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Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829)
Botanico e naturalista francese, formulò una delle prime teorie sull'evoluzione.
Nel 1778 pubblicò un libro intitolato "Flore française", che ebbe molto successo e che fu uno dei primi tentativi di classificazione delle piante basato su chiavi dicotomiche. E' noto soprattutto per le ricerche zoologiche e per gli studi teorici sull'evoluzione. La sua "Histoire naturelle des animaux sans vertèbres" costituisce la prima suddivisione dettagliata degli invertebrati in più classi. Tra le teorie evoluzioniste di Lamarck vi è il cosiddetto "trasformismo", secondo il quale le prime forme di vita si originarono per generazione spontanea e diedero origine a tutte le forme più complesse per trasformazioni successive causate da mutazioni ambientali.
Nella sua opera "Philosophie zoologique", pubblicata nel 1809, espose per la prima volta i principi fondamentali della sua teoria, che prende il nome di Teoria Lamarckiana, che si possono riassumere in due concetti: "L'uso e il disuso delle parti" e "l'ereditarietà dei caratteri acquisiti". Il naturalista riteneva che alcune parti del corpo di un organismo, se non erano utilizzate frequentemente, finivano con l'atrofizzarsi ("disuso"), mentre quelle più spesso usate si sviluppavano in modo particolare ("uso").
Tali modificazioni costituivano "caratteri acquisiti" che potevano venire trasmessi ai figli ("ereditarietà") e, in tal modo, determinare una modificazione delle caratteristiche della specie.
Secondo questa teoria, ad esempio, il collo delle giraffe, inizialmente corto, si allungò a causa del costante uso di questa parte nei periodi di secca, poiché per arrivare alle foglie degli alberi più alti dovevano allungarlo. Questo fu trasmesso ai figli.
Queste leggi furono smentite da Weismann (1834-1914), che tagliò per molte generazioni le code dei topi ma questi non rinassero mai senza.
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