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L'ACQUA COME ORO BLU DEL XXI SECOLO
Riccardo Petrella, consigliere alla commissione europea , professore all' Università Cattolica di Lovaino ha affermato:
'Se, nei prossimi dieci o quindici anni, non verrà concertata nessuna azione volta a garantire la fornitura dell'acqua in un quadro mondiale efficace di regolamentazione politica, economica, giuridica e socioculturale, il suo dominio provocherà innumerevoli conflitti territoriali e condurrà a rovinose battaglie economiche, industriali e commerciali'
In alcune regioni del mondo l'acqua è un bene sempre più raro.
In altre regioni, vi sono stati dove l'approvvigionamento d'acqua dipende da corsi d'acqua comuni a più di un paese. Basti pensare all'India e il Bangladesh con il Gange, la Cecoslovacchia e l'Ungheria con il Danubio e la zona dell'Asia centrale dove cinque ex repubbliche sovietiche si dividono due fiumi già troppo sfruttati, l'Amu Darja e il Sjr Darja.
In Egitto poi il caso è lampante, è l'esempio per eccellenza dei dilemmi e delle incertezze che devono affrontare i paesi con una rapida crescita demografica e fonti idriche limitate nel proprio territorio nazionale. 56 milioni di persone in Egitto dipendono unicamente dal fiume Nilo, ma questo fiume non nasce in Egitto, ma bensì in Etiopia e Tanzania, scorrendo attraverso il Sudan prima di entrare in territorio Egiziano. In totale il Nilo rifornisce ben nove nazioni prima di entrare in Egitto.
Nel 1959 sulla base di un accordo con il Sudan, l'Egitto ha diritto a 55 miliardi di metri cubi di acqua del Nilo all'anno.
Nel 1990 la domanda è stata di 63 miliardi e entro il 2010 la domanda salirà a più di 70 miliardi, cio fa si che i rapporti fra i vari stati attraversati dal bacino del Nilo, inizino ad incrinarsi fino a sfociare in guerre.
Questo è un esempio unico ma vi sono numerosi parti del mondo che stanno percorrendo la stessa problematica.
Al giorno d'oggi un miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile.
Nel 2025 fra solo 16 anni quando la popolazione mondiale supererà gli 8 miliardi, 3 miliardi saranno senza acqua.
Dal 1950 a oggi la disponibilità d'acqua in Africa è diminuita di ¾ e in Asia di 2/3.
Dal 2000 sono diventati 30 i paesi che stanno facendo fronte a crisi idriche croniche
Noi popolazioni del nord del mondo utilizziamo circa 1700 metri cubi di acqua all'anno, in Africa la media è di 250 metri cubi all'anno, noi con circa 40 litri facciamo una doccia, per gli altri paesi rappresenta l'acqua di intere settimane.
Più di 200 milioni di bambini muoiono all'anno a seguito del consumo di acqua insalubre.
Circa l'80% delle malattie nei paesi del Sud del mondo è dovuta alla cattiva qualità dell'acqua, sono cinque le principali malattie: 1) malattie trasmesse dall'acqua (tifo, colera, dissenteria, gastroenterite ed epatite), 2)infezioni della pelle e degli occhi, 3)parassitosi legate all'acqua, 4)malattie dovute ad insetti vettori , 5) infine malattie legate alle mancanza di igiene.
L'acqua, la principale fonte di vita per l'uomo si è ormai trasformata in una risorsa strategica vitale, il suo valore crescente, le preoccupazioni su la sua qualità e le possibilità di accesso accordate o rifiutate, stanno avvicinando l'acqua al petrolio e a certe ricchezze minerali in quanto risorsa strategica.
La sua rarità è il suo valore crescente porteranno sempre di più a delle politiche dell'acqua e a conflitti internazionali che sanciranno ai diritti su quest'ultima un'importanza di primo piano.
Mancano regole mondiali di controllo e gestione dell'acqua e la sua difesa come bene comune.
Tuttavia c'è da fare i conti con un crescente fenomeno di privatizzazione dell'acqua.
Qualunque sia la motivazione' - afferma Riccardo Petrella - 'la privatizzazione dell'acqua non è una soluzione efficace dal punto di vista politico, sociale, economico, ambientale, etico. Non è giustificabile considerare l'acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l'acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del pianeta (così come agli organismi viventi). La privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell'acqua'
La privatizzazione avrebbe come conseguenza il far gonfiare i prezzi dell'acqua in maniera smisurata. Cosi , le grandi multinazionali dell'acqua consapevoli di ciò spingono perché si sviluppi il mercato dell'acqua. Un esempio è la Danone, che ha acquistato la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una in Cina e l'altra negli stati uniti.
La cosa che sbalordisce è che, proprio durante il secondo Forum Mondiale sull'Acqua, svoltosi all'Aia dal 17 al 22 marzo 2000 e organizzato dalla Commissione Mondiale per l'Acqua, è stata approvata una Dichiarazione Ministeriale perlomeno discutibile, che sancisce la vittoria della concezione dell'acqua come bene di mercato e non come diritto naturale di tutti.
L'acqua, in quanto risorsa naturale sempre più cara poiché in via di rarefazione crescente, è dunque un "bene economico". L'acqua dovrà avere un valore di mercato e il suo costo deve essere calcolato sulla base del costo totale di produzione, al fine di assicurare al capitale la remurazione più adeguata del suo intervento.
Le alternative esistono e sono possibili, è necessario stipulare un contratto sull'acqua che sancisca alcuni principi necessari ed indispensabili per una politica solidale dell'acqua a livello locale e mondiale.
L'acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune.
In quanto fonte di vita insostituibile per l'ecosistema, l'acqua è un bene vitale che appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune. A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo privato. L'acqua è patrimonio dell'umanità. La salute individuale e collettiva dipende da essa. L'agricoltura, l'industria e la vita domestica sono profondamente legate ad essa. Il suo carattere ' insostituibile ' significa che l'insieme di una comunità umana - ed ogni suo membro - deve avere il diritto di accesso all'acqua, e in particolare, all'acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle attività economiche.
Il diritto all'acqua è un diritto inalienabile individuale e collettivo
L'acqua appartiene più all'economia dei beni comuni e della distribuzione della ricchezza che all'economia privata dell'accumulazione individuale ed altre forme di espropriazione della ricchezza. Nel passato la condivisione dell'acqua è stata spesso una delle maggiori cause delle ineguaglianze sociali, la civilizzazione di oggi riconosce l'accesso all'acqua come un diritto fondamentale, inalienabile, individuale e collettivo. Il diritto all'acqua è una parte dell'etica di base di una buona società e di una buona economia.
L'acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni.
Le risorse d'acqua sono distribuite in modo ineguale. Questo non significa che deve esserci anche ineguaglianza nell'accesso all'acqua fra le persone, le comunità e le regioni. Inoltre, l'ineguaglianza nella distribuzione dell'acqua e della ricchezza finanziaria non significa che le persone ricche d'acqua e ricche economicamente possano farne l'uso che vogliono, anche venderla (o comprarla) all'esterno per derivarne il massimo profitto. L'acqua è 'res pulica'. La gestione dell'acqua è fondamentalmente un affare dei cittadini, una pratica di democrazia locale, nazionale, internazionale e mondiale.
BIBLIOGRAFIA:
libri letti:
"Geografia generale: la terra nell'universo"; Ivo Neviani, Cristina Pignocchino Feyles; edizioni SEI
"Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani vol. I (A-BACC)"; Istituto enciclopedico Italiano
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