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Europa




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Europa

Per convenzione, uno dei sette continenti del mondo. Sebbene se ne parli come di un continente, l'Europa è effettivamente soltanto l'estremità occidentale dell'Eurasia, la grande massa continentale estesa dall'Atlantico al Pacifico che rappresenta oltre il 70% delle terre emerse. I geografi moderni identificano nei monti Urali, nel fiume Ural, in parte del mar Caspio e nei rilievi del Caucaso il confine tra Europa e Asia. Il nome del continente deriva probabilmente da Europa, nella mitologia greca la figlia del re fenicio di Tiro, o da Ereb, parola fenicia che significa 'tramonto'.

Nonostante la superficie ridotta, circa 10.360.261 km , l'Europa è il secondo continente più popolato dopo l'Asia, con circa 701.925.000 di abitanti (1995). La sua estremità settentrionale è Capo Nord, in Norvegia; quella più meridionale è Punta de Tarifa, nella Spagna meridionale, nei pressi di Gibilterra. Da ovest a est il continente si estende dal Cabo da Roca, in Portogallo, alle pendici nordorientali degli Urali, in Russia.

Territorio


L'Europa ha un territorio estremamente frammentato, formato da pianure, altipiani e catene montuose, articolato in numerose penisole, grandi come la Scandinavia, la penisola iberica e la penisola italiana, e di più modeste dimensioni, come lo Jutland e la Bretagna. Comprende inoltre un gran numero di isole al largo delle coste, fra cui l'Islanda, l'arcipelago britannico, la Sardegna, la Sicilia e Creta. L'Europa è aperta a ovest all'oceano Atlantico ed è delimitata dal Mar Glaciale Artico, dal Mare del Nord e dal mar Baltico a nord; dal mar Caspio a sud-est; dal Mar Nero e dal Mediterraneo a meridione. La vetta più elevata del continente è il Monte Bianco (4810 m), compreso nelle Alpi. La massima depressione è situata lungo la costa settentrionale del Caspio, a circa 28 m sotto il livello del mare.

Sotto il profilo geologico, la zolla europea presenta, da nord a sud, strutture diverse per età e costituzione. Comprende a nord una massa di rocce antiche, stabili, cristalline, a cui fanno seguito, nella parte mediana del continente, un'ampia fascia relativamente piana di materiali sedimentari e una zona di strutture composite, create da spinte, faglie, dislocazioni tettoniche e attività vulcaniche; a sud, infine, si trova una fascia di montagne di età relativamente recente, legate all'orogenesi alpina, con appendici peninsulari che rientrano nell'area del Mediterraneo, mare interno, residuo dell'antica Tetide, compresa tra Europa e Africa. Questa struttura geologica per fasce è all'origine delle diverse regioni geografiche dello spazio europeo.

Nella sezione settentrionale del continente si trova la piattaforma fenno-scandinava, struttura arcaica, formatasi nel Precambriano, che costituisce l'imbasamento della Finlandia e di gran parte della restante penisola scandinava. Inclinata verso oriente, essa forma sia i rilievi della Svezia occidentale sia l'altopiano della Finlandia, meno elevato. Il sollevamento del suo bordo occidentale ha dato origine ai rilievi della Norvegia. Ciò avvenne nel corso dell'orogenesi caledoniana (circa 500-395 milioni di anni or sono) che determinò la formazione dei monti di Irlanda, Galles, Scozia, oltre a quelli della Norvegia occidentale. La successiva erosione ha demolito e arrotondato i monti dell'arcipelago britannico, ma le vette della Norvegia (vedi Alpi scandinave) raggiungono i 2470 m di altitudine. Qui, in seguito alle glaciazioni quaternarie, le vallate modellate dai ghiacciai che scendono verso la costa sono state invase dal mare, formando i fiordi che si succedono lungo tutto il contorno costiero norvegese.

La seconda regione significativa sotto il profilo geologico è formata da terre che si dispongono ad arco dalla Francia sudoccidentale verso nord e verso est attraverso i Paesi Bassi, la Germania, la Polonia e la Russia. Si tratta di regioni formate da un substrato antico, appiattito, a cui si sono sovrapposti strati di rocce sedimentarie di varia epoca. Essa comprende anche una parte dell'Inghilterra meridionale. Seppur deformate localmente fino a dar vita ad alcuni bacini, quali il bacino di Londra e quello di Parigi, queste formazioni sedimentarie, ricoperte da uno strato di detriti di origine glaciale, sono all'origine dei bassopiani che formano le più estese pianure europee. Alcuni fra i terreni migliori d'Europa si trovano qui, in queste pianure, in particolare lungo il loro margine meridionale, dove si depositò il materiale argilloso di origine glaciale portato dal vento, il cosiddetto loess (vedi Deposito), adatto alla cerealicoltura. Questa fascia si amplia verso est, dove forma il grande bassopiano sarmatico, cioè le grandi pianure della Russia.

A sud delle grandi pianure, una fascia di strutture geologiche dissimili attraversa l'Europa dando origine ai movimentati paesaggi in cui si succedono fosse, altipiani, depressioni. Sono il risultato di contraccolpi subiti dalle masse continentali per effetto delle spinte che hanno dato origine alle Alpi e hanno determinato la successione di piegamenti che formano il Giura, le grandi faglie che hanno originato la fossa del Reno orlata dai monti Vosgi e dai monti della Foresta Nera, i picchi vulcanici del Massiccio Centrale, gli altipiani centrali della Francia e il sollevamento della Meseta Centrale spagnola.

La successiva fascia di strutture geologiche è quella, di origine recente, formatasi in seguito ai movimenti orogenetici che hanno dato origine alle catene montuose che attraversano il continente. Alla metà del Terziario, circa 40 milioni di anni or sono (vedi Oligocene), la placca afro-arabica giunse a collisione con quella europea determinando l'orogenesi alpina (vedi Tettonica a zolle). Spinte generate dalla collisione sollevarono grandi masse di sedimenti cenozoici e mesozoici depositatisi nella Tetide, dando vita a diverse catene montuose quali le Alpi, i Pirenei, gli Appennini, i Balcani e i Carpazi. Queste catene comprendono i monti più elevati d'Europa e ne rappresentano la parte morfologicamente più soggetta ai processi di modellamento. È l'Europa mediterranea, instabile e giovane in contrasto con quella matura e stabilizzata che forma le sezioni settentrionali. La frequenza dei terremoti, insieme con la presenza del vulcanesimo, è testimone del fatto che in quest'area meridionale del continente sono ancora in corso delle trasformazioni.

Idrografia







La natura peninsulare del continente europeo e la varietà degli sviluppi orografici hanno determinato la formazione di una idrografia molto articolata. Può capitare così che i corsi d'acqua, che defluiscono dal cuore del continente verso gli opposti mari circostanti, abbiano la loro origine dagli stessi spartiacque. Il fiume più lungo d'Europa è il Volga, che drena le vaste superfici del bassopiano Sarmatico e scorre verso sud in direzione del mar Caspio, mentre il secondo fiume, il Danubio, che nasce nella Foresta Nera, defluisce da ovest a est immettendosi nel Mar Nero. Alcuni dei principali fiumi europei hanno origine nelle Alpi e versano le loro acque sia nel Mediterraneo (ad esempio il Rodano e il Po), sia nel Mare del Nord (ad esempio il Reno). Alla loro alimentazione contribuiscono in sensibile misura i ghiacciai. Gli altri fiumi che nascono dagli altipiani centrali hanno un corso maturo, un regime regolare e sono quindi navigabili. Si ricordano tra gli altri la Loira, la Senna, l'Elba, che sfociano nell'oceano Atlantico e nel Mare del Nord. L'Oder e la Vistola scorrono verso settentrione per raggiungere il mar Baltico. La rete idrografica, là dove si sviluppa tra i massicci antichi e i bassopiani, si presta al collegamento dei fiumi per mezzo di canali e oggi un sistema idroviario continentale consente ai natanti di passare dal Rodano al Reno e al Danubio.

Numerosi laghi sono presenti nelle zone prealpine della Svizzera, dell'Italia e dell'Austria, e nelle regioni pianeggianti quali la Svezia, la Polonia e la Finlandia, dove la loro formazione è legata alla morfologia glaciale. Il più grande lago d'acqua dolce d'Europa è il lago Ladoga, nella Russia nordoccidentale.

Clima


Sebbene gran parte dell'Europa si trovi a latitudini piuttosto elevate, i mari relativamente caldi che bagnano il continente, lambito anche dalla calda corrente del Golfo proveniente dall'Atlantico, fanno sì che gran parte dell'Europa centrale e occidentale goda di un clima temperato, nel quale risultano mitigati gli eccessi della continentalità. Nonostante ciò le masse d'aria artiche e siberiane fanno sentire spesso i loro influssi, abbassando le temperature, specie a nord delle Alpi. I venti occidentali prevalenti, riscaldati in parte al passaggio sopra l'Atlantico settentrionale, portano la pioggia per gran parte dell'anno.

Nell'area climatica mediterranea - Spagna, Italia e Grecia - i mesi estivi, dominati dalla persistenza degli anticicloni tropicali che bloccano l'afflusso dell'aria umida atlantica, sono solitamente caldi e secchi e le precipitazioni si concentrano nella stagione invernale. Nell'area che si estende dalla Polonia centrale verso est, gli effetti moderatori dei mari si riducono e, di conseguenza, prevale un clima continentale, più freddo e più secco. Anche le regioni settentrionali del continente presentano questo tipo di clima. La piovosità annua su gran parte dell'Europa varia da circa 510 mm a 1530 mm.

Flora



Sebbene gran parte dell'Europa fosse in origine ricoperta da foreste, la vegetazione è stata estesamente modificata dagli insediamenti umani e dai diboscamenti per far posto alle attività agricole. Solamente sui monti situati più a nord e, parzialmente, nella Russia europea centrosettentrionale, il manto forestale è stato relativamente poco impoverito dalle attività umane. Una notevole opera di riforestazione è stata intrapresa a partire da epoche recenti, a cui si aggiunge oggi la ripresa del bosco sui terreni via via abbandonati dall'agricoltura.

La più ampia area di vegetazione in Europa è una fascia forestale che attraversa la metà centrale del continente, dall'Atlantico agli Urali. Vi predomina un bosco ricco di latifoglie (querce, olmi, aceri ecc.) inframmezzate da pini e abeti, che via via è sostituito, verso nord e verso est, da una foresta di conifere e betulle che assume le caratteristiche proprie della taiga, la foresta delle superfici continentali temperate fredde. Più a nord, lungo le regioni costiere artiche come nelle pendici più alte dei monti, succede la tundra, che consiste perlopiù di licheni, muschi, arbusti e fiori selvatici. Gran parte della grande pianura europea è ricoperta di praterie, aree di piante erbacee relativamente alte, mentre l'Ucraina è caratterizzata dalla steppa, superficie piatta e relativamente secca di erbe stentate. I territori bagnati dal Mediterraneo sono ricoperti da formazioni forestali, come la macchia, più o meno degradata dall'azione antropica, dove dominano i sempreverdi e le essenze aromatiche: il clima semitropicale, caldo e soleggiato, consente lo sviluppo di legnose che danno produzioni ricercate: oltre alla vite, gli olivi, gli agrumi, i fichi, gli albicocchi ecc.

Fauna





Un tempo in Europa viveva in gran numero un'ampia varietà di animali: cervi, alci, bisonti, cinghiali, lupi e orsi. Avendo però l'uomo occupato e trasformato l'ambiente naturale in gran parte del continente, molte specie hanno finito con l'estinguersi o con il ridurre enormemente il loro numero. Oggi è possibile trovare allo stato selvatico cervi, alci, lupi e orsi in numero consistente solamente nella Scandinavia settentrionale, in Russia e nella penisola balcanica; altrove essi vivono soprattutto nelle riserve. Le renne vengono allevate dai lapponi dell'estremo Nord. Camosci e stambecchi vivono ancora sulle più alte cime dei Pirenei e delle Alpi. In Europa vivono numerosi animali di piccole dimensioni, quali donnole, furetti, lepri, ricci, lemming, volpi e scoiattoli.

Fra il grande numero di uccelli autoctoni europei si annoverano rapaci come aquile e falchi, passeracei in gran quantità, come fringuelli, usignoli e passeri, rapaci notturni come i gufi ecc. Si ritiene che le cicogne portino fortuna alle case su cui nidificano, in particolare nei Paesi Bassi, mentre i cigni popolano fiumi e laghi. Il salmone scozzese, irlandese e renano è considerato un pesce di gran pregio; nelle acque marine litoranee si trova un'ampia varietà di pesci fra i quali, importanti sotto il profilo economico, merluzzi, sgombri, aringhe e tonni. Gli storioni, dai quali si ricava il caviale, si trovano nelle acque del Mar Nero e del Caspio.

Risorse minerarie

L'Europa possiede una notevole varietà di risorse minerarie. Grandi quantità di carbone si trovano in diverse località del Regno Unito; anche la Ruhr, in Germania, e l'Ucraina hanno estesi bacini carboniferi, e importanti giacimenti di carbone sono situati in Polonia, Belgio, Repubblica Ceca, Slovacchia, Francia e Spagna. Le fonti principali di minerali di ferro sono le miniere di Kiruna nella Svezia settentrionale, della Lorena in Francia e dell'Ucraina. In alcune regioni europee si producono anche piccole quantità di petrolio e gas naturale, ma le due regioni petrolifere più importanti sono il Mare del Nord (i diritti di sfruttamento appartengono in gran parte a Gran Bretagna, Olanda, Germania e Norvegia) e le ex repubbliche sovietiche, soprattutto la Russia. In Europa esistono anche molti altri giacimenti di minerali diversi: rame, piombo, stagno, bauxite, manganese, nichel, oro, argento, potassa, argilla, gesso, dolomite e salgemma.

Popolazione

L'uomo comparve in Europa già nel Paleolitico; ma sull'origine degli uomini che hanno portato al popolamento attuale non si sa molto, anche se si può supporre che i primi gruppi umani siano giunti da oriente in ondate successive, sia dall'Asia Minore attraverso i Balcani sia dall'Asia centrale percorrendo le praterie a nord del Mar Nero. Non sono mancate immigrazioni da sud, dall'Africa attraverso Gibilterra e l'Italia meridionale. Importanti furono però soprattutto le ondate di popolazioni indoeuropee originarie delle pianure interne dell'Asia, da cui derivano i principali gruppi etnici dell'Europa, nei quali si sono inseriti più piccoli gruppi come quelli ugro-finnici (da cui discendono magiari e finlandesi).

I numerosi reperti archeologici sembrano comunque confermare che l'Europa fosse abitata da una popolazione relativamente numerosa già a partire dal 4000 ca. a.C., quando il Neolitico fioriva nella penisola balcanica e nella penisola italiana (nel contempo però le civiltà urbane in Egitto e in Medio Oriente erano già affermate). Barriere naturali quali foreste, monti e paludi contribuirono a mantenere divise le popolazioni in gruppi che rimasero a lungo quasi del tutto separati. Successivamente le migrazioni determinarono via via il mescolarsi delle diverse popolazioni.

Composizione etnica



La popolazione dell'Europa è composta da numerosi gruppi etnici (individui identificati da una cultura comune e, soprattutto, da una lingua comune). Le nazioni in cui è suddiviso il continente sono in generale formate da un gruppo dominante che ha occupato un territorio nel quale ha imposto la sua cultura, come i tedeschi in Germania, i francesi in Francia ecc. Diversi paesi, in particolare nell'Europa sudorientale, presentano nutrite minoranze, e in quasi ogni paese vivono gruppi più piccoli, quali i baschi in Spagna e i lapponi in Norvegia, che rappresentano i residui di antichi popolamenti. Da un punto di vista etnico-linguistico si possono riconoscere alcuni grandi raggruppamenti corrispondenti alle seguenti aree: quella germanica, quella neolatina, quella dei popoli slavi che si sono spinti verso ovest affacciandosi al Mediterraneo. Esistono poi gruppi minoritari, inseritisi nel tessuto socio-economico europeo come gli ebrei, oppure nomadizzanti, come gli zingari, spesso fieramente osteggiati, ma che non hanno mai perduto la loro identità. Occorre poi aggiungere l'apporto immigratorio più recente, rappresentato da un numero cospicuo di turchi, africani, arabi, asiatici ecc., attratti in Europa occidentale dalle occasioni di lavoro offerte dalla sua sviluppata economia, spesso solo come lavoratori temporanei.

Il crollo del comunismo tra il 1989 e il 1991 portò allo smembramento dell'URSS in quindici repubbliche indipendenti, ognuna delle quali, anche a ovest degli Urali, riconosce una propria identità, anche se le sue popolazioni derivano da un unico ceppo slavo, come in Russia i russi bianchi e gli ucraini. Nel 1991, i croati, gli sloveni e i macedoni, che costituivano la maggioranza della popolazione nelle rispettive repubbliche federate della ex-Iugoslavia, optarono tutti per la separazione dalla federazione e divennero nazioni indipendenti. La Bosnia Erzegovina, con un insieme etnicamente molto più complesso, fu invece teatro di un sanguinoso conflitto dopo la dichiarazione dell'indipendenza dalla Iugoslavia nel 1992. Il disegno dei serbi di costituire un'unica grande Serbia in un'area etnicamente omogenea continua a essere causa di inquietudini e conflitti.

Demografia

La distribuzione della popolazione in Europa non è mai stata stabile per lunghi periodi e ha subito mutamenti dovuti sia allo scarto fra tasso di natalità e tasso di mortalità, sia alle migrazioni. Negli anni Ottanta del Novecento l'Europa aveva la più elevata densità di popolazione rispetto a tutti gli altri continenti. La zona più popolosa era rappresentata da una fascia che iniziava dall'Inghilterra e proseguiva attraverso i Paesi Bassi, la Germania occidentale e orientale, la Cecoslovacchia, la Polonia per giungere infine alla parte europea dell'URSS. Anche l'Italia settentrionale presentava un'alta densità di popolazione.

Gli sviluppi demografici hanno conosciuto in Europa andamenti diversi attraverso i secoli, a causa di fattori negativi (guerre, epidemie, carestie ecc.) o positivi (crescita dell'economia, periodi di pace ecc.). Una sensibile crescita della popolazione si ebbe, ad esempio, verso il Mille, quando iniziò un periodo di prosperità economica legata agli sviluppi dell'urbanesimo. Nel XIV secolo la peste provocò gravi decimazioni, ma già nel secolo successivo si ebbe una sensibile ripresa. Sul finire del XVIII secolo la popolazione europea, grazie al diffondersi dell'economia industriale, cominciò a crescere fortemente e l'Europa giunse a contare, nei primi decenni dell'Ottocento, oltre 150 milioni di abitanti. Essi raddoppiarono nel corso del secolo successivo, nonostante le grandi migrazioni che portarono nelle terre d'oltremare ben 55 milioni di persone.

Nel corso del XX secolo si è passati dalla forte crescita dei primi cinquant'anni all'attuale, forte rallentamento. Il tasso medio annuo di crescita demografica tra il 1980 e il 1987 è stato solo dello 0,3% circa; nello stesso periodo la popolazione dell'Asia cresceva di circa l'1,8% annuo e l'America settentrionale di circa lo 0,9% annuo. Notevoli diversità nel tasso di crescita si registrano nei diversi paesi europei, a causa del mutato modo di vita e del diverso grado di benessere. Ad esempio, nei tardi anni Ottanta l'Albania aveva un tasso annuo di crescita demografica pari a circa l'1,9% e la Spagna di circa lo 0,5%, mentre la popolazione della Gran Bretagna non mostrava mutamenti apprezzabili e quella della Germania orientale calava. Il tasso di crescita demografica ovunque rallentato era dovuto soprattutto al basso tasso di natalità. Gli europei in generale godono della speranza media di vita più elevata alla nascita: 75 anni in gran parte dei paesi, contro i 40-60 anni dell'India e dei paesi africani.

Le migrazioni, volontarie o meno, hanno rappresentato una costante nella vita europea. Nel XX secolo, due movimenti migratori hanno avuto importanti effetti sulla distribuzione della popolazione in Europa: la migrazione da una nazione all'altra di persone in cerca di lavoro e quella dalle zone rurali alle aree urbane. Lavoratori italiani, iugoslavi, greci, spagnoli e portoghesi (insieme a quelli provenienti dalla Turchia, dall'Algeria e da altri paesi extraeuropei) si trasferirono - perlopiù temporaneamente - in Germania, Francia, Svizzera, Regno Unito e in altri paesi in cerca di occupazione. Per lo stesso motivo molti europei si spostarono, all'interno dei confini nazionali, dalle campagne alle città. Dal 1950 al 1975, la popolazione dell'Europa occidentale è diventata per il 70-80% urbana; quella dell'Europa orientale e dell'Europa meridionale lo è diventata per il 60%.

La condizione urbana ha dominato attraverso i secoli la vita dell'Europa, ne ha permeato l'economia, l'arte, la cultura. La città è stata sempre il centro di elaborazione dell'intera civiltà europea, il perno della sua organizzazione territoriale. Gli sviluppi maggiori dell'urbanesimo si sono avuti con la rivoluzione industriale, quando la città fu presa d'assalto dalle popolazioni delle campagne, impoverite dalla pressione demografica. Alla sua crescita corrispose però un abbassamento delle qualità che avevano segnato artisticamente e culturalmente la città storica, benché molte città europee abbiano conservato spesso intatto il loro volto tradizionale (è il caso di Venezia, Firenze, Amsterdam, Bruges, Praga, Cordova, Siviglia ecc.).

Nella maggior parte dei paesi europei la capitale nazionale è la città più estesa e maggiormente popolata, oltre che la più importante storicamente. Le capitali europee hanno un'enorme importanza sotto il profilo economico e culturale, e presentano un notevole interesse storico-artistico; tra le principali si ricordano Atene, Berlino, Budapest, Lisbona, Londra, Madrid, Mosca, Parigi, Praga, Roma, Stoccolma e Vienna. Gli sviluppi dell'urbanesimo sono stati imponenti soprattutto con l'imporsi della rivoluzione industriale nel XIX secolo. Il fenomeno ebbe le sue prime importanti manifestazioni in Gran Bretagna, ma poi anche in Germania, Francia e Italia, sebbene l'organizzazione territoriale nei diversi stati abbia dato luogo a forme diverse di sviluppo urbano: così in Francia esso si concentrò su Parigi e il Nord, in Germania nei distretti minerari e nella valle del Reno, in Italia nella pianura pedemontana alpina. Oggi in Europa si può riconoscere una megalopoli, un'unica grande direttrice di città legate da fitte relazioni, che si estende dall'Inghilterra meridionale ai Paesi Bassi, alla valle del Reno sino alla Pianura Padana, con 30-40 milioni di abitanti.

Lingua

Gli europei parlano una grande varietà di lingue. I principali domini linguistici sono quello slavo, che comprende russo, ucraino, bielorusso, ceco, slovacco, bulgaro, polacco, macedone e serbocroato; quello germanico, che abbraccia inglese, tedesco, olandese, danese, norvegese, svedese e islandese; quello delle lingue romanze, che include italiano, francese, spagnolo, portoghese e romeno. Queste lingue hanno una comune origine indoeuropea. Fra le altre lingue indoeuropee si annoverano greco, albanese e celtico (nelle sue diverse parlate quali il gaelico, il gallese e il bretone). Oltre a coloro che parlano lingue di comune origine indoeuropea, nel continente vi sono gruppi che usano lingue ugrofinniche - finlandese, magiaro, lappone ed estone - e altri gruppi ancora che si esprimono in basco e in turco.

Religione




La maggioranza degli europei è di religione cristiana. Il cattolicesimo è la confessione che conta il maggior numero di fedeli, diffusi in Francia, Spagna, Italia, Irlanda, Belgio, Germania meridionale e Polonia. Un altro gruppo numeroso è composto dai protestanti, concentrati nei paesi dell'Europa settentrionale e centrale: Inghilterra, Scozia, Germania settentrionale, Paesi Bassi e nazioni scandinave. Un terzo gruppo importante è costituito dai fedeli della Chiesa ortodossa, presenti soprattutto in Russia, Grecia, Bulgaria, Romania e in tutte le repubbliche della Iugoslavia, fatta eccezione per la cattolica Slovenia. Comunità ebraiche, inoltre, si trovano in quasi tutti i paesi europei (la più numerosa è in Russia), mentre il 70% degli albanesi e larghe frazioni degli altri stati balcanici (Macedonia e Bosnia Erzegovina, soprattutto) sono musulmani.

Cultura




L'Europa ha una lunga tradizione di grandezza in tutte le arti: letteratura, pittura, scultura, architettura, musica e danza. Tra il XIX e il XX secolo, Parigi, Roma, Londra, Madrid e Mosca conquistarono una fama particolare quali centri culturali, ma anche molte altre città hanno patrocinato le attività di importanti musei, gruppi musicali e teatrali, e altre istituzioni culturali. Gran parte dei paesi europei ha fortemente sviluppato, nella seconda metà del Novecento, i mezzi di comunicazione di massa (radio, televisione e cinema). In tutti gli stati sono in funzione eccellenti sistemi educativi e il tasso di alfabetizzazione nella maggioranza dei paesi è elevato. Alcune fra le più antiche ed eccellenti università del mondo hanno sede in Europa, basti pensare a quelle di Bologna e Padova, di Cambridge e Oxford, di Parigi, Heidelberg, Praga, Uppsala e Mosca.

Economia

L'Europa ha detenuto a lungo il primato nel campo delle attività economiche. Sin dal Medioevo furono attivi i commerci a livello continentale e al successo economico dei ceti mercantili urbani si devono molte delle iniziative che imposero il capitalismo nell'Europa centrosettentrionale sin dal XVII-XVIII secolo. Allo sviluppo eccezionale dell'economia europea contribuirono i commerci con i paesi d'oltreoceano e poi la loro sottomissione coloniale, che assicurò la fonte di approvvigionamento delle materie prime e lo sbocco dei prodotti al sistema industriale metropolitano.

Nel corso del secolo XIX, quale luogo di origine della rivoluzione industriale, l'Europa acquisì una superiorità tecnologica sul resto del mondo che ne fece l'incontrastata dominatrice sul piano produttivo e commerciale. La rivoluzione industriale, che aveva preso avvio in Inghilterra nel XVIII secolo, diffondendosi poi in tutto il mondo, rese possibile una grande trasformazione nei modi di produrre ricorrendo a macchine complesse e dando luogo a un prodigioso aumento della produzione agricola, nonché a nuove forme di organizzazione economica e a nuovi modi di vita. A partire dalla metà del secolo XX un grande impulso alla crescita è venuto dalla formazione di organizzazioni sovranazionali quali l'Unione Europea, l'Associazione europea di libero scambio (EFTA) e l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Agricoltura






Le attività agricole in Europa sono generalmente di tipo policolturale, vale a dire che nella stessa regione si ha una gran varietà di colture e di produzioni. La parte europea dell'ex URSS è una delle poche regioni di grande estensione in cui predomina la monocoltura. Nei paesi del Mediterraneo, produzioni agricole diverse sono consentite dalle condizioni climatico-ambientali e comprendono olive, uva e agrumi, oltre a frumento e altri cereali. In gran parte dei paesi mediterranei l'agricoltura riveste una parte importante nell'economia nazionale; meno rilevante è nelle aree settentrionali, dove è stata soverchiata dall'industria, ma dove però ha conosciuto processi di razionalizzazione che l'hanno resa molto redditizia. In quasi tutta l'Europa occidentale, ad esempio, l'allevamento di bovini da latte e la produzione di carne costituiscono attività di notevole rilievo.

L'agricoltura mantiene un ruolo importante nelle regioni orientali, come nella penisola balcanica, dove è spesso praticata in forme ancora tradizionali. Qui, durante i cinquant'anni di dominio comunista, il regime delle proprietà (basato sulla collettivizzazione) e l'intero settore agricolo non hanno ricevuto il rinnovamento e gli stimoli che ha avuto l'agricoltura dell'Europa occidentale. Le possibilità agricole del continente sono molto vaste: si possono praticare utilmente le colture più diverse, anche se l'Europa nel suo insieme è conosciuta in particolare quale produttrice di frumento e altri cereali; vi si coltivano comunque anche oleaginose, viti, barbabietole da zucchero, alberi da frutta e specie orticole d'ogni genere destinate ai grandi mercati urbani. Tradizionalmente, oltre ai bovini da latte e da carne, si allevano maiali, pecore, capre e pollame.

Risorse forestali e pesca




Le foreste del Nord, che si estendono dalla Norvegia sino alla Russia settentrionale, costituiscono ricche riserve di legname che forniscono la materia prima agli stabilimenti svedesi, norvegesi, finlandesi e russi, dove si producono pasta di legno, legname da costruzione e altri derivati. Nell'Europa meridionale, soprattutto in Spagna e in Portogallo, è diffusa la lavorazione del sughero ricavato da una specie diffusa di quercia (Quercus suber). Per quanto riguarda la pesca, tutti i paesi costieri dell'Europa sono attivi nel settore, ma essa assume particolare rilievo nelle aree che sfruttano i pescosi mari settentrionali, come la Norvegia, la Danimarca e l'Islanda. La pesca rappresenta una risorsa economica importante anche per paesi quali la Spagna, la Russia, la Gran Bretagna e la Polonia.

Risorse minerarie


In gran parte dell'Europa la distribuzione della popolazione è legata allo sviluppo dell'attività estrattiva verificatosi nel corso della rivoluzione industriale. La possibilità di sfruttare i giacimenti di carbone, in regioni quali le Midlands in Inghilterra, la Ruhr in Germania e l'Ucraina, determinò il sorgere di stabilimenti situati nei pressi delle miniere e contribuì a fondare i modelli industriali, legati all'urbanesimo, che ancora perdurano. Pur essendo lo sfruttamento delle miniere in rapido declino, soprattutto a causa della meccanizzazione, esistono ancora in Europa importanti centri minerari, quali la regione tedesca della Ruhr, la zona polacca della Slesia e l'Ucraina.

Grandi quantità di metalli ferrosi si estraggono nella Svezia settentrionale, nella Francia orientale e in Ucraina. Dalle miniere europee si ricava un'ampia varietà di altri minerali quali bauxite, rame, manganese, nichel e potassa, disponibili in cospicue quantità. Una delle più recenti e importanti industrie estrattive è quella del petrolio e del gas naturale, che sfrutta i giacimenti situati al largo delle coste bagnate dal Mare del Nord. Nella parte meridionale della Russia europea, in particolare nella regione del Volga, e in Romania sono state estratte, sin dagli inizi del XX secolo, ingenti quantità di idrocarburi.

Industria






A partire dalla rivoluzione industriale, l'industria è stata uno dei fattori dominanti dell'economia europea. Nell'Inghilterra centrale e settentrionale si svilupparono i primi centri dell'industria moderna, a cui si sono poi aggiunti i centri della Ruhr e della Sassonia in Germania, della Francia settentrionale, della Slesia in Polonia e dell'Ucraina. Prodotti quali ferro e acciaio, manufatti metallici, tessili, abbigliamento, navi, veicoli a motore e materiale rotabile hanno consentito, a partire dai primi dell'Ottocento, di porre le basi della modernizzazione in senso industriale dell'Europa, benché non tutti i paesi ne abbiano beneficiato allo stesso modo, come dimostra la storia europea del XX secolo, insanguinato da guerre spaventose scatenate dalla competizione fra potenze industriali.

Il campo dell'industria è estremamente ampio e, in diversi settori, molto avanzato. Importanti settori industriali sono quelli della chimica, dell'elettronica e, in generale, dell'alta tecnologia che hanno guidato la crescita economica nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Nel complesso, l'industria si concentra tradizionalmente nella parte centrale del continente (un'area che comprende l'Inghilterra, la Francia orientale e meridionale, l'Italia settentrionale, il Belgio, l'Olanda, la Germania, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Norvegia e la Svezia meridionali), nella Russia europea e in Ucraina.

Energia

L'Europa è una grande consumatrice di energia, prodotta soprattutto dalla combustione di carbone, lignite, gas naturale e petrolio (in larga parte d'importazione), dagli impianti nucleari e dalle centrali idroelettriche; queste ultime si trovano soprattutto in Norvegia, Svezia, Francia, Svizzera, Austria, Italia e Spagna. L'energia nucleare ha un ruolo di rilievo in Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Lituania, Ucraina e nelle altre repubbliche ex sovietiche, in Svezia, Svizzera, Finlandia e Bulgaria. Anomala è la situazione della Repubblica d'Irlanda, dove l'elettricità è ricavata soprattutto dalla combustione della torba.

Trasporti e comunicazioni




L'Europa è dotata di sistemi di trasporto molto avanzati, in particolar modo nella parte centrale del continente e, in misura minore, in Scandinavia, nelle repubbliche dell'Europa orientale e nell'Europa meridionale. In Europa circola un gran numero di veicoli privati e le merci vengono perlopiù trasportate su gomma. Efficienti sono le reti ferroviarie, anch'esse impiegate per il trasporto di passeggeri e merci.

Un ruolo fondamentale per l'economia europea, secondo una tradizione che risale al mercantilismo dei secoli passati, è svolto dai trasporti marittimi; molti paesi, fra i quali Grecia, Gran Bretagna, Italia, Francia, Norvegia e Russia, sono dotati di grandi flotte mercantili. Rotterdam, nei Paesi Bassi, sbocco del cuore industriale del continente è, con Singapore, il porto marittimo più attivo del mondo. Altri porti europei di notevole importanza sono Anversa (Belgio), Marsiglia (Francia), Amburgo (Germania), Londra (Gran Bretagna), Genova (Italia), Danzica (Polonia), Bilbao (Spagna) e Göteborg (Svezia). Molte merci, all'interno del continente, vengono trasportate attraverso corsi d'acqua; tra i fiumi europei che sopportano un traffico notevole si annoverano il Reno, la Schelda, la Senna, l'Elba, il Danubio, il Volga e il Dnepr. L'Europa centrale è inoltre dotata di una considerevole rete di canali navigabili collegata ai fiumi.

Quasi tutti i paesi europei gestiscono una propria compagnia aerea nazionale e molte di queste - Air France, British Airways, Swissair, Lufthansa (Germania), KLM (Olanda) e Alitalia - sono fra i principali vettori internazionali. Quasi tutti i sistemi di trasporto nel continente sono controllati dai governi. A partire dalla seconda guerra mondiale sono stati costruiti numerosi oleodotti per il trasporto di petrolio e gas naturale che arrivano ai capolinea mediterranei e dei mari settentrionali.

Commercio internazionale



Quasi tutti i paesi europei svolgono una notevole attività sul piano del commercio internazionale. Gran parte degli scambi si realizza all'interno del continente, soprattutto fra i membri dell'Unione Europea, ma gli europei sono attivi anche nel commercio su larga scala con i paesi degli altri continenti. Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Paesi Bassi sono fra i maggiori attori del commercio mondiale. Gran parte degli scambi intercontinentali europei riguardano l'esportazione di prodotti finiti e l'importazione di materie prime.

Storia

Preistoria




Molto frammentarie sono le testimonianze della presenza in Europa dell'Homo erectus, che vi sarebbe giunto circa 1.500.000 anni fa, provenendo dall'Africa. Le documentazioni paleontologiche più consistenti datano a 900.000 anni or sono e sono costituite da resti di fauna e da strumenti di pietra. Altri significativi reperti segnalano la trasformazione dell'Homo erectus in esperto cacciatore, la sua vita in accampamenti all'aperto o in grotte e l'uso abituale del fuoco (400.000 anni fa). Risalendo la storia si rintracciano molti resti dell'uomo di Neanderthal, alla cui scomparsa all'epoca del Paleolitico superiore (circa 35.000 anni fa) fece seguito l'arrivo dell'Homo sapiens sapiens: presente in tutti i continenti, si identifica in Europa con l'uomo di Cro-Magnon, dal nome della località di rinvenimento nella Francia meridionale.

I rivolgimenti climatico-ambientali crearono le premesse per il passaggio dal nomadismo dei cacciatori alla sedentarietà degli agricoltori-allevatori. Ebbe così inizio il Neolitico, la cui diffusione in Europa avvenne a partire da est (area danubiana e balcanica) e da sud (area mediterranea). Le stesse direzioni seguì la diffusione dei metalli, il cui utilizzo si accompagnò alla nascita delle prime unità statali, all'inizio del secondo millennio. Queste comparvero nell'area mediorientale, quando in Europa prevalevano insediamenti meno elaborati sul piano politico, come le culture della terramare e quella villanoviana in Italia, o le società palafitticole presenti nelle lagune e ai bordi dei laghi. Il passaggio dall'età del Bronzo all'età del Ferro corrispose per l'Europa a un periodo di grandi mutamenti: nelle zone centrosettentrionali, la cultura cosiddetta 'dei campi di urne' (caratterizzata tra l'altro dal rituale della cremazione, ricorrente dall'Est europeo alla penisola iberica) cedeva il passo al diffondersi della cultura di Hallstatt, mentre nel Mediterraneo orientale le migrazioni indoeuropee dalla Russia modificavano profondamente il panorama demografico.

Storia antica




All'alba della storia si delineò una frattura non solo geoclimatica, ma anche di civiltà, che divise l'Europa antica in due settori ben distinti: da una parte una cultura mediterranea, che si sviluppò grazie ai contatti con l'Egitto e il Medio Oriente, zone molto progredite, e dall'altra una cultura continentale che non sviluppò sistemi sociali altrettanto complessi, rimanendo nel quadro di un'economia di villaggio quasi autosufficiente.

All'inizio del I millennio a.C., in Italia la sovrapposizione tra elementi differenti, quello celtico, quello indoeuropeo e quello greco, fu più marcata che altrove e determinò il nascere di una società capace di raffinate elaborazioni simboliche ed espressioni artistiche, come quella degli etruschi. Nello stesso periodo, sul Mediterraneo la fioritura delle città-stato della Magna Grecia creava ulteriori collegamenti con le evolute civiltà orientali.

L'impero romano fu il più potente fattore di unificazione della regione europea, tra la linea Reno-Danubio e il Mediterraneo, comprendente anche la Francia, l'Inghilterra e la Spagna. Il quadro mutò sostanzialmente ai tempi di Marco Aurelio, quando si verificò la prima grande invasione di popolazioni germaniche, avanguardia di quelle ondate migratorie che, nel V e VI secolo, portarono dentro i confini dell'impero popoli provenienti dall'est, che i romani chiamarono 'barbari'. L'insediamento di popolazioni germaniche e slave disgregò l'impero romano d'Occidente. L'imponente movimento di unni, ostrogoti, visigoti, alani, vandali, svevi, franchi e germani non distrusse però il tessuto intimo della civiltà romana che, mentre assimilava le genti dell'est nelle sue strutture, ne veniva a sua volta radicalmente modificata. La caduta di Roma fece venire meno quella divisione dell'Europa, che Roma stessa aveva operato, tra il mondo tribale dei barbari e quello dei popoli amministrati da Roma.

Età medievale








Alla fine dell'VIII secolo, dopo i grandi rivolgimenti delle invasioni barbariche e dopo la breve riconquista operata da Giustiniano, il quadro parve stabilizzarsi con il consolidamento di differenti domini: il regno dei franchi a occidente; il regno dei longobardi insediato nell'Italia settentrionale; l'impero bizantino nel sud dell'Italia e nei Balcani.

L'assimilazione dell'elemento germanico con quello romano fu favorita dall'affermazione del regno dei franchi, la più solida forma politica del Basso Medioevo, che Carlo Magno portò alla massima estensione. Fondamentale fu il ruolo della Chiesa, riorganizzata sul piano disciplinare e attrezzata culturalmente allo scopo di operare l'inquadramento e il disciplinamento delle popolazioni. Nell'Est dell'Europa, la Chiesa cattolica entrò in competizione con quella bizantino-ortodossa, organizzata a Costantinopoli: la rottura tra Chiesa occidentale e Chiesa orientale (1054) ne fu la conseguenza.

L'unità del grande impero carolingio fu ben presto minata dalle spinte centrifughe delle aristocrazie, dalle quali derivò un numero crescente di signorie regionali. Il dissolversi dell'ordinamento pubblico carolingio fu indotto altresì dalle invasioni di normanni, ungari, saraceni, che favorirono ovunque il processo di incastellamento, ossia la dimensione militare e politica di piccola gittata territoriale, basata su vincoli di fedeltà locale più che su ampie strutture istituzionali.

Con l'XI secolo si avviò una forte ripresa dell'Europa: si incrementarono gli scambi interni e ci furono un notevole sviluppo economico, frutto di una rivoluzione agraria, e un forte rinnovamento culturale, nato nelle università e nei monasteri. Tutto ciò fu accompagnato da un cambiamento ai confini orientali: ungari, cechi e polacchi si stanziarono nelle regioni dell'Europa centrale e si convertirono al cristianesimo, creando con la loro presenza una barriera difensiva di fronte ai nomadi delle steppe. Le frontiere dell'Europa, sempre mutevoli, si stabilizzarono intorno a tre grandi spazi politico-culturali: il primo era quello delle regioni centroccidentali (Italia, Francia, Germania) a cui il neonato Sacro romano impero dava una parvenza di unità istituzionale, ma a cui la Chiesa imprimeva l'identità più forte; il secondo coincideva con un'indefinita zona periferica di missione e di conquista, lungo i margini orientali a est del Danubio, che si stavano trasformando in periferia della civiltà europea; il terzo si proiettava oltre quei confini - verso nazioni e popoli che fino al Settecento saranno comunemente considerati barbari - tra le pianure dell'Ucraina e gli Urali, tra l'Ungheria e il Caucaso, tra il Baltico e il Circolo polare artico.

Il cuore dell'Europa era quindi l'Occidente plasmato dal sistema feudale e via via riorganizzatosi in unità politiche, sorte su base regionale o nazionale, che andavano dai comuni alle signorie, dagli stati regionali alle città-stato patrizie, dalle repubbliche mercantili ai regni nazionali. Tra queste forme di dominio le monarchie dinastiche con ampia giurisdizione territoriale erano destinate a esercitare un ruolo preminente, grazie al monopolio della forza militare, all'assoggettamento del territorio, all'utilizzazione di funzionari al servizio dello stato.

Età moderna







L'Europa nell'età moderna si trovò divisa in tante unità politiche, tra le quali emersero Spagna, Francia e Inghilterra, che tra XVI e XVII secolo avrebbero assunto un ruolo-guida negli equilibri statali del continente. La cultura dell'umanesimo e del rinascimento diede un'impronta di alta civiltà all'Europa che stava uscendo dal Medioevo e fornì un modello di creatività culturale che spezzò le forme statiche e autoritarie del sapere.

All'alba dell'età moderna un altro fattore di trasformazione decisivo è rintracciabile nella rottura dell'unità religiosa provocata dalla Riforma protestante. Proprio le confessioni religiose contribuirono a definire le unità culturali di tipo nazionale in Germania e nel Nord Europa e resero coeso lo spazio cattolico della Controriforma; d'altro canto emarginarono le minoranze religiose e azzerarono i valori della tolleranza. In quello stesso periodo gli europei si espandevano al di fuori del proprio habitat millenario, intraprendendo in Asia, Africa e America, viaggi di esplorazione e conquiste, che diedero origine alla lunga epoca coloniale conclusasi nella seconda metà del XX secolo. L'ultima guerra di religione si consumò nel XVII secolo: si tratta della guerra dei Trent'anni, che fu però anche guerra per l'egemonia politica. Dopo il 1648 gli stati europei non avrebbero più combattuto guerre di religione e, fino a Napoleone, avrebbero evitato di turbare un sistema di equilibri dal quale era cancellata l'idea che un solo stato fosse predominante.

Il Settecento, secolo dei Lumi e della Rivoluzione francese, fornì una più intima coesione culturale all'Europa, che sviluppò un linguaggio internazionale della politica e visse tensioni ideologiche comuni, mentre l'espansione rivoluzionaria e napoleonica della Francia travolse i vecchi equilibri delle monarchie assolute. L'età della Restaurazione, inaugurata dal congresso di Vienna (1814-15), conobbe un disegno d'ordine politico e di stabilità internazionale di cui si resero garanti le grandi potenze, ma che non resse l'onda d'urto di insurrezioni nazionali, indipendentistiche e sociali, che a più riprese ne scompaginarono il quadro.

Età contemporanea







Processi di indipendenza e unificazioni statali (Grecia, Belgio, Italia, Germania) crearono un'Europa distinta in due settori: da una parte gli stati nazionali, retti perlopiù da monarchie liberali, dall'altra i tre grandi imperi tedesco, austroungarico e russo, aggregazioni multinazionali e plurietniche, tendenzialmente esposte a forme autoritarie di potere. Crescita demografica e sviluppo economico indotto dall'industrializzazione modificarono la fisionomia sociale e materiale dell'Europa: nascevano le città industriali, si formavano ceti medi e proletariato, si elaboravano moderne ideologie e forme di partecipazione nuove che esprimevano la transizione dalle società elitarie alle società di massa. Alla fine dell'Ottocento si esasperò il nazionalismo e lo sviluppo industriale scatenò mire imperialistiche. Questi fattori furono fra le cause dello scoppio, nel 1914, della prima guerra mondiale, un conflitto di dimensioni continentali.

La guerra mondiale divenne crogiolo di tensioni sociali che si arroventarono nell'immediato dopoguerra, rinfocolate dalla crisi economica che produsse disoccupazione e inflazione. Esasperazione dei ceti medi, sottoposti a perdita di reddito e di prestigio, spirito di rivalsa dei ceti abbienti nei confronti del movimento operaio, attesa di soluzioni rivoluzionarie sull'esempio del bolscevismo in Russia furono altrettanti elementi che infuocarono il clima europeo e predisposero gli animi alle soluzioni autoritarie e illiberali: il fascismo prima e il nazismo poi furono la risposta totalitaria e di massa ai conflitti del primo dopoguerra. La seconda guerra mondiale fu innanzitutto lo scontro tra democrazie e dittature, che prese una dimensione internazionale. Il secondo dopoguerra aprì la strada al ripristino della democrazia e alla ricerca di integrazioni politiche ed economiche che scongiurassero futuri conflitti tra gli stati. L'Europa come un mercato unico in un'area di grande civiltà, con diffusi livelli di benessere, con ampie garanzie di libertà personali e con standard tecnologici d'avanguardia, è l'obiettivo finale del processo di unificazione attualmente in corso (vedi Unione Europea).

Per ulteriori approfondimenti vedi le sezioni storiche dei singoli stati europei; le voci Cecoslovacchia, Iugoslavia e Unione Sovietica; le voci relative ai principali episodi della storia europea.





Unione Europea o UE Organizzazione sovranazionale dei paesi europei, volta a rafforzare l'integrazione economica e la cooperazione tra i paesi membri, istituita il 1° novembre 1993 con la ratifica del trattato di Maastricht da parte delle dodici nazioni della Comunità europea (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) oggi divenuti membri dell'Unione Europea. Nel 1995 aderirono all'Unione Europea l'Austria, la Finlandia e la Svezia.

In base al trattato di Maastricht, ai cittadini di ciascuno Stato membro viene riconosciuta la cittadinanza europea e, con essa, il diritto di vivere, lavorare o studiare in qualsiasi Stato membro. La garanzia di poter circolare liberamente in Europa ha comportato anche una riduzione dei controlli alle frontiere doganali (vedi Accordo di Schengen).

Organizzazione

L'amministrazione dell'Unione è affidata a istituzioni comuni: la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri che, anche se con ruoli e poteri diversi, partecipano ai processi decisionali; la Corte di giustizia delle comunità europee si pronuncia invece su questioni legali o su controversie esistenti tra istituzioni comunitarie o tra queste ultime e gli stati membri.

Commissione europea

La Commissione, composta di 20 membri, è l'organo esecutivo dell'Unione; essa vigila sulla corretta applicazione dei trattati europei e delle decisioni adottate in base a essi. In ambito amministrativo la Commissione gestisce i fondi comunitari e gli aiuti agli altri paesi.

Consiglio dell'Unione Europea

Il Consiglio dell'Unione Europea, principale organo legislativo, è composto dai rappresentanti dei governi dei paesi membri ed è affiancato dal comitato dei rappresentanti permanenti, che ha il compito di preparare i lavori del Consiglio e di eseguire i mandati che quest'ultimo gli affida.

Consiglio europeo

Creato nel 1974, il Consiglio europeo riunisce almeno due volte l'anno i capi di stato o di governo, assistiti dai ministri degli Esteri, nonché il presidente della Commissione europea. Il Consiglio europeo è entrato a far parte della struttura organizzativa comunitaria nel 1987.

Parlamento europeo

Il Parlamento europeo, un tempo organo puramente consultivo al quale il trattato di Maastricht ha attribuito i poteri legislativi, è l'unico organo comunitario composto da membri eletti direttamente dai cittadini appartenenti agli stati membri. La sede del Parlamento è a Strasburgo, anche se la maggior parte del lavoro delle commissioni parlamentari viene svolto a Bruxelles; il segretariato generale si trova invece a Lussemburgo. I seggi del Parlamento europeo sono 626, ripartiti in base alla popolazione di ciascuno Stato membro: nel 1994 la Germania aveva, con 99 seggi, il maggior numero di rappresentanti.

Le commissioni parlamentari esaminano le proposte di legge presentate dalla Commissione europea e spesso propongono degli emendamenti prima di sottoporle all'esame del Consiglio dei ministri. Il Parlamento europeo esercita, di concerto con il Consiglio dei ministri, i poteri in materia di bilancio, ovvero adotta il bilancio annuale e ne controlla l'esecuzione. Per alcune decisioni di particolare importanza, il Consiglio per pronunciarsi deve ottenere il parere conforme del Parlamento.

Comitati

Il trattato sull'Unione Europea ha mantenuto invariata la funzione consultiva di alcuni organi sussidiari, tra cui il comitato economico e sociale e il comitato delle regioni. Il primo, uno dei più importanti, è composto da 222 membri, nominati dal Consiglio dei ministri per un periodo di quattro anni, in rappresentanza di imprenditori, lavoratori, categorie e altri gruppi d'interesse; pur esercitando un ruolo puramente consultivo, il comitato deve essere obbligatoriamente interpellato dal Consiglio dei ministri e dalla Commissione europea su numerose questioni legislative. Il comitato delle regioni, con i suoi 222 membri, è stato creato dal trattato di Maastricht per avvicinare l'Unione Europea ai cittadini e per dare voce alle autorità locali e regionali; questo comitato non ha potere legislativo, ma deve essere consultato sulle questioni riguardanti problematiche economiche e sociali.

Corte di giustizia e Tribunale di primo grado

La Corte di giustizia, organo giudicante di ultima istanza, è composta da quindici giudici nominati per un periodo di sei anni; è competente sia per le controversie tra istituzioni comunitarie, e tra queste ultime e i paesi membri, sia per i ricorsi in appello contro le direttive e i regolamenti emanati dall'Unione. Su richiesta di un tribunale nazionale, la Corte si pronuncia anche sulla validità e l'interpretazione delle disposizioni del diritto comunitario (vedi Diritto europeo). Le sue sentenze costituiscono un precedente e divengono parte del quadro giuridico di ciascuno Stato membro. Il Tribunale di primo grado si occupa dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società.

Storia



Al termine della seconda guerra mondiale, quando l'economia europea viveva una situazione drammatica, in alcuni ambienti europei si diffuse la speranza che la ricostruzione dell'Europa occidentale potesse sfociare in un accordo per la creazione di uno stato europeo unificato: il progetto s'indebolì però con l'inizio della Guerra Fredda. Due statisti francesi, Jean Monnet e Robert Schuman, erano tuttavia convinti che Francia e Germania avrebbero potuto superare il loro atavico antagonismo e dunque cooperare, di fronte alla prospettiva di ricevere incentivi economici: nel maggio del 1950 Schuman propose allora la creazione di un'autorità comune per regolamentare l'industria del carbone e dell'acciaio; la proposta fu accolta da Germania, Belgio, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi che, insieme alla Francia, firmarono il trattato di Parigi nel 1951, dando vita alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio, operativa a partire dall'agosto 1952. Il governo britannico, invece, contrario alla natura sovranazionale della CECA, decise di non partecipare all'iniziativa.

Nel giugno 1955 i ministri degli Esteri dei sei paesi fondatori della CECA decisero di esaminare la possibilità di ampliare le basi della cooperazione economica: ebbe così inizio il processo che portò alla conclusione dei due trattati di Roma del marzo 1957, istitutivi della Comunità economica europea e della Comunità europea per l'energia atomica. Quest'ultima si rivelò però di minor importanza, poiché i singoli governi continuarono a esercitare un pieno controllo sui propri programmi nucleari.

Comunità economica europea

Dal punto di vista economico, il trattato CEE prevedeva l'eliminazione entro dodici anni delle barriere doganali tra stati membri, lo sviluppo di un sistema comune di dazi doganali per le importazioni provenienti dal resto del mondo e la creazione di una politica agricola comune. Dal punto di vista politico, il trattato rafforzava sia il ruolo dei governi nazionali sia la natura sovranazionale della CEE rispetto alla CECA.

In risposta alla CEE, nel 1960 la Gran Bretagna e altri sei paesi europei non membri costituirono l'EFTA; nel 1961, in seguito all'evidente successo economico della CEE, ebbero tuttavia inizio i negoziati per l'ammissione della Gran Bretagna. Il presidente della repubblica francese Charles de Gaulle, preoccupato dagli stretti legami tra Gran Bretagna e Stati Uniti, nel gennaio 1963 si oppose tuttavia alla richiesta di ammissione inglese, cambiando parere solo nel 1967.

Nascita della Comunità europea

La nascita della Comunità europea risale al luglio del 1967, quando le tre comunità (CEE, CECA ed EURATOM) confluirono in un'unica organizzazione denominata Comunità europea (CE). Nessun ampliamento della CE o qualsiasi altro progetto innovativo fu tuttavia possibile prima delle dimissioni, nel maggio 1969, del presidente De Gaulle, al quale succedette Georges Pompidou, favorevole invece ad appoggiare nuove iniziative in ambito comunitario.

Su proposta del nuovo presidente francese, nel dicembre 1969 venne allora convocata a L'Aia una riunione dei capi di stato dei paesi membri per preparare il terreno a un accordo sul sistema di finanziamento permanente della Comunità europea, per lo sviluppo di una struttura di cooperazione in materia di politica estera e per l'apertura dei negoziati sull'ammissione di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia.

Sviluppo della Comunità europea

Gli accordi di adesione dei quattro paesi richiedenti furono firmati nel gennaio del 1972, dopo quasi due anni di negoziati e, a partire dal 1° gennaio 1973, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda entrarono a far parte della Comunità europea; la Norvegia ritirò invece la richiesta, in quanto un referendum popolare interno l'aveva bocciata.

La Grecia entrò a far parte della CE nel 1981, mentre nel 1986 fu la volta di Spagna e Portogallo. Negli anni Settanta e Ottanta vi furono anche altri importanti sviluppi: l'intensificazione degli aiuti comunitari ai paesi meno sviluppati, in particolare alle ex colonie un tempo controllate dagli stati membri; la costituzione del sistema monetario europeo, volto a garantire una certa stabilità nei rapporti di cambio tra le monete dei paesi membri; e la graduale realizzazione del mercato unico europeo attraverso la riduzione delle barriere doganali.

Sistema monetario europeo


Nel marzo 1979 la costituzione del Sistema monetario europeo (SME) rappresentò il primo passo verso la realizzazione dell'unione economica e monetaria, inizialmente prevista per il 1980. In realtà questa previsione si rivelò ben presto ottimistica: la situazione era piuttosto complessa innanzitutto a causa dell'andamento fluttuante di ciascuna moneta europea nei confronti delle altre; la svalutazione di alcune monete finì poi col rappresentare un ostacolo alla crescita economica e col determinare un livello di inflazione piuttosto elevato.

Obiettivo dello SME era stabilizzare i tassi di cambio e porre un freno all'inflazione, limitando il margine di fluttuazione di ciascuna moneta a un piccolo scostamento rispetto a un valore di riferimento, chiamato parità centrale: qualora questo margine, pari a +/- 2,25%, non fosse stato rispettato, le banche centrali dei rispettivi paesi erano obbligate a intervenire liquidando la valuta più forte e acquistando quella più debole. I governi dei paesi membri s'impegnarono inoltre a realizzare interventi adeguati di politica economica per evitare continui spostamenti della propria moneta dalla parità centrale. Con lo SME si propose anche d'introdurre una moneta unica europea, l'ECU, il cui valore fosse definito in base a un paniere di monete ponderato rispetto all'importanza economica di ciascun paese membro. Questo sistema monetario contribuì sia alla riduzione dei tassi d'inflazione sia all'attenuazione della congiuntura economica degli anni Ottanta, caratterizzata da ampie fluttuazioni valutarie.

Il sistema dei tassi di cambio, meccanismo principale dello SME, collassò però nel settembre del 1992 in seguito a forti speculazioni attuate sul mercato dei cambi e provocate dagli elevati tassi d'interesse stabiliti dalla banca centrale tedesca dopo la riunificazione delle due Germanie. Italia e Gran Bretagna furono allora costrette a uscire dallo SME (l'Italia vi è rientrata nel 1996).

Verso il mercato unico

La graduale realizzazione di un mercato unico europeo può essere considerata una delle evoluzioni più significative avvenute in ambito comunitario nel corso degli anni Ottanta; le iniziative a favore del mercato comune furono guidate da Jacques Delors, ex ministro delle Finanze francese e presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995. Su proposta della Commissione, il Consiglio dei ministri approvò quindi un piano per rimuovere entro sette anni quasi tutte le restanti barriere doganali tra i paesi membri; il tentativo di raggiungere l'obiettivo del mercato unico entro il 31 dicembre 1993 determinò quindi un'accelerazione del processo di riforma della Comunità europea, rafforzò la cooperazione e l'integrazione in Europa e, alla fine, portò alla costituzione dell'Unione Europea.

La Politica agricola comunitaria (PAC), valutabile negli anni Ottanta intorno ai due terzi della spesa comunitaria annuale, rappresentò tuttavia uno degli ostacoli principali alla piena realizzazione dell'integrazione economica europea. In base alla PAC, la Comunità europea si impegnava infatti ad acquistare alcuni beni agricoli prodotti in eccedenza, sovvenzionando così l'attività agricola di alcuni paesi a spese di altri. Durante una riunione al vertice nel 1988, i capi di stato dei paesi membri concordarono allora sulla necessità di limitare questi sussidi, tanto che, per la prima volta a partire dagli anni Sessanta, le sovvenzioni all'agricoltura previste dal bilancio comunitario del 1989 ammontarono a meno del 60% della spesa complessiva comunitaria.

Atto unico europeo

Il termine previsto per l'entrata in vigore del mercato unico evidenziò l'esigenza di conferire alla Comunità europea poteri decisionali più ampi, indispensabili per affrontare e risolvere tutte le questioni riguardanti l'eliminazione delle barriere doganali; fino a quel momento, infatti, le decisioni del Consiglio dei ministri dovevano essere approvate all'unanimità dai suoi membri, ciascuno dei quali poteva dunque rallentare il processo decisionale esercitando il proprio diritto di veto. Con l'Atto unico europeo, entrato in vigore nel 1987, furono dunque definite alcune importanti modifiche nella struttura della comunità, tra cui l'introduzione di un sistema di votazione a maggioranza in grado di contribuire all'accelerazione del processo di realizzazione del mercato unico, e furono apportati anche considerevoli cambiamenti: il Consiglio europeo entrò formalmente a far parte delle istituzioni comunitarie, i poteri decisionali del Parlamento europeo furono ampliati e venne istituito un Tribunale di primo grado, destinato a occuparsi dei ricorsi contro la normativa comunitaria presentati da individui, organizzazioni o società. Gli stati membri concordarono inoltre l'adozione di politiche comuni in diversi settori, dalla politica fiscale a quella occupazionale, dall'assistenza sanitaria alla tutela ambientale e decisero di allineare il più possibile la propria politica economica e monetaria a quella dei paesi confinanti.

Cambiamenti in Europa e nella Comunità europea

La proposta, avanzata da alcuni sostenitori dell'Unione economica e monetaria, di limitare le restrizioni ai trasferimenti di denaro per agevolare il libero flusso di capitali fu accolta dalla Commissione europea, che elaborò un programma d'intervento. La Commissione si occupò contemporaneamente della stesura di una carta dei diritti umani, la Convenzione europea per i diritti umani. In entrambe le occasioni la Gran Bretagna si oppose al progetto comunitario, temendo che un ampliamento dei poteri della Comunità europea potesse rappresentare una minaccia alla propria sovranità; soltanto in seguito, di fronte ai rapidi cambiamenti politici ed economici verificatisi in tutta Europa, il progetto per la realizzazione dell'unione monetaria ottenne l'approvazione del governo inglese.

Alla fine degli anni Ottanta, di fronte al fallimento dei regimi comunisti, molti paesi dell'Europa orientale si sono rivolti alla CE per ottenere assistenza politica ed economica. La Comunità europea ha accettato di fornire aiuti militari e di concludere accordi con molti di questi paesi, ma ne ha escluso l'ammissione in qualità di membri; l'unica eccezione ha riguardato la Germania orientale, automaticamente incorporata nella comunità con il compimento della riunificazione tedesca. Durante una riunione al vertice nel 1990, Francia e Germania proposero allora la costituzione di una conferenza intergovernativa per rafforzare l'unità europea sulla scia dei rapidi mutamenti politici, conferenza che iniziò a elaborare una serie di accordi, poi confluiti nel trattato sull'Unione Europea.

Trattato sull'Unione Europea

Nel 1991 i delegati dei paesi membri della Comunità europea presero parte ai negoziati sul trattato dell'Unione Europea, cercando di definire le condizioni per l'attuazione del progetto; il Consiglio dei ministri, riunitosi a Maastricht, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio del 1992, firmò la versione finale dell'accordo istitutivo, ratificato dagli stati membri nel 1993. L'Unione Europea fu costituita con l'entrata in vigore del trattato di Maastricht a partire dal 1° novembre dello stesso anno.

Prospettive future

Per quanto nel corso degli anni sia stato possibile raggiungere una maggiore coesione economica tra i paesi membri dell'Unione Europea, la creazione di un unico stato federale europeo, immaginata originariamente dai promotori della cooperazione economica in Europa, è stata abbandonata da tempo. La ragione principale di tale abbandono è forse nell'eterogeneità dei paesi che vanno via via aderendo all'Unione.

Nel 1995 Austria, Finlandia e Svezia sono infatti entrate a far parte dell'Unione Europea, mentre un altro referendum ha invece nuovamente bocciato l'ingresso della Norvegia. Il numero degli stati membri è comunque destinato a salire entro la fine del decennio, dato che altri paesi hanno presentato la richiesta di ammissione (la Turchia nel 1987; Cipro e Malta nel 1990). La Svizzera ha invece ritirato la propria domanda per non violare la posizione neutrale che da sempre la caratterizza.

Nel 1991 la Comunità europea ha inoltre concluso un accordo con l'EFTA per creare un mercato unico per le merci, i servizi e i capitali; con l'entrata in vigore dello Spazio economico europeo (SEE), dal 1° gennaio 1994 sono dunque state eliminate le barriere al commercio tra Unione Europea e stati membri dell'EFTA.


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