Fam. Rosaceae (rosacee)
Famiglia cosmopolita, diffusa principalmente
nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, ricca di specie (oltre 3.000,
tra cui molte coltivate) che presentano grande varietà di forme. Alberi,
arbusti, erbe, a foglie sparse, semplici o composte, con stipole caduche. Fiori
spesso vistosi, solitari o riuniti in infiorescenze di vario tipo, in genere
ermafroditi, pentameri. Gli elementi fiorali (antofilli) sono inseriti su un
ricettacolo piano o convesso, oppure al bordo superiore di un ipanzio,
struttura a coppa costituita dal ricettacolo e dalle basi dei pezzi fiorali
saldate fra di loro. L'ipanzio può presentare all'interno un anello
nettarifero. Se gli ovari (o l'ovario) sono semplicemente contenuti
nell'ipanzio e le loro pareti sono libere, la posizione degli ovari è supera e
il fiore è perigino (Prunoideae, Rosa); se l'ipanzio si salda
sulle pareti degli ovari che non sono più accessibili agli insetti
impollinatori, si passa alla posizione infera e a fiori ipogini (Maloideae).
Nei frutti che derivano da ovari superi
contenuti in un ipanzio, questo può scomparire (Prunoideae) o permanere
a formare falsi frutti (Rosa) entro cui sono contenuti i frutti veri.
Calice caduco o persistente (Pyrus), corolla per lo più dialipetala
attinomorfa, di forma rosacea. Androceo formato da stami in numero solitamente
doppio o quadruplo dei petali o anche fino a 50. Carpelli da 1 a molti, liberi
o saldati fra loro. Impollinazione entomofila, disseminazione di tipo vario. Le
rosacee hanno una grande importanza pratica ed economica, comprendendo numerose
piante coltivate come fruttiferi, ornamentali e medicinali. Nonostante la
grande varietà morfologica, anche recenti studi basati sul DNA sembrano
confermare l'origine monofiletica della famiglia. In base alle caratteristiche
del gineceo e dell'ipanzio, vengono tradizionalmente distinte 4 sottofamiglie:
Spiraeoideae. Gineceo apocarpico formato da 5 carpelli,
ciascuno contenente più ovuli. Frutto: 5 follicoli. Esempi: gen. Spiraea
(spirea, con varie specie ornamentali), gen. Filipendula (specie
erbacee spontanee e medicinali). Probabilmente non si tratta di un gruppo
monofiletico.
Rosoideae. Erbe o arbusti con gineceo apocarpico formato da numerosi carpelli
monospermi, da cui si hanno frutti per lo più del tipo achenio. In seguito a
modificazioni del ricettacolo si possono avere falsi frutti. Esempi: fragole
(gen. Fragaria, con F. vesca spontanea e fragole coltivate
derivate da ibridi con specie americane), con ricettacolo convesso, a maturità
ingrossato e polposo, sulla cui superficie sono inseriti a spirale i piccoli
acheni; gen. Rosa, con ricettacolo fortemente concavo (ipanzio), che a
maturità si presenta carnoso e colorato, con aspetto di frutto (cinorrodo) e
porta all'interno gli acheni; gen. Rubus (rovi da more, lampone), con
gineceo pluricarpellare apocarpico simile a quello della fragola, da cui si
origina un frutto composto formato da piccole drupe (lampone, mora) portate sul
ricettacolo (che nel lampone si stacca e lascia una cavità). Sono Rosoideae
anche le potentille (varie specie del gen. Potentilla, con foglie
pennato- o palmato-composte, tra cui Potentilla reptans, stolonifera
infestante a fiori gialli), la salvestrella (Sanguisorba minor, usata
anche come insalata), le rose spontanee e coltivate. Le rose attualmente
coltivate sono ibridi complessi derivati da incroci tra specie originarie di
regioni diverse del vecchio mondo. Incroci tra rose spontanee europee con
specie provenienti dall'Asia Minore e dal Medio Oriente hanno dato origine alle
cultivar più antiche come la R. centifolia, la prima rosa coltivata a
fiori doppi, la cui presenza è documentata a partire dal V secolo a. C. Nel
1700 l'incrocio delle vecchie cultivar con rose provenienti dalla Cina ha
originato le rose moderne, di forma più slanciata, che hanno quasi
completamente soppiantato le rose "antiche". I rosi selvatici (gen. Rosa)
e i rovi (gen. Rubus, con propagazione vegetativa per rami radicanti
all'apice) sono arbusti comuni nelle prime fasi delle successioni sugli
incolti, nelle chiarìe dei boschi e nel sottobosco. Nelle piante di questi due
generi (e in altre Rosoideae) è diffusa l'apomissia, un tipo
particolare di propagazione vegetativa con produzione di semi e frutti senza
fecondazione. L'apomissia porta alla formazione di un numero elevato di gruppi
di popolazioni con corredi cromosomici identici e caratteri morfologici
costanti ("agamospecie"), che sono stati descritti come specie morfologiche.
Per questo i generi Rosa e Rubus comprendono un numero enorme di
specie, di difficile identificazione e dal discutibile valore sistematico e
sono considerati tra i generi più difficili della flora italiana.
Maloideae. Gineceo formato da 1-5 carpelli sincarpici, con ovario infero.
Dall'ingrossamento dei tessuti dell'ipanzio (struttura a coppa costituita dal
ricettacolo concavo e dalle basi dei pezzi fiorali, saldate alle pareti
dell'ovario) si hanno a maturità falsi frutti, che contengono all'interno i
veri frutti a pareti indurite o cartilaginee (pomo). Esempi: gen. Crataegus
(biancospini), Cydonia (melo cotogno, usato per marmellate), Mespilus
germanica (nespolo spontaneo, alberello con frutti acidi simili a sorbe), Pyrus
communis (pero), gen. Sorbus (sorbi), Malus domestica (melo).
Le forme selvatiche di questi fruttiferi sono componenti dei boschi misti di
latifoglie decidue. Anche il nespolo del Giappone (Eryobotrya japonica,
a foglie sempreverdi coriacee e fioritura invernale) appartiene a questa
sottofamiglia. I biancospini (gen. Crataegus), con proprietà medicinali
calmanti e toniche del cuore, sono comuni arbusti del sottobosco, delle siepi e
degli arbusteti che ricolonizzano le colture abbandonate.
Prunoideae (o Amygdaloideae). Gineceo formato da
un unico carpello monovulare con ovario supero, contenuto entro un ipanzio
fortemente concavo, ma non saldato sull'ovario (fiori perigini). Frutto: drupa.
Esempi: gen. Prunus, a cui appartengono vari fruttiferi di antica
coltivazione, come Prunus avium (ciliegio, originario dell'Asia Minore,
di interesse anche forestale per l'ottimo legname da opera), Prunus cerasus
(amareno o visciolo, alberello con polloni radicali), Prunus domestica
(susino), Prunus armeniaca (albicocco, proveniente dall'Asia orientale),
Prunus persica (pesco, originario della Cina), Prunus dulcis
(mandorlo, a fioritura precocissima, di cui si mangia il seme, estratto dall'endocarpo
legnoso). Nel seme del mandorlo dolce non si trovano i glucosidi amari che
liberano acido cianidrico (che ha odore di mandorla amara!), presenti nei semi
di quasi tutte le specie della sottofamiglia e responsabili di intossicazioni.
Altre specie di Prunus trovano impiego come portainnesto (P.
cerasifera, P. mahaleb) o come ornamentali (P. laurocerasus,
sempreverde usato per siepi). Il prugnolo (Prunus spinosa) è un arbusto
o alberello con rami spinescenti all'apice, caratteristico delle formazioni del
mantello del bosco che colonizzano prati e pascoli abbandonati.