I primi
film necessitavano della spiegazione di un narratore in sala poiché si
era più interessati a mostrare il movimento e gli effetti speciali invece di
una storia, cosa che invece non successe in Inghilterra dove i romanzi
vittoriani determinarono un maggiore sviluppo di filmati con storie narrate:
dal 1906, con la creazione di grandi sale cinematografiche, le proiezioni non
prevedevano più la presenza dei narratori poiché i contenuti erano più
semplici e lineari.
La
possibilità di sincronizzare dei suoni alle immagini è nata con il cinema
stesso grazie a Thomas Edison, ma quando i vari esperimenti raggiunsero un
livello qualitativo utilizzabile, ormai gli studios e la distribuzione nelle
sale erano organizzati al meglio per la produzione muta, per cui l'avvento del
sonoro venne a lungo rimandato: inizialmente i proprietari dei cinematografi ingaggiavano
musicisti, spesso pianisti, che accompagnassero le proiezioni e che
dovevano adattare la musica all'umore dei personaggi. Il primo film sonoro
venne prodotto dalla Warner, società in crisi economica, e fu Il cantante di jazz del 1927: dopo quel
successo tutte le case di produzione si adattarono e perfezionarono la tecnica
grazie a due nuove attività il doppiaggio e la sonorizzazione.
Anche il
colore nasce con il cinema infatti, sebbene la maggior parte dei film muti
giunti fino a oggi siano in bianco e nero, le immagini venivano colorate per
rendere le scene più realistiche e più semplici da comprendere: la colorazione
avveniva a mano fotogramma per fotogramma con diverse tecniche fra cui
il viraggio e l'imbibizione. Il primo film a colori fu Becky Sharp del 1936. Quando il
progresso delle tecniche permise l'uso di un colore più naturalistico, esso
cominciò ad essere impiegato anche con una funzione più creativa.
Oltre le tematiche la differenza più evidente fra il cinema classico
e il cinema moderno, è che mentre il film classico è realizzato affinché lo spettatore si immedesimi completamente nella
storia e perda il più possibile la consapevolezza della finzione grazie ad un
montaggio accurato e senza sorprese, nel cinema moderno allo spettatore
non si chiede di annullarsi nella storia, bensì di essere sempre presente e conservare
un certo distacco, interpretando ed elaborando quel che vede: esiste
cioè la volontà di far capire che ciò che si sta guardando è una costruzione,
una finzione.
Nel cinema tradizionale,
ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo
analogico : vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in
modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare ed in particolare l'immagine
è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile. Nel cinema digitale,
invece, l'informazione è raccolta da una cifra e scomponendo un'immagine in
punti chiamati pixel, è possibile trasformarla in una sequenza numerica:
maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà
l'accuratezza dell'immagine ottenuta.