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Macedonia




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MACEDONIA

Il territorio della Macedonia è costituito da un alternarsi di aspre montagne, colline e profonde vallate. In più di un terzo del paese, soprattutto nelle regioni occidentali, crescono boschi di faggi, pini e querce. I laghi più estesi, Prespa, Dojran e Mavrovo, occupano una superficie complessiva di circa 680 km2. Il fiume più lungo è il Vardar, che nasce nella sezione nordoccidentale del paese, attraversa il territorio greco, dove prende il nome di Axiós, e sfocia nel mar Egeo. La Macedonia presenta condizioni climatiche continentali e caratteristiche più mediterranee: nelle zone montuose, le estati sono calde e piovose, gli inverni rigidi e caratterizzati da abbondanti nevicate; nelle vallate e lungo i bacini lacustri la temperatura è mite per quasi tutto l'anno. Relativamente ricco di risorse minerarie, il sottosuolo macedone ha permesso nel 1992 l'estrazione di ingenti quantità di piombo e zinco, rame e cromo, oltre ad argento, oro, antimonio, manganese, nichel, ferro e tungsteno. Situata in una zona con elevata attività sismica, la Macedonia è ricca di fonti minerali e termali, ma è anche spesso soggetta a violenti terremoti, come quello che nel 1963 causò danni molto rilevanti nella città di Skopje.

POPOLAZIONE

Secondo il censimento del dicembre 1994, la repubblica ha 1.936.877 abitanti, con una densità media di 75 unità per km2. Nel 1994 si è verificato un calo del 5% del numero complessivo degli abitanti rispetto al censimento del 1991. La popolazione è composta per il 67% da macedoni slavi, che appartengono per la maggior parte alla Chiesa macedone ortodossa e parlano il macedone, idioma del gruppo delle lingue slave scritto con alfabeto cirillico e molto simile alla lingua bulgara. Il gruppo degli albanesi è la minoranza etnica più rilevante, rappresenta circa il 23% della popolazione ed è stanziato prevalentemente nella Macedonia occidentale al confine con l'ex provincia autonoma del Kosovo, nella Serbia sudoccidentale (a maggioranza albanese). I macedoni albanesi sono musulmani e parlano albanese. I dati del censimento del 1994 indicano che la repubblica è abitata anche da esigue minoranze di turchi, serbi e zingari. Fortunatamente le tensioni etniche, pur presenti nel paese, non hanno mai dato luogo a duri scontri o a guerre come è accaduto nelle altre regioni iugoslave; tuttavia, dopo la dissoluzione della Iugoslavia, la comunità albanese ha ripreso a rivendicare una più ampia autonomia. La maggioranza macedone ha sempre opposto un netto rifiuto per timore di una possibile secessione dei territori occidentali per formare una repubblica con il Kosovo basata sull'identità etnica; già nel 1981 le autorità macedoni si erano adoperate per soffocare ogni forma di nazionalismo della minoranza albanese soprattutto nel campo dell'educazione e della lingua. Le manifestazioni albanesi della fine degli anni Ottanta non avevano sortito alcun effetto e il regime comunista di quegli anni aveva proclamato la Macedonia 'una nazione etnicamente composta da macedoni', senza tenere in nessun conto la minoranza albanese. Neppure la nuova Costituzione, promulgata nel 1991, ha precisato che il nuovo stato sovrano deve essere considerato anche 'patria' degli albanesi, nonostante la Comunità Europea (ora Unione Europea) abbia posto come condizione al riconoscimento di nazione la cancellazione di un articolo della Costituzione che imponeva il macedone come lingua ufficiale. Le tensioni, divenute più frequenti alla metà degli anni Novanta (vedi il paragrafo Storia), hanno dato luogo a esplosioni di violenza. Più della metà della popolazione (54% in base al censimento del 1994) vive nelle aree urbane. La città più importante del paese è la capitale Skopje (563.102 abitanti nel 1994), seguita da Tetovo, Kumanovo, Bitola e Prilep.

AGRICOLTURA

Nei primi anni Novanta l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca hanno contribuito per oltre il 15% alla formazione del PIL della Macedonia. L'agricoltura, il cui contributo si è avvicinato al 14%, costituisce, insieme all'allevamento degli ovini e alla produzione dei formaggi, un settore produttivo molto importante. Tra le principali coltivazioni si annoverano grano, patate, orzo, mais, riso, barbabietole da zucchero, girasoli, tabacco e frutta. La Macedonia, la cui produzione agricola è generalmente sufficiente a coprire il fabbisogno interno, esporta barbabietole da zucchero, prodotti lattiero-caseari e agnelli, ed è l'unico paese della regione in cui viene coltivato il riso.

INDUSTRIA

L'industria e il settore minerario contribuiscono per il 40,5% alla formazione del PIL. Oltre all'estrazione di minerali (principalmente carbone, 6,6 milioni di tonnellate all'inizio degli anni Novanta), le attività industriali più importanti del paese riguardano il settore meccanico, la produzione di tessuti e filati, calzature, medicinali, detergenti, pasta di legno e prodotti chimici. Il settore terziario e dei servizi contribuisce per circa il 6,4% alla formazione del PIL. Il turismo, che rappresentava un'importante fonte di entrate valutarie per la Macedonia, ha registrato un brusco arresto allo scoppiare dei conflitti nella regione nei primi anni Novanta. Nel 1994 ha avuto inizio una lenta ripresa industriale, che alla fine dell'anno ha dato luogo a una crescita stimata in 35 milioni di dollari.

ORDINAMENTO DELLO STATO

Già repubblica appartenente alla Iugoslavia, la Macedonia, dopo essersi dichiarata indipendente nel 1991, ha adottato una forma più democratica di governo. La Costituzione, approvata dal Parlamento nel novembre 1991, garantisce più ampi diritti civili (tra cui il diritto al voto per tutti coloro che abbiano compiuto i diciotto anni di età) e ammette il sistema multipartitico. I principali partiti politici sono l'Alleanza socialdemocratica di Macedonia (ex Partito comunista), l'Alleanza delle forze riformiste del Partito liberale macedone, il Partito socialista di Macedonia e il Partito della prosperità democratica degli albanesi di Macedonia. Il Parlamento è formato da una sola camera o Assemblea nazionale (Sobranje), composta da 120 membri eletti a suffragio universale per quattro anni. Il presidente della Repubblica è il capo dello stato; secondo la Costituzione del 1991, viene eletto direttamente dai cittadini macedoni con un mandato di quattro anni. Al presidente spetta il potere esecutivo e la scelta del primo ministro, la cui nomina deve essere approvata dall'Assemblea nazionale, ma non può porre il veto a nessuna legge che sia stata approvata dai due terzi dei componenti dell'Assemblea. La Macedonia è suddivisa in 30 comunità amministrative locali. Il sistema giudiziario è basato su un corpo di leggi civili, arricchite dalla possibilità di sottoporre a revisione giudiziaria anche le azioni parlamentari. L'Assemblea nazionale nomina i giudici della Corte di giustizia e della Corte costituzionale della repubblica, accanto alle quali operano corti di prima istanza e corti d'appello. Lo stato provvede a erogare i servizi sociali (tra cui le pensioni) e l'assistenza sanitaria, anche se in pratica solo nel settore privato si è avuto un rapido sviluppo del sistema sanitario e la maggior parte delle farmacie è stata privatizzata. La repubblica sta provvedendo alla formazione di un esercito permanente e di forze aeree di difesa. Nel 1993 le forze armate potevano contare su 11.000 militari in servizio, su 7.000 appartenenti a corpi speciali di polizia e su una riserva composta da 100.000 soldati. Nel 1992 è stato istituito l'arruolamento obbligatorio che prevede un servizio di leva della durata di nove mesi.

STORIA

Per la storia della regione prima del 1913, vedi Macedonia. La storia dell'attuale repubblica è strettamente legata, fin dai tempi dell'antica Grecia, alle vicende della regione storica conosciuta con il nome di Vardar Macedonia fino alle guerre balcaniche (1912-13), dopo le quali il territorio macedone fu diviso tra Bulgaria, Grecia e Serbia. Già parte dell'impero ottomano, la Macedonia iniziò nel corso del XIX secolo a rivendicare la propria indipendenza. Nel 1821 l'affermazione di un'identità nazionale macedone fu ostacolata da greci, bulgari e serbi che, raggiunta l'indipendenza, rivolsero le loro mire alla Macedonia. Nel 1893 fu creata l'Organizzazione rivoluzionaria interna macedone, allo scopo di conseguire l'autonomia; nel 1903, l'insurrezione di Ilindan condusse alla proclamazione della Repubblica di Krusevo, presto colpita da una dura repressione. Durante la prima guerra balcanica (1912- 1913) Grecia, Bulgaria e Serbia conquistarono la Macedonia all'impero ottomano. Dopo la seconda guerra balcanica la Macedonia fu divisa tra Serbia (la regione settentrionale) e Grecia (la regione meridionale); alla Bulgaria spettò solo una piccola porzione di territorio, la valle di Strumica.

L'INDIPENDENZA

La nuova repubblica non fu subito riconosciuta dalla comunità internazionale. Un primo ostacolo fu rappresentato dalla Grecia, che si oppose all'utilizzo del nome 'Macedonia' (denominazione che indica anche una provincia greca), e all'adozione (agosto 1992) di una bandiera con la stella a sedici punte, simbolo di Alessandro il Grande, temendo rivendicazioni territoriali sull'omonima provincia greca. I paesi dell'Unione Europea, che solidali con la Grecia non avevano riconosciuto la nuova repubblica, fecero pressioni sulla Macedonia affinché dichiarasse nella propria Costituzione di non avere nessuna aspirazione sui territori greci né su quelli di altri paesi. La crisi economica di cui soffriva il paese, già colpito dall'embargo della Grecia e dal calo dei rapporti commerciali con Serbia e Montenegro (principali partner commerciali della Macedonia) colpiti a loro volta dall'embargo dell'ONU, fu quindi aggravata dall'impossibilità di accedere ai finanziamenti internazionali. All'inizio del 1993, al fine di trovare una soluzione per la questione della denominazione del nuovo stato, greci e macedoni si rivolsero alle Nazioni Unite, che assegnarono alla nuova repubblica il nome provvisorio di Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, accogliendola nell'organizzazione e inviando un contingente di 1000 uomini, al fine di impedire la propagazione del conflitto etnico che stava divampando in Bosnia. Tuttavia, tra il 1991 e il 1992 anche la Macedonia fu interessata dall'insorgere di una grave tensione etnica nel nord del paese, dove la minoranza albanese rivendicava una più ampia autonomia politica. I progressi compiuti nei negoziati con la Grecia nel corso del 1993 furono bruscamente interrotti dal ritorno sulla scena politica del primo ministro greco Andreas Papandreu nell'ottobre di quell'anno; nel 1994 la Grecia rinnovò il blocco economico e commerciale contro la Macedonia, avallato dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea. Nell'autunno 1994 Gligorov fu rieletto alla presidenza del paese e, nonostante l'ampia maggioranza conquistata dal suo partito, venne costituito un governo di coalizione con due partiti della minoranza albanese. Nel novembre 1994 gli Stati Uniti conclusero un accordo di cooperazione militare che prevedeva l'invio di 1500 militari nel paese. Nello stesso anno la tensione etnica crebbe e la rivendicazione da parte della minoranza albanese dell'istituzione di un'università albanese, in seguito concessa dalle autorità macedoni, provocò violenti scontri.Nel settembre del 1995 le relazioni internazionali del paese migliorarono grazie alla firma di un accordo sollecitato dagli Stati Uniti con cui i due paesi si impegnavano reciprocamente a rispettare la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza politica, in seguito al quale l'embargo greco verso la Macedonia fu rimosso: inoltre, la Macedonia accettò di modificare la sua bandiera, mentre la questione del nome rimaneva sospesa. Nel mese seguente il paese venne ammesso nel Consiglio d'Europa e nell'OSCE, e aderì al programma NATO di Partnership per la pace. La situazione interna rimaneva invece segnata da forti tensioni; lo stesso presidente Gligorov, il 3 ottobre 1995, veniva fatto segno da un grave attentato. Nel 1996 la Macedonia chiese e ottenne il dispiegamento di una forza di pace dell'ONU ai confini con la provincia serba a maggioranza albanese del Kosovo. Nell'aprile 1996 la Macedonia e la Repubblica federale di Iugoslavia firmarono un accordo di reciproco riconoscimento e riaprirono la comune frontiera, consentendo il ripristino dello scambio commerciale tra i due paesi. Tra il 1996 e il 1997 crebbe ancora la tensione tra le due componenti etniche del paese, anche per il contemporaneo sviluppo dello scontro politico albanese; per queste ragioni l'ONU rinviò il ritiro delle truppe di pace dal paese.

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