G.B. Tiepolo
(1696-1770)
Il suo stile grandioso viene caratterizzandosi come sofisticato e
iperbolico, in un senso tipicamente settecentesco;
le scene da lui create evocano un mondo dilatato all'infinito
e fittizio, reso da una tavolozza cromaticamente squillante e da una luce
fredda e irreale, creata usando un tono argenteo che si riflette dagli oggetti
come dalle figure, che perdono ogni consistenza plastica.
Si forma nella bottega di Gregorio Lazzarini, uno
degli artisti più apprezzati a Venezia in quel momento, dove rimane dal 1710 al
1717, anno in cui è registrato nella fraglia dei pittori veneziani. Tra le sue
opere d'esordio vi sono nel 1715-1716 i cinque soprarchi della chiesa
dell'Ospedaletto di Venezia, in cui appare vicino ai modi dei pittori
"tenebrosi" contemporanei, il Piazzetta e Federico Bencovich. Tiepolo si
dimostra da subito capace di muoversi in molteplici direzioni stilistiche: nel
Martirio di san Bartolomeo per la chiesa veneziana di San Stae sono presenti
ancora citazioni tratte dal Piazzetta, mentre per i suoi primi affreschi per
palazzo Sandi (1725-1726) il punto di riferimento diventa Sebastiano Ricci e la
lettura da lui operata di Paolo Veronese. Il cambiamento in direzione di un
naturalismo più accattivante e di uno schiarimento della tavolozza si riscontra
anche negli affreschi del palazzo arcivescovile di Udine. Prosegue nelle
decorazioni dei palazzi milanesi Archinto (distrutto) e Dugnani, utilizzando
nelle composizioni un'impostazione scenografica e illusionistica. Ricercato
dalla committenza nobiliare, di cui esprime con leggerezza tutta rococò le
aspirazioni, esegue anche soggetti sacri, tra cui il soffitto della chiesa dei
Gesuati a Venezia. Parallelamente realizza dipinti da cavalletto, tra i quali
il famoso Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle (Montreal, Museum of
Fine Arts) che fa riferimento alla sua attività di pittore, e alcuni ritratti.
Dopo aver affrescato ancora palazzo Clerici a Milano e palazzo Labia a Venezia
e aver dato alle stampe una serie di bizzarri Capricci (1743), nel 1750 è
chiamato a Würzburg dal principe vescovo Carlo Filippo di Greiffenklau per la
grandiosa decorazione della Residenz, conclusa nel 1753. Tornato in Italia
riceve altre commissioni per residenze nobiliari (villa Valmarana a Vicenza,
Ca3 Rezzonico a Venezia, villa Pisani a Stra) e quindi nel 1762 riparte alla
volta della Spagna, dove rimarrà fino alla morte lavorando per Carlo III alle
decorazioni del Palazzo reale. Espressione della cultura laica settecentesca,
la sua pittura magniloquente e spettacolare recupera le matrici venete del
classicismo cinquecentesco e le amplifica in ardite soluzioni illusionistiche,
alleggerite da un'illuminazione chiara e leggera.