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Regno Unito (ufficialmente The United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord), stato insulare e monarchia costituzionale dell'Europa nordoccidentale, membro dell'Unione Europea (UE) e del Commonwealth. Il Regno Unito comprende gran parte delle isole Britanniche di cui la Gran Bretagna costituisce l'isola maggiore. A essa appartengono, con numerose isole minori tra cui l'Isola di Wight, Anglesey e gli arcipelaghi delle Scilly, Orcadi, Shetland ed Ebridi, i territori che anticamente costituivano i regni indipendenti di Inghilterra e Scozia, e il principato del Galles. L'Irlanda del Nord, chiamata anche Ulster, occupa la parte nordorientale dell'isola di Irlanda. Il Regno Unito è bagnato a sud dal canale della Manica, che lo separa dall'Europa continentale, a est dal Mare del Nord e a ovest dal mare d'Irlanda e dall'oceano Atlantico; a sud l'Irlanda del Nord confina con la Repubblica d'Irlanda. Ha una superficie di 242.752 km e la sua capitale è Londra.
Inghilterra e Galles sono uniti da un punto di vista amministrativo, politico e legale fin dal 1543. Le corone di Inghilterra e Scozia si unirono nel 1603, ma i due paesi continuarono a costituire due entità politiche indipendenti fino all'Atto di Unione del 1707, che istituì il Regno di Gran Bretagna con un'unica assemblea legislativa. Dal 1801, con l'unione di Gran Bretagna e Irlanda, fino alla formale costituzione dello Stato libero irlandese nel 1922, il regno venne ufficialmente designato Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.
L'isola di Man e le isole del Canale dipendono direttamente dalla Corona britannica, ma non sono parte del Regno Unito e hanno istituzioni legislative proprie. Il governo britannico è competente in materia di affari esteri, sicurezza interna e servizi pubblici per tutti i territori dipendenti dalla Corona, amministrati attraverso governatori. Sono dipendenze britanniche: Anguilla; le Bermuda; il Territorio Antartico Britannico; il Territorio britannico dell'oceano Indiano (BIOT); le isole Vergini Britanniche; le isole Cayman; le isole Falkland; Gibilterra; Hong Kong; Montserrat; Pitcairn, Ducie, Henderson e Oeno; Sant'Elena e i territori dipendenti di Sant'Elena (Ascensión e Tristan da Cunha); la Georgia del Sud e le isole Sandwich meridionali; le isole Turks e Caicos. Tutti questi territori hanno governi indipendenti e autonomi; le sole eccezioni sono rappresentate dal Territorio Antartico Britannico, che non ha popolazione residente, e dal BIOT, che comprende l'arcipelago delle Chagos, in particolare Diego Garcia, importante base navale concessa in affitto agli Stati Uniti. Su una popolazione complessiva dei territori dipendenti pari a 6 milioni di abitanti, ben 5,8 milioni risiedono nella sola Hong Kong, che è tornata alla Cina alla scadenza della concessione britannica nel giugno 1997.
Territorio
Il Regno Unito ha un'estensione massima di 1264 km: il punto più a nord è Out Stack, al largo di Unst nelle isole Shetland; il punto più a sud è Saint Agnes nelle isole Scilly. L'ampiezza massima è di 670 km, da Lough Melvin nella sezione sudoccidentale dell'Irlanda del Nord a Lowestoft nel Suffolk, in Inghilterra.
In rapporto alle sue modeste dimensioni, il territorio del Regno Unito è molto diversificato. Questa diversità riflette in parte la struttura geologica, che varia dagli antichissimi rilievi precambriani delle Highlands scozzesi ai più recenti depositi quaternari nell'Inghilterra orientale. Risalgono alla glaciazione, che interessò durante il Pleistocene l'intero Regno Unito (eccetto la zona dell'Inghilterra a sud della linea che congiunge gli estuari del Tamigi e del Severn), alcuni magnifici tratti di territorio tra cui il Lake District in Inghilterra, i laghi dell'Irlanda del Nord e della Scozia (lochs) e le valli del Galles. Anche l'opera dell'uomo ha contribuito notevolmente a forgiare il territorio, come nella regione collinare dell'Inghilterra meridionale, nei Norfolk Broads, nel Fens e nelle brughiere della Scozia settentrionale.
Gran Bretagna
La Gran Bretagna è l'ottava isola al mondo per grandezza, con una superficie di 218.980 km , pari a poco più del 90% della superficie complessiva del Regno Unito. Al suo interno si distinguono due principali regioni fisiche, la prima costituita dagli altipiani che caratterizzano il paesaggio della Scozia, del Galles e dell'Inghilterra settentrionale e sudoccidentale, la seconda dalle pianure dolcemente collinari dell'Inghilterra centrale e orientale. Le Highlands scozzesi comprendono il Ben Nevis (1343 m), la cima più elevata del Regno Unito, mentre nel Galles si trovano i monti Cambrici; la cima più elevata dell'Inghilterra e del Galles (1085 m) si trova nel massiccio dello Snowdon. Le regioni montuose dell'Inghilterra sudoccidentale comprendono il Dartmoor, l'Exmoor e la riserva naturale di Bodmin Moor; nella sezione settentrionale si elevano i monti Pennini e nel nord-ovest i monti del Cumberland, mentre le aree pianeggianti corrispondono alla regione dell'Anglia orientale e alla sezione sudorientale del paese.
I monti Antrim e Sperrin nella parte settentrionale dell'Irlanda del Nord costituiscono un prolungamento delle Highlands scozzesi. Insieme ai monti Mourne, essi delimitano una pianura centrale nella quale è situato il Lough Neagh (390 km ), il più esteso lago d'acqua dolce del Regno Unito.
Clima
Benché situato a una latitudine compresa tra i 50° e i 59° di latitudine nord, la stessa del Labrador in Canada, il paese gode di un clima mite. Ciò si deve all'influsso del mare e, in particolare, della calda corrente del Golfo. Le temperature più elevate si registrano generalmente nella parte occidentale e meridionale del Regno Unito. Le medie annue sono di 6 °C nell'estremo nord della Scozia e di 11 °C nel sud-ovest dell'Inghilterra. Le temperature invernali raramente scendono sotto i -10 °C e le temperature estive raramente superano i 32 °C. Le masse d'aria provenienti dal mare sono causa di abbondanti precipitazioni, la cui media supera i 1000 mm annui. Le regioni maggiormente piovose si trovano nella parte occidentale della Gran Bretagna: nelle Highlands scozzesi si registrano medie annue di 5000 mm contro medie inferiori ai 500 mm in alcune zone dell'Anglia orientale.
Flora e fauna
Il Regno Unito presenta una vegetazione piuttosto varia. La maggior parte del territorio, fatta eccezione per i rilievi e le brughiere delle regioni settentrionali e occidentali e per le zone umide, era un tempo ricoperta di foreste decidue in cui predominava la quercia. Di queste foreste originarie non restano che brevi tratti, soprattutto al sud, che rappresentano circa il 10% del territorio nazionale.
Parte del territorio del Regno Unito è occupato da brughiere, terre dai suoli poveri dove i forti venti consentono solo la crescita di una vegetazione arbustiva costituita in prevalenza da eriche e ginestre. L'opera di bonifica di ampie aree paludose, quali i Fens nell'Anglia orientale e nel Somerset, ha trasformato queste terre in pascoli e arativi. Molte specie vegetali acquatiche hanno subito le conseguenze dell'espansione dell'agricoltura e dell'urbanizzazione, e alcune si trovano ormai solo in aree protette.
L'alce, che vive nelle Highlands scozzesi e nell'Exmoor, e il capriolo, nei boschi scozzesi e nell'Inghilterra meridionale, sono i soli grandi mammiferi a rappresentare la fauna endemica, oltre ai pony dell'Exmoor. La pratica della caccia ha causato l'estinzione di lupi e cinghiali, un tempo numerosi. Tra i mammiferi di piccole dimensioni sono presenti la volpe, il tasso, la lontra, l'ermellino, la donnola, la lince, la martora, la puzzola, lo scoiattolo rosso, la talpa e la lepre. Alcune specie sono minacciate di estinzione o hanno una diffusione molto limitata: la lince si trova solo in alcune zone della Scozia, la lontra vive perlopiù nell'Inghilterra sudoccidentale, nelle isole Shetland e nelle Orcadi, mentre lo scoiattolo rosso si trova quasi esclusivamente nell'isola di Wight e in Scozia. Nel paese vivono inoltre varie specie di anfibi e di rettili, questi ultimi assenti nell'Irlanda del Nord.
La Gran Bretagna è per molti aspetti un paradiso ornitologico che offre diversi habitat naturali a specie sia stanziali sia migratorie. Tra le prime si annoverano il passero, il merlo e il fringuello, oltre al pettirosso, al martin pescatore, allo scricciolo, al picchio, al corvo e alla cincia. Durante l'estate il paese viene raggiunto da rondini e cuculi. D'inverno gli estuari si popolano di molte specie di anitre, oche e altri uccelli acquatici.
La Gran Bretagna ha un'antica tradizione di pesca marittima, sebbene oggi non vi sia più quella ricchezza ittica che ha sostenuto nel passato una fiorente industria. Tra le specie principali figurano il merluzzo, lo sgombro, il nasello e l'aringa, mentre in laghi e fiumi vivono salmoni, trote, pesci persico e lucci.
Popolazione
La maggioranza degli abitanti del Regno Unito discende dai molti popoli che invasero l'isola nei due millenni precedenti il 1066, tra i quali celti, romani, angli, sassoni, scandinavi e normanni. Nel corso dei secoli si è inoltre verificata l'immigrazione di gruppi ebrei, cinesi, europei e, soprattutto a partire dal 1950, asiatici. I bianchi (94%) rappresentano la maggioranza della popolazione, mentre le minoranze più cospicue sono rappresentate da indiani (1,5%) e pakistani (0,9%).
Caratteristiche demografiche
In base al censimento del 1994, la popolazione del Regno Unito è di 58.395.000 abitanti, con una densità di circa 239 unità per km , tra le più elevate in Europa. La regione più densamente popolata è l'Inghilterra (372 abitanti per km ), dove risiede l'83% degli abitanti del Regno contro il 9% rappresentato dagli abitanti della Scozia, il 5% dagli abitanti del Galles e il 3% da quelli dell'Irlanda del Nord.
Il Regno Unito è una tra le nazioni più urbanizzate del mondo: più del 90% della popolazione risiede nelle città, in corrispondenza dei maggiori distretti industriali. Circa il 40% è concentrato nei sette agglomerati urbani delle città di Londra, Manchester, Liverpool, Sheffield, Birmingham, Leeds e Newcastle-upon-Tyne. Tranne Londra, queste città si sono tutte sviluppate come centri manifatturieri, minerari e di commercio nel corso del primo secolo dell'industrializzazione. Un'analoga origine ha avuto la concentrazione dei due terzi della popolazione del Galles nelle valli meridionali e di tre quarti della popolazione scozzese nelle pianure centrali, vicino alle città di Glasgow e di Edimburgo. Nel corso del XX secolo l'Inghilterra meridionale, e in particolare la zona sudorientale, ha riaffermato il proprio ruolo storico di cardine della crescita economica e demografica del Regno Unito.
Londra (6.967.000 abitanti nel 1994) è la capitale, la sede del governo e la maggior città del Regno Unito. Londra è anche la capitale dell'Inghilterra, mentre la capitale della Scozia è Edimburgo, quella del Galles Cardiff e quella dell'Irlanda del Nord Belfast. Altri centri importanti sono Glasgow, in Scozia, e in Inghilterra le città di Birmingham, cuore del distretto industriale dei Midlands, Leeds, Sheffield, Manchester, che si sviluppò come centro manifatturiero e minerario dell'Inghilterra del nord, e i porti di Liverpool e Bristol.
Religione
La libertà religiosa nel Regno Unito è garantita da una serie di leggi introdotte tra il XVII e l'inizio del XX secolo. Fin dal XVIII secolo, la religione ha svolto un ruolo di modesto rilievo nella vita politica della paese. In Irlanda del Nord, tuttavia, la religione divenne il simbolo delle differenze politiche e culturali tra i discendenti della popolazione originaria irlandese e quelli dei coloni scozzesi e inglesi, una diversità che negli anni Settanta del XX secolo sfociò nella violenza settaria e nel terrorismo.
Due sono le religioni di stato: l'anglicana (in Inghilterra) e la presbiteriana (in Scozia). La prima, professata da circa il 47% degli abitanti del paese, fa capo alla Chiesa anglicana inglese, la Chiesa del Galles, la Chiesa Episcopale Scozzese e la Chiesa d'Irlanda. Il 9% della popolazione è di fede cattolica e l'1% metodista. Nel paese sono inoltre presenti minoranze musulmane, induiste, ebree e sikh.
Lingua
L'inglese è la lingua ufficiale del Regno Unito, parlata dalla grande maggioranza della popolazione. In Scozia, e ancor più nel Galles, sono tuttora parlate lingue celtiche che, dopo la ripresa del nazionalismo in entrambi i paesi, hanno conosciuto una vera rinascita. Nel Galles, il 19% è di lingua gallese, parlata da gran parte della popolazione nel nord e nell'ovest. Nel 1993, dopo decenni di rivendicazioni nazionalistiche, il gallese è stato adottato come seconda lingua ufficiale insieme all'inglese nei tribunali, nell'amministrazione e in altri ambiti del settore pubblico. In Scozia vi sono circa 80.000 abitanti di lingua gaelica, in maggioranza residenti nelle isole Ebridi.
Istruzione
Storicamente, il prestigio internazionale di cui gode il sistema educativo britannico è dovuto alla reputazione di alcune scuole private o indipendenti, chiamate 'scuole pubbliche' (Public Schools) perché originariamente fondate nel Medioevo come istituti caritatevoli per l'istruzione dei bambini indigenti. Scuole come l'Università di Eton, la Harrow School e la Rugby School sono ora istituzioni a pagamento per i figli delle più alte classi britanniche e straniere, anche se continuano a elargire borse di studio a scolari meno abbienti ma meritevoli. Solo il 7% dei bambini nel Regno Unito, tuttavia, riceve un'istruzione privata: il resto frequenta le scuole statali.
Il sistema scolastico attuale
L'istruzione è obbligatoria a partire dai 5 anni d'età in Gran Bretagna e dai 4 in Irlanda del Nord. L'obbligo scolastico termina a 16 anni, ma il 65% degli allievi prosegue gli studi. Le università britanniche sono completamente autonome. La formazione e la ricerca sono finanziate da appositi consigli istituiti dal Parlamento; molte delle università più antiche contano su propri cospicui fondi: tra queste, le università di Oxford e Cambridge, fondate nel XII e XIII secolo, e le università scozzesi di Edimburgo, St Andrews, Glasgow e Aberdeen, risalenti al XIV e XV secolo. Nell'anno accademico 1992-93 l'istruzione superiore in Gran Bretagna contava più di 1,4 milioni di studenti, contro gli 850.000 del decennio precedente.
Cultura
La ricchezza delle tradizioni culturali britanniche fa sì che ogni anno nel Regno Unito affluiscano oltre 19 milioni di visitatori stranieri. Teatri, musei, gallerie d'arte, edifici storici sono molto numerosi in tutto il paese dove si svolgono inoltre, ogni anno, manifestazioni artistiche di alto livello. Londra, dove hanno sede le maggiori istituzioni culturali, esercita un'influenza predominante nel paese, ma anche la Scozia, il Galles, l'Irlanda del Nord e tutte le regioni d'Inghilterra vantano profonde tradizioni. La cultura britannica moderna attribuisce inoltre sempre maggiore importanza alle peculiarità culturali delle diverse minoranze etniche.
La musica, il canto e la danza della tradizione scozzese derivano in gran parte dall'eredità gaelica del paese. La Scozia ospita inoltre una delle principali rassegne artistiche del mondo, il Festival di Edimburgo. Fra le varie manifestazioni annuali che celebrano la musica, la poesia e le tradizioni gallesi ha grande rilievo il Royal National Eisteddfod. Nell'Irlanda del Nord, le antiche tradizioni celtiche coesistono con quelle dei discendenti dei coloni inglesi e scozzesi.
A Londra hanno sede il British Museum, la National Gallery, il Victoria and Albert Museum, la Tate Gallery e il Courtauld Institute, oltre a numerose altre collezioni di rilievo internazionale. Degni di nota sono inoltre i musei Ashmolean, a Oxford, e Fitzwilliam, a Cambridge; la galleria d'arte di Birmingham; le Tate Galleries di Liverpool e St Ives; il Museo della fotografia, del cinema e della televisione a Bradford. Una curiosità è costituita dal Museo Eureka! di Halifax, il primo al mondo concepito specificamente per i bambini.
Per maggiori informazioni sulla cultura del Regno Unito si rimanda alle voci relative ai singoli paesi: Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord, oltre ad alcune voci specifiche: Letteratura inglese; Letteratura irlandese; Letteratura scozzese; Letteratura gaelica; Arte e architettura britannica; Arte celtica; Cinema britannico.
Economia
Il Regno Unito è tra i paesi più industrializzati del mondo. In termini di prodotto nazionale lordo (PNL) è il quinto paese insieme all'Italia, dopo Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia. Nel 1994, il prodotto interno lordo del paese era di circa 1002 miliardi di dollari USA.
A partire dal secondo dopoguerra, il paese ha dovuto affrontare molti problemi a livello economico quali la pressione valutaria, il deficit della bilancia totale dei pagamenti, l'inflazione e, fino a poco tempo fa, una scarsa capacità produttiva. Durante la recessione verificatasi nel 1974, la situazione si fece ancor più critica: il numero di disoccupati superò il milione, vi fu un declino della produttività, i salari aumentarono e la moneta toccò minimi storici. Nel luglio 1975 il governo adottò severe misure anti-inflazione, con l'appoggio del mondo economico e dei sindacati, in modo da contenere gli aumenti salariali e l'inflazione. Nei tardi anni Settanta, la scoperta di giacimenti di petrolio nel Mare del Nord permise un'importante riduzione del deficit nella bilancia dei pagamenti. A partire dal 1979 la politica economica del paese ha promosso una maggior delega al settore privato, mettendo un freno alla spesa pubblica e ai servizi statali. Obiettivo prioritario resta il contenimento dell'inflazione, a costo però di un tasso di disoccupazione storicamente elevato. Intorno alla metà degli anni Ottanta vi erano nel paese oltre 3 milioni di lavoratori senza impiego e dieci anni dopo ne rimanevano ancora circa 2,6 milioni. Il deficit di bilancio annuo all'inizio degli anni Novanta era pari a circa l'1,1% del prodotto interno lordo. Nel gennaio del 1973, il Regno Unito aderì alla Comunità Europea (ora Unione Europea).
Agricoltura
Nonostante circa il 77% del territorio britannico sia coltivato, il settore riveste una modesta importanza in termini di occupazione e di partecipazione al PIL, come riflesso della precoce industrializzazione conosciuta dal paese. Nei primi anni Novanta l'agricoltura impiegava appena il 2% della popolazione e partecipava alla formazione del PIL per l'1,4%. Il settore raggiunge tuttavia alti livelli di efficienza e produttività.
In ampie zone del paese, soprattutto in Scozia e in Galles, i terreni possono essere sfruttati soltanto per il pascolo; oltre la metà delle aziende agricole presenti nel paese sono impegnate nell'allevamento di bovini e ovini e nella produzione lattiero-casearia. Il settore ha fatto parlare di sé nel corso del 1995 quando, presso alcuni porti inglesi, si sono avute importanti manifestazioni di protesta contro l'esportazione di vitelli nell'Europa continentale, e nel 1996 quando il crescente timore in merito alla possibile esistenza di un nesso tra la presenza di encefalopatia spongiforme (vedi Malattie degli animali) nel bestiame inglese e la diffusione del morbo di Creutzfeldt-Jakob (CJD) in esseri umani, cibatisi di carne bovina infetta, ha causato una diffusa sfiducia dei consumatori nella sicurezza della carne britannica inducendo l'UE a porre un divieto sulle esportazioni.
L'arativo è concentrato perlopiù nell'Inghilterra orientale e centromeridionale e nella Scozia orientale. Le colture principali sono frumento, orzo, luppolo, barbabietola da zucchero, patate e avena. L'alta produttività del settore è stata raggiunta grazie all'estensione dei campi, attraverso opere di diboscamento, la meccanizzazione e l'impiego intensivo di fertilizzanti e pesticidi.
Pesca
La pesca praticata in alto mare ha conosciuto un declino a partire dagli anni Sessanta, in parte a causa della legislazione restrittiva adottata dall'UE per la tutela delle specie; essa rimane un'attività economicamente importante in Scozia e in alcune zone dell'Inghilterra sudoccidentale, e rappresenta la principale fonte di occupazione in alcune città portuali. All'inizio degli anni Novanta il pescato annuo ammontava a circa 700.000 tonnellate ed era composto principalmente da sgombri, merluzzi, sogliole, aringhe e crostacei. Tra i pesci d'acqua dolce più venduti figurano il salmone, la trota e l'anguilla. Importanti porti di pesca sono Hull, Grimsby, Fleetwood, North Shields, Lowestoft, Plymouth, Brixham e Newlyn in Inghilterra; Aberdeen, Peterhead, Lerwick, Ullapool e Fraserburgh in Scozia; Kilkeel, Ardglass e Portavogie in Irlanda del Nord.
Dotato di una consistente flotta di pescherecci, il Regno Unito è stato particolarmente colpito dalle misure imposte dall'Unione Europea intese a tutelare la fauna ittica e a consentirne la riproduzione. Le barche sono rimaste forzatamente inattive per numerosi giorni all'anno, e il governo ha adottato piani di finanziamento per incoraggiare l'abbandono di questa attività. All'inizio del 1996 alcune aree, tradizionalmente riservate alla pesca britannica e irlandese, sono state aperte ai pescherecci spagnoli in base a un accordo del dicembre 1994. Ratificato da un'esigua maggioranza del Parlamento, questo accordo ha provocato nel corso dell'anno considerevoli tensioni e incidenti; il malcontento si è ulteriormente diffuso dopo la riduzione delle quote di pescato britannico indicata dai programmi europei.
Risorse minerarie
Il Regno Unito è un paese ricco di risorse minerarie, soprattutto carbone e minerali di ferro, sfruttate sin dai tempi più antichi. L'estrazione del sale, specialmente nel Cheshire, risale all'epoca preistorica, mentre mercanti fenici visitarono l'odierna Inghilterra per acquistare lo stagno di cui era ricca la Cornovaglia. Oggi questi giacimenti di stagno sono completamente esauriti, così come quelli di minerali di ferro nell'Inghilterra settentrionale.
Oggi si estraggono zinco, piombo e oro. Le riserve d'oro, situate soprattutto in Galles, e d'argento, come quelle di petrolio e gas naturale, sono proprietà della Corona e ai produttori possono solo essere concesse licenze di sfruttamento. Praticamente tutti gli altri minerali sono proprietà privata. La produzione di minerali comprende inoltre calcare e dolomite, sabbia e ghiaia, arenaria, argilla, sale e caolino.
Di rilievo è l'estrazione del carbone, le cui riserve sono sfruttate fin dall'epoca romana. Le tasse sul commercio di carbone contribuirono a finanziare la ricostruzione di Londra dopo il Grande Incendio del 1666 ed esso rappresentò una risorsa energetica di grande importanza nel corso della rivoluzione industriale. Il vertice della produzione fu raggiunto nel 1913 (292 milioni di tonnellate), ma da allora essa ha subito un graduale declino. Il numero degli occupati in questa industria è sceso da circa 200.000 persone nel 1985 a circa 11.000 nel decennio successivo, con pesanti conseguenze per l'economia delle comunità di minatori quali lo Yorkshire, il Nottinghamshire e il Derbyshire. Quasi i tre quarti del carbone britannico proviene da giacimenti profondi, il resto da miniere all'aperto e, nonostante i problemi che il settore ha dovuto affrontare in epoca recente, esso provvede tuttora a circa il 25% dell'energia del Regno Unito.
Il petrolio fu scoperto nel 1969 nel Mare del Nord, al largo della costa della Scozia nordorientale; la produzione iniziò nel 1975. Nel 1980 vi erano ormai 15 giacimenti, che producevano 1,6 milioni di barili al giorno tanto da soddisfare il fabbisogno interno e rappresentare una nuova voce nel mercato delle esportazioni. Nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale sono stati scoperti a partire dal 1980, in particolare nel Dorset, nell'Inghilterra meridionale. Nel 1994 il Regno Unito era il decimo produttore mondiale di petrolio (circa 2,06 milioni di barili al giorno).
Il Regno Unito è stato tra i primi paesi a sviluppare impianti per la produzione di energia nucleare che oggi provvede nella misura del 18% al fabbisogno energetico del paese. La prima centrale nucleare per la produzione di energia su scala commerciale entrò in funzione nel 1956 a Calder Hall, in Cumbria, nell'Inghilterra nordoccidentale. Nei primi anni Novanta le centrali nucleari producevano circa il 18% dell'elettricità britannica.
Industria
Già intorno alla metà del XIX secolo il Regno Unito era una nazione industrializzata, la prima al mondo. Tra le cause principali di questo precoce sviluppo vi furono: l'antica posizione di preminenza britannica nel commercio mondiale della lana; l'abbondanza di risorse minerarie; lo sviluppo della navigazione e del dominio navale dei mari; l'acquisizione di mercati coloniali; una maggiore libertà politico-religiosa e un minor impegno bellico rispetto agli altri paesi d'Europa; lo sviluppo di tecniche manifatturiere più efficienti; infine, la rivoluzione agraria. Quest'ultima, che precedette e accompagnò la rivoluzione industriale, fu molto importante, in quanto, grazie all'introduzione di nuove tecniche produttive, permise un'enorme crescita della produzione alimentare che poté far fronte allo sviluppo urbano. Essa rese inoltre disponibili migliaia di lavoratori per le nuove fabbriche.
Nel XVI e XVII secolo l'immigrazione di fiamminghi e ugonotti diede grande impulso all'industria laniera, che costituì la base dell'economia britannica medievale. Grazie all'invenzione di nuovi macchinari l'industria tessile si sviluppò rapidamente fino a diventare una delle più importanti del paese. Lo sviluppo e le migliorie apportate dal motore a vapore, ideato dagli ingegneri scozzesi James Watt e George Stephenson, furono di capitale importanza per l'industrializzazione britannica, soprattutto nei settori carbonifero e siderurgico.
Il Regno Unito rimane un paese altamente industrializzato, nonostante i molti problemi che il settore ha incontrato fin dagli anni Settanta, tra cui la concorrenza straniera e gli effetti negativi della recessione degli anni Ottanta. Nei primi anni Novanta l'industria contribuiva nella misura del 22% alla formazione del PIL, mentre l'82% delle esportazioni consisteva di prodotti manufatti. Ciononostante, il numero degli occupati nel settore è diminuito in seguito alla chiusura degli stabilimenti o all'introduzione di nuove tecnologie per aumentare la produttività. Nel 1986 l'industria occupava circa 5 milioni di persone; nel 1993, 4,4 milioni.
I settori tradizionali tessile e automobilistico, anche se ancora fiorenti, hanno subito un lieve ridimensionamento, mentre un più rapido sviluppo hanno avuto le industrie farmaceutiche, chimiche, elettroniche, aerospaziali e di strutture per l'industria petrolifera. Nei primi anni Novanta il Regno Unito produceva circa il 40% dei personal computer d'Europa ed era uno dei maggiori produttori mondiali di apparecchiature per comunicazioni, tra cui cavi in fibre ottiche. Fiorenti sono inoltre l'industria editoriale e della carta.
La Scozia e l'Irlanda del Nord vantano una lunga tradizione nella produzione di whisky e tessili (tweed e lino). I maggiori distretti industriali del paese si trovano nei pressi di Londra, Manchester, Birmingham e Tyne and Wear.
Flussi monetari e banche
L'unità monetaria del Regno Unito è la lira sterlina (pound), divisa in centesimi (penny, plurale pence).
La Banca d'Inghilterra, creata per concessione nel 1694 e nazionalizzata nel 1946, è la sola banca autorizzata a emettere moneta in Inghilterra e Galles. Alcune banche in Scozia e Irlanda del Nord possono emettere moneta in limitate quantità. In Gran Bretagna esistono inoltre circa 13 istituti di credito commerciale con oltre 10.000 filiali nazionali ed estere, la maggior parte delle quali fanno capo alle quattro banche principali: Lloyds, Barclays, National Westminster e Midland.
Nel paese esistono inoltre molti istituti finanziari, come la Borsa valori di Londra e la Borsa delle assicurazioni dei Lloyd's, che fanno del Regno Unito uno dei più importanti centri della finanza mondiale. I servizi bancari, finanziari, assicurativi e di credito rappresentano circa il 20% dell'attività economica britannica, una crescita notevole rispetto al decennio precedente, e il 13% dell'occupazione. Tradizionale centro dei servizi finanziari è il noto square mile ('miglio quadrato') nella City di Londra, che ospita la maggior concentrazione al mondo di banche straniere e un gran numero di istituti assicurativi.
Commercio
Da centinaia di anni il commercio ha per il Regno Unito un'importanza vitale. La posizione dominante del paese nel commercio mondiale durante il XVIII e XIX secolo fu dovuta in gran parte all'isolamento geografico delle isole Britanniche rispetto ai conflitti e ai problemi politici che affliggevano il continente. Lo sviluppo delle grandi compagnie mercantili (Compagnia delle Indie Orientali; Compagnia della Baia di Hudson), l'espansione coloniale e il controllo navale dei mari furono fattori conseguenti. Prima del XVII secolo il commercio estero dell'Inghilterra era gestito quasi interamente da operatori stranieri. La lana era il principale prodotto di esportazione e le importazioni erano rappresentate soprattutto da manufatti. Con il mercantilismo, la dottrina economica prevalente in Inghilterra nei secoli XVII e XVIII, lo stato promosse il commercio estero, lo sviluppo della flotta e delle compagnie mercantili. Con l'aumento dei possedimenti coloniali britannici nel XVIII e XIX secolo, l'allevamento ovino per la produzione di lana e carne divenne un'attività importante nelle colonie, mentre cotone, ferro, acciaio e carbone divennero i principali prodotti di esportazione.
Oggi il Regno Unito è la quinta nazione al mondo per volume di scambi, con un valore pro capite delle esportazioni superiore a quello degli Stati Uniti e del Giappone. I principali beni di importazione sono generi alimentari, legno e prodotti cartacei, macchinari, prodotti chimici e mezzi di trasporto. Tra le esportazioni britanniche figurano macchinari, mezzi di trasporto, manufatti di base, petrolio, prodotti chimici, strumenti di precisione, attrezzature aerospaziali ed elettroniche. Nel 1993 le esportazioni ammontavano a 193 miliardi di dollari; le importazioni a 214 miliardi di dollari. Il 50% degli scambi avviene con i paesi dell'Unione Europea, soprattutto con la Germania, i Paesi Bassi e la Francia, il 13% con gli Stati Uniti e il Canada.
Trasporti
La presenza di numerose insenature lungo la costa e la navigabilità dei fiumi, che hanno consentito la costruzione di funzionali centri portuali, hanno contribuito a fare del Regno Unito una potenza marittima. Gli Atti di navigazione del XVII e XVIII secolo furono emanati per favorire al massimo le navi inglesi nel trasporto di prodotti nazionali. Con le vittorie navali sulla Spagna e la Francia, le principali rivali nel commercio mondiale, l'Inghilterra si assicurò il controllo dei mari e la preminenza mondiale della sua flotta mercantile (vedi Imperi coloniali). La sua leadership durò fino alla seconda guerra mondiale, quando la distruzione della flotta britannica e la crescita della capacità produttiva dei cantieri navali statunitensi permisero alla marina mercantile americana di superare quella britannica, la cui importanza ha da allora conosciuto un ulteriore declino.
Oggi i principali porti britannici sono Londra, Tees e Hartlepool, Grimsby e Immingham, Sullom Voe, Milford Haven, Southampton, Liverpool, Felixstowe, Forth, Dover e Portsmouth. Nelle isole Shetland e Orcadi hanno sede porti a servizio dell'industria petrolifera.
Vi sono oggi nel Regno Unito circa 3200 km di canali e fiumi navigabili alcuni dei quali, costruiti nel XVIII secolo, rappresentano ancora importanti vie di comunicazione: tra questi, il canale di Manchester e il canale di Caledonia, nella Scozia settentrionale, che consente collegamenti tra l'oceano Atlantico e il Mare del Nord.
Nel Regno Unito fu inaugurata nel 1825 la prima ferrovia del mondo percorsa da treni a vapore, la Stockton and Darlington Railway. Nel 1923 la rete ferroviaria del paese era gestita da quattro compagnie, che furono nazionalizzate nel 1948, mentre nel 1955 fu avviato un programma di modernizzazione. Oggi le ferrovie, gestite dalla compagnia Railtrack recentemente privatizzata, dispongono di una rete di 16.535 km, di cui circa il 30% elettrificati. A questi si aggiungono i circa 408 km della rete metropolitana londinese che si sta estendendo con la costruzione di nuove linee nella parte orientale e sudorientale della città.
Il progetto per la costruzione di un tunnel sotto la Manica risale alla fine del XIX secolo. Ripresi nel 1957 e nuovamente interrotti nel 1973 per ragioni finanziarie, i lavori ricominciarono definitivamente nel 1987 e un primo tunnel di servizio venne completato nel 1990. Il tunnel, lungo 50,4 km e situato a 40 m sotto il livello del mare, collega Folkestone, in Inghilterra, a Calais, in Francia. È stato ufficialmente inaugurato il 6 maggio 1994.
Per quanto riguarda i collegamenti aerei la British Airways è una delle principali compagnie aree del mondo. Nel 1976, con Air France, British Airways inaugurò il primo servizio passeggeri che utilizza il Concorde. Oltre alla compagnia area nazionale, vi sono nel Regno Unito molti operatori indipendenti. I due principali aeroporti londinesi, Heathrow e Gatwick, sono tra i maggiori centri di traffico aereo internazionale.
Il Regno Unito dispone di circa 388.710 km di strade pubbliche, tra cui 3716 km di autostrade. Sebbene le autostrade non rappresentino che circa l'1% della rete stradale britannica, esse ospitano circa il 15% del traffico stradale del paese. Nel 1994 il governo ha messo un freno al programma di costruzioni di strade, in parte come risposta al timore espresso dagli ambientalisti di un ulteriore aumento del traffico.
Lavoro
Nel 1994 la forza lavoro nel Regno Unito ammontava complessivamente a circa 28 milioni di lavoratori, di cui circa 25,2 milioni avevano un impiego, in gran parte come lavoratori dipendenti. In questi ultimi quarant'anni la struttura del lavoro è significativamente cambiata. Nel settore dei servizi sono attualmente impiegati quasi i tre quarti dei lavoratori dipendenti, mentre solo un terzo lo era nel 1955. L'industria, che rappresentava un tempo il settore principale in termini di occupazione (42% della forza lavoro nel 1955) assorbe oggi solo il 20% della popolazione attiva.
Il Regno Unito è stato una delle culle del movimento sindacale, ma l'influenza di queste istituzioni è fortemente diminuita a partire dal 1980, in seguito alla legislazione introdotta dal governo conservatore, tra cui l'obbligo di approvazione per scrutinio segreto delle azioni di sciopero e le modifiche alla legge che regolava i finanziamenti politici alle organizzazioni sindacali.
Ordinamento dello stato
Il Regno Unito è una monarchia parlamentare fondata su una costituzione non scritta che include la legge statutaria, la Common Law (i precedenti giudiziari) e il diritto consuetudinario. Le istituzioni di governo sono la Corona, il governo e il gabinetto, il Consiglio privato e il Parlamento.
Il sovrano britannico è il capo dello stato e, in quanto tale, capo dell'esecutivo, parte integrante del legislativo, capo del sistema giudiziario, comandante in capo delle forze armate della Corona e 'governatore supremo' della Chiesa anglicana e della Chiesa scozzese, le confessioni di stato. Il monarca britannico è inoltre capo del Commonwealth e capo di stato di 16 paesi membri del Commonwealth. La monarchia è ereditaria e, in base all'Act of Settlement (1700), accedono alla successione al trono solo i discendenti protestanti della principessa Sophia, elettrice di Hannover e nipote di Giacomo I di Inghilterra e VI di Scozia. L'attuale sovrano, Elisabetta II, succedette al trono il 6 febbraio 1952, alla morte del padre Giorgio VI. L'erede al trono è il figlio maggiore, Carlo, principe di Galles.
La monarchia è la più antica istituzione dello stato. Il Regno Unito è governato dal Governo di Sua Maestà nel nome della Regina e con l'approvazione del Parlamento. All'interno di questo quadro, al sovrano sono attribuite specifiche funzioni ritenute essenziali per l'ordinamento costituzionale: esse comprendono la convocazione, la proroga e lo scioglimento del Parlamento, e la ratifica dei progetti di legge approvati dalle due camere del Parlamento. Il sovrano nomina formalmente il primo ministro e il governo, nonché i giudici, gli ufficiali delle forze armate, i governatori, i membri del corpo diplomatico e gli alti membri del clero anglicano. Il sovrano conferisce onorificenze e riconoscimenti e detiene il potere esclusivo, in quanto capo dello stato, di dichiarare guerra e di concludere paci, di riconoscere stati stranieri e di concludere trattati.
Potere esecutivo
Le funzioni esecutive di governo, sebbene siano nominalmente conferite al sovrano, di fatto vengono esercitate dal Governo di Sua Maestà, composto di un corpo di ministri e presieduto da un primo ministro, che dipende dal sostegno della maggioranza dei membri della Camera bassa del Parlamento (o Camera dei Comuni), organo elettivo. Compito del primo ministro è formare il governo e istituire il gabinetto, organo che coordina i dicasteri di governo. Il Consiglio privato della Corona, formato da membri nominati a vita, ha funzione consultiva.
Potere legislativo
In base ai principi costituzionali, il potere legislativo britannico è rappresentato dalla 'Corona nel Parlamento'. Ciò significa che, affinché una legge entri in vigore, questa deve essere approvata da tutti e tre gli elementi che compongono il Parlamento: il sovrano, la Camera dei Lord (982 membri con nomina a vita o ereditaria) e la Camera dei Comuni (651 membri eletti a suffragio universale). Dopo l'approvazione della Camera dei Comuni, i disegni di legge vengono discussi alla Camera dei Lord che può ritardarne l'applicazione. I Lord non possono tuttavia impedirne l'approvazione, una limitazione che si rifà a una concezione peculiare della funzione della Camera non elettiva in una democrazia moderna, come Camera di revisione relativamente libera dallo schieramento di parte e integrante la Camera dei Comuni. Ciononostante non sono cessate le richieste di abolizione della Camera dei Lord o di una sua sostituzione con un organo elettivo.
Partiti politici
Dall'indomani della prima guerra mondiale il Partito conservatore e il Partito laburista sono stati i partiti dominanti. Il Partito laburista, di centrosinistra, diede avvio a un programma di nazionalizzazioni di alcune industrie dopo la schiacciante vittoria elettorale del maggio 1945. Il partito si costituì nel 1900 come braccio politico del sindacato e, all'inizio, molto del suo pensiero fu ispirato alla Fabian Society. Il Partito laburista ha ricevuto appoggio elettorale e sostegno finanziario da entrambi questi gruppi, ma soprattutto dal sindacato, sebbene negli ultimi anni alcuni cambiamenti nella costituzione abbiano considerevolmente ridotto l'influenza sindacale sulla sua linea politica. Il Partito conservatore favorisce l'impresa privata e una minore ingerenza statale. Il Servizio sanitario nazionale (NHS) gode di ampio consenso popolare e gli sforzi intrapresi nel corso degli anni Ottanta dal governo conservatore per riformarlo, allo scopo di ridurne i costi e introdurvi meccanismi di mercato, hanno incontrato una considerevole opposizione.
Tra gli altri partiti figurano il Partito liberal-democratico, il Partito nazionalista scozzese e il Plaid Cymru (Partito nazionalista gallese); nell'Irlanda del Nord, il Partito unionista dell'Ulster, il Partito unionista democratico, il Partito socialdemocratico e laburista e il Sinn Féin. Tutti, tranne il Sinn Féin, sono rappresentati alla Camera dei Comuni; il Parlamento dell'Irlanda del Nord fu sospeso nel 1972. Tra gli altri partiti non rappresentati in Parlamento figurano il Partito comunista e i Verdi. Alle elezioni svoltesi nella primavera del 1997 il Partito laburista ha ottenuto una schiacciante vittoria sui conservatori, da diciassette anni alla guida del paese.
Suddivisioni amministrative
L'ordinamento dello stato nel Regno Unito ha una struttura unitaria. Ciò significa che i poteri delle autorità locali derivano da leggi varate dal Parlamento e che la responsabilità dell'amministrazione generale del paese compete a specifici ministeri di gabinetto. L'indipendenza delle autorità locali, in termini di bilancio e di spesa e, in certa misura, di linea politica, è dunque limitata da leggi e politiche stabilite a Londra.
Un'importante riorganizzazione dell'amministrazione locale entrò in vigore in Inghilterra e nel Galles nel 1974, e in Scozia nel 1975. Alle contee e ai distretti urbani subentrò un sistema semplificato. In Inghilterra e nel Galles (fatta eccezione per la Grande Londra) il concetto di contea, anche se mantenuto, fu considerevolmente rivisto. Complessivamente, furono create 53 contee con i rispettivi consigli, suddivise in 569 distretti. Sei contee inglesi, corrispondenti ai principali distretti urbani, vennero chiamate contee metropolitane; le altre divennero contee rurali (shire). A Londra fu istituito il Consiglio della Grande Londra, a sua volta suddiviso nei 32 consigli corrispondenti alle circoscrizioni municipali.
In Scozia le contee vennero sostituite da 9 regioni con i rispettivi consigli, suddivise in 53 distretti, ciascuno con un proprio consiglio. Per le isole Orcadi, le Shetland e le Western Isles furono istituite tre autorità unitarie, e in Irlanda del Nord fu introdotto un sistema amministrativo semplice con 26 distretti.
Dal 1984 il governo ha il potere di limitare i bilanci delle autorità locali, fissando un limite massimo di spesa. Nell'aprile del 1990 il consolidato sistema di aliquote locali, o tasse sulla proprietà, fu sostituito da un'imposta municipale, la cosiddetta Poll Tax, a sua volta sostituita nel 1992 da una tassa basata in parte su un criterio di proprietà, la Council Tax.
Una riorganizzazione di più ampio respiro dell'amministrazione locale è entrata in vigore nel Regno Unito il 1° aprile 1996. In base alla riforma, che ha interessato principalmente la Scozia e il Galles, il sistema di divisioni amministrative a due ordini è stato sostituito da un sistema semplificato. In Scozia ai consigli regionali e distrettuali sono subentrati 32 consigli unitari, mentre le tre autorità isolane sono rimaste inalterate. In Galles, agli 8 consigli di contea e ai 37 consigli distrettuali sono subentrati 22 consigli unitari.
Storia
Per la storia della Gran Bretagna prima del 1707, si possono consultare le voci Britannia; Inghilterra; Scozia; Galles; Irlanda.
L'Act of Union
Il regno di Gran Bretagna venne formato nel 1707 dall'unione fra l'Inghilterra (che comprendeva il principato del Galles) e la Scozia (vedi Acts of Union). I due paesi fin dal Medioevo costituivano due regni separati, ma dalla morte di Elisabetta I, nel 1603, erano stati governati dallo stesso sovrano. Nel 1707 venne istituito un solo Parlamento e un sistema nazionale unificato per l'amministrazione, la tassazione, i pesi e le misure. Tuttavia Inghilterra e Scozia mantennero le proprie tradizioni giuridiche e due diverse religioni di stato, il presbiterianesimo in Scozia e l'anglicanesimo in Inghilterra e nel Galles.
Un secolo di conflitti
Uno degli scopi dell'unificazione fu quello di rafforzare il paese impegnato nella guerra di successione spagnola (1701-1714). Sotto la guida di John Churchill duca di Marlborough, l'Inghilterra aveva vinto molte battaglie contro la Francia, allora il più potente stato d'Europa. Nel 1710, tuttavia, fu impossibile impedire che il re francese Luigi XIV eleggesse un borbone al trono spagnolo. Preso il posto di Marlborough, il partito conservatore (tory) firmò la pace con la Francia. Con il trattato di Utrecht (1713), la Gran Bretagna riconobbe il diritto dei Borboni alla corona spagnola, ricevendo in cambio dalla Francia le regioni nordamericane della baia di Hudson, la Nuova Scozia e Terranova. La Spagna cedette alla Gran Bretagna Gibilterra e l'isola di Minorca, garantendo ai mercanti britannici un limitato diritto di commercio con le sue colonie americane; fino al 1750 questa concessione riguardò anche l'asiento, il diritto di importare schiavi africani nell'America spagnola. Alla regina Anna, morta senza lasciare eredi, succedette nel 1714 Giorgio I.
Due importanti crisi segnarono i primi anni del regno di Giorgio I: la rivolta giacobita del 1715, da parte dei seguaci di Giacomo Edoardo Stuart, e il crollo finanziario della Compagnia dei mari del Sud, noto come South Sea Bubble, nel 1720. Il governo locale venne affidato in gran parte alla nobiltà di campagna. A livello nazionale, l'ordinamento dello stato combinava elementi monarchici (il sovrano ereditario), aristocratici (la Camera dei Lord, ereditaria) e democratici (la Camera dei Comuni, elettiva) e prevedeva un potere giudiziario indipendente. Il regno di Anna era stato contrassegnato da un'accesa rivalità tra le due fazioni whig e tory. Sotto Giorgio I furono questi ultimi a ottenere maggior consenso. La maggioranza dei cittadini che non godeva del diritto di voto aveva la possibilità di rivolgere istanze, di far parte delle giurie nei processi e di ottenere garanzie contro l'arresto arbitrario. Pieni privilegi politici erano riconosciuti solo agli appartenenti alla Chiesa anglicana.
Fra il 1739 e il 1763, la Gran Bretagna fu quasi ininterrottamente impegnata nei conflitti. Alla guerra contro la Spagna seguì la guerra di successione austriaca, in cui la Gran Bretagna divenne il principale alleato dell'Austria, combattendo la Francia per terra e per mare in Europa, in Nord America e in India. Nel 1745, i giacobiti scozzesi, approfittando dell'impegno della Gran Bretagna sul continente, misero in atto l'ultimo tentativo di riportare sul trono britannico la dinastia degli Stuart. Tornato in Scozia dall'esilio e postosi a capo dei giacobiti, il principe Carlo Edoardo Stuart cercò di rovesciare Giorgio II e marciò con l'esercito verso Londra, ma venne sconfitto nella battaglia di Culloden Moor (1746) e fu costretto a riparare in Francia.
La guerra di successione austriaca si concluse con il trattato di Aquisgrana (1748) che, per quanto riguardava la Gran Bretagna, ristabiliva lo status quo territoriale. La guerra dei Sette anni (1756-1763), oppose la Gran Bretagna, alleata della Prussia, alla coalizione di Francia, Austria e Russia. Con il trattato di Parigi (1763) la Gran Bretagna ottenne tutti i possedimenti francesi in Canada e a est del fiume Mississippi, nonché la maggior parte dei territori francesi in India. La Spagna, che era entrata in guerra a fianco della Francia nel 1762, dovette cedere la Florida. Il trattato di Parigi costituì un trionfo diplomatico che segnò l'apice dell'impero britannico nel XVIII secolo.
La rivoluzione industriale
Durante il XVIII secolo, il Regno Unito visse una forte crescita demografica, alla quale contribuì la scoperta di un vaccino contro il vaiolo, da parte di Edward Jenner, nel 1796. La trasformazione dell'economia si accelerò negli ultimi decenni del Settecento, quando James Watt perfezionò il motore a vapore e nuove invenzioni permisero di meccanizzare la lavorazione del cotone. Fra il 1760 e il 1830 la produzione di tessuti decuplicò, diventando la voce principale dell'esportazione britannica; grazie a ulteriori invenzioni, crebbero notevolmente anche la produzione di acciaio e l'estrazione del carbone. Non più tardi del 1830 questa rivoluzione industriale riuscì a fare della Gran Bretagna l''officina del mondo'.
La popolazione di Londra, stimata intorno ai 600.000 abitanti nel 1701, era cresciuta a 950.000 nel 1801 e a 2,5 milioni nel 1851, facendo della capitale britannica la più grande città del mondo e la Gran Bretagna il primo paese in cui la popolazione urbana superava quella rurale. La popolazione complessiva del paese, cresciuta fra il 1751 e il 1801 fino a raggiungere 10,7 milioni di unità, raddoppiò fra il 1801 e il 1851.
La guerra d'indipendenza americana
Eliminato, dopo il 1763, il pericolo francese, le colonie britanniche in Nord America, che da tempo godevano di un considerevole grado di autonomia, mal sopportavano la subordinazione politica al governo di Londra. La resistenza americana condusse alla convocazione del primo Congresso continentale (1774) e al conflitto aperto (1775), nonostante gli inviti alla conciliazione rivolti al governo di Londra da parlamentari come Edmund Burke.
Il dominio britannico sulle 13 colonie crollò a seguito della guerra d'indipendenza americana. Dopo la sconfitta del generale John Burgoyne a Saratoga (1777), la guerra civile americana divenne un conflitto internazionale. La Francia (1778), la Spagna (1779) e l'Olanda (1780) si schierarono contro la Gran Bretagna, mentre le altre potenze formarono una Lega di neutralità armata, causando il primo isolamento diplomatico della Gran Bretagna da oltre un secolo. Dopo la resa del generale Charles Cornwallis in seguito alla presa di Yorktown (1781), le dimissioni di Lord North (1782) e la firma del trattato di Parigi (1783), le 13 colonie furono riconosciute come stati indipendenti e ottennero tutto il territorio a sud dei Grandi Laghi. La Florida e Minorca furono cedute alla Spagna, mentre la Francia ottenne alcune isole delle Indie Occidentali e alcuni porti africani.
Pitt il Giovane
Con William Pitt il Giovane, divenuto nel 1783, a 24 anni, il più giovane primo ministro della storia britannica (1783-1801 e 1804-1806), si delineò la figura di primo ministro nella sua accezione moderna. Pur essendo favorevole alle riforme politiche, all'abrogazione delle restrizioni imposte ai protestanti non anglicani e all'abolizione del commercio degli schiavi, non ottenne una maggioranza parlamentare per dar corso a tali misure; i vicini eventi della Rivoluzione francese, provocarono infatti nel Regno Unito l'isolamento dei riformatori e l'introduzione di una legislazione fortemente repressiva.
Le guerre napoleoniche
Tra la fine del XVIII secolo e il 1815 l'Europa fu sconvolta dalla guerra (vedi Guerre napoleoniche). La prima coalizione contro i francesi, voluta da Pitt (con Prussia, Austria e Russia), si sciolse nel 1796, e nel 1797 la Gran Bretagna subì una sconfitta navale e tentativi di invasione francesi, che portarono all'atto di unione con l'Irlanda (1801) e alla formazione del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda; l'assemblea legislativa di Dublino venne soppressa e i 100 rappresentanti irlandesi entrarono a far parte del Parlamento di Londra.
L'ascesa al potere di Napoleone I preoccupò ancor più gli inglesi, che costituirono con Russia, Austria e Regno di Napoli la seconda coalizione. Dopo ripetute sconfitte subite dalla coalizione, solo la vittoria navale riportata da Horatio Nelson a Trafalgar (1805) scongiurò l'invasione napoleonica della Gran Bretagna. La Francia fu definitivamente sconfitta solo nel 1815, nella battaglia di Waterloo; il Regno Unito, che emerse dalle guerre napoleoniche come la maggiore potenza del mondo, era anche afflitto da una gravissima crisi economica e sociale.
Le grandi riforme dell'Ottocento
A Giorgio III, sofferente di una malattia mentale, succedette, nel 1820, il figlio Giorgio IV. L'impero britannico guadagnò alcuni ex possedimenti olandesi, come la Colonia del Capo e Ceylon (l'odierno Sri Lanka). Sul fronte interno, il malcontento della popolazione sfociò in numerose rivolte, che furono duramente represse dal governo, che tuttavia, negli anni Venti, avviò una politica di riforme al fine di scongiurare il pericolo di una sollevazione rivoluzionaria.
Nel 1830 Guglielmo IV succedette a Giorgio IV e al governo britannico si insediò un gabinetto whig presieduto da Charles Grey. La principale questione politica del biennio 1831-32 fu la riforma parlamentare voluta dai whig. Approvata dopo un infuocato dibattito nel giugno del 1832, questa contemplava una ridistribuzione dei seggi in favore delle nuove città industriali e l'estensione del diritto di voto al ceto medio di proprietari, quasi raddoppiando l'elettorato. La riforma favoriva il sistema partitico sia a livello locale che nazionale, indebolendo l'influenza del sovrano e della Camera dei Lord. La legge di riforma del lavoro del 1833 limitava l'orario lavorativo di donne e bambini e istituiva degli ispettori; nello stesso anno fu abolita la schiavitù.
Nel 1837 a Guglielmo IV succedette la nipote diciottenne Vittoria, il cui regno avrebbe segnato un'epoca di fondamentale importanza per la storia britannica. Il governo conservatore di Robert Peel (1841-1846) abolì i dazi commerciali, reintroducendo al contempo la tassa sul reddito e, nell'inverno 1845-46, in seguito alla carestia che aveva colpito l'Irlanda, approvò la totale abolizione delle leggi sul grano, con il sostegno dei whig e l'opposizione di due terzi del suo partito. La conseguente divisione dei conservatori riportò al potere i whig (1846). Nel 1846 l'Irlanda fu colpita da una nuova carestia, che provocò la morte di circa un milione di persone tra il 1847 e il 1851.
La soppressione delle leggi sulla navigazione (1849) diede un forte impulso agli scambi commerciali. Fu inoltre abolito il lavoro femminile e minorile nelle miniere (1842), e nelle fabbriche l'orario di lavoro fu limitato a 10 ore giornaliere (1847). Venne infine introdotta una regolamentazione delle strutture sanitarie urbane (1842) e delle ferrovie (1844).
L'età vittoriana
Tra la fine degli anni Quaranta e i tardi anni Sessanta del XIX secolo, il Regno Unito conobbe un periodo di grande prosperità economica, che solo in parte risentì delle guerre sul continente e oltremare. La Grande esposizione del 1851 a Londra divenne l'emblema del primato industriale britannico. La rete ferroviaria raddoppiò la sua estensione, vennero inaugurate le comunicazioni via telegrafo e il processo di lavorazione inventato da Henry Bessemer nel 1856 ridusse il costo dell'acciaio, potenziando le attività del settore siderurgico.
Alleatosi con la Francia di Napoleone III, il Regno Unito partecipò alla guerra di Crimea nel 1854. Nel 1859, sedata la Grande rivolta indiana, il governo britannico si sostituì definitivamente alla Compagnia delle Indie Orientali, facendo dell'India britannica una colonia della Corona. Il Regno Unito mantenne una difficile neutralità durante la guerra civile americana (1861-1865), favorì l'unificazione italiana e assistette con timore alla creazione di un impero tedesco sotto la dominazione prussiana di Otto von Bismarck.
Dopo il 1865, la politica britannica fu dominata dal contrasto fra due eminenti figure politiche, William Ewart Gladstone e Benjamin Disraeli, che si alternarono al governo per sedici anni. L'adozione di barriere tariffarie da parte di Stati Uniti, Germania e Francia rivalutò l'importanza delle colonie come mercati e inaugurò un'epoca di concorrenza con la Russia in Medio Oriente e lungo il confine indiano. Hong Kong e Singapore furono i principali centri del commercio britannico in Cina e nel Pacifico meridionale. La realizzazione del canale di Suez (1869) ebbe come conseguenza indiretta il protettorato britannico sull'Egitto, nel 1882. La regina Vittoria divenne imperatrice delle Indie nel 1876. La politica del ministro delle colonie, Joseph Chamberlain, contribuì allo scoppio della guerra anglo-boera nel 1899, che, dopo la presa di Johannesburg e Pretoria nel 1900, si sarebbe conclusa nel 1902.
Il regno di Edoardo VII
All'indomani della guerra boera, il Regno Unito concluse un trattato di alleanza con il Giappone (1902) e pose fine a diversi decenni di rivalità con la Francia con l'Entente cordiale (1904) che, dopo la composizione dei contrasti con la Russia, si costituì in Triplice Intesa (1907), con l'intento di controbilanciare la Triplice Alleanza fra Germania, Austria e Italia.
All'inizio del regno di Edoardo VII, succeduto alla regina Vittoria, la politica britannica fu dominata dalle questioni interne. Durante il governo conservatore del primo ministro Arthur Balfour (1902-1905) venne riformata l'istruzione secondaria. Le elezioni generali del 1906 conferirono ai liberali una schiacciante maggioranza e divenne più forte il Partito laburista nato nel 1893, che ottenne 29 seggi.
Grazie soprattutto a David Lloyd George e Winston Churchill, il governo gettò inoltre le fondamenta del Welfare State (vedi Stato sociale). La ripresa dei conservatori alle elezioni generali del 1910 obbligò i liberali a cercare l'appoggio dei nazionalisti irlandesi per rimanere al potere. Gli anni tra il 1911 e il 1914 furono segnati da grandi scioperi di minatori, portuali e lavoratori del settore dei trasporti. Le donne del movimento delle suffragette condussero importanti manifestazioni in favore dell'emancipazione femminile. Al tentativo dei liberali di approvare l'Home Rule per l'Irlanda si opposero i protestanti della provincia settentrionale dell'Ulster; in seguito le trattative tra le parti vennero interrotte dallo scoppio della prima guerra mondiale.
La prima guerra mondiale e le sue conseguenze
Sebbene la competizione navale fosse un serio motivo di conflitto tra Gran Bretagna e Germania, fu la minaccia tedesca alla Francia e la violazione della neutralità del Belgio che indussero gli inglesi a entrare in guerra. Una forza di spedizione britannica fu immediatamente inviata in Francia, contribuendo ad arginare l'avanzata tedesca sulla Marna. Nella battaglia dello Jutland (1916) le forze britanniche impedirono alla flotta tedesca l'accesso al Mare del Nord. L'entrata in guerra degli Stati Uniti, nell'aprile del 1917, rese possibile il successo dell'offensiva guidata dal generale Douglas Haig nell'estate del 1918 e la resa tedesca in novembre.
Le elezioni indette subito dopo l'armistizio sancirono la schiacciante vittoria della coalizione guidata da Lloyd George. Il partito laburista divenne la principale forza di opposizione. La riforma elettorale del 1918 aveva nel frattempo concesso il voto a tutti i cittadini maschi sopra i 21 anni e alle donne sopra i 30.
Il Regno Unito fu uno dei 'tre grandi' (con Francia e Stati Uniti) alla conferenza di pace tenutasi a Parigi del 1919. L'impero britannico ottenne a titolo di mandati le ex colonie tedesche in Africa e i possedimenti turchi in Medio Oriente, mentre i dominions autonomi britannici (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa) entrarono nella nuova Società delle Nazioni. La guerra civile irlandese ebbe termine nel dicembre del 1921: parte dell'isola divenne nel 1922 lo Stato libero d'Irlanda, del tutto indipendente dal dominio britannico. Le sei contee dell'Irlanda del Nord mantennero la rappresentanza al parlamento britannico, pur ottenendo un proprio parlamento provinciale, ed entrarono così a far parte del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
Fra il 1929 e il 1932 la Grande Depressione fece raddoppiare il tasso di disoccupazione, mentre calarono fortemente i livelli della produzione industriale. La ripresa economica avvenne fra il 1933 e il 1937. Edoardo VIII, il successore di re Giorgio V, abdicò in favore del fratello, che divenne re con il nome di Giorgio VI nel 1936.
La seconda guerra mondiale
Dopo il primo conflitto mondiale, si svolsero conferenze per il disarmo a Washington (1921-22) e a Londra (1930). Il Regno Unito adottò una politica di tolleranza nei confronti della Germania di Adolf Hitler e, nel tentativo di evitare un nuovo conflitto, il primo ministro Neville Chamberlain accettò il patto di Monaco del 1938, che assegnava alla Germania la regione cecoslovacca dei Sudeti. Solo in seguito all'annessione tedesca di Praga (marzo 1939) il Regno Unito si impegnò a sostenere militarmente la Polonia e la Romania.
Quando Hitler invase la Polonia nel settembre del 1939, il Regno Unito e la Francia dichiararono guerra alla Germania: ebbe inizio così la seconda guerra mondiale. Nella primavera del 1940 la Germania invase la Danimarca, la Norvegia, l'Olanda, il Belgio e la Francia. Winston Churchill prese il posto di Chamberlain a capo di un consiglio di gabinetto bellico (1940-1945) formato dai rappresentanti dei tre maggiori partiti politici. Dopo la resa della Francia nel giugno 1940, il Regno Unito intraprese una massiccia mobilitazione e subì pesanti bombardamenti che causarono circa 60.000 vittime fra la popolazione civile.
Dopo l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, nel giugno 1941, e l'attacco giapponese a Pearl Harbor, Churchill stipulò la 'Grande alleanza' con il leader sovietico Stalin e il presidente americano Franklin D. Roosevelt contro le potenze dell'Asse. Il corso della guerra, fino a quel momento sfavorevole, cominciò a cambiare verso la fine del 1942. Fra i più determinanti contributi britannici all'andamento del conflitto si ricordano la battaglia dell'Atlantico contro la minaccia sottomarina tedesca e la campagna nordafricana del generale Bernard Montgomery. Notevole fu la partecipazione delle forze britanniche alla liberazione dell'Italia (1943) e della Francia (1944) e alla definitiva sconfitta delle potenze dell'Asse (1945).
Il secondo dopoguerra
Le elezioni generali del 1945 conferirono per la prima volta al partito laburista la maggioranza dei suffragi e una netta maggioranza parlamentare. Il governo, sotto la guida di Clement Richard Attlee, nazionalizzò importanti settori dell'economia nazionale e avviò la ricostruzione del paese con il sostegno del piano Marshall. Nel 1949 aderì con altre potenze occidentali all'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (NATO). Nel 1948 il Regno Unito aveva rinunciato al suo mandato in Palestina; questo fatto portò alla fondazione di Israele e alla prima guerra arabo-israeliana. Il governo laburista concesse l'indipendenza all'India e al Pakistan nel 1947, alla Birmania e a Ceylon nel 1948.
Le elezioni del 1951 videro il ritorno di Winston Churchill alla guida del paese. La sostenuta ripresa economica che caratterizzò i primi anni Cinquanta permise di ridurre le imposte sul reddito e di porre fine al programma di austerità, mentre si sviluppavano l'industria edilizia e il commercio internazionale. Nel 1952 salì al trono la regina Elisabetta II. Il successore di Churchill, Anthony Eden (1955-1957), si dimise in seguito alla crisi di Suez.
La decolonizzazione
Harold Macmillan (primo ministro negli anni 1957-1963) inaugurò un periodo di nuova prosperità economica e intraprese una politica di decolonizzazione in Africa. All'indipendenza del Sudan nel 1956, seguì quella di Ghana, Nigeria, Somalia, Tanzania, Sierra Leone, Uganda e Kenya. Molti di questi stati rimasero membri del Commonwealth; l'Unione Sudafricana uscì dall'organizzazione nel 1961 per dichiararsi una repubblica. Durante il governo Macmillan l'indipendenza fu concessa anche alla Malesia, a Cipro e alla Giamaica. Dalle ex colonie - specialmente dalle Indie Occidentali e dal Pakistan - giunse nel Regno Unito un forte numero di immigrati, anche in seguito alle campagne di assunzione nei lavori pubblici. L'inasprirsi delle tensioni razziali spinse il governo ad adottare misure fortemente restrittive dell'immigrazione, pur assicurando nel contempo la parità di diritti agli immigrati e ai loro discendenti.
Nel 1961 Macmillan fece richiesta di adesione alla Comunità Europea (CEE, l'odierna Unione Europea), incontrando il veto del presidente francese Charles de Gaulle. Nel 1963 a Macmillan subentrò Alec Douglas-Home, che alle elezioni generali del 1964 fu sconfitto di misura dal partito laburista guidato da Harold Wilson.
Gli anni Sessanta e Settanta
Nel corso degli anni Sessanta il paese conobbe un diffuso movimento di contestazione che si espresse nella musica, nella moda, nell'arte e Londra divenne una delle capitali internazionali della nuova cultura giovanile. Il governo Wilson (1964-1970) varò una riforma dell'istruzione secondaria allo scopo di estendere la formazione superiore alla maggioranza dei cittadini. Nei tardi anni Sessanta vennero limitate le restrizioni in materia di divorzio, fu legalizzato l'aborto, venne abolita la pena di morte, fu introdotta la parità salariale per le donne e la maggiore età venne stabilita a 18 anni. Una grave crisi economica costò al Partito laburista la perdita del consenso dei sindacati e il ritorno al potere dei conservatori con Edward Heath, nel 1970.
Uno dei problemi principali affrontati dalla politica britannica a partire dalla metà degli anni Sessanta fu la lotta contro l'inflazione. Heath sperava di risolvere i problemi dell'economia con l'introduzione del regime di cambi flessibili e con l'adesione britannica alla Comunità Europea, che avvenne nel 1973, ma il congelamento dei salari suscitò l'opposizione dei minatori. L'esito delle elezioni del febbraio 1974 permise a Wilson di formare un governo laburista di minoranza.
Nel corso degli anni Settanta i diversi governi dovettero inoltre affrontare la difficile situazione in Irlanda del Nord, dove, in seguito all'inasprirsi del conflitto fra cattolici e protestanti, nel 1969 fu inviato l'esercito e nel 1972 furono sospese le funzioni del parlamento autonomo. In Scozia, per far fronte al successo del partito nazionalista alle elezioni del 1974, il governo Callaghan (1976-1979) tentò di istituire un parlamento scozzese semindipendente, ma il progetto venne rifiutato dall'elettorato scozzese nel 1979.
Tra il 1976 e il 1979 l'inflazione iniziò a diminuire. Alla fine degli anni Settanta la politica britannica si era polarizzata fra l'ala sinistra del partito laburista, che perseguiva una maggiore uguaglianza sociale attraverso un accresciuto ruolo dello stato, e i conservatori, che intendevano riaffermare il ruolo dell'impresa privata. Dopo un inverno di agitazioni sindacali, nel marzo del 1979 un voto di sfiducia mise fine al governo Callaghan.
Il decennio Thatcher
Nelle elezioni dell'aprile 1979 i conservatori ottennero una solida maggioranza parlamentare e Margaret Thatcher fu la prima donna in Europa a ottenere la carica di capo del governo. La sua politica economica, incentrata sul ridimensionamento del Welfare State e sul rinnovamento della struttura produttiva nazionale (che prevedeva un massiccio piano di privatizzazione delle imprese statali), diede i primi, modesti risultati fra il 1981 e il 1982, ma al prezzo del più alto tasso di disoccupazione registrato dagli anni Trenta. Nell'aprile del 1982, il governo Thatcher dovette affrontare la crisi delle isole Falkland (vedi Guerra delle Falkland). Alle decisive affermazioni elettorali dei conservatori nel 1983 e nel 1987 contribuì il frazionamento dell'opposizione. Nel 1981 un gruppo di ex laburisti, guidati da Roy Jenkins e David Owen, formò il partito socialdemocratico, che, alleatosi con i liberali, conquistò il 25% dei suffragi nel 1983 e il 23% nel 1987, dividendo l'opposizione e favorendo la vittoria dei conservatori.
Negli anni seguenti il governo Thatcher perseguì caparbiamente il suo programma; importanti aziende statali vennero privatizzate e fu introdotta una legislazione che limitava fortemente il potere dei sindacati, favorendo l'investimento di capitali stranieri. La politica del governo conservatore negli anni Ottanta ottenne degli indubbi risultati nel rivitalizzare l'economia nazionale, ma al costo di un deciso peggioramento delle condizioni dei settori più poveri della società e quindi di un diffuso disagio sociale. Alla fine degli anni Ottanta la popolarità della 'lady di ferro' era svanita; la ripresa dell'inflazione, il fallimento per la forte opposizione sociale del tentativo di introdurre la Poll Tax (un'imposta che gravava sui cittadini indipendentemente dal loro reddito) e i dissidi all'interno del suo stesso partito la costrinsero alle dimissioni nel novembre del 1990.
Il governo Major
John Major prese il posto della Thatcher alla guida del partito conservatore e alla carica di primo ministro. Proseguendo la politica di stretti legami con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna fu tra i paesi europei quello più coinvolto nella partecipazione all'intervento militare contro Saddam Hussein (vedi Guerra del Golfo). Il governo Major si trovò ad affrontare una crescente crisi economica e sociale, ma nelle elezioni dell'aprile 1992 la riproposta di una politica di defiscalizzazione gli fece riguadagnare la maggioranza nel parlamento di Londra. Nel settembre dello stesso anno la sterlina uscì dal Sistema monetario europeo.
Nel 1993 il governo inglese e lo Sinn Féin avviarono, in un primo tempo in gran segreto, delle trattative di pace, nel tentativo di comporre la crisi nordirlandese. Nell'agosto 1994, con lo scopo di favorire le trattative, l'IRA dichiarò un cessate il fuoco unilaterale; pochi mesi dopo anche le formazioni paramilitari protestanti annunciarono l'adesione alla tregua. Ma nel febbraio del 1996, lamentando una scarsa volontà del governo britannico nel proseguire le trattative di pace, l'IRA riprese l'attività terroristica facendo esplodere una bomba a Londra che provocò due morti e più di cento feriti. In seguito le trattative ripresero, ma senza approdare a risultati concreti.
Nel marzo del 1996, il governo annunciò i risultati delle ricerche di una commissione indipendente in merito a dieci decessi, apparentemente causati dalla malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD), che risultava connessa alla presenza, negli allevamenti britannici, dell'encefalopatia spongiforme bovina (chiamata anche morbo della 'mucca pazza'). Questa scoperta, che contraddiceva le rassicuranti dichiarazioni governative, provocò il collasso del mercato interno e delle esportazioni di carne britannica. Il 27 marzo la Commissione europea impose un bando globale alle esportazioni di carni bovine britanniche. A giugno, tuttavia, i governi dell'Unione Europea concordarono la graduale riduzione delle sanzioni.
La vittoria del New Labour
Dopo quasi vent'anni di governo conservatore, le elezioni del maggio 1997 decretarono lo straordinario successo dei laburisti guidati da Tony Blair, che conquistarono 419 dei 659 seggi del parlamento britannico. Per conseguire tale risultato, negli anni precedenti la classe dirigente del partito aveva compiuto un ampio processo di revisione ideologica, abbandonando il programma di nazionalizzazione e prendendo le distanze dai sindacati, da sempre i maggiori sostenitori del partito.
Una delle prime iniziative del nuovo governo - a testimonianza di un atteggiamento nei confronti dell'integrazione politica europea diverso da quello 'euroscettico' della precedente amministrazione conservatrice - fu l'annuncio della ratifica del protocollo sociale allegato al trattato di Maastricht.
Il 1° luglio 1997, dopo 150 anni di dominio britannico, l'ex colonia di Hong Kong entrava a far parte della Repubblica popolare cinese.
Inghilterra (inglese England), regione del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Occupa la sezione centromeridionale della Gran Bretagna ed è delimitata a est dal Galles e a nord dalla Scozia; ha una superficie di 130.439 km . La maggiore città è Londra, capitale del Regno Unito e sede del Commonwealth.
Il confine con la Scozia, segnato in gran parte dalle Cheviot Hills, è compreso tra il Solway Firth (una profonda insenatura in cui sfociano un gran numero di brevi fiumi scozzesi e inglesi), a ovest, e la foce del fiume Tweed, a est. Il Mare del Nord bagna le regioni orientali della regione fino al promontorio del North Foreland (vedi Kent); le coste meridionali, dallo stretto di Dover all'estremità occidentale della Cornovaglia (Land's End), sono bagnate dal canale della Manica, che separa la Gran Bretagna dal continente. Le regioni occidentali si affacciano infine sull'oceano Atlantico: le più settentrionali sono bagnate dal mar d'Irlanda, mentre Devon e Cornovaglia, a sud, sono lambite dal mar Celtico. L'Inghilterra comprende le isole Scilly, situate a sud-ovest della Cornovaglia, l'isola di Wight, al largo della costa meridionale, e l'isola di Man, fra l'Inghilterra e l'Irlanda del Nord.
Territorio
Una delle principali caratteristiche del territorio inglese è la presenza di una costa molto frastagliata che offre una grande quantità di approdi naturali e ampie penisole, rivelatisi fattori decisivi per lo sviluppo economico e l'espansione coloniale del paese.
In prevalenza pianeggiante o dolcemente collinare, il territorio inglese comprende i monti Pennini, che formano l'ossatura dell'Inghilterra meridionale e si dipartono dalle Cheviot Hills proseguendo verso sud fino alla valle del fiume Trent culminando nello Scafell Pike (978 m), il punto più elevato del paese, situato nel Lake District (vedi Cumbria). A est dei Pennini e delle Midlands, la sezione centrale, si estende un'area pianeggiante compresa fra lo Yorkshire e l'Anglia orientale: questa zona comprende i Fens, una vasta area acquitrinosa bonificata, formatasi nei secoli con l'insabbiamento del cosiddetto Wash, l'ampio estuario di vari fiumi, tra i quali l'Ouse e il Witham. A sud del canale di Bristol si innalza un altopiano che culmina nelle alture e nelle brughiere desolate della Cornovaglia e del Devon. Dalla piana di Salisbury, nel sud del paese, le colline dei Downs scendono fino al mare a ovest nei pressi di Brighton e a est a Dover, dove terminano nelle famose bianche scogliere.
Clima
Temperato dai mari circostanti, e specialmente dalla calda corrente del Golfo, il clima dell'Inghilterra è relativamente mite rispetto alla latitudine del paese, la stessa di Terranova, in Canada. La temperatura media annua oscilla fra gli 11 °C a sud e i 9 °C a nord-est. Le temperature medie stagionali variano tra i 16 °C di luglio, il mese più caldo dell'anno, e i 4,5 °C di febbraio, il mese più freddo. Nebbia e nuvolosità sono frequenti, mentre le precipitazioni, più abbondanti in ottobre, si aggirano mediamente sui 760 mm annui.
Flora e fauna
Nel passato l'Inghilterra, come quasi tutta la Gran Bretagna, era fittamente ricoperta di foreste, soprattutto di querce e betulle nelle pianure e di pini e betulle nelle regioni collinari. Nel corso dei secoli le foreste furono abbattute per dare spazio alle coltivazioni e agli insediamenti. Oggi i boschi occupano solo il 7% della superficie del paese, una percentuale inferiore alla media europea, che è del 25%. Nel secondo dopoguerra sono stati intrapresi programmi di rimboschimento su vasta scala, che prevedono la creazione di aree boschive nei pressi di Londra, nelle Midlands e nel nord-est.
Numerose sono le varietà di flora endemica oggi protette. I principali mammiferi sono cervi, volpi, lepri, cavalli, lontre, ricci, scoiattoli rossi e tassi; gli uccelli più diffusi sono storni, passeri, corvi e merli. Nelle brughiere vivono galli cedroni. L'Inghilterra ospita inoltre molte specie di uccelli di passo. I rettili sono rari, mentre comuni sono pesci d'acqua dolce quali cavedani, persici, trote e salmoni.
Tra le numerose aree protette del paese si segnalano i parchi nazionali di Exmoor, del Lake District, del Peak District e del Northumberland.
Sono presenti nel paese molti monumenti e siti storici di rilevanza internazionale. Tra questi la cattedrale di Canterbury, nel Kent; la cattedrale e il castello di Durham; l'abbazia di Fountains, nel North Yorkshire; i complessi megalitici di Stonehenge e di Avebury; Blenheim Palace, nell'Oxfordshire; la città di Bath; il Vallo d'Adriano; la Torre di Londra; il palazzo e l'abbazia di Westminster.
Popolazione
La maggior parte degli abitanti dell'Inghilterra discende da antiche popolazioni celtiche e iberiche e dai popoli che invasero l'isola, in particolare romani, anglosassoni, danesi e normanni. A partire dal 1950, soprattutto nelle grandi città, l'immigrazione dall'Asia, dall'Europa orientale e meridionale, dall'Africa e dai Caraibi ha modificato il panorama etnico.
In base alla stima del 1994 gli abitanti dell'Inghilterra sono 48.707.400, pari a più dell'83% della popolazione complessiva del Regno Unito, all'interno del quale presenta anche la densità più elevata (con l'eccezione delle isole del Canale): 373 abitanti per km . All'inizio degli anni Novanta circa l'80% della popolazione viveva nelle città e quasi il 40% nelle sette grandi conurbazioni: Greater London, Tyne and Wear, South Yorkshire, West Yorkshire (vedi Yorkshire), West Midlands, Greater Manchester e Merseyside.
Città principali
Birmingham è la seconda città dopo Londra, centro di una vasta area industriale in cui si trovano le maggiori concentrazioni di industrie automobilistiche; Liverpool è un centro commerciale, industriale e culturale. Manchester è il cuore dell'industria tessile (tessuti sintetici e cotone) e un importante centro finanziario e commerciale. Altre città importanti sono Sheffield, centro dell'industria pesante, celebre per la lavorazione di acciaio di alta qualità e per la produzione di coltelli e utensili, e Bristol, importante porto e centro commerciale.
Religione
La religione maggiormente praticata in Inghilterra è l'anglicanesimo che, dal tempo di Enrico VIII, divenne l'istituzione religiosa dominante nel paese. La seconda Chiesa per importanza è quella cattolica, che conta circa sei milioni di fedeli. Altre confessioni protestanti sono rappresentate da metodisti (i più numerosi), battisti e dai fedeli della Chiesa Riformata, nata nel 1972 dalla fusione della Chiesa Congregazionale d'Inghilterra e Galles con la Chiesa Presbiteriana d'Inghilterra (vedi Congregazionalismo; Chiese presbiteriane). Altri gruppi protestanti sono rappresentati da minoranze di unitariani e quaccheri, oltre che dall'Esercito della Salvezza e da numerose confessioni pentecostali. La comunità ebraica, stanziata in Inghilterra sin dal 1656, è tra le più consistenti in Europa, mentre quella indiana comprende sikh, induisti e musulmani.
Istruzione
Per lo sviluppo e l'amministrazione del sistema scolastico si veda la voce Regno Unito. In Inghilterra e Galles la scuola è obbligatoria dai 5 ai 16 anni. Oltre il 90% delle scuole elementari e secondarie è finanziato interamente da fondi pubblici; circa il 7% dei bambini frequenta scuole private.
In Inghilterra tutti gli atenei, a eccezione di quelli di Oxford e Cambridge, sono stati fondati nel XIX e XX secolo, e la maggior parte dopo gli anni Sessanta. All'inizio degli anni Novanta questi istituti erano frequentati da quasi un milione di studenti.
Le amministrazioni locali gestiscono circa 4000 biblioteche. A Londra si trovano: la British Library, la biblioteca nazionale; la biblioteca della University of London; la biblioteca del Science Museum; la Public Record Office Library, che ospita gli archivi di Stato. Non mancano biblioteche private di grande interesse, tra le quali quelle della Royal Geographical Society e della Royal Academy of Music. Il museo più prestigioso è il British Museum di Londra, che ospita oggetti d'arte e archeologia provenienti da tutto il mondo. Di primo piano sono anche la Tate Gallery, la National Gallery, il Natural History Museum, il Museo delle scienze, la National Portrait Gallery, la Wallace Collection e il Victoria and Albert Museum.
Per approfondimenti sulla cultura del paese Letteratura inglese; Lingua inglese; Arte e architettura britannica; Cinema britannico.
Storia
La storia dell'Inghilterra ha inizio con gli anglosassoni, che invasero la Gran Bretagna verso il 449 d.C. allontanando i celti, stanziati nella parte sudorientale dell'isola e costretti a ritirarsi nel Galles e nel sud-ovest. Gli anglosassoni chiamarono il paese Angle-land ('terra degli angli'), divenuto successivamente England.
L'antichità
Verso l'8000 a.C. ebbe fine l'era glaciale, durante la quale l'uomo di Neanderthal e l'uomo di Cro-Magnon popolarono la Gran Bretagna, che allora era collegata al continente. L'innalzamento del livello dei mari, causato dalla fusione delle calotte polari, diede origine al canale della Manica, trasformando la Gran Bretagna in un'isola coperta da foreste e paludi. Durante il Neolitico, periodo in cui ebbe inizio la pratica dell'agricoltura, vi furono numerose immigrazioni sull'isola. A partire dal 3000 a.C. gli iberi cominciarono a coltivare i suoli gessosi dell'Inghilterra meridionale, mentre verso il 2500 a.C. vi si stabilirono i beaker, un popolo di pastori del quale rimane testimonianza nei grandi monumenti megalitici, in particolare Stonehenge. Nel I millennio a.C. i celti invasero l'Europa occidentale e le isole britanniche, stabilendovi comunità governate dalla casta sacerdotale dei druidi.
L'occupazione romana
L'Inghilterra entrò in contatto col mondo latino verso la metà del I secolo a.C., quando due spedizioni militari di Cesare (55 e 54 a.C.), organizzate dopo la conquista della Gallia, assoggettarono parte del territorio dell'isola. L'imperatore Claudio invase la Britannia nel 43 d.C., ma dovettero passare quasi vent'anni prima che i romani conquistassero l'isola di Anglesey, in Galles, dominio dei druidi. Nell'84 il governatore romano Gneo Giulio Agricola riuscì a sottomettere la Scozia, mentre nel 123 fu costruito il Vallo di Adriano, che si estendeva per 117 km dal Solway Firth fino al fiume Tyne, segnando il confine settentrionale. La Britannia divenne allora un avamposto militare romano: furono costruite città a imitazione di quelle romane e cominciò a diffondersi la religione cristiana. La campagna rimase tuttavia legata alle tradizioni celtiche.
La fine della dominazione romana
Nel III e nel IV secolo la Britannia risentì del declino dell'impero romano. Il paese dovette difendere le sue coste dalle incursioni dei sassoni e di altri popoli. Nel 409 le ultime legioni abbandonarono l'isola. Dopo quasi quattro secoli di occupazione romana restavano sull'isola un'imponente rete di strade (la più efficiente che la Britannia avrebbe avuto in 1400 anni) e numerosi insediamenti, che in seguito avrebbero avuto un grande sviluppo (Londra, York, e altre città che presentano il suffisso -cester e -caster).
L'Inghilterra anglosassone
Frammentarie informazioni sulla storia inglese tra il V e VI secolo si possono trarre dal De excidio et conquestu Britanniae, scritto nel VI secolo dal cronista Gildas, dalle vite dei santi, dai ritrovamenti archeologici, dallo studio dei toponimi e di opere poetiche. Verso la metà del V secolo, a imitazione dei romani, i capi militari britannici assoldarono mercenari germanici per difendere il paese dalle bellicose tribù del Nord. In seguito, i mercenari sassoni si ribellarono contro i britannici, dando avvio a un processo d'invasione e insediamento che nel VII secolo culminò con l'eliminazione della classe dominante locale e l'instaurazione di regni germanici in tutta l'isola. Gli invasori erano angli, sassoni, frisoni, iuti e franchi, popolazioni vincolate da tradizioni simili che assunsero nel tempo un'identità comune, prendendo il nome di anglosassoni.
Nel VII secolo i regni germanici comprendevano Northumbria, Bernicia, Deira, Lindsey, Mercia, Anglia Orientale, Essex, Wessex, Sussex e Kent. Erano regni turbolenti, ma tutte le società anglosassoni erano caratterizzate da forti monarchie, feudi, leggi basate sulle consuetudini e una forma di compensazione in denaro (guidrigildo) per la morte, il ferimento o il furto ai danni di un uomo libero. Gli anglosassoni professavano culti politeistici, non possedevano una cultura scritta e vivevano di agricoltura, caccia e allevamento.
L'affermazione del cristianesimo
Gli avvenimenti principali dei due secoli seguenti furono la diffusione del cristianesimo e l'unificazione politica. Nel 596 il papa Gregorio Magno inviò nel Kent un gruppo di missionari guidati dal monaco Agostino, accolto favorevolmente dal re Etelberto, che si convertì. Agostino divenne il primo vescovo di Canterbury e i regni meridionali divennero cristiani. In questo periodo il cristianesimo romano incontrò quello di matrice celtico-irlandese, diffusosi prima in Scozia, tramite San Colombano, quindi in Northumbria tramite Sant'Aidano, che nel 635 fondò il monastero di Lindisfarne. Al sinodo di Whitby, Owsy, re di Northumbria, scelse il cristianesimo di Roma; Teodoro di Tarso, divenuto arcivescovo di Canterbury nel 668, istituì numerose diocesi e dotò la Chiesa inglese di una struttura di base. L'incontro fra la cultura celtica e quella latina diede avvio a una notevole fioritura letteraria, in particolare in Northumbria, terra natale di grandi pensatori come Beda il Venerabile e Alcuino di York.
Il processo di unificazione
Le frequenti guerre innescarono un processo di unificazione dei regni germanici. Già durante il regno di Etelberto del Kent (560-616) un re poteva essere dichiarato Bretwalda, ossia sovrano della Britannia; nel VII secolo il titolo fu appannaggio dei re di Northumbria, nell'VIII passò a quelli di Mercia e nel IX fu adottato da Egberto di Wessex, che nell'825 sconfisse il re di Mercia a Ellendun. Nel secolo seguente la sua famiglia giunse a regnare su tutta l'Inghilterra. Il nipote di Egberto, Alfredo, divenne re del Wessex (871) in uno dei momenti più difficili per il paese. Durante il suo regno i danesi, una popolazione vichinga che aveva già compiuto numerose incursioni sulle coste inglesi, decisero di conquistare l'isola. Dopo aver sottomesso una parte del paese, essi furono tuttavia sconfitti da Alfredo a Edington (878); l'Inghilterra fu allora divisa nel Wessex e nella regione poi chiamata Danelaw (comprendente Essex, East Anglia e Northumbria), che rimase agli invasori fino al 937, quando fu riconquistata dal nipote di Alfredo, Etelstano, che conseguì una grande vittoria a Brunanburh nel 937. La conquista della Danelaw rese possibile la creazione di un governo unificato per tutta l'Inghilterra. Il sovrano regnava con l'assistenza del Witenagemot, un consiglio che contribuiva all'emanazione delle leggi e alla nomina dei sovrani. Furono create circa quaranta shires (contee), ognuna delle quali aveva una shiremoot, o assemblea, costituita da uomini liberi che si riunivano due volte l'anno.
La fine del dominio anglosassone
Sotto il regno di Etelredo II (978-1016 ca.) ripresero le invasioni danesi. Nel 1014 Etelredo fu deposto da Sven I, re di Danimarca, ma ritornò sul trono pochi mesi dopo, alla morte di Sven. Morto Etelredo, nel 1016, Canuto II, figlio di Sven, sconfisse Edmondo II, figlio di Etelredo. Sotto Canuto II, l'Inghilterra fece parte di un regno che comprendeva anche la Danimarca e la Norvegia. Dopo i brevi e impopolari regni di Aroldo I e Hardeknute, figli di Canuto, la corona passò a Edoardo il Confessore, figlio di Etelredo, richiamato dalla Normandia dove viveva in esilio. Nel 1066, quando Edoardo morì senza lasciare eredi, il Witenagemot scelse in qualità di successore Aroldo, conte di Wessex. Ciò provocò la reazione degli altri aspiranti al trono: Aroldo III di Norvegia e il duca Guglielmo di Normandia. Aroldo II sconfisse il primo a Stamford Bridge il 25 settembre 1066, ma fu battuto da Guglielmo nella battaglia di Hastings, il 14 ottobre. Guglielmo fu allora incoronato re.
I re normanni e i Plantageneti
L'anno 1066 fu cruciale nella storia inglese. Guglielmo I il Conquistatore e i suoi figli regnarono con fermezza. I normanni introdussero il feudalesimo nel paese, ridistribuendo la terra fra i conquistatori, dando vita a una nuova classe aristocratica di origine francese e a una nuova struttura sociale e politica. Alla morte di Guglielmo (1087), ascese al trono inglese il suo secondogenito Guglielmo II il Rosso, mentre sul trono normanno si insediò il primogenito Roberto. In seguito, il terzogenito Enrico ereditò il trono inglese alla morte del fratello (1100) e conquistò il trono normanno (1106). Enrico designò a succedergli la figlia Matilde, ma nel 1135 il nipote, Stefano di Blois, prese il potere. Gli anni del suo regno (1135-1154) furono contrassegnati dalla guerra civile.
Il figlio di Matilde, Enrico Plantageneto, conte di Angiò, salì al trono con il nome di Enrico II (1154). I Plantageneti, in particolare Enrico II e i figli Riccardo e Giovanni, tentarono di rafforzare l'autorità della corona. Enrico pose fine all'anarchia del regno di Stefano, bandendo i mercenari e distruggendo i castelli dei baroni che si erano dichiarati indipendenti. Rafforzò la struttura governativa ed elaborò una legislazione comune, applicabile a tutta l'Inghilterra, che fu amministrata dai tribunali reali. L'autorità di Enrico si estese inoltre su più di metà della Francia, sull'Irlanda e sulla Scozia. Per quanto abile nel governare, egli non seppe però tenere a freno le ambizioni dei figli, che gli si ribellarono più volte, sostenuti sia dalla loro madre, Eleonora d'Aquitania, sia dai re francesi.
Nell'arco dei dieci anni del suo regno (1189-1199), Riccardo I Cuor di Leone trascorse in Inghilterra meno di un anno, impegnandosi dapprima nelle crociate, poi nella riconquista dei territori perduti in Francia durante la sua assenza. Giovanni Senzaterra non ebbe però le capacità del padre e del fratello; nel 1213, dopo una lunga lotta con il papa Innocenzo III sulla nomina di Stefano Langton ad arcivescovo di Canterbury, Giovanni cedette e dovette dichiararsi vassallo del papa. Esasperati, i baroni gli si ribellarono e lo costrinsero a concedere la Magna Charta (1215), documento solenne con il quale il sovrano rinunciava ad alcuni importanti privilegi e si impegnava a rispettare e ad applicare la legge inglese e i costumi feudali, nel rispetto dei diritti di tutti gli uomini liberi del regno.
La prosperità economica e la rivolta dei baroni
Alla morte di Giovanni Senzaterra (1216) i baroni accettarono l'ascesa al trono del figlio Enrico III, di nove anni, assunsero il controllo del governo e, nel 1225, confermarono la Magna Charta, come fece Enrico quando, due anni dopo, raggiunse la maggiore età. Nei secoli XII e XIII l'Inghilterra prosperò. Si estesero le coltivazioni, mentre l'allevamento di pecore e la vendita della lana assunsero un'enorme importanza. Londra e altre città divennero i centri vitali del commercio e della ricchezza e acquisirono, con licenza reale, il diritto di autogoverno locale. Furono fondate le università di Oxford e Cambridge. I monasteri, in particolare quelli cistercensi, guidarono l'espansione rurale, accumulando ingenti ricchezze. Negli anni Venti del XIII secolo giunsero in Inghilterra i frati francescani e domenicani, che divennero studiosi nelle università.
Alla metà del secolo i rapporti tra la Corona e l'aristocrazia si deteriorarono, a causa dell'eccessivo peso fiscale imposto dal sovrano. I dissidi che ne seguirono portarono, nel 1264, allo scoppio di una guerra civile. Governò per un breve periodo il capo dei baroni, Simon de Montfort, conte di Leicester, che rimase però ucciso nella battaglia di Evesham (1265). Il potere ritornò allora a Enrico e al suo abile figlio, Edoardo.
Le riforme e il Parlamento inglese
Edoardo I, che regnò dal 1272 al 1307, ristabilì l'autorità regia, limitando i poteri giurisdizionali dei baroni. La sua riforma più importante fu la modifica del consiglio feudale del re in base alla quale fu istituito un Parlamento dotato di un maggior numero di membri e costituito da grandi baroni, vescovi, abati e rappresentanti di contee e città. Nel 1297, per raccogliere il denaro necessario alle sue guerre, Edoardo riconobbe che le tasse dovevano avere l'approvazione comune di tutto il regno. Nel secolo seguente, il Parlamento si divise in due Camere, dei Lord e dei Comuni, ed esercitò il proprio diritto di controllo sull'imposizione fiscale partecipando all'emanazione delle leggi. Nel 1283 Edoardo I conquistò il Galles nordoccidentale e intervenne nella politica scozzese, reclamando anche il trono di quel regno. Morì nel 1307, senza essere riuscito a impadronirsi della Scozia. Il figlio, Edoardo II, dovette rinunciarvi. Nel 1314, nella battaglia di Bannockburn, il re scozzese Roberto I Bruce riuscì a difendere l'indipendenza del proprio paese, che riuscì a mantenerla per altri tre secoli.
Il XIV secolo
Edoardo II fu un re debole, in parte influenzato dai suoi favoriti e in parte vincolato da una serie di ordinanze emanate dal Parlamento nel 1311, che conferivano ampi poteri di governo ai baroni. Nel 1327 fu costretto ad abdicare. Il figlio, Edoardo III, nel 1337 diede inizio alla guerra dei Cent'anni, per impossessarsi del trono francese, sul quale avanzava rivendicazioni dinastiche a seguito dell'estinzione del ramo diretto dei Capetingi. In un primo tempo gli inglesi conseguirono successi nelle battaglie di Crécy (1346) e Poitiers (1356), nelle quali utilizzarono l'arco lungo scozzese con effetti letali sui francesi. A partire dal 1396 l'Inghilterra cominciò tuttavia a perdere terreno; Edoardo fu costretto a chiedere ripetutamente al Parlamento d'imporre nuove tasse e, per ottenerle, dovette concedere diritti e privilegi.
Nel corso del XIV secolo il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone (1309-1376, Cattività avignonese) e il Grande Scisma (1378-1417), nel quale si opponevano papi rivali, causarono in Inghilterra una perdita di rispetto nei confronti del papato. Con una serie di ordinanze venne limitata l'autorità del papa nella nomina dei prelati. John Wycliffe criticò la corruzione della Chiesa, anticipando numerose istanze della Riforma, ma nel 1382 un tribunale ecclesiastico lo trasferì in una parrocchia di campagna e dichiarò eretiche le sue idee, mentre i suoi seguaci, i lollardi, furono duramente perseguitati.
Riccardo II, il nipote di Edoardo III, cominciò a regnare all'età di dieci anni, mentre fazioni rivali lottavano per il controllo del governo. Fu poi un re moderato fino al 1397, quando fu coinvolto in una lotta con i nobili. Nel 1399 il cugino, Enrico di Bolingbroke, lo costrinse ad abdicare e salì al trono con il nome di Enrico IV.
Lancaster e York
Dal 1216 il trono era sempre passato al primogenito del re; perciò Enrico IV, figlio di Giovanni di Gaunt, duca di Lancaster, quarto figlio di Edoardo III, non aveva diritto alla corona. La questione dell'illeggittimità dell'autorità regia della casata dei Lancaster fu all'origine di molteplici concessioni al Parlamento e alla Chiesa da parte del sovrano e di alcuni conflitti contro le potenti famiglie ribelli del Galles e del Nord. Enrico V, che succedette al padre nel 1413, conseguì una brillante vittoria sui francesi nella battaglia di Azincourt (1415) e vide il suo successo confermato dal Trattato di Troyes (1420). Sposò la figlia di Carlo VI di Francia e assunse il controllo del governo francese: pur non riuscendo a estendere il proprio dominio sull'intero paese, Enrico V poneva così le basi di una futura unificazione delle corone dei due regni.
Nel 1422, quando morirono sia Enrico sia Carlo, sul trono dei due paesi salì infatti il figlio del primo, Enrico VI, di soli nove mesi. Per un breve periodo i due abili zii di Enrico, John di Lancaster, duca di Bedford, e Humphrey di Gloucester si spartirono il controllo dei due regni. Nel 1429 Giovanna d'Arco cominciò tuttavia a promuovere la resistenza contro il dominio inglese; nel 1431 fu catturata e salì al rogo accusata di eresia, ma il dominio inglese continuò a vacillare.
La guerra delle Due Rose
Durante il regno di Enrico VI, il governo effettivo del paese passò da una fazione nobile all'altra. La guerra in Francia evidenziava l'incapacità del re di governare in patria. La perdita della Normandia (1450) e la corruzione del governo provocarono una rivolta popolare, che fu repressa nel sangue. La successiva perdita di tutti i possedimenti inglesi in Francia, a eccezione di Calais (1453), fu il preludio del conflitto dinastico chiamato guerra delle Due Rose (1455-1485), che oppose i due rami della famiglia reale, i Lancaster di Enrico VI e gli York, guidati da Riccardo.
La svolta decisiva avvenne nel 1460, quando Riccardo fu ucciso in battaglia. La sua eredità fu raccolta dal figlio Edoardo che, assistito da Richard Neville, conte di Warwick, sconfisse i Lancaster nel 1461, fece prigioniero Enrico e riuscì a farsi acclamare re dal Parlamento con il nome di Edoardo IV. Dopo alterne vicende, Edoardo, sostenuto anche dal cognato Carlo il Temerario di Borgogna, riuscì a consolidare il regno. Alla sua morte, avvenuta nel 1483, il trono passò al figlio dodicenne, Edoardo V, che tre mesi dopo fu deposto dallo zio Riccardo, divenuto re con il nome di Riccardo III. Due anni dopo Enrico Tudor, che rivendicava il trono ai Lancaster, sconfisse Riccardo nella battaglia di Bosworth e divenne re con il nome di Enrico VII.
L'Inghilterra dei Tudor e degli Stuart
La dinastia Tudor diede all'Inghilterra un forte ed efficiente governo centrale. Enrico VII si sbarazzò dei rivali York e sposò Elisabetta, figlia di Edoardo IV, ottenendo in breve tempo il riconoscimento della Spagna e nel 1489, con il trattato di Medina del Campo, della Francia, dei Paesi Bassi e della Scozia.
Enrico VIII
Ambizioso e audace, Enrico VIII regnò dal 1509 al 1547. Nel 1513 sconfisse prima i francesi a Guinegatte, poi gli scozzesi a Flodden Field. Diede fondo alle ricchezze ereditate, ma guadagnò fama di valoroso combattente e scoprì il talento politico del cardinale Thomas Wolsey, Lord cancelliere e arcivescovo di York tra il 1514 e il 1529. Desiderando un erede maschio, che non ottenne dalla moglie Caterina d'Aragona, Enrico VIII chiese a papa Clemente VII il permesso di divorziare, ma l'assenso gli fu negato. Allora Enrico rifiutò di riconoscere l'autorità papale e con l'Atto di supremazia (1534) si proclamò capo della Chiesa nazionale, che prese il nome di Chiesa anglicana. Fu così libero di sposare Anna Bolena. Il matrimonio avvenne nel 1533, ma nemmeno Anna diede al re un figlio maschio. Enrico prese allora in moglie Jane Seymour, che morì dando alla luce Edoardo. Thomas Cromwell, abile consigliere del re, guidò i cambiamenti rivoluzionari degli anni Trenta del XVI secolo, comprendenti la rottura con la Chiesa cattolica, la soppressione dei monasteri, la vendita dei beni ecclesiastici, la riforma del Parlamento e la creazione di una nuova struttura burocratica, sorta dal vecchio consiglio reale.
Gli eredi di Enrico
Sotto Edoardo VI, che regnò dal 1547 al 1553, il Book of Common Prayer sostituì il messale cattolico. Edoardo morì a sedici anni e gli succedette la sorellastra, figlia di Caterina d'Aragona, che divenne regina con il nome di Maria I.
La regina reintrodusse la religione cattolica e sposò il cugino Filippo II di Spagna. La condanna a morte di numerose persone accusate di eresia contribuì ad alimentare il malcontento popolare, già suscitato dal suo matrimonio, che aveva trascinato l'Inghilterra in una guerra contro la Francia, terminata con la perdita di Calais (1558). Quando Maria la Sanguinaria, come venne chiamata, morì (1558), salì al trono la sorellastra Elisabetta, figlia di Anna Bolena.
Elisabetta I fu uno dei più grandi sovrani inglesi. In accordo con il Parlamento, nel 1559 diede alla Chiesa un'impronta moderata. Neutralizzò la minaccia scozzese aiutando la fazione protestante e filoinglese di quel paese a predominare. Appoggiò i ribelli protestanti dei Paesi Bassi spagnoli e incoraggiò le navi inglesi a razziare quelle spagnole. Nel 1588 la sua flotta sconfisse l'Invincibile Armata spagnola, impedendole di invadere l'Inghilterra. L'Irlanda, che era sempre più scossa da moti di ribellione, divenendo così vulnerabile agli attacchi stranieri, fu conquistata definitivamente nel 1603.
I primi Stuart
L'ascesa al trono inglese del re scozzese Giacomo VI, che prese il nome di Giacomo I e regnò dal 1603 al 1625, unificò per la prima volta le corone di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Durante il suo regno prese avvio un secolo di conflitti interni, dovuti perlopiù ai problemi ereditati dal regno precedente. I puritani, protestanti estremisti, nutrivano una crescente insoddisfazione nei confronti della Chiesa anglicana, che ritenevano ancora troppo impregnata di cattolicesimo. L'inquietudine religiosa raggiunse il culmine nel 1633, quando l'antipuritano William Laud fu nominato arcivescovo di Canterbury; in precedenza la Congiura delle Polveri, un attentato cattolico contro il Parlamento e il re (1605), aveva già confermato i timori di una restaurazione cattolica.
Il figlio di Giacomo I, Carlo I (che regnò dal 1625 al 1649) inasprì il conflitto con il Parlamento, orientando la politica della corona in senso ancor più assolutista; il Parlamento rivendicò la propria indipendenza e, nel 1628, ottenne la Petition of Right, che ribadì il controllo parlamentare sulle tasse. Tuttavia, dal 1629 al 1640, il sovrano tentò di governare senza il Parlamento e di ottenere denaro imponendo tasse straordinarie. Nel 1637 il tentativo di Carlo di imporre in Scozia l'anglicanesimo provocò una rivolta. Il re fu costretto a convocare il Parlamento (1640).
Quest'ultimo, noto come Parlamento Lungo, approfittò della situazione per prendere il controllo del governo; fece liberare i prigionieri politici e giustiziare Laud, abolì i tribunali ecclesiastici, limitò il potere del re d'imporre tasse e stabilì che le sedute parlamentari dovessero aver luogo ogni tre anni.
La guerra civile
Su altri provvedimenti (quali l'abolizione della carica di vescovo) il Parlamento era diviso, una situazione accentuata dal tentativo di Carlo di arrestare alcuni deputati, da lui accusati di cospirazione. Fallito questo tentativo, il re si ritirò in Parlamento con i suoi sostenitori, detti cavalieri. I restanti deputati, puritani (soprannominati Roundheads, 'Teste rotonde'), chiamarono il popolo alle armi, e Carlo riunì il suo esercito. Grazie all'appoggio degli scozzesi e, soprattutto, grazie all'abile guida di Oliver Cromwell, le Teste rotonde vinsero la guerra civile inglese. Carlo, che si era arreso agli scozzesi nel 1646, venne consegnato alle Teste rotonde nel 1647, ma riuscì a fuggire e a stringere un patto con gli scozzesi, dando avvio alla seconda fase della guerra civile (1648). Cromwell vinse nuovamente, epurò il Parlamento, che prese allora il nome di Rump Parliament, e processò il re, facendolo giustiziare il 30 gennaio 1649. Il Parlamento abolì la monarchia e la Camera dei Lord, dichiarando l'Inghilterra un Commonwealth.
Il regime di Cromwell
Dopo la guerra civile la figura dominante fu Cromwell, che, fra il 1649 e il 1651, sottomise l'Irlanda e la Scozia che divennero parte del Commonwealth. Nel 1653 sciolse il Rump Parliament e tentò invano di creare un'assemblea a lui favorevole, il cosiddetto Parlamento Corto (Barebones Parliament); governò allora come dittatore con il titolo di Lord Protettore. Cromwell perseguì un'attiva politica estera. Nel 1651 emanò l'Atto di Navigazione, che monopolizzava il commercio con le colonie e di fatto danneggiava soprattutto i Paesi Bassi. Scoppiò così la prima delle guerre anglo-olandesi (1652-1654), dalle quali l'Inghilterra uscì padrona dei mari. Dopo una guerra con la Spagna, gli inglesi conquistarono anche la Giamaica (1655). Dai tempi di Elisabetta, l'Inghilterra non godeva di un simile prestigio. Il regime crollò dopo la morte di Cromwell, nel settembre del 1658. Il figlio Riccardo non seppe guadagnarsi il rispetto dell'esercito e, nei disordini che seguirono, fu ristabilita la monarchia.
La restaurazione
L'Inghilterra diede il benvenuto a re Carlo II, figlio di Carlo I, nel 1660. Il Parlamento reintrodusse la carica di vescovo ed espulse dal corpo ecclesiastico i dissidenti (protestanti che non facevano atto di sottomissione alla Chiesa anglicana), limitando le loro attività politiche e religiose. Nel 1673 i cattolici furono rimossi dal governo e da altre cariche pubbliche (Test Acts.) Il complotto papista del 1678 e il tentativo di escludere dalla successione Giacomo, fratello cattolico del re, rivelavano la natura dei partiti politici allora in formazione. I Whigs, favorevoli al Parlamento e contrari ai papisti, erano per l'esclusione; i Tories, favorevoli alla Corona e alla Chiesa anglicana, vi si opponevano. Carlo riuscì a prendere il controllo e governò senza il Parlamento. Morì nel 1685, e il trono passò al fratello Giacomo II.
La gloriosa rivoluzione
Giacomo II creò un esercito permanente e conferì ai cattolici cariche importanti. Nel 1688 concesse la libertà di culto ai cattolici e ai dissidenti. I suoi oppositori fecero allora appello al protestante Guglielmo III d'Orange-Nassau, governatore dei Paesi Bassi e suocero del re. Al suo arrivo Giacomo fuggì, poiché il suo esercito si era schierato a fianco del nemico. Nel 1689 il Parlamento incoronò congiuntamente Guglielmo e la moglie Maria II, a patto che accettassero il Bill of Rights che poneva l'autorità del Parlamento su basi costituzionali. Lo stesso anno, l'Atto di Tolleranza confermò la libertà di culto per i dissidenti. Questo rivolgimento prese il nome di Gloriosa rivoluzione perché, a differenza di quella avvenuta fra il 1640 e il 1660, fu incruenta e coronata da successo. Coloro che non giurarono fedeltà ai nuovi monarchi furono chiamati giacobiti (dal nome latino di Giacomo, cioè Jacobus). Di questi ultimi, sottomessi con la forza, facevano parte numerosissimi cattolici scozzesi e irlandesi.
L'ultimo Stuart
Sotto Guglielmo III, gli inglesi presero parte alle coalizioni contro la Francia di Luigi XIV, combattendo nella guerra della Lega di Augusta (1689-1697) e nella guerra di successione spagnola (1701-1713). Le guerre dimostrarono la potenza e la ricchezza dell'Inghilterra; nel 1694 venne fondata la Bank of England, atto che pose le basi dello sviluppo finanziario di Londra.
L'unione con la Scozia
Nel 1702 salì al trono Anna Stuart, figlia minore di Giacomo II. Poiché Anna aveva perso tutti i suoi figli, nel 1701 il Parlamento, per evitare il ritorno dei cattolici Stuart, emanò un atto che affidava la successione ai protestanti Hannover. La Scozia esitava però ad approvare l'atto, come aveva fatto con la dichiarazione dei diritti, nel 1689. Per superare la crisi, gli inglesi decisero di unire i due regni e promulgarono l'Atto di Unione (1707) che creava il regno di Gran Bretagna.
Per la storia successiva dell'Inghilterra vedi Regno Unito.
Battaglia d'Inghilterra Serie di scontri nei cieli britannici tra la forza aerea della Corona inglese (RAF) e la Luftwaffe tedesca durante la seconda guerra mondiale, tra il luglio 1940 e il maggio 1941. La battaglia evitò che Adolf Hitler invadesse la Gran Bretagna e si riassume, per il pesante costo materiale e umano, nella celebre frase di Winston Churchill: 'Mai nel campo dell'umano conflitto, così tanto fu dovuto a così pochi'.
Antefatto fu la caduta della Francia nel giugno 1940, così che l'Inghilterra dovette affrontare da sola i tedeschi. Con le forze di terra stanziate lungo il canale della Manica, Hitler pensò, per risolvere a suo favore il conflitto, a un'invasione dell'isola dal mare (operazione 'Leone marino'), facendola precedere da massicci bombardamenti sulle città e sui luoghi strategici inglesi. Lo spiegamento di forze della Luftwaffe, al comando di Hermann Göring e operante essenzialmente dai campi base in Francia e in Belgio, fu imponente, ma i caccia inglesi (Spitfire e Hurricane) ebbero il vantaggio di essere più veloci e manovrabili; inoltre la catena di postazioni radar permise agli inglesi di conoscere in anticipo la consistenza e la rotta della flotta aerea nemica; gli inglesi, poi, partivano dalle proprie basi, utilizzando proprie linee di comunicazione, mentre i tedeschi dovevano far rientro alle basi aeree francesi per il rifornimento.
L'attacco aereo iniziale sulla Gran Bretagna, tra luglio e agosto del 1940, fu durissimo e ingenti le perdite di bombardieri e caccia da entrambe le parti. La seconda fase dell'offensiva tedesca, diretta contro le installazioni di difesa aerea inglesi, fu ancor più critica. Hitler e Göring cambiarono tattica dopo il bombardamento di Berlino, e come rappresaglia attaccarono Londra (6-21 ottobre), provocando la morte di 45.000 civili inglesi, ma dando tempo alla RAF di riparare i propri campi base distrutti.
Durante le incursioni sulla capitale e su altre città inglesi, la Luftwaffe subì tali perdite da costringere Göring al bombardamento notturno. Ciononostante il comando della RAF si dimostrò superiore e Hitler fece sospendere l'operazione 'Leone marino': la Luftwaffe continuò a bombardare le città inglesi durante i mesi successivi, ma aveva ormai perso il controllo dello spazio aereo sulle isole britanniche.
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