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Relazione del film 'La Rosa Bianca'
TRAMA Monaco, 1943. Mentre la guerra di Hitler devasta l'Europa, un gruppo di
coraggiosi giovani universitari decide di ribellarsi al nazismo e alla sua
disumana macchina da guerra. Nasce così la 'Rosa Bianca', un
movimento di resistenza al Terzo Reich. Sophie Scholl è l'unica donna che si
unisce al gruppo; una ragazza come tante, che il tempo matura in una
combattente audace ed impegnata. Il 18 febbraio 1943, Sophie ed il fratello
Hans vengono scoperti ed arrestati mentre distribuiscono volantini all'università.
Nei giorni a seguire l'interrogatorio di Sophie da parte di Mohr, ufficiale
della Gestapo, si trasforma in uno strenuo duello psicologico. La ragazza mente
e nega, ricorre a strategie e provocazioni, sembra cedere e si riprende con
rinnovata forza, arrivando quasi a disarmare il suo avversario. Le prove
schiaccianti, la confessione, e l'ultimo disperato tentativo di proteggere il
fratello ed i compagni della Rosa Bianca. Il fulcro del film sta proprio
nell'interrogatorio condotto da Robert Mohr ad una Sophie affatto intimorita,
che dapprima nega ogni addebito quasi con divertita baldanza, e quando si rende
conto che le prove contro di lei sono inequivocabili, si assume tutte le colpe
cercando di proteggere il fratello e gli amici. Mohr, un vero professionista,
rimane in un certo senso soggiogato da quella ragazza, capace di tenergli testa
con tanta fierezza. Il sottile gioco psicologico che si instaura fra i due è
avvincente e l'ufficiale nazista, alla fine, offrirà a Sophie Scholl una via
d'uscita, attraverso la quale, rinnegando le propprie idee, potrebbe evitare la
condanna a morte. Ma la ragazza rifiuta firmando da sola la sua condannata a
morte insieme al fratello e un loro amico..
CONTESTO STORICO:
Nel 1919 inizia la attività politica vera a propria di Hitler costituendo
l'anno seguente il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP).
Gli esordi sono burrascosi, tanto che in seguito alle sue attività di agitatore
viene arrestato. Durante la prigionia scrive il 'Mein Kampf' orrendo
manifesto della sua ideologia, infarcita di nazionalismo, razzismo, convinzioni
circa la superiorità di una presunta 'razza ariana', odio contro
ebrei, marxisti
e liberali. Scarcerato dopo soli 9 mesi, torna alla guida del NSDAP. La grande
crisi economica del 1929 permette a Hitler e al suo movimento di far leva sul
malcontento di alcune frange della popolazione esasperate da disoccupazione e
tensioni sociali. Alle elezioni del 1930 il suo partito cresce di molto
guadagnando oltre un centinaio di seggi in parlamento. Intanto Hitler impiega
le sue camicie brune, una vera e propria organizzazione paramilitare, negli
scontri di piazza. L'ascesa del nazismo è iniziata.
Nel 1932 Hitler perde le elezioni per pochissimi voti ma l'anno seguente il
partito nazista è già il primo partito della Germania. Il consolidamento del
potere di Hitler avviene con l'eliminazione degli avversari all'interno e
all'esterno del partito. Come primo provvedimento dichiara fuorilegge il
partito comunista arrestandone i leader principali, poi scioglie tutti i
partiti tranne il NSDAP. Nel 1934, nella celebre quanto sanguinaria e
terrificante 'notte dei lunghi coltelli' fa eliminare con un massacro
oltre un centinaio di camicie brune, divenute scomode e di difficile controllo.
L'anno seguente ottiene il potere assoluto proclamandosi Fuhrer (capo supremo
del Terzo Reich), e istituendo un apparato militare di controllo e repressione
di burocratica ferocia. A capo di questo apparato vi sono le famigerate SS che,
insieme alla Gestapo (polizia di Stato con pieni poteri), istituirono il
sistema dei campi di concentramento per eliminare gli oppositori
ANALISI DEL FILM: 'Il film "la Rosa Bianca" è la terza del trentaseienne Marc Rothemund e si concentra sull'opposizione al nazismo impersonata dal coraggioso gruppo bavarese della 'Rosa bianca'. Adottando il punto di vista della studentessa Sophie Scholl, una ragazza 'forte nello spirito, ma tenera di cuore' ,membro del movimento pacifista 'La rosa bianca'. condannata a morte assieme ai confratelli nel febbraio del '43, il film racconta con buon ritmo e solide interpretazioni (soprattutto quella della protagonista Julia Jentsch) gli ultimi sei giorni dell'eroina di una resistenza interna generalmente ignorata. Il film si divide in tre parti, dopo un brillante inizio (i due fratelli che distribuiscono volantini negli splendidi interni dell'università di Monaco), troviamo la prima figura-chiave del film cioè il bidello dell'università che scopre I ragazzi e li consegna alla polizia. Si evince da cio' che non fossero solo le SS a scovare gli oppositori ma sono anche gli stessi cittadini a svolgere questo ruolo, perchè si sentono parte integrante della società nazista. Dopo invece assistiamo al nucleo principale della pellicola: il confronto fra Sophie e l'ispettore, per arrivare al processo-farsa al quale saranno sottoposti. Le indagini sono condotte dalla Gestapo, la polizia di Stato, che candanna I ragazzi per alto tradimento. Le scene confrontano nel lungo interrogatorio la Scholl a un implacabile inquisitore della Gestapo, il quale forse avvinto dalla fermezza interiore della prigioniera tenta paradossalmente di suggerirle una via di salvezza, ma la struggente eroina, che rifiuta ogni compromesso affinché il suo gesto risulti esemplare, impone sullo schermo una vibrante nota di emozione. Sophie che commuove proprio perché in un'epoca smorta e opaca ci ricorda quanto può essere grande e sublime agire secondo coscienza. Altro punto che il registra mette in luce è la comprensibile difficoltà tedesca nel raccontare il nazismo. Soffermandosi sulla "Rosa bianca", Rothemund parla al contempo degli oppositori e dell'assenza di opposizione al regime hitleriano: il dato storico che emerge non sono i tre ragazzi che sacrificano la propria vita in nome d'una libertà soppressa, ma il resto della popolazione tedesca che non ha mai voluto far nulla per fermare il più grande crimine della storia.
MAGISTRATURA: Il regime nazista, dopo aver conquistato il potere, ha cercato di eliminare ogni possibilità di opposizione alternando alla violenza aperta contro gli avversari la pratica dei processi e delle condanne politiche. Per raggiungere questo scopo il regime non ha esitato quindi a modificare le leggi esistenti e ad influenzare con ogni mezzo l'opera dei giudici, faziosi, in modo da ottenere l'assoluzione dei propri sicari, anche se colpevoli di orrendi delitti, e la condanna degli avversari del regime: proprio per questo, del resto, il regime è arrivato a violare in modo clamoroso il principio dell'indipendenza della magistratura, che costituisce uno dei cardini su cui si basa ail funzionamento della giustizia in uno stato democratico.Oggi invece la nostra costituzione tutela in modo particolare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, fissando con precisione tutti quegli aspetti (come per esempio le regole per la carriera e le promozioni e quelle relative al trasferimento dei magistrati da un asede a un'altra) che potrebbero essere utilizzati per influenzare in qualche modo l'orientamento dei magistrati o per costituire "tribunali speciali" e composti esclusivamente da giudici con determinate caratteristiche od orientamenti. I giudici devono essere indipendenti, ma non sono liberi da ogni controllo, anzi. In primo luogo sono soggetti a quella norma della Costituzione che fissa l'obbligatorietà dell'azione penale, un principio che mira a limitare il più possibile la stessa discrezionalità del magistrato: di fronte alla segnalazione di un reato, da chiunque commesso, il giudice è costretto a intervenire. Inoltre le loro sentenze , cioè le decisioni prese alla fine di un processo, devono essere motivate: essi infatti devono rendere conto delle ragioni che li hanno spinti ad emettere una determinata sentenza, perchè senza questa motivazione non sarebbe possibile conoscere I criteri che hanno seguito.
L'Organismo politico che fonda la sua legittimità non sul potere arbitrario del sovrano, ma su una costituzione, che tutela i diritti fondamentali del cittadino e stabilisce la distribuzione del potere fra i vari apparati di governo è chiamato appunto Stato di diritto, che nella Germania nazista era stato completamente cancellato
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