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Il compostaggio per uno sviluppo sostenibile




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IL COMPOSTAGGIO

PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE



Il ruolo del compostaggio  nel sistema integrato di gestione dei rifiuti va assumendo, in Europa e nel nostro Paese, un peso crescente. Inoltre, l'utilizzo delle frazioni organiche sul suolo sta assumendo sempre più valenza nella soluzione delle emergenze "globali" del nostro pianeta, per combattere la desertificazione e come Carbon Sink per la riduzione della CO in atmosfera. È quanto anche emerso anche durante la III Conferenza Nazionale Sul Compostaggio. Negli ultimi decenni, con il progressivo miglioramento delle condizioni economiche, con il veloce progredire dello sviluppo industriale e con l'incremento della popolazione e delle aree urbane, le problematiche connesse alla produzione di rifiuti hanno assunto proporzioni sempre più maggiori. Inoltre la diversificazione dei processi produttivi ha generato la moltiplicazione delle tipologie dei rifiuti con effetti sempre più nocivi per l'ambiente. Infine, per certi aspetti, anche le iniziative messe in atto per far fronte ad altre emergenze ambientali, quali l'inquinamento idrico e atmosferico, hanno contribuito ad accrescere il volume dei rifiuti: ne sono un esempio i fanghi o i residui di depurazioni degli impianti di combustione. Per lo più, se la quantità totale dei rifiuti prodotti rappresenta una misura dell'impoverimento delle risorse, l'impatto generato sull'ambiente dipende anche e soprattutto dalla qualità dei rifiuti: le sostanze pericolose in essi contenute, anche in piccole quantità, possono generare notevoli problemi ambientali. I rifiuti sono, quindi, una delle problematiche più complesse che la moderna società si trova ad affrontare e che deve trovare soluzione da lato attraverso interventi volti alla prevenzione ovvero alla riduzione dei rifiuti al fronte, e dell'altro, tramite una gestione più efficiente ed un maggiore tasso di riciclo e recupero. L'utilizzo più razionale della frazione organica dei rifiuti, recuperata attraverso la raccolta differenziata, è la produzione di compost. Fino a10 anni fa l'industria del compostaggio era pressoché inesistente, con 10 impianti censiti nel 1993 per una capacità complessiva di trattamento di 200.000 tonnellate/anno di sostanza organica. L'entrata in vigore del D.Lgs. 22/97, che impone l'obiettivo di raccolta differenziata del 35% entro il 2003, il contemporaneo aumento del composto di smaltimento in discarica e la crescita della sensibilità ambientale hanno indubbiamente segnato un punto di svolta per la crescita del settore del compostaggio. Infatti il 35% dei rifiuti urbani sono organici e quindi compostabili, per un potenziale trattamento di circa 6 milioni di tonnellate annue. Una gestione dei rifiuti corretta ed efficace deve essere inquadrata in uno scenario più ampio di sostenibilità ambientale, in termini di conservazione delle risorse e riduzione degli impatti globali. Va ricordato che le specifiche condizioni atmosferiche e le tipologie di coltivazione adottate nel nostro Paese determinano un 'ingente richiesta di humus: climi caldi e secchi, coltivazioni ad alto consumo di sostanza organica (per esempio orticoltura o frutticoltura), nonché l'uso massiccio di concimi organici a base di azoto, fosforo e potassio hanno favorito il progressivo depauperamento della sostanza organica del suolo (meno di 1,5%), con un processo di rapida mineralizzazione che ha portato molte aree italiane a rischio desertificazione, e non soltanto nel sud a causa della siccità e del massiccio disboscamento, ma anche nella Val Padana per l'eccessivo sfruttamento agricolo e zootecnico. Questo scenario conduce ad una situazione favorevole per la promozione dell'uso del compost quale sostanza organica. Con un impiego programmato e mirato alle specifiche esigenze, il compost potrebbe rappresentare lo strumento adatto per ripristinare la fertilità dei suoli, anche in situazione di avanzata desertificazione. L'eliminazione dello smaltimento in discarica della frazione organica dei rifiuti e una sua trasformazione biologica in compost di qualità da avviare ad uso agronomico si inserisce tra gli interventi volti a ridurre l'effetto serra. Se, infatti, è vero che il principale gas clima-alterante è il biossido di carbonio, le cui emissioni derivano in massima parte dalla combustione delle fonti primarie di energia fossile, ma anche per un 16 % dall'agricoltura, è pur vero che anche il metano contribuisce all'effetto serra. A  questo riguardo è proprio il settore del trattamento dei rifiuti a pesare maggiormente in termini di emissioni: nel 1997 per il 44% dovuto soprattutto alle discariche e al trattamento dei fanghi di depurazione. La frazione organica, se allocata in discarica, è la maggior responsabile delle emissioni di biogas, ed è questo un ulteriore motivo per ridurne drasticamente lo smaltimento in discarica. Il settore agricolo è caratterizzato da una notevole emissione di CO : L'eccessiva lavorazione agricola determina, attraverso un consumo elevato di sostanza umificata del suolo, uno squilibrio fra carbonio perso e mantenuto nei suoli, limitando la mineralizzazione e le conseguenti massicce emissioni di CO

In questo contesto il compost, essendo materiale unificato, esercita un'azione di sequestro del carbonio organico biodecomponibile. È stato calcolato che l'aumento dello 0,15% di carbonio organico nei suoli arabili in Italia equivale a fissare la quantità di CO corrispondente alle emissioni complessive di un anno dell'intera nazione derivanti dall'uso di combustibili fossili. Il compostaggio è quindi un efficace mezzo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e di fissazione del carbonio in forma di sostanze umide che, concorrendo al ripristino della fertilità dei suoli, permettono l'assimilazione di ulteriore CO attraverso l'incremento della produzione vegetale.




COMPOSTAGGIO


Il compostaggio è un processo di ossidazione biologica, articolato in più fasi, di componenti organici naturali che si verifica in condizioni rigorosamente controllate e pilotate all'interno di cumuli o di reattori. A seguito dell'attività dei microrganismi, la sostanza organica subisce profonde trasformazioni chimico-fisiche che conducono alla sintesi di polimeri complessi con caratteristiche umo-simili e alla piena stabilità biologica dei materiali.

Sostanzialmente tale processo si articola in fasi meccaniche e fase biologica. Le fasi meccaniche operano a monte della fase biologica e hanno lo scopo di migliorarne l'efficienza.

I rifiuti, pesati all'atto del conferimento all'impianto, vengono stoccati in fosse di accumulo chiuse, mantenute in depressione. Per il convogliamento dei rifiuti verso i successivi stadi di trattamento, l'operazione generalmente avviene all'interno di canalizzazioni chiuse, operanti in lieve depressione, per evitare diffusioni di polveri.

Il processo al suo inizio prevede operazioni di triturazione e vagliatura, talora costituite da più stadi, che hanno lo scopo di preparare i rifiuti al trattamento biologico e di separare dalla massa omogeneizzata la frazione non compostabile. In particolare, la triturazione ha per obiettivi principali la riduzione della pezzatura dei rifiuti (2÷4 cm) e la loro omogeneizzazione, mentre la vagliatura consente di uniformare la pezzatura dei materiali, separando dal flusso di trattamento i sovvalli, costituiti essenzialmente da materiali di scarto o sovrabbondanti. Gli scarti di vagliatura possono essere ricircolati a monte della triturazione; in ogni caso il materiale definitivamente scartato in vagliatura può essere smaltito, eventualmente previa deferrizzazione, o riutilizzato come fonte di altro materiale di recupero.

Se presenti materiali ferrosi, la loro separazione richiede generalmente l'impiego di opportuni campi magnetici e può essere effettuata più comunemente a monte della triturazione oppure nella fase di raffinazione, quando questa sia presente. Quest'ultima operazione avviene di solito a valle del processo biologico, ma in alcuni casi si fa ricorso a un processo di preraffinazione, consistente sostanzialmente in una triturazione secondaria atta a ridurre ulteriormente la pezzatura e a polverizzare gli inerti residui. Tale scelta viene di norma limitata agli impianti dotati di fase biologica accelerata che non prevedono una raffinazione del compost per classificazione.

Nella gran parte dei casi si procede alla miscelazione con fanghi di risulta da impianti di trattamento di acque reflue. L'aggiunta del fango consente di incrementare l'apporto di sostanza organica e quindi di nutrienti, nonché di regolare a monte l'umidità della miscela.

La quantità di fanghi miscelabili è funzione diretta dell'umidità ed è quindi vantaggioso utilizzare fanghi ben disidratati e contemporaneamente stabilizzati, al fine di non incrementare troppo le richieste di ossigeno. Il rapporto di miscelazione, a monte della fase di stabilizzazione biologica deve essere calcolato in base a un rapporto preciso che consideri la quantità di fanghi, di rifiuti e l'umidità. La miscelazione con i fanghi di depurazione deve procedere in modo appropriato e tenere in considerazione i problemi legati alla presenza di sostanze tossiche nei fanghi e di condizionanti chimici che possono modificare il rapporto di miscelazione, indipendentemente dall'umidità.

La fase biologica prevede un periodo di maturazione del prodotto che si protrae nel tempo.

La fase di stabilizzazione aerobica delle sostanze organiche, che permette la loro trasformazione in un prodotto umico metastabile con proprietà ammendanti e blandamente fertilizzanti del suolo agricolo, è quella essenziale dell'intero processo. Nella sua fase iniziale è un processo marcatamente aerobio ed esotermico: la presenza di composti prontamente metabolizzabili comporta elevati consumi di ossigeno e parte dell'energia della trasformazione è dissipata sotto forma di calore (60÷70 °C).

Si tratta comunque di un processo biologico basato sull'azione combinata e sequenziale di popolazioni batteriche mesofile e termofile, di miceti e attinomiceti e di protozoi ambientali.

Oltre ai batteri, quali principali responsabili della trasformazione della sostanza organica, gli altri organismi svolgono funzioni di demolizione del materiale organico, sintetizzando vitamine e antibiotici (funghi), di demolizione della frazione di sostanza organica meno facilmente degradabile (attinomiceti) - ad esempio la cellulosa - e di regolazione e controllo dello sviluppo di batteri e miceti (protozoi ambientali).

Nelle fasi iniziali del processo prevalgono i batteri, sia facoltativi aerobi che anaerobi, mentre i funghi si diffondono negli strati superficiali al termine del primo periodo di maturazione e gli attinomiceti sono presenti negli stadi finali del processo prevalentemente in superficie; il processo di umificazione si sovrappone e si sostituisce progressivamente a quello di biossidazione.

Questi organismi, se il substrato disponibile è adatto, sono naturalmente presenti; in ogni caso un miglioramento del processo può essere ottenuto con il ricircolo di materiale a diverso grado di maturazione, piuttosto che con l'impiego di ceppi selezionati.

Ciò richiede una adeguata e bilanciata disponibilità di nutrienti, principalmente azoto e fosforo. Per quanto concerne l'azoto, inizialmente il rapporto è C/N 30, con un campo di variazione C/N = 25÷50; valori di C/N >35 portano ad un progressivo rallentamento del processo, mentre per C/N <25 sono probabili perdite di azoto (sotto forma di NH ) per strippaggio, soprattutto durante le fasi più esotermiche.

Per quanto riguarda il fosforo, inizialmente il rapporto è C/P 100, con un ampio campo di variazione ammissibile; si riscontrano funzionamenti corretti anche per C/P = 75÷150. Qualora C/N e C/P risultassero troppo elevati per carenza di nutrienti, generalmente si fa ricorso all'addizione di fanghi di depurazione.

All'inizio del processo la massa da compostare è a temperatura ambiente, poi, per effetto dell'esotermia delle reazioni biologiche, la temperatura sale rapidamente fino a raggiungere, nel giro di pochi giorni, valori di oltre 50 °C, con punte di oltre 70 °C.

La temperatura si mantiene elevata fin quando vi è disponibilità di sostanza organica facilmente biodegradabile (nel caso del sistema tradizionale su cumuli deve essere rispettata anche la condizione della circolazione d'aria); al termine del processo si verifica un progressivo abbassamento fino al raggiungimento della temperatura ambiente.

Contemporaneamente, il pH, dopo un abbassamento iniziale (pH = 6÷6,6 ) dovuto alla produzione di acidi organici, prende a risalire per poi stabilizzarsi su valori praticamente neutri.



Qualità dei materiali di partenza


La produzione di compost fornisce la soluzione congiunta a due ordini di problemi: l'esigenza di fertilizzanti organici, da un lato, e la necessità di smaltire rifiuti biodegradabili, dall'altro.

L'importanza del compostaggio è pertanto destinata a crescere nel tempo, sia per i rischi ecologici e igienico-sanitari connessi allo smaltimento dei rifiuti in discarica, o nel caso degli inceneritori per gli elevati costi di investimento e di esercizio, sia per la diffusa carenza di sostanza organica in rapporto alle esigenze di un'agricoltura moderna.

La validità della scelta del sistema di compostaggio è tuttavia legata alla capacità di collocare sul mercato il prodotto finale che, a sua volta, è strettamente correlata alla qualità del compost prodotto, cioè a un basso contenuto di sostanze inquinanti, alla quantità e alla qualità della sostanza organica contenuta nel compost, al suo grado di maturità e stabilità.

Le caratteristiche qualitative sono influenzate in misura determinante dalla qualità dei materiali di partenza e dalle modalità di conduzione del processo di compostaggio. È possibile ottenere compost di buona qualità impiegando materiali idonei, operando con una corretta tecnica di trattamento e una adeguata attrezzatura impiantistica. La qualità dei materiali di partenza influenza in modo determinante la qualità del compost finale, in particolare per quanto riguarda le caratteristiche ambientali del compost stesso.

I rifiuti verdi, costituiti essenzialmente da sfalci, potature e foglie, sono sicuramente la frazione organica più pregiata tra quelle che finiscono mescolate ai rifiuti solidi. La tecnologia di valorizzazione meglio utilizzabile per questi materiali è il compostaggio finalizzato alla produzione di un ammendante organico di alta qualità. I limiti qualitativi di questi rifiuti rispetto a tale utilizzo sono praticamente trascurabili; la loro composizione chimica, e in particolare il rapporto C/N particolarmente elevato, può essere uno svantaggio per il compostaggio, qualora questi materiali vengano trattati da soli. È perciò consigliabile il co-compostaggio con altri rifiuti ad elevata matrice organica ricchi di azoto, quali fanghi di depurazione, scarti zootecnici ecc. In questo modo si abbreviano i tempi di trasformazione e si ottengono dei prodotti qualitativamente migliori da un punto di vista agronomico.

Esistono determinate utenze (mercati, esercizi commerciali, ristoranti, mense, caserme, e altri grandi utenze), diverse da quelle abitative, che producono quantità considerevoli di rifiuti, ad elevata matrice organica, sicuramente compostabili, caratterizzati dalla presenza di residui vegetali, alimentari, ecc. Rifiuti della stessa tipologia possono inoltre provenire dalla industria agroalimentare, in special modo da quella conserviera. La qualità di questi materiali è sicuramente elevata anche se in alcuni casi possono dare luogo a compost leggermente contaminati da materiali inerti (plastica, vetro) e con elevato contenuto di sali solubili.

La raccolta dell'organico condotta presso utenze domestiche mediante l'introduzione di differenti contenitori viene sperimentata presso diverse realtà territoriali sia in Italia che all'estero. Molti degli impianti attualmente operanti in Italia prevedono ancora il trattamento dei rifiuti solidi raccolti in modo indifferenziato e la separazione a valle della raccolta mediante cicli tecnologici più o meno complessi. Le motivazioni della scarsa qualità del compost sono, in questi casi, prioritariamente da ricercare proprio nella cattiva qualità dei materiali di partenza e anche in errori tecnologici processistici e gestionali legati al funzionamento degli impianti.

Il compostaggio di rifiuti separati e differenziati alla fonte è indubbiamente auspicabile; infatti permette una semplificazione tecnologica più o meno spinta, con evidenti economie di scala. La situazione italiana tuttavia è ancora arretrata rispetto ad altri Paesi europei dove più del 50% del compost prodotto è contrassegnato dal marchio di qualità.

La possibilità di utilizzare nei processi di compostaggio i fanghi provenienti dalla depurazione delle acque reflue urbane e industriali dipende ovviamente dalla qualità dei fanghi stessi, in particolare modo dal loro contenuto in metalli pesanti, ma anche, specialmente se trattasi di fanghi di risulta da impianti di trattamento di acque reflue urbane, dalla loro qualità microbiologica.

In linea generale i fanghi di depurazione provenienti dall'industria agroalimentare, da quella cartaria e da alcune altre categorie produttive hanno contenuti di inquinanti molto limitati, possiedono una notevole costanza qualitativa e possono favorevolmente essere impiegati per la produzione di compost di elevata qualità, naturalmente in miscela con residui ligneocellulosici in grado di fornire alla miscela la necessaria struttura.

Un discorso analogo può essere fatto per i fanghi urbani, purché provengano da scarichi solamente civili e siano sottoposti a idoneo trattamento e a frequenti controlli qualitativi.

Alcuni impianti, per ottenere un prodotto compostato di buone caratteristiche ammendanti per garantire un rapido avvio e un regolare svolgimento del processo di compostaggio, miscelano ai fanghi di depurazione materiali coadiuvanti di natura fibrosa in grado di esplicare nella massa specifiche funzioni fisiche (strutturali) e chimiche (elevare il rapporto C/N e il coefficiente isoumico). Dal punto di vista chimico questi materiali permettono, in generale, di ottenere alti valori di sostanza organica, elevati valori del rapporto C/N e limitati contenuti di macronutrienti.

In alcuni casi, come biomasse di rifiuto, sono miscelati ai fanghi e avviati al compostaggio raspi di uva, quali residui delle attività enologiche e polvere di tabacco proveniente da attività di produzione di sigarette.

La produzione di compost, soprattutto se tra i materiali di partenza sono presenti fanghi di depurazione, può comportare che il prodotto finale contenga ancora microrganismi e tra questi quelli patogeni. Infatti i fanghi, quali prodotti di risulta derivati dai processi di trattamento dei liquami, costituiscono il concentrato di tutti gli inquinanti presenti nei reflui: sostanze organiche, composti inorganici anche difficilmente biodegradabili, metalli pesanti e microrganismi.




PRODUZIONE ED IMPIEGO DI COMPOST NELL'AZIENDA AGRICOLA


La tecnica di compostaggio può rappresentare una valida soluzione per il recupero  e la valorizzazione dei residui di natura organica, in particolare quelli di indiscutibile qualità come le deiezione zootecniche.

I residui di varia natura disponibili presso allevamenti zootecnici e le aziende agricole, se da un lato costituiscono spesso un problema e rappresentano un costo per il loro smaltimento, dall'altro possono essere utilizzati per produrre compost di buona qualità agronomica mediante processi applicabili in normali aziende agricole e a basso impatto ambientale. Tutti gli scarti di origine agricola come i residui colturali, gli stocchi di mais, le ramaglie di potature dei fruttiferi e le deiezioni animali possono essere compostati in azienda impiegando tecnologie semplici ed economiche; il compost che si ottiene dalla loro trasformazione potrà essere riutilizzato come ammendante nell'azienda stessa.

È necessario che la pratica di compostaggio sia sempre accompagnata da tecniche agronomiche di salvaguardia della sostanza organica come le lavorazioni ridotte e superficiali del terreno, le rotazioni ampie e le culture intercalari.

Il compost che si ottiene restituisce al suolo la sostanza organica permettendo un ritorno di fertilità a medio lungo termine. Il contenuto di elementi nutritivi come azoto, fosforo e potassio presenti nel compost determina un apporto energetico non trascurabile e conseguentemente un risparmio di energia.

Per compostaggio si intende la decomposizione e stabilizzazione di substrati organici di diversa provenienza operata da microrganismi, di norma già residenti nella biomassa, che, grazie all'intima miscelazione dei diversi composti, in presenza di ossigeno atmosferico e sfruttando le condizioni di termofilia indotte dalla produzione di calore per via biologica, porta alla produzione di compost, un prodotto ricco di sostanze organiche stabili, esente da organismi patogeni e da semi di infestanti, in possesso di importanti qualità ammendanti e fitonutritive.

Accanto al compost, gli altri prodotti che si ottengono sono quelli tipici di un processo aerobico, ovvero: calore, vapore acqueo, anidride carbonica.

Si distinguono due fasi nel processo di compostaggio:

nella fase iniziale detta di Biossidazione, i batteri aerobi degradano la frazione organica, più facilmente fermentescibile, contenuta principalmente nei materiali più umidi, in composti semplici quali anidride carbonica, acqua  e Sali minerali.

La degradazione comporta un forte consumo di ossigeno e una conseguente grande produzione di calore con conseguente repentino innalzamento della temperatura nella biomassa in trasformazione. Durante questa fase deve essere garantita una costante presenza di ossigeno  nella massa per evitare che il processo rallenti sino a fermarsi, se l'ossigeno dovesse esaurirsi.

È importante anche il controllo della temperatura. Temperature di almeno 60° C mantenute per un periodo di almeno 5 giorni, permettono l'igenizzazione della biomassa compostata, eliminando così i microrganismi patogeni e disattivando i semi di infestanti presenti nei materiali avviati al compostaggio.

Durante la seconda fase, definita di Maturazione o di umificazione, i batteri aerobi, responsabili della fase di biossidazione, vengono sostituiti da altri microrganismi costituiti da funghi ed attinomiceti che completano il processo di trasformazione della sostanza organica permettendo la formazione delle sostanze umiche.


IL CONTROLLO DEL PROCESSO


Autentico motore di compostaggio sono i microrganismi, e quindi dovrà essere posta l massima attenzione nel creare e mantenere un habitat favorevole al loro sviluppo. Con riferimento alla definizione di compostaggio gia riportata, è possibile individuare una serie di parametri riconducibili da un lato alle caratteristiche fisico-chimiche del substrato, dall'altro all'evoluzione del processo e alle condizioni ambientali:


COMPOSIZIONE E QUALITA DEL SUBSTRATO EVOLUZIONE DEL PROCESSO


Contenuto di umidità                                                  Evoluzione dell' umidità

Porosità e struttura fisica          Tenore di ossigeno

Rapporto C/N                                                                                             Andamento della temperatura

pH


Tutti i singoli parametri sono strettamente correlati tra di loro ( ) e pertanto agiscono simultaneamente nell'influenzare l'esito del processo di compostaggio.

Affinché il processo di compostaggio sia efficiente devono essere rispettate determinate condizioni.

È importante utilizzare materiali di diversa natura e composizione in modo tale da allestire una miscela che presenti un giusto equilibrio tra scarti azotati e scarti carboniosi, il rapporto carbonio-azoto (C/N) ottimale è del 25-35%.

È necessaria la presenza di umidità, in quanto l'acqua è un elemento essenziale per la vita dei microrganismi che intervengono nel processo di compostaggio. Il contenuto ideale è tra il 55-65% in funzione degli scarti da compostare.

È inoltre indispensabile la presenza dell'ossigeno, soprattutto nella fase iniziale di ossidazione.

Per assicurare la presenza di ossigeno nella biomassa in trasformazione e quindi la produzione finale di buon compost è necessaria una buona porosità, che viene garantita dalla presenza del materiale lignocellulosico.

Le migliori condizioni si hanno quando il pH del prodotto da trattare è compreso tra 5,5 e 8,0 dato che i batteri - ai quali è demandato il compito di aggredire la sostanza organica ancora indecomposta all'inizio del processo - operano al meglio con un pH prossimo alla neutralità.


IL COMPOST COME PRODOTTO "AMMENDANTE"


Classificazione del compost in funzione del tempo di trattamento:

Compost pronto(circa 3 mesi): è il prodotto stabile del compostaggio. Si presenta come un terriccio di colore bruno, sufficientemente asciutto (umidità:30-40%), che può essere usato con qualche precauzione anche a diretto contatto con le radici. Il suo impiego ottimale è comunque in pre-impianto della coltura, rispettando un certo anticipo rispetto alla semina o al trapianto.

Compost maturo(almeno 4-5 mesi): ottenuto prolungando la fase di maturazione, è il prodotto caratterizzato da elevata stabilità e da un minore effetto concimante. È idoneo per qualunque tipo di impiego e, in particolare, non ha controindicazioni per il contatto diretto con la coltura, anche nei periodi vegetativi più delicati (germinazione, ecc.).


CLASSIFICAZIONE DEL COMPOST IN FUNZIONE DELLA PEZZATURA


Compost Grezzo: si intende il prodotto tale e quale, così come si presenta a fine ciclo di stabilizzazione.

Esso può essere direttamente utilizzato quando come coformulante sono stati impiegati paglia, stocchi di mais e scarti similari. La struttura fisica del prodotto e l'assenza di parti indesiderate (parti grossolane non decomposte, plastiche, ecc.) fanno si che sia poco utile una eventuale vagliatura. È un materiale facilmente distribuibile in pieno campo con carro spandiletame.

Compost Raffinato: è il prodotto ottenuto sottoponendo il compost grezzo  a vagliatura. La maglia vagliante di norma adottata è variabile tra i 6-10 mm e i 15-20 mm, a seconda del tipo di impiego cui è destinato il prodotto e del grado di impurezze. L'operazione è indispensabile in presenza di materiali indesiderati (plastiche,corpi estranei, ecc.) e di parti legnose indecomposte, come avviene nel caso in cui siano impiegati gli scarti di manutenzione del verde pubblico. Prodotti più grossolani (vagliatura di almeno 10-12 mm) e meno asciutti sono più idonei per la distribuzione con carri spandiletame in pieno campo. Prodotti più fini (vagliatura inferiore ai 10-12 mm) sono più idonei per usi specialistici (costituzione di terricciati).




BIBLIOGRAFIA:


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