiore capacità di scelta.

A seconda del grado di crisi e d'impegno si possono schematizzare 4 condizioni:

La preclusione: l'individuo si ritrova con un'identità ipotecata in partenza, non costruita autonomamente (es. tu diventerai un avvocato). Si correla con ragazzi molto legati ai genitori che ricercano l'approvazione degli altri e tendono al conformismo.

La moratoria: è quando un giovane si trascina guardandosi intorno, provando varie esperienze ma non arriva mai a prendere delle decisioni (sospensione). Non comporta grossi problemi, se non una scarsa affidabilità perché i giovani hanno mancanza di continuità.

Diffusione dell'identità: é la condizione in cui l'adolescente è confuso perché non riesce a trovare un assetto coerente ed equilibrato, risulta invece disperso tra diverse identità frammentarie. è il periodo più problematica, chi è in questa condizione, si stima poco, è impulsivo, fa fatica ad assumersi le responsabilità, non rispetta gli impegni che si assume e gode di poco rispetto anche da parte degli altri.

Conquista dell'identità: dopo un periodo di crisi consolida la propria identità, i ragazzi che si trovano in questo stato sono sganciati dalla famiglia, mantengono buoni rapporti con genitori, riescono socialmente come nello studi e nel lavoro, hanno una vita sessuale tranquilla e un'alta autostima.



Gli adolescenti devono affrontare alcuni compiti evolutivi che comprendono lo sviluppo corporeo con il passaggio della struttura fisica infantile a quella simile all'adulto, la maturazione sessuale con i superamento del complesso di Edipo e lo spostamento degli investimenti libidici verso persone esterne alla famiglia. Lo sviluppo del pensiero ipotetico deduttivo (costruzione del pensiero astratto, non concreto) la conquista dell'indipendenza psicologica nel confronto degli adulti, l'integrazione nel gruppo di coetanei e la preparazione ad un'attività lavorativa che potrà caratterizzare la vita adulta; ogni adolescente affronta questi compiti evolutivi superando più o meno difficoltà che possono determinare situazioni conflittuali, con sentimenti di inadeguatezza, di ansia, di tensione e tal volta con la devianza. Vi è un altro compito evolutivo molto più importante non solo dell'adolescenza ma di tutta la vita che consiste nella costruzione della propria identità psicologica.

Ogni individuo fino ai primi anni di vita costruisce una propria identità personale cioè si va formando come una personalità diversa da tutte le altre, con caratteristiche fisiche inconfondibili, con capacità fisiche e mentali ed interessi propri, con uno stile proprio nel modo di valutare la realtà, di atteggiarsi. Il termine identità inteso in questo senso può avere lo stesso significato di personalità; parallelamente a questo processo se ne svolge un altro: quello relativo al senso della propria identità, cioè all'idea di se, mentre l'identità riguarda ciò che si è il senso della propria identità riguarda ciò che si pensa o ciò  che si pensa di essere e anche ciò che si pensa di essere stati ed anche ciò che si vorrebbe diventare.

L'identità riguarda ciò che si è nel presente a seconda delle varie fasi evolutive.

La formazione dell'idea di se è un processo di lunga durata che ha inizio nei primi anni di vita e pur raggiungendo una fase di relativa stabilità nell'età adulta, non termina mai; ci sono infatti dei momenti di rielaborazione lenta come nell'invecchiamento, tal volta rapidi quando ad esempio si cambia professione, si affronta una separazione o matrimonio.

Un adolescente proiettato verso il futuro e vive soprattutto se stesso come è e come vorrà diventare, un anziano é più rivolto verso il passato a ciò che è riuscito ad essere o non essere e a fare o non fare. Questo processo nell'adolescente è caratterizzato da forti tensioni emotive. Esiste una

sequenza d'identità che vede nell'ordine:


L'identità vissuta (infanzia e fanciullezza, 12 anni): già in questo periodo emettono alcuni componenti fondamentali dell'idea di sé, sperimentate come qualità sparse più che come aspetti tra loro collegati in un'unica e organica totalità. Verso i 2 anni il bambino prende coscienza di essere un'individualità assestante, separata da quella della madre con una volontà propria, con proprie capacità di autonomia. Questo momento è stato definito da alcuni autori come la nascita psicologica del bambino, distinta dalla sua nascita fisica. Due altre caratteristiche si basano tra i 3-5 anni sono la percezione della differenza maschio e femmina e la scoperta di avere un corpo che ben che simile in molti aspetti da quello degli altri è molto diverso. Durante il periodo della scuola elementare emerge un'altra componente costituita delle abilità, soprattutto di tipo fisico che un bambino sente di avere. Anche dal punto di vista psicologico può viversi più timido e impacciato o più sicuro di sé soprattutto di fronte agli estranei. Sono le esperienze vissute dal bambino che gli permettono di prendere coscienza delle proprie qualità che come elementi sparsi vanno a formare l'idea di sé. Il bambino sente di volta in volta le capacità con cui affronta le esperienze di vita ma non riesce ancora a raccoglierle in un'unica globalità che rappresenta appunto il suo sé.


L'identità cercata (preadolescenza): in questo periodo si verificano due progressi essenziali: quello di una ricerca sempre più attiva da parte del ragazzo di situazioni nuove in cui sperimentarsi mettendo alla prova le proprie capacità e confrontandole con gli altri e il tentativo di sintesi delle sue caratteristiche in un idea di sé.


L'identità riflessa (adolescenza): è caratterizzata da una riflessione centrata sulla propria persona e da una ricerca attiva di sintesi cioè di un immagine unitaria di sé. L'identità di questo periodo comprende non solo le capacità fisiche o mentali ma anche le capacità sociali (capacità di farsi ascoltare, di ricomporre un contrasto, di organizzare un gruppo ed anche i tratti di carattere allegria, malinconia.) ed anche delle qualità che entrano in gioco nei rapporti sentimentali e nella vita sessuale (tenerezza, fedeltà,.) e su tutte queste qualità l'adolescente riflette cercando di metterle in rapporto tra di loro riflette sulla possibilità di rafforzarle, di attenuarle elaborando una complessiva immagine di sé. È un immagine ancora fluida e in formazione, non ben definita; l'adolescente tenta di cogliere in forma riflessa e non più soltanto vissuta i suoi punti di forza, quelli di debolezza e le sue potenzialità. Dal punto psicologico talvolta l'adolescente sopravvaluta le qualità che sente di non avere e sottovaluta invece quelle che ha, ciò lo porta ad attraversare dei periodi di depressione e ad elaborare un immagine di sé pessimistica.


I FATTORI CHE FORMANO L'IDEA DI SÉ:


per lo sviluppo dell'immagine di se entrano in gioco 3 ordini di fattori:


Le esperienze personali e giudizio di realtà: che un individuo compie affrontando la realtà, quanto più ricca e varia è la gamma di esperienze che un bambino può compiere tanto maggiore sarà maggiore la possibilità di vivere la presenza di certe qualità (saper fare, coraggio, paura,.), i mutamenti con l'età riguardano sia la modalità con cui l'individuo compie queste esperienze, sia le modalità con cui elabora il proprio impatti con l'esperienza vissuta. Affrontando queste esperienze un bambino o un adolescente riceve di volta in volta una specie di giudizio di realtà, è infatti l'incontro o lo scontro con la realtà e con certe sue specifiche richieste che dice se il bambino o l'adolescente è adatto e preparato a fare certe cose o no. Risultano evidenti i danni che può produrre per lo sviluppo dell'immagine di se un'atmosfera iperprotettiva che riducendo le occasioni di esperienze riduce notevolmente i giudizi di realtà. È altrettanto chiaro come i genitori e gli educatori possono favorire lo sviluppo dell'idea di sé garantendo la possibilità di una ricca gamma si esperienze personali in cui proprio dalle cose e dai risultati giungano al ragazzo indicazioni utili oltre che per la conoscenza della realtà, anche per la conoscenza di sé.


Gli atteggiamenti e i giudizi degli altri: al giudizio di realtà si affianca molto presto il giudizio degli altri (lode, riconoscimento, svalutazione, giudizio negativo,.) incidono profondamente sulla formazione dell'immagine di sé. Tutti noi in gran parte finiamo col sentirci ciò che gli atri pensano e dicono di noi. Nell'infanzia e nella fanciullezza sono soprattutto i genitori e gli insegnati ad emettere un giudizio particolarmente significativo per il bambino; nella preadolescenza accanto a questi adulti la cui influenza diminuisce ma non viene a cessare iniziano a giocare ad un ruolo importante alcuni adulti estranee al mondo della famiglia e della scuola e soprattutto acquistano un rilievo sempre maggiore e dominante i coetanei soprattutto dello stesso sesso per alcuni aspetti dell'immagine di sé e dell'altro sesso per altri aspetti. Il gruppo adolescenziale funge da specchio per ciascuno dei suoi membri.


I modelli: consistono nell'influenza di certi modelli e nei processi di identificazione che la presenza di un modello può attivare. Nell'infanzia e nella fanciullezza i modelli sono soprattutto i genitori e in qualche misura gli insegnati. Nella preadolescenza e nell'adolescenza queste figure tendono ad essere sostituite da quelle di amici di età uguale o superiore o in misura minore da persone appartenenti ad alti ambienti frequentati dagli adolescenti o dal mondo della musica del cinema dello sport.

Talvolta l'adolescente vive delle identificazioni su un piano diverso da quello della sua quotidianità il riferirsi a personaggi famosi, è un modo suggestivo per far fronte alla quotidianità, il contatto con personalità "famose" porta l'adolescente a ricercare informazioni relative alla vita e alla personalità del modello prescelto e alle esperienze attraverso le quali questo personaggio si è formato; si puo cosi sviluppare nell'adolescente il tentativo di rivivere in prima persona le vicende che hanno caratterizzato le vicende salienti di questi personaggi.

L'identificazione col modello talvolta è cosi profonda da indurre l'adolescente nel riprodurre il personaggio nel modo di muoversi, di vestire, di parlare. ovviamente questi sono i tratti esteriori personalità più facili da imitare. L'adolescente talvolta sostiene un'imitazione dei tratti più significativi interiormente (idea politica, religiosa.) il fatto di far propri gli stati psicologici dei modelli porta l'adolescente ad aderire alle convinzioni religiose, politiche o al modo di intendere la vita.


PROBLEMATICHE SOCIALI E SITUAZIONI DI DISAGIO MINORILE:


L'abbandono e l'istituzionalizzazione:


La presenza di minori nei cosiddetti istituti rappresenta per l'Italia un problema molto sentito; la legge del 4 maggio 1983 numero 184 che disciplina e regola l'adozione e l'affidamento afferma il diritto di ogni bambino ad avere e a crescere all'interno di una famiglia, nei casi in cui il bambino non possa crescere nella propria famiglia d'origine.

È possibile affidare temporaneamente il minore ad un'altra famiglia o ad una persona singola o ad una comunità famigliare in modo che il bambino possa crescere in un ambiente che gli assicuri stabili e sicure relazioni famigliari. Per i minori in stato di abbandono morale e materiale, dichiarato adottabile dal tribunale dei minorenni è prevista l'adozione da parte di coniugi ritenuti idonei ad educare e a mantenere il minore adottato.

Nella scala di priorità prevista dal legislatore il ricovero in una struttura comunitaria si configura limitata ai soli casi dove si è impossibile praticare altre soluzioni. Oggi il numero dei minori ricoverati è ridotto, per il fatto che molti bambini sono stati assegnati in adozione.

Anche i servizi sociali hanno dovuto interrompere l'abitudine che vedeva l'inserimento in comunità come soluzione per tamponare crisi in famiglie multiproblematiche; oggi i servizi sociali per minori orientano il loro lavoro sulla famiglia per limitare o meglio risolvere le difficoltà famigliari per consentire al minore di mantenere i contatti affettivi con i propri genitori opportunamente sostenuti.

La legge sull'adozione ha riconosciuto per la prima volta i bisogni dei minori, ha riaffermato che i figli non sono possesso dei genitori (che possono trascurare o sopraffare) ma la famiglia deve essere capace di costruire personalità equilibrate rispondendo ai bisogni dei figli e ha imposto alla società di farsi carico delle difficoltà delle famiglie per risolverle.

Tuttavia questi aspetti positivi, la legge non è riuscita a risolvere il problema dell'istituzionalizzazione esistono bambini portatori di handicap o adolescenti poco desiderati da genitori adottivi.

Qualsiasi situazione di comunità anche la migliore dal punto educativo non riesce tutta via a soddisfare in modo completo i bisogni del minore, va sicuramente in contro ai bisogni di protezione, di alimentazione, di accudimento, d'istruzione ma non riesce a rispondere al bisogno di un regolare processo di strutturazione d'identità; non riesce a rispondere al bisogno di esercitare una libertà creativa e responsabile, non riesce ad offrire gli stimoli necessari per coltivare interessi autonomi e non riesce a rispondere ai bisogni affettivi.

Le situazioni di comunità offrono una limitata relazione con figuri professionali talvolta poco stabili.

Le conseguenze che si vengono a creare sono varie e possono portare a dei danni non solo a livello personale del minore ma anche dei danni sociali. La situazione d'inserimento in comunità deresponsabilizza i genitori portandoli ad identificare il figlio minore come capro espiatorio di situazioni di cui il figlio non è assolutamente responsabile.

In un'altra situazione il minore è maltrattato o trascurato, quando parliamo di violenza sul minore automaticamente pensiamo alla violenza fisica o sessuale; tuttavia i minori spesso sono vittime di violenza psicologica o mentale o di incuria (trascuratezza).

Le statistiche affermano che:

I casi di violenza fisica costituiscono un 30% dei casi segnalati;

Il 10% sono i minori soggetti a violenze sessuali;

Il 60% è costituito da un vero e proprio abbandono.

I comportamenti di violenza psicologica sono difficilmente dimostrabili e non sempre sono valutati dagli operatori sociali come comportamenti abusanti.

Questa sottovalutazione fa si che il comportamento abusante di uno o più famigliari non sia occasionale ma duri a lungo con conseguenze che pregiudicano in modo spesso irreversibile lo sviluppo della personalità del minore.


CRISIS CENTER- PREVENZIONE AL SUICIDIO


È un centro attivo a Milano  con la finalità di prevenire l'atto suicidario nei soggetti a rischio e cura coloro che sono reduci da un tentato suicidio . L'equipe del Crisis Center è diretta da un psicologo psicoterapeuta ed è composta da psicologi specializzati per affrontare questo tema. L'equipe del centro ha elaborato un modello di intervento fondato sull'esperienza maturata nel corso degli anni grazie ai colloqui con giovani ragazzi che hanno tentato il suicidio. L'assunto di partenza è che il suicidio in adolescenza non è quasi mai sintomo di una malattia mentale. La prima considerazione è che aspetti rilevanti nella dinamica di questo gesto siano l'età e la fase evolutiva del soggetto. L'aumento considerevole dei morti per suicidio fra i 14 e 24 anni nei paesi europei e nord americani conferma questa ipotesi. Il modello di intervento proposto si basa anche sulla convenzione che il tentativo di suicidio è comprensibile e trattabile solo all'interno delle relazioni significative dell'adolescente ,l'intervento deve per tanto coinvolgere profondamente anche i genitori . Il tentativo di suicidio adolescenziale è sempre un messaggio lugubre, atroce e più delle volte imprevisto per i genitori. È importante innanzitutto capire a che sia destinato il messaggio e quale sia il suo contenuto quasi sempre è rivolto ad uno dei due genitori e la cosa più urgente è proprio quella di aiutare il destinatario della comunicazione ad accogliere e comprendere il messaggio e a dare una risposta tempestiva e coerente . Un'altra costante rilevata dal Crisis Center è la presenza della vergogna di chi sceglie di tentare la morte . Il pensare alla morte è infatti un tentativo impulsivo per mettersi al riparo da una possibile esperienza di umiliazione, mortificazione

desiderio di scomparire, di sottrarsi allo smascheramento.

Ricomporre questi aspetti è pertanto un passo necessario per ridurre o almeno per sperare di ridurre l'importanza e l'urgenza che hanno spinto l'adolescente verso un passo tanto disperato. L'adolescente che ha tentato di uccidersi ha statisticamente parecchie probabilità di morire per suicidio in un arco di tempo piuttosto breve ,che va da uno a tre anni,ciò significa che l'aver tentato il suicidio è il principale fattore di rischio rispetto alla morte per suicidio,in altre parole non intervenire quando un ragazzo ha tentato il suicidio significa sperare che il ragazzo rientri in quel numero di adolescenti che dopo qualche tentativo smettono e trovano altre soluzioni per attutire il loro dolore. L'esperienza del Crisis Center dimostra che se si interviene adeguatamente le probabilità di replica dell'atto suicidario si riducono. Non essendo il suicidio adolescenziale frutto di una malattia mentale ,il trattamento non può essere quello psichiatrico. La personalità di chi tenta il suicidio in adolescenza è il frutto di chi ha vissuto un infanzia non gratificante. Il modello di intervento prende in carica i genitori occupandosi della relazione intercorrente fra i genitori e dei genitori con il figlio adolescente. L e consultazioni sono di tipo psicoanalitico e comprendono un attento intervento alle problematiche evolutive e del contesto di vita dell'adolescente in crisi,è un trattamento definito di lungo periodo. L'importante è che questo trattamento sia tempestivo per garantire i più possibile l'incolumità del ragazzo e per contenere le ansie che il gesto innesca nei genitori. Per le prime settimane il Crisis Center svolge il più delle volte un incontro quotidiano,sia al ragazzo ,sia ai genitori,questo modo di procedere comunica la gravità dell'accaduto contrastando la frequentissima tendenza a banalizzare il rimuovere l'effettiva urgenza e la drammaticità di quanto è successo. Spesso il tentativo di suicidio avviene sulla scia della vergogna ,c'è un proverbio che dice " ne uccide di più la vergogna che la colpa " ed è proprio cosi. Quando pensiamo al suicidio ci viene naturale pensare che ci sia dimezzo la depressione, questo può essere vero più per gli adulti e anziani che non per gli adolescenti,per loro è più micidiale un attacco acuto di vergogna,il terrore di essere smascherati, scoperti, esposti ,a perseguitare gli adolescenti è l'ideale dell'Io e l'effetto negativo che è in grado di produrre , la vergogna.

"Quando un adolescente decide di attaccare il proprio corpo e devitalizzarlo lo fa in un sussulto di orgoglio per riscattarsi ,evitare umiliazione, non vuol rendere conto a nessuno dicano ,quel che vogliono,lui non ci sarà il giorno del processo, se si parlerà di lui ,lo si farà perché è morto non perché è uno svergognato.". Questo processo mentale è frutto di un ideale dell' Io Ipertrofico,che i genitori inconsapevolmente passano ai propri figli. Gli adolescenti oggi hanno molta paura di perdere la faccia,la paura di fare brutta figura e di perdere l'amore. Gli adolescenti oggi dipendono molto dal giudizio degli altri ,i ragazzi e le ragazze che già hanno tentato il suicidio ,spesso , descrivono che per loro era intollerabile in quel momento ciò che stesse per accadere o ciò che era già successo, descrivono la loro rabbia, la loro offesa e la loro mortificazione, ad esempio per ciò che aveva detto la mamma a scuola, l'amico, l'amica o il gruppo,descrivono quanto "brucia" la ferita narcisistica,descrivono quanto sia impellente il bisogno di vendetta, di riscatto per riconquistare la supremazia, descrivono un autostima bassissima ,descrivono lo spavento per non riuscire a far fronte al loro destino e a far fronte al tradimento, a volte inconsapevole delle persone in cui si era posta fiducia,queste persone avevano già attentato alla loro sopravvivenza ,la fragilità narcisistica è molto più grande della sofferenza depressiva, oggi gli adolescenti non scappano per paura della punizione,non temono ne l'inferno ne il peccato,alcuni decidono di scomparire per le offese che la vita ha riservato a loro e per la delusione nei confronti delle proprie incapacità di sanare l'offesa narcisistica.

Darsi la morte è un messaggio definitivo di unicità e diversità ( identità ) che gli ridà lo splendore perduto. Anche la scuola ha un compito importante nelle dinamiche che portano un adolescente al suicidio,la proiezione sulla scuola, i suoi valori, le prospettive, il sistema di valutazione, sono aspetti pesanti che vanno ad influire sull'ideale dell'Io,spesso la dinamica suicidale parte da eventi scolastici vissuti dai ragazzi come mostruosamente mortificanti,tali da comportare il bisogno impellente di scomparire,ogni adolescente usa la scuola come oggetto intermedio tra la famiglia e la società,i ragazzi utilizzano la scuola come "prestanome "del vero ostacolo insormontabile che spesso risulta essere il genitore. Anche il gruppo dei coetanei può rappresentare in modo eccellente l'ostacolo che non può essere superato ma ancora una volta una maschera.


I DISTURBI ALIMENTARI


Il bambino che non mangia è fin dall'inizio la disperazione di molti genitori. Il cibo , assume infatti una grandissima importanza simbolica nel rapporto tra genitore ( soprattutto la madre = fonte di nutrimento  ) e figlio. Il cibo in questa relazione a due diventa un vero e proprio veicolo d'amore,per cui la madre sente di dare al bambino non un semplice nutrimento ma qualcosa in più con una particolare valenza simbolica .Il bambino che rifiuta il cibo,per tanto, ferisce profondamente la madre; la madre infatti sente ciò nel rifiuto del cibo e percepisce anche una profonda svalorizzazione di se e delle sue cure. In questo modo si viene a distorcere uno degli istinti più profondi e vitali. Il bambino utilizza la sua risposta all'offerte di cibo come mezzo di comunicazione emotiva- affettiva con la madre.

Il bambino è infatti consapevole di gratificarla mangiando e di frustrarla rifiutando il cibo. Non mangerà più in risposta alla fame, ma a esigenze del tutto diverse.

È importante sottolineare che la causa più importante del rifiuto di cibo è la costrizione a mangiare .Fin dai primi mesi di vita , tutti i trucchi di vita addottati dalle mamma per far mangiare il bambino, possono avere un effetto deleterio( negativo ) e condizionare pesantemente il rapporto del bambino col cibo. La fame è un istinto vitale e , il cibo,non può in alcun caso essere oggetto di contrattazione tra madre e bambino. Piccole difficoltà potranno incontrarsi attorno alla fine del primo anno di vita quando il bambino sviluppando una grande capacità potrà rifiutare il cibo offerto dall'adulto e vorrà cominciare a far da solo ,nel bambino più grande, il problema alimentare più frequente è la

DISAPPETENZA ai pasti evitare alimenti fuori pasto è una regola di igiene nutrizionale ,sia per il bambino che mangia poco , sia per quello che mangia molto, costituendo anche infatti una buona regola di prevenzione all'obesità. Nell'adolescente i problemi alimentari che maggiormente spaventano sono :


L'anoressia

La Bulimia

L'obesità da iperfagia forma di bulimia. L'adolescente mangia in eccesso.


Come abbiamo definito prima i problemi alimentari hanno nella stramaggioranza dei casi una stretta correlazione con il rapporto con la figura materna. Le storie di disturbi alimentari iniziano molto prima dell'apparire del sintomo, hanno radici nei primi anni del bambino. Fin dall'inizio della sua vita il bambino ha ben presente ,su istinto , la figura della madre ideale ( una madre : nutriente, calda, accogliente e protettrice ). Quando una madre reale, non risponde a queste caratteristiche ,il bambino percepisce la madre come " abbandonica e traditrice " e pertanto perdere fiducia nella madre e in se stesso. Per sopportare questo dolore,questo profondo senso di solitudine ,il bambino costruisce una " madre partorita dall'intelletto "che soddisfa le sue aspettative. Per un certo periodo questo " trucco " permette al bambino di procedere regolarmente nella sua evoluzione e si comporta come un pargoletto modello:


Primeggia nello studio

Nell'arte

Nello sport


Poi un giorno l'angoscia repressa si fa viva e vuole distruggere quel corpo che reclama carezze e abbraccia che gli sono mancate. Il progetto diviene allora di rendere immateriale il corpo, come materiale è stata la sua relazione con la madre. Non accetta più la sua fisicità, regredisce, perde peso, consistenza e corporalità ( si tratta di anoressia ); oppure si gonfia ( bulimia e iperfagia) per esplodere e scaricare la tensione vomitando ( bulimia ).,oppure continua ad ingrassare per creare una difesa fatta di grasso valida nei confronti di tutte le sue pretese d'affetto.


LE PRINCIPALI TIPOLOGIE DI MADRE CHE POSSONO PORTARE I FIGLI A SVILUPPARE DISTURBI ALIMENTARI


-mamma sognatrice: è una madre che proprio perché sogna è una madre lontana e non presente nella realtà del bambino. Donna che vive nel suo mondo di sogni e non sa nulla del rapporto duale, armonioso col figlio. Il suo agire è freddo, distaccato se non addirittura seccato dal suo essere costretta dalle richieste del bambino,che la costringono a staccarsi dal suo mondo di sogni.


-mamma intellettuale:questa mamma vive la sua esistenza come se fosse un eterna "prima della classe ." La sua meccanica psichica è retta dalla paura di essere abbandonata nel caso in cui non risulti essere la più brava. Si occupa del suo bambino,ma " il suo cordone ombelicale è un tubo percorso da teoremi scientifici,da efficienza; il bambino diventa uno strumento per dimostrare la sua bravura. La relazione che stabilisce col figlio è povera d'affetto e priva spontaneità


-mamma chioccia: Una mamma protettiva, mangiona , aggressiva se le toccano il figlio. Manica dell'ordine e della pulizia. Nulla sfugge al suo controllo ed è sempre molto presente, in alcuni casi anche opprimente il suo motto è "bimbo grasso , bimbo sano "e cosi trascorre i suo tempo a controllare l'alimentazione del suo bambino, impedendo sistematicamente ogni sua manifestazione d'indipendenza.



-mamma seduttrice: La parola sedurre significa :" attrarre verso di se ; conquistare ". Questo tipo di mamma attira il figlio nella sua sfera d'influenza. Lo lusinga, lo fa sentire importante,ma non per se stesso ma perché lei lo ha fatto bene. Il messaggio che indirettamente invia al figlio è " senza di me non sei nessuno ".Questo legame non fa altro che accrescere le insicurezze e le ansie presenti nel bambino.


Mamma tradizionalista: è una mamma moralista, conservatrice, autoritaria, il cui valore supremo è "l'apparenza di fronte agli altri "Il figlio è pertanto bombardato dalle sua angosce soprattutto le angosce di trasgressione . Se i figli trasgrediscono è lei che ha fallito. Il clima di relazione in famiglia ,può essere anche affettuoso ma nasconde sempre tensione,che nasce soprattutto dal timore di una sessualità del figlio. I bisogni del corpo vengono messi in secondo piano rispetto all'esaltazione della morale .


UNA GIORNATA IN UN CENTRO PER LA CURA DEI DISTURBI ALIMENTARI.


Le rieducazioni alle cure alimentari che hanno maggiore probabilità di riuscita sono quelle che prevedono un ricovero in regime convittuale. Generalmente questi centri prevedono l'alternanza di tre fasi :


  1. Fase dell'inserimento all'interno della struttura e integrazione della ragazza ( le figlie femmine per il complesso di Edipo sono quelle maggiormente esposte ai disturbi alimentari , e quelle maggiormente condizionate dai criteri di "Barbie"imposti dalla moda.)che viene inserita in programmi strutturati in modo tale da non lasciare momenti di solitudine e di angoscia.
  2. Consolidamento del programma durante i cinque giorni della settimana,mentre le serate e i weekend sono liberi,pura avendo sempre a disposizione delle figure educative di riferimento.
  3. distacco dalla struttura residenziale con il mantenimento di una verifica mensile che ha l'obbiettivo di evitare eventuali ricadute e di favorire una sempre maggiore indipendenza.

In tutte e tre queste fasi sono previsti incontri di sostegno con la famiglia.


Al mattino ci si alza per affrontare una giornata in cui si dovranno affrontare esperienze,emozioni e sentimenti relativi al proprio corpo. Le ospiti per tanto, vengono invitate ad esercizi che favoriscono un approccio armonioso col proprio corpo; ovviamente gli esercizi fisici proposti tengono conto sia del peso ponderale e delle condizioni generali di salute delle ragazze. Le ragazze vengono infatti sottoposte ,inizialmente ,prima di essere accolte nella struttura, a molteplici test psicodiagnostici ma anche medici.

La colazione ,che è un primo momento di stress,viene messa a punto da un dietologo che calibra il rapporto corretto tra i vari principi alimentari ed educa ad una corretta alimentazione .

Dopo la colazione l'ansia ,la depressione e le angosce devono essere prontamente gestite per evitare che diventino devastanti sulle ragazze. Le ospiti vengono generalmente aiutate con tecniche terapeutiche di rilassamento in modo da scaricare l'ansia provocata dalla colazione.



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