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Distrofia muscolare




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Distrofia muscolare




INTRODUZIONE

Termine generico di un gruppo di patologie neuromuscolari che determinano una graduale atrofia della muscolatura in alcune parti corporee e una condizione generale di debolezza. Le diverse forme di distrofia sono in genere malattie genetiche, e si differenziano per età di insorgenza, gravità delle lesioni e rapidità della progressione. In tutti i casi, si rilevano anomalie microscopiche della muscolatura scheletrica.



PRINCIPALI TIPI

La forma più comune nei bambini è la distrofia muscolare di Duchenne (o distrofia muscolare ipertrofica), che deve il suo nome al medico francese che la individuò nel 1868. I primi sintomi si presentano in genere tra i 2 e i 6 anni, e tendono ad aggravarsi rapidamente. I muscoli colpiti per primi sono quelli delle anche e delle cosce, il che conferisce al soggetto un'andatura oscillante (anserina); compaiono difficoltà nel salto o nel salire le scale o da una sedia e, più tardi, nel mantenere l'equilibrio. La muscolatura dei polpacci degenerata viene sostituita da tessuto adiposo e tessuto connettivo (fenomeno detto pseudoipertrofia). In genere, porta a paralisi; può causare il decesso per atrofia dei muscoli respiratori. Poiché questa malattia viene trasmessa da un gene recessivo portato sul cromosoma X, si manifesta negli uomini, mentre le donne sono portatrici sane. La distrofia muscolare di Becker è una forma più lieve, sempre trasmessa con il cromosoma X, che insorge tra i 5 e i 25 anni e progredisce più lentamente, permettendo la sopravvivenza fino all'età adulta. La distrofia di Duchenne e di Becker in genere comportano anche un interessamento del muscolo cardiaco.

Nell'età dell'adolescenza può insorgere la distrofia dei cingoli (pelvico e scapolare) colpisce entrambi i sessi e può esordire a qualunque età, progredendo a partire dalle spalle o dal bacino. L'evoluzione è in genere piuttosto lenta, ma negli stadi avanzati può interessare quasi tutti i muscoli del corpo.

La distrofia facio-scapolo-omerale e la distrofia miotonica colpiscono invece soggetti in età adulta. La prima forma può interessare soggetti di entrambi i sessi; si manifesta con una tipica debolezza dei muscoli facciali che, ad esempio, rende impossibile fischiare o contrarre le labbra sorriso, e con debolezza e atrofia del cingolo scapolare e degli arti superiori. La maggior parte dei pazienti resta in grado di camminare fino a età avanzata. La forma miotonica è caratterizzata, oltre che da atrofia e da debolezza muscolare, anche da miotonia, cioè dalla difficoltà a decontrarre i muscoli e, in alcuni casi, da cataratta, atrofia degli organi riproduttori, diabete. L'età di esordio e la gravità dei sintomi sono variabili e il decorso è lentamente progressivo. Nell'ambito familiare si osserva spesso un quadro clinico incompleto nei genitori (ad esempio, solo cataratta) e uno più grave e a esordio più precoce nei figli.



TERAPIA

Le distrofie ereditarie non possono essere trattate in modo definitivo, poiché non è possibile correggere il gene che determina la malattia. È possibile però intervenire per migliorare la qualità della vita dei pazienti e, in alcuni casi, rallentare la progressione della malattia, applicando trattamenti diversi, dalla fisioterapia, alla chirurgia, all'impiego di respiratori meccanici (nel caso dei soggetti affetti da distrofia tipo Duchenne con capacità respiratoria sensibilmente ridotta), alla terapia occupazionale. Nel caso della distrofia tipo Duchenne e tipo Becker è possibile compiere analisi genetiche che individuano se una donna è portatrice sana della malattia. Inoltre, indagini prenatali compiute sul feto possono evidenziare tempestivamente la presenza di danni genetici.


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