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Il cinema come documento storiografico
I film storici costituiscono un genere che si sviluppò già all'inizio del Novecento: inizialmente erano soprattutto di carattere mitologico o biblico-egizio o greco-romano ma successivamente non ci si è limitati alla rappresentazione di vicende legate all'antichità, e si è esteso anche ad altre epoche della storia (il Medioevo, l'età moderna e quella contemporanea), evolvendosi in forme meno ingenue e talvolta più documentate. Così i migliori film di questo genere hanno cominciato ad interessare gli storici di professione: nacque da subito un dibattito sulla possibilità di acquisire come fonte complementare storica solo i documentari o anche i film di finzione. A seguito della disputa si decise che un film a sfondo storico può essere considerato in tre diversi modi.
Un film di questo genere può raccontare la storia del periodo che viene descritto dalle sue immagini: ciò avviene quando fornisce delle informazioni sull'epoca come nuova forma di storiografia. Fra questi si possono distinguere i film dove la storia è semplicemente la cornice di un'opera di intrattenimento, come Il gladiatore del 2000, e i film dove l'evento storico è l'oggetto principale della narrazione, come Barry Lyndon del 1975.
Oppure può costituire una fonte per conoscere la storia del periodo in cui il film è stato prodotto: in questo caso oltre a informare sulle epoche passate descritte dalle sue immagini, può anche fornire delle informazioni sull'epoca in cui la pellicola è stata girata. Fra questi ci sono i film storici che hanno svolto una funzione di propaganda politica per il presente, non solo nei regimi totalitari, ma anche in quelli di democrazia liberale. Le pellicole di questo tipo, come Scipione l'Africano del 1937, molte volte aspirano a trarre dal passato delle lezioni e dei paralleli validi per l'età contemporanea, sottolineando ciò che unisce le diverse epoche della storia. Questi film storici consentono, dunque, un duplice viaggio nel tempo: nel passato che raccontano, ma anche nel periodo in cui sono stati presentati al pubblico.
Infine può essere agente di storia e ciò avviene quando è in grado di essere esso stesso protagonista di avvenimenti significativi sul piano storico per l'influenza che può avere sull'immaginario collettivo o per le polemiche che può suscitare come nel caso de Il cacciatore del 1978: quando questo film sulla guerra in Vietnam uscì, creò un'incredibile reazione nella sinistra americana ed europea poiché presentava un'immagine negativa dei Vietcong, cioè dei guerriglieri comunisti, che invece erano difesi da tutta l'opinione pubblica internazionale di sinistra.
Se il cinema storico può essere considerato un esempio di storiografia allora bisogna considerare il problema dell'obiettività.
Quando nacque il cinema alcuni storici si convinsero che l'immagine cinematografica potesse rappresentare il documento assoluto in quanto perfetto riproduttore della realtà in modo obiettivo. Ma i primi libri pubblicati su questo argomento non prendevano minimamente in considerazione il fatto che l'operatore cinematografico fosse libero di scegliere quali immagini catturare e quindi di dare un'interpretazione della realtà soggettiva, manipolabile e anche ingannevole infatti come disse Benedetto Croce "La storia è sempre contemporanea e quindi non sempre particolarmente obiettiva": da ciò derivò una delusione che portò alcuni a non accettare il cinema come documento storico fino agli anni 50.
Un altro problema che in molti si posero riguardo alle pellicole storiche è che gli spettatori di tutte le epoche tendono a interpretarli con la sensibilità propria del loro tempo decontestualizzando la narrazione del film stesso dal periodo in cui esso è stato prodotto: è proprio questa ambiguità a rendere affascinante un'opera cinematografica, il fatto che esso riesca a trasportare in una dimensione temporale diversa e a proporre un sogno che, per il periodo della proiezione, diventa realtà;
infatti, tra tutte le arti, il cinema rende estremamente labile il limite tra realtà e finzione. Se lo storico vuole dare una corretta interpretazione del film come documento capace di spiegare il gusto e i valori di una determinata epoca, deve cercare di calarsi interamente nel periodo nel quale è stato prodotto e visto per la prima volta e di ritrovare quella dimensione passata nel quale il film era stato pensato: osservando il film Cabiria del 1914 non bisogna soffermarsi all'apparenza della storia di una donna in epoca romana, ma capire che le guerre puniche raccontate sono espressione delle prime esperienze coloniali italiane all'inizio del Novecento.
Conclusioni
Attraverso la lettura di questa tesina si può comprendere quanto l'invenzione del cinema abbia influenzato quasi tutti gli settori della nostra vita.
Anche se non sono stati presi in considerazione proprio tutti gli ambiti se non quelli tipicamente scolastici, si può intuire quanto sia stata importante la diffusione della settima arte.
Ad esempio il desiderio di certi registi di rendere in modo sempre migliore la realtà anche in film di fantascienza ha spinto l'industria ad un sempre maggiore sviluppo tecnologico: oggi diverse case di produzione sono sempre più indirizzate alla realizzazione di lungometraggi tridimensionali oppure ad alta definizione (HD).
Anche l'esistenza della televisione, forma di svago e di informazione più diffusa, è dovuta alla nascita del cinema: gli stratosferici guadagni dell'industria dell'intrattenimento, anche se solo in minima parte ricavati dall'industria cinematografica, devono comunque moltissimo alla "tecnica dell'immagine in movimento".
Non bisogna però dimenticare che anche la settima arte deve qualcosa al mondo: sono moltissimi i film che si ispirano a eventi storici (come Pearl Harbor del 2001 che riporta alcuni fatti della Seconda Guerra Mondiale oppure 300 del 2006 che racconta la battaglia delle Termopili) o alla vita di uomini importanti (come Amadeus del 1984, biografia del musicista Mozart) o alla trama dei libri (come Il codice da Vinci del 2006, tratto dall'omonimo libro di Dan Brown).
Ma più importante ancora è ricordare che senza certe persone il cinema non sarebbe nato, non si sarebbe sviluppato e che non avrebbe fatti da raccontare senza le storie ed i piccoli episodi che viviamo ogni giorno.
Bibliografia
Andreazza Fabio (2008) Identificazione di un'arte - Scrittori e cinema nel primo Novecento italiano, Roma, Bulzoni Editore
Benjamin Walter (1991) L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, Torino, Giulio Einaudi Editore
Brandi Paolo (2007) Parole in movimento - L'influenza del cinema sulla letteratura, Volume 8 di Il Cinema e le Idee, Firenze, Cadmo
Cabrera Julio (1999) Da Aristotele a Spielberg - Capire la filosofia attraverso i film, Milano, Bruno Mondadori Economica
Oldrini Guido (2006) Il cinema nella cultura del Novecento - Mappa di una sua storia critica, Firenze, Casa Editrice Le Lettere
Pirandello Luigi (2006) Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Milano, Garzanti Libri
Prèdal Renè (2001) Cinema: cent'anni di storia, Milano, Baldini&Castoldi
Zagarrio Vito (2002) Cinema e fascismo - Film, modelli, immaginari, Venezia, Marsilio Editori
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