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LA CONQUISTA FRANCESE DELLA NOUVELLE CYTHÈRE
Il viaggio di Louis Antoine de Bougainville ebbe luogo tra il 1766 e il l7 9 e la sua impresa si svolse praticamente in concomitanza con quella intrapresa da Wallis e Carteret ideatori di un viaggio intorno al mondo che si prefigge in fondo, come quello di Byron in precedenza, gli stessi scopi della spedizione francese. Le due navi, la fregata Dolphin capitanata da Wallis e la Swallow da Carteret, navigano sulle acque del Pacifico nei primi mesi del 1767; un anno dopo li raggiunsero la Boudeuse e l'Étoile agli ordini del comandante Bougainville. Inglesi e francesi, dunque, ancora una volta inconsapevolmente in lizza e competizione per lo stesso progetto. La particolare esperienza, che vide per tre anni il navigatore francese padrone dei mari del Sud, ebbe presto vasta risonanza, nonostante che la relazione ufficiale di viaggio non comparse prima del maggio 177 . Il Voyage, che destò sin da subito molta curiosità tra i salotti parigini, fu soprattutto oggetto di grande interesse per la sezione riguardante l esplorazione dell'Isola di Tahiti .
Il 20 luglio del 176 , appaiono in Francia dei Feuilles D tachées dal titolo: Relation de la découverte que vient de faire Mr. de Bougainville, d'une Isle qu'il a nommé la
«Nouvelle Cythère». Tale documento dimostra come l'eco della spedizione del navigatore francese si sia diffusa ampiamente in tutta Europa e come l'interesse per il mito tahitiano dell'isola felice si sia originato molto prima della pubblicazione del Voyage autour du monde. Si tratta di voci divulgate attraverso gazzette o nouvelles à la main , feuilles détachées, come la già citata Relation tradotta, tra l'altro, anche in italiano3, nonché
attraverso articoli come quello del naturalista Commerson apparso su Le Mercure de France dell'autunno 1769, in cui viene presentata la scoperta della nuova isola dedita al culto dell'amore .
Sin dal 1770, infatti, circolano alcune opere dedicate interamente alla Nouvelle Cythère: risalente alla prima metà del 1770 è la pubblicazione di Le sauvage de Tahiti di Bricaire de la Dixmerie. Il viaggio del celebre navigatore, quindi, non era stato ancora pubblicato che già un anno prima si diffondevano svariate versioni e traduzioni contenenti i primi, sommari, resoconti del viaggio. Sollecitato dalla lettura di quel feuille detach e, anche il frate forlivese, Pier Maria Ghini, redige nel 17 0 un breve poemetto per nozze, in quattro canti: La Nuova Citerea scoperta dal comandante Signor Bougainville.
Tahiti, quindi, diviene il centro delle conversazioni e delle attenzioni di molti, e tutti, inoltre, erano impazienti di vedere e fare la conoscenza del buon selvaggio Aouturou che Bougainville portò con sé durante il viaggio di ritorno a Parigi. Nel corso di quegli anni, dunque, scoppia una vera e propria moda per il mito tahitiano dell'isola felice, che darà nuovo lustro alle immagini utopiche del passato. Le rappresentazioni che hanno fornito esploratori come Bougainville e Cook dell'isola di Tahiti, sono il frutto di considerazioni diverse: risulta interessante, quindi, un confronto tra le differenti descrizioni offerte dai due navigatori a proposito dell'organizzazione sociale tahitiana poiché essi sono stati probabilmente i due principali personaggi a essersi meglio cimentati nell'ardua operazione di esplorazione, conquista e integrazione con un popolo e una cultura totalmente nuovi ai loro occhi.
Ma la fortuna del viaggio, narrato dal navigatore francese in maniera molto lineare, risiede nell'aver introdotto il mito dell'isola felice, dell'umanità incorrotta, primordiale, e del miraggio dello stato edenico di natura, tutti topos che appaiono piuttosto seducenti e intriganti per il lettore settecentesco. In pieno secolo dei Lumi la fantasia indulge ancora a vecchi archetipi di stampo scarsamente razionale, e anzi li idoleggia, li incoraggia, li esalta sull'onda dell'ideologia rousseauiana dell tat de nature. La spedizione di Bougainville, del resto, nasce con degli scopi concreti ben precisi, non congetture astratte o romantiche rêveries, ma più che altro esplorare, espandere e arricchire il mappamondo di nuove scoperte nonché mettere in pratica una politica di revanche nei confronti della grande potenza inglese ormai signora incontestata dei mari.
Nell' Histoire des Nouvelles Découvertes fait dans la mer du Sud, a proposito dell'esplorazione della King George's Island, così definita dal suo scopritore Wallis, Fr ville afferma:
Il est le premier qui ait d couvert cette Isle, devenue depuis un objet de la plus grande curiosité, par la grande description qu on en trouve dans le Voyage autour du Monde de M. de Bougainville, qui a rêlaché sur cette terre, où il a passé neuf jours & plus particulièrement encore, par la relation de M. Cook, qui dans le Voyage extraordinaire qu on ait jamais entrepris, a demeuré trois mois dans cette Isle, pour y attendre le passage de Vénus, sur le disque du Soleil, vivant dans la plus parfaite intimité avec les naturels. On verra bien tôt quel les lumières qu il a publiées sur ce beau pays & les habitants ne laissent rien à desirer5.
Il sogno di De Brosses, quindi, si avvera grazie alla risolutiva lungimiranza di re Luigi XV e alla maestranza di Louis Antoine de Bougainville, comandante della Boudeuse e dell Étoile. La scoperta più importante che Wallis e Bougainville compirono a soli dieci mesi di distanza l'uno dall'altro fu il bellissimo territorio di Tahiti, la perla della Polinesia e, sono infatti, proprio le pagine dedicate alla Nouvelle Cyth re ad attirare maggiormente l'attenzione del pubblico. I capitoli tahitiani che appariranno come idilliaca idealizzazione di uno stato edenico di natura e come trascrizione di un sogno sensuale e arcadico, si rivelano essere in realt , intessuti di ambiguità e oscillazioni.
Non c è da ignorare e sottovalutare, ai fini di una migliore comprensione del pensiero bougainvilliano, l'importante aspetto della disparità del registro di scrittura che si riscontra tra il Journal de navigation, e il testo definitivo del Voyage autour du Monde par la Fr gate du Roi, la Boudeuse et la flûte L' toile. A tal proposito, il confronto tra queste testimonianze, mette in luce non poche incongruenze e contraddizioni che vanno a complicare l'apparente limpida atmosfera del testo di Bougainville.
Nella seconda parte dell ultimo dei capitoli dedicati a Tahiti, Bougainville giunge addirittura a mettere in forte dubbio l'immagine originaria che egli si era creato dell'isola: il bonheur comunitario e selvaggio inizialmente accreditato a quei luoghi, viene negato:
J ai dit plus haut que les habitants de Taiti nous avaient paru vivre dans un bonheur digne d envie. Nous les avions cru presque égaux entre eux, ou du moins jouissant d une liberté qui n tait soumise qu aux lois établies pour le bonheur de tous. Je me trompais ; la distinction des rangs est fort marqu e à Taiti, et la disproportion cruelle. Les rois et les
grands ont droit de vie et de mort sur leurs esclaves et valets ; je serais m me tenté de croire qu ils ont aussi ce droit barbare sur les gens du peuple qu ils nomment Tata einou, hommes vils ; toujours est il s r que c est dans cette classe infortunée qu on prend les victimes pour les sacrifices humains
Tali ripensamenti sono inoltre il frutto del lungo colloquio che il navigatore francese ebbe modo di effettuare con il selvaggio Aotourou durante il suo viaggio di ritorno in Francia. Di primo acchito, ciò che stupisce il lettore in seguito all' incontro con il testo del Voyage, è proprio la poca compattezza che emerge a livello di organizzazione tematica: Bougainville frena e indietreggia su alcuni principi riguardanti la Nouvelle Cythère, ma ciò che desta stupore è il perché egli abbia lasciato comunque sopravvivere nella relazione di viaggio la prima fase della sua scrittura. Ciò che è interessante capire è la ragione delle contraddizioni che si ritrovano nel testo bougainvilliano, il perché egli sia portato ad utilizzare diversi codici culturali che accentuano prepotentemente la particolarità illusoria dell'isola polinesiana, ma soprattutto il motivo per il quale, in un secondo momento, egli sottoponga l'immagine da lui stesso costituita in precedenza nel testo, ad una sorta di processo di scissione a metà tra mito e realt . È infatti bizzarro come un navigatore così razionale e prudente quale Louis-Antoine de Bougainville arrivi a dar tanto credo al mirage tahitien dell'isola perfetta e felice. D altronde, la posizione di Bougainville nei confronti dei selvaggi è molto ambigua: egli è stuzzicato dalla loro unicità e particolarità sin dal soggiorno effettuato in Canada durante la guerra dei Sette anni, ma non è certo tale ragione a fare di Bougainville un sostenitore della corrente primitivistica di Rousseau. L'obiettivo principale di Bougainville, non è quello di contribuire a divulgare l'ideologia rousseauiana e in particolare il mito del bon sauvage tanto in voga nel Settecento ma d'altra parte il navigatore francese non vuole neppure porsi in completa antitesi con il famoso philosophe. Nelle pagine del Voyage, la divergenza con Rousseau è ben documentata, e al ginevrino, infatti, è indirizzato in maniera velata l'incipit del Discours pr liminaire al Voyage autour du monde:
Je suis voyageur et marin ; c est dire un menteur, et un imbécile aux yeux de cette classe d crivains paresseux et superbes qui, dans les ombres de leur cabinet, philosophent à perte de vue sur le monde et ses habitants, et soumettent impérieusement la nature à leurs imaginations. Procédé bien singulier, bien inconcevable de la part de gens qui, n ayant rien observé par eux m mes, n écrivent, ne dogmatisent que d après des observations emprunt es de ces mêmes voyageurs auxquels ils refusent la faculté de voir et de penser
Il passo appena citato potrebbe essere una reazione di Bougainville alla nota X del Discours sur l'origine de l'in galité parmi les hommes di Jean Jacques Rousseau dove egli lamentava l'imprecisione e la scarsa accuratezza di molti racconti di viaggio:
J ai peine à concevoir comment dans un siècle où l'on se pique de belles connaissances il ne se trouve pas deux hommes bien unis, riches, l un en argent, l'autre en genie, tout deux amant la glorie & aspirant à l'immortalité, dont l un sacrifice vingt mille écus de son bien & l autre dix ans de sa vie à un c lèbre voyage autour du monde ; pour y étudier, non toujours des pierres et des plantes, mais une fois les hommes et les m urs .
Inoltre, nel passaggio dal Journal de navigation al Voyage vero e proprio, il dibattito contro la teoria dell' tat de nature di Rousseau evidenzia un salto di livello , e cioè dal registro del vedere, dell'esperienza empirica, del controllare, del tangibile, si passa al registro della concezione generale e filosofica. Questo slittamento è fondamentale per provare a interpretare l'importante indietreggiamento di Bougainville durante la stesura del Voyage autour du monde. Il Journal, inoltre, viene sottoposto ad un vero e proprio processo in cui l'esperienza visiva viene sottomessa a una demolizione che porta all'emergere della realtà più profonda, circoscritta nei termini di una concezione più generale. Si tratta di un movimento che da un lato, può mettere ancora una volta in luce ciò che l'esperienza concreta aveva registrato, ma che può dall'altro, arrivare a capovolgere i risultati acquisiti. Varianti tra la prima e la seconda edizione del Voyage, testimoniano come il registro del vedere sia costantemente ritoccato da Bougainville, negli episodi riguardanti la taglia dei giganti patagoni, infatti, si può notare il passaggio da affermazioni quali hanno di gigantesco a mi è parso di gigantesco . Anche il naturalista Commerson, ad esempio, sarà costretto a ricredersi e a sfatare il mito dei giganti:
Ne trouvez-vous pas bien singulier qu on ne veuille pas revenir de cette erreur ? Ce qui m étonne sur tout, c'est de voir que des gens que j'aurois pris à témoins du contraire, en leur supposant quelque amour pour la vérité, sont ceux qui ont voulu donner croyance à cette opinion absurde. Ils ne craignent point d assurer qu ils ont vu, au droit de Magellan, des hommes de neuf pieds. Mais j'ai vu, comme eux, ces mêmes Patagons ; je me suis trouvé au milieu de plus de cent, sur la fin du mil sept cent soixante neuf, avec M. de Bougainville & M. le Prince de Nassau, que j accompagnai à la descente qu on fit à la baie Boucault : je puis certifier qu ils sont commun ment de cinq pieds six à huit pouces. J en ai bien peut vu qui excédassent cette taille, mais aucun qui passat six pieds quatre pouces. Il faut qu il y a bien loin de là à cette pr tendue taille gigantesque que leur donnent quelques voyageurs. On recrutera de tels hommes quand on voudra, en Franche- Comté, en Suisse
& en Allemagne, & on assure que le Roi de Prusse en a eu des compagnies entieres dans ses armés .
Il ripensamento di Commerson riguardante la taglia dei Patagoni, è facilmente reperibile all'interno dell'interessante Supplément di M. De Fr ville. Non è necessario, quindi, consultare il testo di Buffon, come afferma sbadatamente Lionello Sozzi , poiché lo scritto del botanista non è frutto di una stesura postuma al Voyage autour du Monde.
I primi capitoli della seconde partie della relazione bougainvilliana, invece, quelli consacrati all'idillio dell'isola di Tahiti, sono praticamente impregnati di cultura greco- latina: il momento in cui la giovane fanciulla si sveste sulla Boudeuse dinanzi ai marinai è stata comparata alla Venere denudata. Anche il Journal è sostanzialmente ricco di elementi e riferimenti che rimandano a Virgilio e Tacito. Inoltre, quando Bougainville parla dei selvaggi, delle loro abitudini alimentari, del loro aspetto fisico, evidenti sono i richiami al Ciclope della leggenda di Virgilio: un oil auquel il avait un mal fort apparent . Anche l'epigrafe del terzo capitolo è ripresa dal libro VI dell'Eneide, Nous habitons des bois ombreux, nous nous couchons sur le gazon de ces rives, et nous vivons dans de fraiches prairies que des ruisseaux arrosent . Dunque, Bougainville paragona la pianura verde che attraversa, al giardino dell'Eden, richiamando così la descrizione del paese delle ombre di Virgilio. Nasce spontaneo chiedersi se questi richiami abbiano un significato filosofico. Certamente, poiché Bougainville in realtà sogna un'età dell oro che, però, è in contrasto con il secolo in cui vive. Le sue idee sono evidentemente diverse rispetto a quelle dominanti nell'Illuminismo. Tutto ciò vuole forse essere una sottolineatura della propria partecipazione alle discussioni tra utopia e realtà tanto dibattute negli anni Settanta in Francia.
La polemica contro l'esaltazione dello stato di natura, è presente anche nel Journal dove il nome di Rousseau viene apertamente chiamato in causa. Nel diario di bordo, però, la disputa è affidata al registro del vedere, e a tutto ciò che è prova tangibile, in opposizione quindi ai sistemi puramente astratti tipici delle teorie filosofiche.
Al contrario, nel Voyage autour du monde, il discorso prende avvio dapprima mettendo in evidenza i dibattiti tra tat de nature» et tat civilisé»: la matrise de soi» nell'individuo selvaggio non riesce a equilibrare la privation de ce qui rend la vie commode» in cui egli si trova costretto a vivere la propria esistenza. Solo successivamente vengono affrontate anche le argomentazioni filosofiche sull'origine della società dalla famiglia e sui dibattiti e conflitti che insorgono anche all'interno dei nuclei sociali più
dimensionati. Lionello Sozzi, fa notare come l argomentazione bougainvilliana in alcuni tratti segua i versi de Le Mondain di Voltaire, soprattutto per la parte riguardante l tat de pure nature» che va a coincidere con la descrizione fornitaci nel Voyage a proposito dell'episodio riguardante i Pécherais. Non è comunque improbabile che in quel particolare punto, Bouganville si rifaccia anche alla Fable of the Bees di Bernard de Mandeville. Alla luce di ciò potrebbero spiegarsi le righe riguardanti le lotte di dominio che si sviluppano in società persino all'interno di piccoli nuclei familiari:
Ces Pécherais forment aussi la société d hommes la moins nombreuse que j aie rencontrée dans toutes les parties du monde ; cependant, comme on en verra la preuve un peu plus bas, on trouve parmi eux des charlatans. C est que, d s qu il y a ensemble plus d une famille, et j entends par famille p re, mère et enfants, les int r ts deviennent compliqués, les individus veulent dominer ou par la force ou par l imposture. Le nom de famille se change en celui de soci té, et f t elle tablie au milieu des bois, ne fût elle compos e que de cousins germains, un esprit attentif y découvrira le germe de tous les vices auxquels les hommes rassemblés en nations ont, en se poliçant, donné des noms, vices qui font naitre, mouvoir et tomber les plus grands empires. Il s ensuit du même principe que dans les soci t s, dites policées, naissent des vertus dont les hommes, voisins encore de l état de nature, ne sont pas susceptibles .
Nel sesto dialogo della Favola delle api, viene sviluppato il topos delle virtù che nascono nello stato sociale ma che di fatto sono ignorate nello stato di natura: My business is to demonstrate to you, that the good qualities men compliment our nature and the whole species with, are the result of art and education 6 È curioso chiedersi il perché Bougainville si ricolleghi a Mandeville all'interno del suo testo. Il poemetto, più volte integrato e modificato fino alla definitiva versione del 1729, risente delle idee libertine che si stavano sviluppando in Europa, e vuole rappresentare la critica di una società ipocrita, avviata allo sviluppo industriale, la quale intende presentarsi come virtuosa nascondendo i propri vizi, che paradossalmente, sono vitali per il benessere collettivo della comunit . Mandeville, sostiene che il soddisfacimento dei vizi agevoli a rendere prospera la società poiché essi fomentano lo sviluppo dei consumi tra le classi più agiate, quindi aiutano a far circolare il benessere e di conseguenza incrementano la richiesta di lavoro per le classi meno abbienti. Breve ed estremamente semplice da leggere, The Fable of the Bees rappresenta un'articolata immagine sul costume e sulla morale della societ . I vizi e le imperfezioni umane sommate alle intemperie ambientali, spingono l'uomo stesso all'evoluzione biologica: proprio perché pungolato dall'amor proprio, egli organizza al meglio la sopravvivenza terrena e le sue passioni producono finalità e comportamenti la cui utilità pubblica è innegabile, quelli che sono vizi sul piano privato diventano virtù su quello pubblico. L'argomento di tale apologo narra di un alveare in tutto e per tutto simile alla società umana, nel quale infieriscono l'avarizia, l'ingiustizia, la vanità e l'ozio. In seguito alle preghiere delle api, il padre degli Dei, Giove, rende questo piccolo mondo, perfetto e regolato ma esso ben presto deperisce e le api soccombono davanti alle operaie di un altro alveare molto meno virtuose.
Agli utopisti che anelano ad una società di eguali, in cui ogni rivalità sparisce e che
trova la sua armonia nell'identità delle volont , Mandeville, oppone la propria, fatta di tensioni, diversit , forze antagoniste che in definitiva si equilibrano. Ai suoi occhi, l'utopia, facendo buon mercato della dinamica umana e sociale, mutila l'uomo. Il suo è certamente un assalto contro l'ottimismo utopico dell'Illuminismo e la morale che se ne ricava : Il vizio è tanto necessario in uno stato fiorente quanto la fame è necessaria per obbligare l'uomo a mangiare. È impossibile che la virtù da sola renda mai una nazione celebre e gloriosa . Mandeville non solo è citato apertamente nel Second Discours di Rousseau, ma nella nota IX dell'opera, dove egli svolge il dibattito tra tat de l'homme civil» e tat de l'homme sauvage , il riferimento polemico al Search into the Nature of Society mandevilliano è altrettanto sicuro; si arriva alla conclusione che Bougainville ha voluto contrapporre in maniera trasparente al primitivismo rousseauiano l'ideologia ad esso antitetica, che lo stesso ginevrino aveva discusso criticamente .
Anzi si potrebbe affermare che lo scopo di Antoine de Bougainville, sia proprio quello di confermare attraverso la sua esperienza di navigatore, la concezione filosofica della società selvaggia cui Rousseau si era contrapposto. Nel passaggio dal Journal al Voyage si ha un ulteriore slittamento di registro, dall'esperienza del vedere, al registro della concezione generale e filosofica, si verifica a proposito di un'altra utopia, quella delle riduzioni dei Gesuiti. Bougainville si confronta con l'utopia delle missioni gesuitiche in Paraguay, le quali intendono rendere la vita degli indigeni, sedentaria e priva di ogni forma di bonheur. Le riduzioni, quindi, sembrerebbero raffigurare la veste del mito della società idilliaca, ma in realtà esse sono gestite in maniera molto autoritaria e imperativa.
Il navigatore francese, si trova ad assistere alla cacciata dei Gesuiti dalla Spagna e dal Portogallo proprio a causa delle loro azioni in Sud America e, per tale ragione, egli assume una posizione fortemente critica. È proprio in relazione a tutto ciò che nel Voyage autour du monde si constata una precisazione fondamentale che va ad investire il registro del vedere. Nel capitolo VII della premi re partie del Voyage, si parla, in un particolare passo, di gouvernement magique: tale espressione viene usata ai fini di una rappresentazione utopica come immagine perfetta di organizzazione, frutto in realtà di un'illusione ottica deformante .
Il comandante francese cercherà di allontanarsi dalla missione utopica in seguito alla correzione della propria ottica e lo strumento del vedere è fondamentale per questa messa a fuoco, Bougainville, infatti, sembra recepire le distanze del dibattito anti utopico aprendosi a nuove istanze ma non riesce ad andare fino in fondo. Il navigatore offre comunque una visione scissa: il bagliore iniziale dominato da clich s viene successivamente oscurato da una nuova prospettiva; il suo atteggiamento è ad ogni modo diverso dalla posizione netta e sferzante dell'abate Galiani che dipinge i racconti bougainvilliani come vere e proprie fantasie; secondo l'abate, infatti, non esiste una società diversa dalla nostra.
Nell' Huitieme dialogue presente all'interno dei Dialogues sur les commerces des Bleds 9 di Galini, pubblicati nel 1769, uno degli interlocutori dell'opera, il Pr sident, critica l'entusiasmo e la gaieté in politica dello Chevalier, portavoce dello stesso abate. Vi è un riferimento all'ottica del vedere: è questa la novit , quello che cambia è la modalità con cui si guardano le cose e non tanto ciò che si vede in sé per s .
Galiani, inoltre, riprende le formulazioni di Niccolò Machiavelli ne Il Principe , egli si aggancia al realismo machiavelliano per contrastarne l'entusiasmo utopico poiché le idee di Machiavelli escludono qualsiasi strada che diriga verso il concetto di utopia e, l abate, soprattutto nel suo dialogo conclusivo, ne fa un importante tesoro. Nella lettera che Galiani scrisse al primo ministro di Napoli Tanucci nel 769, circa il ritorno in territorio francese del navigatore Bougainville, si discute in maniera discorde di alcuni punti riguardanti la Nouvelle Cythère, così battezzata da Antoine de Bougainville: Quel Bougainville, ebreo di isole, che vende roba vecchia per nuova dice di aver trovato nel Sud la repubblica di Platone. Un paese dove le donne sono in comune, e dove mai risse, mai guerre, e la taeterrima belli causa è istrumento di pace. Credat Iudeus Apella .
Le parole oraziane non vengono utilizzate a caso dall'abate Galiani, e soprattutto non devono trarre in inganno poiché sono impiegate come mero espediente critico, esse hanno una precisa collocazione e rimandano ad una serie di versi in cui Orazio espone la propria concezione dello stato di natura e dell'origine della societ . Viene citata anche la Repubblica di Platone 2 per far riferimento al sesso femminile come causa principale dei conflitti in società.
Il Galiani, nella lettera al Tanucci, evoca, inoltre, il principio dello stato di natura come elemento di conflitto basato su delle situazioni che spingono l'uomo a reagire e a combattere con i suoi simili. Ad una concezione edenica dello stato di natura, o della società selvaggia divulgata da Bougainville e dai suoi compagnons, e più precisamente a un'ideologia basata sulla nudità dei selvaggi secondo i principi divulgati nella cultura sei- settecentesca, si contrappone quella galianea, di ascendenza epicureo hobbesiana.
Probabilmente Galiani, dà uno sguardo anche alla Scienza nuova di Giovambattista Vico pubblicata nel 1740. Ne consegue la non accettazione da parte dell'abate Galiani di qualsiasi forma di utopia, pertanto Bougainville, per l'abate napoletano, non fa altro che spacciare roba vecchia per nuova» utilizzando vecchi miti e archetipi già impiegati in precedenza. In una fase iniziale, dunque, il rapporto a distanza tra Antoine de Bougainville e l'abate Ferdinando Galiani, vede le due personalità molto lontane, non solo geograficamente, ma soprattutto per distanza di opinioni e pensiero.
In uno dei capitoli del Voyage, notiamo la ripresa da parte del navigatore francese, di un'istanza sostenuta da Galiani. La diatriba sembra concludersi sebbene essa non riguardasse la medesima argomentazione: nella lettera dell'abate Galiani al politico Tanucci, la critica nei confronti di Bouganville concerneva direttamente il topos dell'utopia tahitiana, mentre nell'altro caso essa discuteva le questioni riguardanti le riduzioni gesuitiche. Ad ogni modo, essa ha un ruolo significativo poiché risulta utile per comprendere la sensibilità di Bougainville nei confronti dei temi del dibattito politico contemporaneo e per le trasformazioni che avvengono tra il diario di bordo e il testo manoscritto vero e proprio. L'influenza galianea, sposta di livello il discorso bougainvilliano: dalla pura immediatezza del vedere, la precisazione metodologica fornita da Galiani, permette di passare a una realtà stabilita in termini più generali, di realismo machiavelliano. Diderot, invece, come si avrà modo di costatare in seguito nel Supplément au Voyage de Bougainville, decide di rappresentare il mito della società naturale in cui l'esistenza di una realtà altra è possibile, egli addirittura arriverà ad estremizzare la propria visione.
Nel III capitolo della seconda parte del Voyage bougainvilliano, redatto molto probabilmente a posteriori in seguito alla lunga conversazione con Aotourou, si va a correggere l'assetto di alcuni principi della vita tahitiana come la religione, i costumi rivelatisi cruenti e le disuguaglianze a livello sociale, tutti aspetti che nel II capitolo della relazione di viaggio sono dipinti con un fare piuttosto idilliaco. Ma la questione più delicata e astrusa da definire è quella dell'utopia tahitiana, la cosiddetta isola felice.
Tra la fine del 1767 e il principio del 1768, le due navi di Bougainville, si lasciano alle spalle le difficoltà e le peripezie incontrate nello stretto di Magellano per avventurarsi in direzione del Pacifico. Se dall'isola di Lancieri e dall'isola dell'Arpa i comportamenti degli indigeni avevano un fare alquanto minaccioso e rest o, spingendo le truppe francesi sempre più a largo con delle lunghissime lance, al contrario l'atteggiamento del popolo tahitiano fu totalmente differente; tra la notte del tre e quattro aprile i navigatori francesi vennero accolti a braccia aperte da quel singolare popolo, e Bougainville, insieme ai suoi compagni di avventura, non poteva non pensare che quello in questione fosse stato il raggiungimento della terra australe da essi stessi tanto agognata e desiderata.
L'isola aveva agli occhi della truppa, le sembianze di un paradiso terrestre irresistibilmente affascinante e seducente.
A mesure que nous avions approché la terre, les insulaires avaient environné les navires. L'affluence des pirogues fut si grande autour des vaisseaux, que nous eûmes beaucoup de peine à nous amarrer au milieu de la foule et du bruit. Tous venaient en criant tayo, qui veut dire ami, et en nous donnant mille témoignages d amitié ; tous demandaient des clous et des pendants d'oreilles23.
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