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Romania




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Romania

(Romania)



Repubblica dell'Europa centrorientale.

Supeficie: 238.391 km

Popolazione: 22.810.000 ab.

Capitale: Bucarest.

Lingua: romeno.

Religione: ortodossa, con minoranze cattoliche, protestanti, ebree, musulmane.

Unità monetaria: il leu.

Confini: confina a nord con l'Ucraina, a est con la Moldavia, a ovest con l'Ungheria e la Serbia, a sud con la Bulgaria ed è bagnata a est dal Mar Nero.

Ordinamento: il presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale, così come il Parlamento bicamerale (Assemblea dei deputati e Senato).


GEOGRAFIA

n Morfologia e idrografia. I Carpazi Orientali e le Alpi Transilvaniche attraversano tutto il Paese ripiegandosi a gomito nella parte centrale. All'interno si estende il fertile bacino della Transilvania, delimitato a nord-ovest dai monti Apuseni, che completano il sistema orografico del Paese. Lungo il confine con la Serbia e l'Ungheria si allungano fasce pianeggianti solcate da numerosi fiumi (tra cui il Mures e il Crisul), sezione orientale del bassopiano pannonico, e, più a sud, il Banato. A sud, verso la valle del Danubio (che per lungo tratto traccia il confine con la Bulgaria), si estende la Valacchia, stepposa e arida. A est, verso la Moldavia, digradano i Carpazi; fra il corso terminale del Danubio e la costa del Mar Nero si estende la paludosa Dobrugia. Tra i fiumi principali l'Olt, l'Arges, il Prut, il Tibisco, il Crisul e il Mures.

n Clima e popolazione. Il clima della Romania, di tipo continentale, è caratterizzato da un'elevata escursione termica, che si fa più moderata verso la zona costiera. La popolazione è un mosaico di gruppi etnici diversi: predominano i Romeni, ma consistenti minoranze di Ungheresi si trovano in Transilvania e al confine con l'Ungheria; vi sono anche Tedeschi, Ebrei, Ucraini, mentre le minoranze bulgare, turche e zingare sono in via di estinzione. L'insediamento più diffuso è di tipo agricolo, in nuclei e villaggi sparsi; solo pochi centri superano i 100.000 ab. e hanno carattere urbano.

n Economia. L'agricoltura produce cereali (frumento, mais), patate, ortaggi, frutta, barbabietole, semi oleaginosi, tabacco (Valacchia); foreste; allevamento di ovini e bovini con produzione lattiero-casearia. Il settore estrattivo è fiorente nel campo petrolifero; altre risorse del sottosuolo sono: minerali ferrosi, lignite, salgemma e bauxite. L'economia romena ha subìto, dopo l'ultima guerra, importanti trasformazioni. Come gli altri Paesi della penisola balcanica, la Romania era un Paese quasi esclusivamente agricolo, con una struttura fondiaria che ancora risentiva dell'eredità feudale lasciata dal dominio turco. L'avvento al potere del comunismo comportò la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e una radicale riforma agraria, nonché un'organizzazione produttiva rigidamente pianificata. Per molti anni il Paese restò essenzialmente fornitore di materie prime e di prodotti agricoli in funzione del COMECON. Con l'inizio del terzo piano quinquennale (1961-1965) la Romania riuscì ad allentare i propri vincoli economici con l'URSS e a stabilire più intensi rapporti di scambio e di collaborazione con alcuni Paesi occidentali, tra cui Francia, Gran Bretagna e Germania. Ciò ha consentito di avviare un programma di potenziamento dell'industria siderurgica, della chimica (in funzione dell'agricoltura) e di alcuni settori della metalmeccanica, tra cui quello dei trattori. L'industria leggera, e in genere tutto il settore destinato alla produzione di beni semi-durevoli, è restata invece a un livello modesto.


STORIA

Anticamente abitata dagli Illiri e dai Daci, all'inizio del II sec. venne conquistata da Traiano e romanizzata da coloni provenienti da ogni parte dell'Impero. Ritiratisi i Romani (271 d. C.), tra il III e il XII sec. fu invasa da Goti, Avari, Unni, Gepidi, Slavi, Bulgari e Magiari e poi dai Turchi. Nel XIV sec. si formarono i principati autonomi di Moldavia e Valacchia, costretti in seguito a riconoscere la sovranità turca e contesi a lungo tra Austria, Russia e Turchia. Riconosciute autonome alla fine della guerra russo-turca (1829), Moldavia e Valacchia furono ufficialmente unificate nel 1861, sotto il principato di A. Cuza. Il suo successore, Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen, alleatosi alla Russia nella guerra contro la Turchia, vide riconosciuta dal Congresso di Berlino (1878) la piena indipendenza del Paese, cui veniva annessa una parte della Dobrugia, conquistata interamente nel corso della guerra contro la Bulgaria (1913). Rimasta neutrale allo scoppio del primo conflitto mondiale, la Romania entrò in seguito in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa (1916). La Romania fu invasa dalle truppe tedesche, ma con il crollo dell'Impero austro-ungarico riuscì a liberarsi e ad annettersi la Transilvania, parte del Banato, della Bucovina e della Bessarabia, il cui possesso le fu riconosciuto dai trattati del Trianon e di Sèvres (1920). Nel dopoguerra, la Romania fece parte della Società delle Nazioni e fu sconvolta dal movimento nazionalistico, fascista e razzista delle Guardie di Ferro, fondato nel 1930 da C. Z. Codreanu. La grave situazione economica e dinastica che travagliava il Paese determinò continue crisi governative, fino al formarsi, nel 1938, di un ministero filogermanico e razzista, alla cui caduta re Carol II si avvicinò ulteriormente alle potenze dell'Asse. Nel 1940, in seguito alle mutilazioni che il Paese aveva subìto a causa della guerra (cessione della Bessarabia e della Bucovina settentrionale all'URSS e di parte della Transilvania all'Ungheria), re Carol II fu costretto ad abdicare a favore del figlio Michele. Salì quindi al potere il generale Antonescu, che rafforzò la dittatura militare già esistente ed entrò in guerra a fianco della Germania. Nel 1944 la Romania fu costretta alla resa; Antonescu fu esonerato e arrestato. Entrata quindi in guerra (nell'agosto 1944) contro la Germania, alla fine del conflitto la Romania entrò nell'orbita sovietica: nel 1946 le elezioni diedero la maggioranza a un blocco politico egemonizzato dai comunisti; nel 1947 venne proclamata la Repubblica popolare e la famiglia reale fu esiliata. In seguito la Romania diveniva Paese membro del patto di Varsavia (dal 1955) e del COMECON. A partire dal XX Congresso del PCUS, la Romania perseguì una politica di maggiore autonomia. Fu guidata dal 1965 al 1989 da N. Ceausescu, con una dittatura che si fece sempre più personale e che fu abbattuta, insieme al regime comunista, da un'insurrezione popolare. Il potere venne allora assunto dal Fronte di Salvezza Nazionale, con a capo I. Iliescu, già esponente di primo piano del regime comunista, e Ceausescu fu ucciso. Il nuovo regime ha mantenuto un potere fortemente accentrato, che insieme con la persistente crisi economica è stato all'origine di violente tensioni con le opposizioni sociali e politiche. Iliescu, eletto presidente nelle prime elezioni libere del 1990, è stato riconfermato nel 1992, mentre il Fronte della Salvezza, dopo una scissione, ha mutato il nome in Partito Socialdemocratico. Nel 1993 la Romania è stata associata alla Comunità Europea. Durante il 1995 il cammino del Paese verso la creazione di una democrazia compiuta è apparso discontinuo e faticoso.



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