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Dente




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dente


Biologia


Gli  abbozzi dentari, da cui derivano i denti, compaiono molto precocemente nella vita embrionale, prima ancora degli abbozzi della mandibola e della mascella. Queste ossa infatti si formano attorno agli abbozzi dentari che vi restano poi inclusi a lungo, spesso anche dopo la nascita. Nell'uomo circa al quarantesimo giorno di vita embrionale si forma una lamina epiteliale che affonda nel mesenchima dell'epitelio del bordo dello stomodeo. Successivamente da questa lamina si differenziano delle gemme in numero corrispondente a quello dei denti, le quali aumentano di volume e assumono la forma di una coppa (organo dello smalto) contenente tessuto mesenchimale (papilla dentaria). Il tessuto epiteliale del margine della coppa si continua con uno strato epiteliale esterno che non produce materiali dentari: nell'intercapedine si differenzia la cosiddetta polpa dell'organo che ha funzioni protettive per tutto l'abbozzo. Dall'organo dello smalto si differenziano gli adamantoblasti, che produrranno lo smalto, mentre la papilla dentaria a contatto con gli adamantoblasti dà luogo agli odontoblasti, responsabili della formazione della dentina.


Anatomia


I  denti, a seconda della posizione e della forma, si dividono in incisivi, canini, premolari e molari, pur se ricordano tutti il tipo primitivo, a forma conica. Ogni dente ha una parte visibile, la corona, e una intraossea, la radice; il colletto è la zona di congiunzione tra le due parti. I denti possono avere una o più radici, a loro volta distinte o accoppiate; le loro estremità, più o meno affilate, presentano all'apice uno o più orifizi, attraverso cui passano vasi e nervi.

La sostanza che costituisce il dente, detta avorio o dentina, a livello della radice è ricoperta dal cemento, nella corona è invece ricoperta da una sostanza brillante, traslucida, molto dura, lo smalto, il cui spessore può raggiungere su certe parti più di 1 mm. Il colletto, parte di giunzione tra il cemento e lo smalto, è generalmente ricoperto dalla mucosa gengivale.

Il centro della corona è occupato da una cavità o camera pulpare, dove ha sede il complesso di vasi e di nervi, detto polpa dentaria, che si prolunga con filetti radicolari nei canali che corrono al centro delle radici. Il dente è fissato all'osso mascellare, nelle cavità alveolari, mediante un legamento alveolodentario che rappresenta una vera e propria articolazione tra dente e mascellare. I denti si distinguono in caduchi o di latte e permanenti. I primi, più bianchi e meno impiantati dei definitivi, vengono sostituiti da questi tra il settimo e il dodicesimo anno di età. Sono in numero di 20: 2 incisivi, 1 canino e 2 molari per semiarcata alveolare. I definitivi sono in un primo tempo 28: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari e 2 molari per semiarcata alveolare a cui tra i diciotto- venti e i venticinque-trent'anni si aggiungono i 4 denti del giudizio (terzi molari) che però possono anche mancare. I denti col passare del tempo si alterano e si logorano e nella vecchiaia in genere cadono.




Patologia


La  malattia più diffusa è la carie, processo distruttivo sfociante nella perforazione dei tessuti duri fino a mettere allo scoperto la polpa. Questa, venuta a contatto con l'ambiente della bocca, subisce alterazioni (pulpiti) di entità varia che possono giungere fino alla necrosi, oppure può essere sede di ascessi. Inoltre la flora batterica del cavo orale, attraverso la soluzione di continuità della carie, può invadere anche i legamenti alveolodentari e i tessuti ossei alveolari e perialveolari (periodontiti).

I denti possono essere sedi di fratture, dovute a indebolimento dei tessuti affetti da carie, oppure a scarsa elasticità dell'alveolo che ne rende difficile l'eruzione o anche alla presenza di radici anormali. Infine i denti sono spesso interessati in processi patologici a carico delle gengive (piorrea). La terapia delle malattie dentarie può essere conservativa e consistere nella sostituzione delle parti malate con materiali inorganici, ma spesso comporta l'asportazione del dente irrecuperabile e la sostituzione con protesi fisse o mobili.


I denti negli animali


Negli  animali i denti sono organi ben differenziati, con funzione di presa e di masticazione degli alimenti; si denominano così anche semplici sporgenze di vari organi oppure escrescenze carnose che non hanno funzione alimentare (per es., i denti del cardine della conchiglia dei lamellibranchi).

I denti sono abbozzi di origine mista (dermica ed epidermica) che si fissano negli alveoli dei mascellari e della mandibola (ossa della bocca) e sono costituiti da tessuti particolarmente ricchi di sostanze minerali.

I denti veri e propri esistono solo nei coccodrilli e nei mammiferi (a eccezione dei prototteri, dei formichieri e delle balene). Si distinguono due tipi di evoluzione del sistema dentario: nei coccodrilli e nei cetacei odontoceti, i denti sono in numero elevato, variabile da specie a specie, tutti simili tra loro, e con uguale periodo di formazione (isodonti monofiodonti); nella maggior parte dei mammiferi, invece, i denti sono in numero ben definito, differenziati tra loro e con periodo di formazione diverso (appaiono in due tempi successivi: anisodonti difiodonti). Il numero di denti e la loro disposizione variano da una specie all'altra: ad es., gli incisivi mancano nella mascella superiore dei ruminanti; i canini assumono grande sviluppo come mezzo di difesa nei suini; la conformazione dei molari varia in rapporto al regime alimentare: compressi e taglienti nei carnivori, provvisti di tubercoli arrotondati negli onnivori (maiale), appiattiti a formare una superficie larga e rugosa negli erbivori (equini e ruminanti).

La formula dentaria, che ne rappresenta schematicamente numero e disposizione, varia da specie a specie e consiste in una frazione, che ha al numeratore il numero di denti che si impiantano sulla mascella superiore e al denominatore quello dei denti della mascella inferiore, cominciando da quelli anteriori più vicini al piano di simmetria della bocca e indicando con lo zero un tipo di denti che non esiste. Si leggono così prima gli incisivi, poi i canini, successivamente i premolari, quindi i molari. Per esempio, la formula dentaria del maiale è: 3i+1c+4pm+3m/3i+1c+4pm+3m = 22 denti in ciascuna metà della bocca, cioè 44 denti in tutto. Questo è il massimo numero di denti che si osserva in un mammifero propriamente detto (placentato). Le formule delle altre specie di mammiferi si ricavano eliminando un certo numero di denti per uno o più tipi da entrambe o da una sola mascella; per es., il gatto ha 32 denti così distribuiti: 3+1+3+1/3+1+3+1;

alcuni lemuridi 18: 1+0+1+3/1+0+0+3; il bue 32: 0+0+3+3/3+1+3+3 (il canino inferiore ha la forma e la funzione di un incisivo). Gli elefanti hanno 6 denti in tutto: un enorme molare per ciascun lato delle due mascelle (quindi due superiori e due inferiori) e una zanna per ciascun lato della mascella superiore; i marsupiali possono avere più di 44 denti (per es., le sarighe ne hanno 50). Generalmente l'evoluzione comporta, per ciascuna linea, una diminuzione del numero di denti; quando l'apporto sanguigno rimane abbondante per tutta la vita, i denti sono in continuo accrescimento (es. cavallo, coniglio); questo è accompagnato da una continua usura che va in maniera diversa dallo smalto, il tessuto più duro, all'avorio, che ha durezza media, e al cemento, poco duro; si forma così il quadro di usura per cui ogni dente presenta una serie di rilievi e un aspetto caratteristico che permettono di definire l'età dell'animale (dentatura di tipo ipsodonte). Nell'uomo, nel maiale e nel gatto la crescita dei denti si arresta presto, e poiché l'usura normale non arriva alla base del rivestimento di smalto, non si scoprono né l'avorio né il cemento (dentatura brachiodonte). Alcuni denti, tuttavia, possono ipertrofizzarsi trasformandosi in zanne (es. elefante, narvalo, babirussa). Esistono denti di forma particolare, come i denti velenosi dei serpenti, che possono piegarsi nella bocca in condizione di riposo; i denti nel palato dei pesci actinopterigi; i denti triangolari dei pescecani che si rinnovano continuamente anche prima di essere usati e che si fossilizzano facilmente; i cinque denti dell'apparato boccale dei ricci di mare che si inseriscono in un complicato sistema di formazioni scheletriche mosse da muscoli (lanterna di Aristotele); i numerosissimi denti microscopici che ricoprono la radula dei cefalopodi e dei gasteropodi; i denti del cardine dei lamellibranchi, formati da pezzi asimmetrici, disposti in modo che un dente della valva sinistra possa incastrarsi tra due denti della valva destra. Si ha anche un dente dell'uovo, nell'embrione di alcuni vertebrati ovipari, che serve per aprire l'involucro dell'uovo e che poi scompare. È situato nei rettili sulla punta del naso mentre negli uccelli si trova sulla punta del becco.

I denti degli animali sono soggetti ad anomalie che possono modificarne il numero, la forma, la struttura. Normalmente le due arcate dentarie si corrispondono esattamente, ma a volte una può sporgere rispetto all'altra, sia l'inferiore (prognatismo), sia la superiore (brachignatismo). Nel cavallo l'usura dei molari può compiersi in modo irregolare, formando asperità che disturbano considerevolmente la masticazione. La carie colpisce preferibilmente i molari. Nel cane sottoposto a regime alimentare inadatto, la carie può esser accompagnata da alveolite e caduta dei denti, che conferiscono odore nauseabondo all'alito.


Tecnologia


I  denti di una fresa, di una sega, di una broccia si comportano esattamente come un normale utensile da taglio. Generalmente il loro profilo è rigorosamente identico a quello dell'utensile singolo che può svolgere lo stesso lavoro; rispetto a questo il numero permette all'utensile (fresa, sega, ecc.) di resistere meglio al calore che si produce e, per il frazionamento del lavoro, di ripartire lo sforzo. In qualche caso, per rompere i trucioli che si formano e che potrebbero creare inconvenienti alla lavorazione, sul profilo dei denti vengono praticati opportuni intagli (rompitruciolo): in generale però si preferiscono ai denti diritti i denti elicoidali, che consentono una lavorazione ininterrotta del materiale.

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