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Leggi anche appunti:Il geosistema e la geosfera - la terra: un sistema complessoIL GEOSISTEMA E LA GEOSFERA LA TERRA : UN SISTEMA COMPLESSO 1) Senescenza della cellulaSENESCENZA DELLA CELLULA Secondo una tradizionale classificazione, gli elementi Lo stato solidoLO STATO SOLIDO 1 PROPRIETà MACROSCOPICHE DEI SOLIDI. Le proprietà macroscopiche |
I cromosomi, come tutte le altre parti di
una cellula vivente, sono formati da atomi disposti in molecole. Alcuni
scienziati, tra cui personalità eminenti nel campo della genetica, pensavano
che sarebbe stato impossibile capire la complessità dei meccanismi ereditari
sulla base della struttura di sostanze chimiche «inanimate». Altri
ritenevano che, una volta chiarita la struttura chimica dei cromosomi, sarebbe
stato possibile capire il loro ruolo come portatori delle informazioni
genetiche; questa intuizione segnò l'inizio di un fruttuoso campo di ricerche,
la genetica molecolare.
Le prime analisi chimiche del materiale ereditario rivelarono che il cromosoma eucariote è costituito da acido deossiribonucleico (DNA)
e da proteine, sostanze presenti più o meno in uguale quantità; perciò entrambe
avrebbero potuto avere il ruolo di materiale genetico.
Le proteine sembravano essere la soluzione più probabile a causa della loro
maggiore complessità chimica; le proteine infatti sono polimeri di amminoacidi
di cui nelle cellule, se ne conoscono 20 diversi tipi. Il DNA, invece, è un
polimero formato solamente da quattro differenti tipi di nucleotidi.
ALLA SCOPERTA DEL DNA
LA NATURA DEL DNA
Il DNA era stato isolato per la prima volta dal medico tedesco Friedrick Miescher
nel 1869, nello stesso importante decennio in cui Darwin pubblicava L'Origine
delle Specie e Mendel comunicava i suoi risultati
alla Società di Storia Naturale di Brùnn. La
sostanza isolata da Miescher era bianca, zuccherina,
leggermente acida e conteneva fosforo. Poiché era stata trovata soltanto
nei nuclei delle cellule, venne chiamata acido nucleico. Tale nome fu in
seguito modificato in acido deossiribonucleico (DNA) per
distinguere questa sostanza da una simile, l'acido ribonucleico (RNA).
Ogni nucleotide è formato da una base azotata, dallo
zucchero deossiribosio e da una base azotate e un
gruppo fosfato. Vi sono due tipi di basi azotate: le purine,
che presentano una struttura a due anelli e le pirimidine
che hanno un solo anello. Nel DNA vi sono due tipi di purine,
l'adenina (A) e la guanina
(G) e due tipi di pirimidine, la citosina (C) e la timina
(T). Così il DNA è costituito da quattro tipi di nucleotidi
che differiscono soltanto per tipo di purine o di pirimidine contenenti azoto.
Gli esperimenti sui batteriofagi Nel 1940 ebbe inizio una serie di esperimenti fondamentali che
utilizzavano un altro «materiale adatto», destinato a diventare tanto
importante nella ricerca quanto la pianta di pisello e il moscerino della
frutta. Tale materiale era un gruppo di virus che attaccano i batteri e
sono pertanto detti batteriofagi. («mangiatori
di batteri»). I batteriofagi scelti inizialmente
per questi studi furono quelli che attaccano Escherichia
coli uno tra i più comuni batteri dell'intestino umano.
L'analisi clinica dei batteriofagi rivelò che essi
sono costituiti quasi esclusivamente da DNA e proteine, le due sostanze che
negli anni '40 erano i principali concorrenti al ruolo di materiale
genetico. La questione su quale dei due tipi di molecola contenga i geni
virali, cioè il materiale ereditario che dirige la sintesi di nuovi virus
all'interno della cellula batterica, fu risolta nel 1952 da Alfred
D. Hershey e da Martha Chase.
Osservando la figura tenete presente che, mentre le proteine contengono zolfo
(negli amminoacidi metionina e cisteina),
ma non fosforo, il DNA contiene fosforo ma non zolfo. Grazie a questi
esperimenti è stato possibile dimostrare che solamente il DNA dei batteriofagi era coinvolto nel processo di duplicazione e
che le proteine non potevano costituire il materiale genetico.
MODELLO WATSON-CRICK
Nel 1953 lo scienziato americano James Watson ed il fisico francese Francis
Crick proposero un modello di struttura per il
DNA; essi non eseguirono veri e propri esperimenti, ma intrapresero, piuttosto,
un esame razionale di tutti i dati allora noti sul DNA, cercando di
organizzarli in modo logico. Secondo il loro modello la molecola di DNA è
un'elica a filamento doppio, dalla forma di una scala a spirale. I due
«montanti» della scala sono costituiti da subunità
ripetute di un gruppo fosfato e dello zucchero deossiribosio
a 5 atomi di carbonio. I «pioli» sono costituiti da basi azotate appaiate (una purina si appaia con una pirimidina);
A può appaiarsi solo con T e G solo con C, e si chiamano complementari.
Le quattro basi sono le quattro «lettere» usate per scandire il messaggio
genetico. Le basi appaiate sono unite da legami a idrogeno.
Duplicazione
Quando la molecola di DNA si duplica, i due filamenti si separano in seguito
alla rottura dei legami a idrogeno. Ogni filamento si comporta come uno stampo
per la formazione di un nuovo filamento complementare, utilizzando i nucleotidi disponibili nella cellula. L'aggiunta di nucleotidi al nuovo filamento è catalizzata dagli enzimi DNA-polimerasi. Nel processo di duplicazione
molti altri enzimi giocano un ruolo importante.
La duplicazione del DNA inizia a livello di una particolare sequenza di nucleotidi sul cromosoma, che è il punto d'origine della
duplicazione. Questa procede in entrambe le direzioni, per mezzo
delle due forcelle di duplicazione che si spostano nelle due direzioni
opposte. Durante la duplicazione del DNA avviene l'azione proofreading delle DNA-polimerasi,
che fanno invertire la direzione di marcia quando si rende necessario rimuovere
quei nucleotidi che non si sono appaiati in modo
corretto a quelli del filamento stampo.
Grazie alle deduzioni sulla struttura a doppia elica del DNA elaborate da Watson e Crick, venne
universalmente accettato il ruolo del DNA come la molecola che porta a
trasmettere le informazioni genetiche. Con la scoperta del complesso ed
estremamente preciso meccanismo mediante il quale le cellule duplicano il loro
DNA era finalmente risolto il problema di come l'informazione ereditaria venga
fedelmente trasmessa da una cellula madre alla cellula figlia, generazione dopo
generazione.
LA TRADUZIONE DEL CODICE GENETICO
Un gene-un enzima
Ritornando un po' indietro nella storia notiamo come già negli anni '40 il
biologo Beadle notò l'importanza del legame che corre
tra un gene ed il suo corrispondente enzima. Beadle,
insieme al chimico Tatum, nel 1941 incominciò ad
analizzare i mutanti di Neurospora (muffa
rossa del pane) per dimostrare, attraverso studi di mappatura
genica, che a una certa mutazione corrisponde la perdita di funzionalità di un
certo enzima. Ma, visto che gli enzimi sono composti da proteine e le proteine
da catene polipeptidiche, allora poterono dire che a
un gene corrisponde una proteina o, più precisamente, una catena polipeptidica (riassumendo con la formula un gene-una catena polipeptidica).
DAL DNA ALLA PROTEINA: RUOLO DELL'RNA
Il problema successivo divenne quello della traduzione: come faceva la
successione delle basi azotate a determinare la sequenza degli amminoacidi di
una proteina? La ricerca di una risposta a questo quesito condusse alla
scoperta dell'acido ribonucleico (RNA), una sostanza chimicamente
simile al DNA.
Come poi risultò, non uno ma tre tipi di RNA agiscono come intermediari nei
processi che, partendo dal DNA, portano alle proteine. Questi tre tipi si
distinguono in forma e funzionalità, ed agiscono l'uno dopo l'altro nella
traduzione.
RNA messaggero (mRNA) A questo punto della
nostra spiegazione incominciamo a descrivere il primo: l'RNA messaggero
(mRNA). Le molecole di RNA messaggero sono
copie (trascrizioni) di sequenze nucleotidiche
codificate del DNA. A differenza del DNA, tuttavia, le molecole di RNA hanno in
genere un solo filamento. Ogni nuova molecola di mRNA
viene copiata da uno dei due filamenti del DNA con lo stesso principio che
regole la duplicazione del DNA. L'aver identificato l'mRNA
come la copia di lavoro delle istruzioni genetiche non aveva ancora risolto il
problema di fondo. Le proteine contengono 20 amminoacidi differenti, ma il DNA
e l'RNA contengono ciascuno solo quattro diversi nucleotidi;
in qualche modo questi nucleotidi costituivano un codice
genetico per gli amminoacidi. Facendo un po' di calcoli su questi numeri si
notò come l'unico modo in cui il DNA avrebbe potuto codificare per gli
amminoacidi era che un singolo amminoacido dovesse essere determinato da tre nucleotidi in sequenza. Le 64 possibilità formate dalle
composizioni dei nucleotidi vennero chiamate codoni.
Nirenberg e Matthaei
fruttarono giusto l'RNA messaggero per decifrare il codice genetico. Provarono
ad inserire parti di una cellula che permettessero di produrre proteine in una
provetta dove inserirono degli RNA artificiali che ripetevano uno stesso codone più volte. Un certo tipo di codone,
formato da tre nucleotidi, traduce per un certo tipo
di amminoacidi che legati insieme formano una proteina.
Ribosomi
La sintesi proteica, o traduzione, avviene sui ribosomi. Un ribosoma è formato
da due subunità, una grossa e una piccola, ognuna
costituita da specifici RNA ribosomiali (rRNA) e da molecole proteiche specifiche. Nella
sintesi proteica è necessario anche un altro tipo di molecole di RNA, cioè l'RNA
di trasporto (tRNA) che ha forma di
trifoglio. Queste piccole molecole possono portare su un'estremità un
amminoacido e hanno una tripletta di basi, l'anticodone,
sul «braccio» centrale all'estremità opposta della molecola. Durante la
sintesi, il tRNA funziona da adattatore (quasi come
un dizionario bilingue) mettendo in corrispondenza ciascun codone
dell'mRNA col relativo amminoacido; esiste almeno un
tipo di tRNA per ciascun tipo di amminoacido presente
nella cellula.
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