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Cancro (medicina)




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Cancro (medicina)




INTRODUZIONE

Termine generico con cui si definiscono le patologie caratterizzate dalla neoformazione (neoplasia) di tessuto, ovvero dall'anomalo sviluppo di una o più masse di cellule che si accrescono in modo incontrollato. Tale termine viene talvolta usato come sinonimo del termine tumore; più correttamente, la dizione cancro si riferisce alla presenza nell'organismo di un tumore maligno, che è dotato di una capacità di invasività e di una struttura del tessuto diverse da quelle di un tumore benigno.



CARATTERISTICHE DELLE CELLULE CANCEROSE

Le cellule cancerose sono accomunate da alcune proprietà: sono clonali, cioè derivano tutte da una stessa cellula iniziale sana che si è modificata; sono anaplastiche, ovvero non sono tra loro differenziate e non sembrano coordinate nello svolgimento delle loro funzioni; sono autonome, cioè seguono modalità di crescita proprie, che non tengono conto dei normali fattori che invece controllano la crescita delle cellule sane; possono dare luogo a metastasi, il che significa che possono colonizzare zone corporee differenti e anche molto distanti da quella in cui si è verificata la prima formazione tumorale.

Il cancro può insorgere da qualunque tipo di cellula e può localizzarsi in qualunque tessuto corporeo. In base al tipo di tessuto da cui deriva la prima cellula cancerosa, è possibile distinguere tre grandi gruppi di cancro: i sarcomi hanno origine da tessuti connettivi, ossa, cartilagini, nervi, vasi sanguigni, muscoli e tessuto adiposo; i carcinomi si formano nei tessuti epiteliali, come la cute e le mucose che rivestono le cavità interne, e nei tessuti ghiandolari, come la ghiandola mammaria e la prostata (adenocarcinomi); le leucemie e i linfomi comprendono quei tipi di cancro che interessano gli organi emopoietici e il sistema linfatico.



INSORGENZA DEL CANCRO

La modalità con cui si sviluppa una cellula cancerosa a partire da una cellula sana è un processo formato da più fasi, durante il quale, all'interno della cellula stessa, si verifica una serie di errori genetici irreversibili. Le prime fasi (chiamate, nel loro complesso, esordio) sono decisive per l'avvio di tale processo; i mutamenti successivi portano alla diffusione e all'aumento della velocità di crescita cellulare e vengono alimentati da una serie di fattori esterni, noti come promuoventi.

Gli errori che si verificano nella cellula possono essere causati da malattie congenite o genetiche oppure possono verificarsi perché l'individuo si è esposto ad agenti cancerogeni chimici (ad esempio, il fumo di sigaretta) o biologici (ad esempio, l'infezione da parte di alcuni ceppi virali, come gli adenovirus).

All'interno della cellula si trovano i cromosomi, costituiti da acido desossiribonucleico (DNA). I cromosomi sono formati da geni, ognuno dei quali è in grado di istruire la cellula per la sintesi di una particolare proteina. Gli esseri umani hanno 23 coppie di cromosomi e oltre 50.000 geni.

Ogni volta che una cellula si divide, mediante il processo che prende il nome di mitosi, il DNA si duplica e viene ripartito nelle due cellule figlie. Se nel corso della duplicazione dell'acido nucleico si verifica un errore, le due cellule figlie ereditano rispettivamente un errore, cioè un gene mutato. Se la mutazione avviene in un gene coinvolto nella regolazione della crescita cellulare, la cellula può acquisire potenzialmente caratteristiche di cellula cancerosa. I geni che, se subiscono lesioni, possono indurre la trasformazione di una cellula normale in una cellula cancerosa, vengono detti oncogeni. Vi sono anche geni oncosoppressori, il cui effetto neutralizza l'azione nociva degli oncogeni.



INVASIONE E DIFFUSIONE

La caratteristica più significativa delle cellule cancerose è la loro capacità di diffusione oltre il sito d'origine. Il cancro può invadere i tessuti contigui, per estensione diretta o infiltrazione, o può raggiungere regioni anche molto distanti, dando luogo a localizzazioni secondarie, dette metastasi. Le modalità di diffusione e le zone di localizzazione delle metastasi variano a seconda del tipo di cancro iniziale (cancro primario).

Le cellule tumorali possono migrare all'interno dei vasi linfatici ed essere trasportate fino ai linfonodi o possono penetrare nei vasi sanguigni. Una volta entrate nel flusso sanguigno, le cellule tumorali vengono trasportate fino al punto in cui i vasi diventano talmente stretti da non lasciarle più passare. Le cellule provenienti da tumori dell'apparato digerente possono fermarsi in corrispondenza del fegato, mentre le cellule provenienti da altri tipi di tumore, prima di raggiungere altri organi, generalmente attraversano i polmoni. Polmoni e fegato sono, pertanto, frequenti zone di metastasi.

Molti tipi di cancro tendono a immettere cellule nel sangue fino dalla fase iniziale del proprio sviluppo. La maggior parte di queste cellule muore nel sangue; alcune riescono a penetrare nei tessuti attraversando le pareti dei vasi. Alcune di esse possono trovare un 'terreno fertile' in cui possono sopravvivere e crescere fino a diventare un tumore, dando così luogo a una metastasi. Altre, invece, si dividono solo poche volte e formano un piccolo nido di cellule cancerose, che rimane inattivo anche per molti anni e può, per motivi ancora sconosciuti, ricominciare a crescere, provocando una recidiva del cancro.

Anche quando sono ormai ampiamente diffuse nell'organismo, le cellule tumorali possono mantenere le caratteristiche biologiche del tessuto di origine. Pertanto, il medico patologo è a volte in grado di identificare l'organo sede del tumore primitivo effettuando un esame al microscopio delle cellule cancerose delle metastasi, prelevate mediante biopsia. L'identificazione dei tumori delle ghiandole endocrine è più semplice, perché è possibile che essi producano quantità eccessive di un ormone. Questi tumori possono essere, peraltro, trattati con la somministrazione degli ormoni che, in un organismo sano, controllano l'attività di quelle ghiandole.

In genere, un cancro tende a essere maligno e rapidamente invasivo quanto meno somiglia al tessuto in cui si sviluppa. Il tasso di crescita di un cancro non dipende, tuttavia, soltanto dal tipo di cellule e dal grado di deviazione dalle caratteristiche del tessuto d'origine (anaplasia o differenziazione), ma anche da vari fattori presenti nell'ospite. Una delle caratteristiche della natura maligna di un tumore è la possibile eterogenicità delle sue cellule (atipia): questa tende a manifestarsi man mano che il cancro progredisce, dato che, a causa delle anomalie nella loro proliferazione, le cellule tumorali risultano sempre più soggette a mutazione, e formano un tessuto sempre più disordinato e resistente alle forme convenzionali di terapia.



AGENTI CANCEROGENI

Circa l'80% dei cancri è potenzialmente prevenibile. Il più importante fattore conosciuto è il fumo, al quale è dovuto il 30% dei decessi per questa patologia. Non sono ancora stati individuati tutti gli agenti cancerogeni; i principali, comunque, sono rappresentati dal fumo, errate abitudini alimentari, radiazioni, fattori ereditari, ormoni, composti chimici e alcuni tipi di infezione.

Per ridurre il rischio di cancro è consigliabile: evitare le scottature solari; sottoporsi ai test di indagine contro il cancro; seguire una dieta sana; bere solo quantità moderate di alcolici; rispettare le regole di sicurezza nelle professioni che comportano l'esposizione a sostanze chimiche, radiazioni e altri fattori di rischio; non fumare.



Fumo

Il fumo di sigaretta è una delle maggiori cause di morte prematura nel mondo occidentale. Non solo causa oltre un terzo dei casi di cancro, ma provoca cardiopatie e gravi malattie polmonari, quali la bronchite cronica e l'enfisema. Le vittime del fumo sono milioni, in tutto il mondo.

Tale fattore può essere responsabile di processi tumorali in altre zone dell'organismo, come la bocca, la faringe, la laringe, l'esofago, il pancreas (vedi Apparato digerente), l'apparato urinario e il collo dell'utero. Smettere di fumare è, pertanto, un importante fattore di riduzione del rischio di cancro.



Errate abitudini alimentari

Un'alimentazione sbagliata è probabilmente collegabile a circa il 30-35% dei casi di cancro; molti ricercatori ritengono che essa svolga un ruolo rilevante nello sviluppo di molti dei tipi più comuni di cancro, come quelli della mammella e dell'intestino. Per ora non vi è, tuttavia, alcuna prova concreta che indichi quali composti e alimenti concorrano a provocare il cancro e quali aiutino a prevenirlo.

Attualmente, è stato dimostrato il ruolo protettivo di frutta, ortaggi, fibre e alcune vitamine; invece, fattori come una dieta ad alto tenore di grassi o di proteine sembrano aumentare il rischio. Ad esempio, molti ricercatori pensano che aumentare l'assunzione di frutta e verdura fresca riduca il rischio di cancro allo stomaco.

Apportano beneficio la riduzione al 20% nella dieta delle calorie derivanti dai grassi, la diminuzione della carne rossa, l'aumento delle fibre (come pane integrale, frutta e verdura) e l'assunzione di cibi protettivi (cibi che contengono le vitamine C e A, oltre a verdure come cavolo, cavolfiore, broccoli e cavoletti di Bruxelles). Si ritiene che i cibi (soprattutto vegetali) che contengono beta-carotene, un antiossidante che nell'organismo viene convertito in vitamina A, forniscano protezione contro le alterazioni cellulari che possono portare al cancro. Si consiglia, inoltre, moderazione nel consumo di alimenti sotto sale, affumicati e trattati con nitriti.

Oltre a seguire una dieta sana, anche tenere sotto controllo il peso è una misura di prevenzione importante contro il cancro. L'obesità aumenta il rischio di cancro della mammella, dell'intestino, dell'utero e della prostata. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che l'esercizio fisico moderato può svolgere un ruolo nella prevenzione del cancro, oltre che, in generale, nel mantenimento della buona salute.

Il consumo eccessivo di bevande alcoliche è responsabile del 3% dei decessi per cancro. A esso è legato il cancro della bocca, della gola e dell'esofago; i soggetti più a rischio sono coloro che uniscono l'azione nociva delle bevande alcoliche a quella del fumo.



Infezioni

È provato in misura sempre maggiore che alcune infezioni da virus sono correlate a certi tipi di cancro, ad esempio al cancro dello stomaco, del fegato e del collo dell'utero, nonché al sarcoma di Kaposi, un tumore raro, comune nei malati di AIDS.

Il cancro del collo dell'utero è legato a due tipi di papillomavirus umani, denominati HPV-16 e HPV-18, che vengono trasmessi sessualmente (vedi Malattie a trasmissione sessuale). L'infezione da HPV è abbastanza comune e, anche se la maggior parte delle donne che ne vengono colpite non sviluppa il cancro del collo dell'utero, pare, tuttavia, che l'infezione da HPV, che spesso si verifica parecchi anni prima della comparsa del cancro, rappresenti un elemento favorevole allo sviluppo della malattia. Sono attualmente in corso ricerche tese a trovare un vaccino contro questi tipi di virus.

Le persone divenute portatrici di alcuni tipi di virus sono esposte a un maggior rischio di sviluppare un cancro, specie se l'infezione virale è stata contratta alla nascita o durante la prima infanzia e, quindi, se la convivenza con il virus si protrae da molti anni. Ad esempio, in paesi come la Cina, dove l'epatite B infantile è endemica, i tassi di cancro al fegato negli adulti sono alti (dal 40 al 50% dei casi di cancro al fegato di tutto il mondo si verificano in Cina). Sono in corso ricerche tese a scoprire se, vaccinando i bambini cinesi contro tale forma di epatite, si possa evitare lo sviluppo di cancro al fegato in età più avanzata.

Il batterio Helicobacter pylori, responsabile di alcune forme di ulcera, può essere anche la causa di cancro allo stomaco, come indicano alcuni studi, in base ai quali le persone infette da questo microrganismo sarebbero quattro volte più esposte al rischio di contrarre tale patologia.



Ormoni, radiazioni e ambiente di lavoro

Alcuni tipi di cancro, in particolare quelli della mammella e della prostata, risiedono in organi che sono regolati nel loro sviluppo e nelle loro funzioni da ormoni e, quindi, alcuni ricercatori sono del parere che tali sostanze possano fungere da promotori tumorali di questi tipi di cancro. Sono in corso studi sui meccanismi ormonali che accelerano la crescita delle cellule cancerose e su composti farmacologici che possono inibire l'azione di tali ormoni.

Anche le radiazioni possono rappresentare un fattore cancerogeno. Il rischio di cancro è direttamente proporzionale alla dose che colpisce l'organismo. Chi vive in aree con alte concentrazioni di radon, un gas radioattivo, è, ad esempio, esposto a un rischio maggiore di sviluppare il cancro ai polmoni. I raggi ultravioletti (UV) di tipo A e B contenuti nella radiazione solare sono responsabili della maggior parte dei casi di cancro della cute. È importante proteggersi dai raggi UV attuando alcune misure preventive: non esporre la pelle al sole per lunghi periodi; nelle zone in cui l'irradiazione solare è particolarmente intensa, come avviene sui campi di neve o sulle coste marine, è opportuno riparare il viso indossando occhiali da sole e un cappello a falda larga; evitare l'esposizione nelle ore centrali della giornata; applicare sulla pelle una crema con fattore di protezione elevato (almeno 15) a intervalli regolari. Queste precauzioni devono essere osservate in particolare nel periodo estivo. In Australia, probabilmente a causa dell'assottigliamento dell'ozonosfera, il cancro della pelle è la forma tumorale maligna più comune e l'incidenza di questa malattia, che colpisce tutte le fasce d'età, è maggiore che nel resto del mondo (vedi Effetto biologico delle radiazioni).

L'insorgenza di forme tumorali può essere determinata anche da particolari ambienti di lavoro, come quelli in cui si utilizzano composti chimici, come colle, solventi, vernici, o radiazioni. Alcune tra le sostanze ritenute cancerogene sono il benzolo, il cromo, gli oli isopropilici, il nichel, il catrame, il cloruro di vinile; esse possono essere inalate o venire a trovarsi a diretto contatto della cute (vedi Malattie professionali). È quindi molto importante che si stabiliscano procedure e norme per la sicurezza professionale, in modo da fornire ai lavoratori la maggiore protezione possibile.



Fattori ereditari

Circa il 3% dei casi di cancro sembra avere una base ereditaria; alcune recenti indagini hanno individuato alcuni geni difettosi, o oncogeni, responsabili della predisposizione ad ammalarsi di un determinato tipo di cancro.



INDIVIDUAZIONE E DIAGNOSI

Più precocemente il cancro viene diagnosticato e curato, maggiori sono le probabilità di guarigione. Attualmente sono disponibili test diagnostici per l'individuazione di alcuni tipi di cancro, ma, purtroppo, non ancora per tutti.

La comparsa di sintomi insoliti, di cui non si conosce la causa, deve essere riferita al medico curante, al fine di escludere la presenza di un tumore maligno. Se questa patologia viene diagnosticata, occorre adottare al più presto le misure terapeutiche più opportune.

L'esame obiettivo per la diagnosi precoce del cancro comprende l'ispezione e la palpazione di tutti i siti accessibili, in particolare cute, collo, mammelle, addome, testicoli e linfonodi. Inoltre può includere l'esame di tutti gli orifizi del corpo, in particolare la visita rettale per il cancro del retto o della prostata e la visita ginecologica per il cancro del collo dell'utero.



Screening e autoispezione

Un controllo o un esame diagnostico ripetuto periodicamente può aiutare a individuare precocemente alcune forme di cancro, come quello della cute e del testicolo. Nel caso della cute è opportuno consultare un medico se si verifichi l'ingrossamento di un nevo preesistente, oppure compaiano uno o più nei, oppure un neo modifichi la sua colorazione o appaia più rilevato; va comunque segnalata qualsiasi anomalia della superficie cutanea. Nel caso del testicolo, l'insorgenza di una formazione tumorale comporta un ingrossamento non doloroso di questo organo: anche in questo caso, è necessaria la valutazione di un medico mediante palpazione.

Il pap-test, metodo di diagnosi citologica messo a punto nel 1943 dall'anatomista greco George N. Papanicolaou, permette di diagnosticare il cancro del collo dell'utero addirittura prima che si manifesti, poiché è in grado di individuare anche cellule in fase precancerosa. Esso consiste nel prelievo, mediante un tampone, di alcune cellule dalla cervice (collo dell'utero), operazione che viene effettuata in modo indolore e in pochi secondi. In base ai risultati delle analisi, il campione di cellule viene classificato secondo cinque categorie: esso appartiene alla prima se comprende cellule tutte sane, alla quinta se vi è una prevalenza di cellule maligne. L'esame del pap-test è consigliato alle donne da quando esse iniziano l'attività sessuale, con una frequenza annuale. Esso permette di intervenire tempestivamente, nel caso venga accertata la presenza di una forma tumorale. I decessi per cancro al collo dell'utero sono 2000 all'anno, la maggior parte dei quali evitabili con una tempestiva diagnosi.

Anche il cancro dell'intestino ha uno stadio precanceroso che può essere individuato tramite screening. Un metodo attualmente allo studio utilizza un sottile tubo flessibile a fibre ottiche (sigmoidoscopio) per individuare polipi (ossia formazioni molli e allungate che possono crescere nelle mucose) dell'intestino che potrebbero diventare cancerosi. Alcune ricerche indicano che la rimozione di queste neoplasie benigne riduce del 50% il rischio di sviluppare il cancro per circa dieci anni.

In Italia, dove ogni anno si osservano circa 27.000 nuovi casi di cancro del colon-retto, sono in programma alcuni studi pilota per compiere diagnosi precoci di questo tumore tramite due tipi di test: la ricerca del sangue occulto nelle feci e la pancolonscopia (indagine interna del colon mediante tubo a fibre ottiche).

Per la diagnosi precoce del cancro della mammella, tutte le donne dai 50 ai 65 anni d'età ogni tre anni dovrebbero sottoporsi alla mammografia (radiografia delle mammelle). Negli Stati Uniti alcuni medici consigliano di iniziare lo screening a un'età più giovane; studi recenti indicano, tuttavia, che la mammografia può non essere utile per le donne prima della menopausa, in quanto il tessuto del loro seno, essendo più denso, rende più difficoltose la lettura e l'interpretazione dei mammogrammi. In Italia il cancro della mammella provoca ogni anno circa 10.000 vittime; per la prevenzione di questa forma di tumore sono stati istituiti alcuni programmi di screening mammografico (rivolti alle donne fra i 50 e i 70 anni), che prevedono la ripetizione dell'esame ogni due anni.



Biopsia

La biopsia, che comporta l'asportazione di una parte di tessuto da un tumore o da una metastasi, resta l'unico metodo certo per la diagnosi del cancro. L'introduzione di tecniche moderne ha ridotto notevolmente la necessità della biopsia chirurgica 'a cielo aperto' (cioè mettendo allo scoperto l'organo in esame), poiché, con la guida della palpazione o della ecografia e altre tecniche di diagnosi per immagine, è possibile estrarre per biopsia un campione di tessuto da quasi tutte le zone del corpo tramite un ago sottile e flessibile. Ciò permette generalmente di compiere la diagnosi prima dell'operazione chirurgica, cosicché medico e paziente possono programmare meglio la terapia e l'intervento.



STADI DELLA MALATTIA

Una volta formulata la diagnosi di cancro, è necessario valutare l'estensione, o stadio, della malattia, a seconda della quale vengono basate la prognosi (cioè la descrizione di quale sarà il possibile sviluppo della malattia in base alle condizioni del paziente) e la terapia. Per tutti i tumori lo stadio clinico (I, II, III e IV) è definito in base al prelievo di campioni di tessuto con prognosi sempre più gravi, per cui si dice primario un piccolo tumore localizzato, secondario un tumore localizzato più esteso, terziario un tumore con interessamento dei linfonodi di quella regione corporea e, infine, quaternario un tumore con metastasi distanti dal sito di origine.

Lo stadio clinico, definito dalle informazioni ottenute prima dell'esplorazione chirurgica, viene usato per decidere la terapia iniziale. Lo stadio chirurgico, che può essere diverso da quello clinico, comprende i dati ricavati dall'esplorazione chirurgica e viene usato come base per la terapia successiva e la prognosi, oltre che per analizzare gli effetti dei diversi trattamenti.



POSSIBILI TERAPIE

I mezzi tradizionali per il trattamento del cancro sono la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia.



Intervento chirurgico

Il principale approccio alla cura del cancro è l'asportazione di tutte le cellule maligne tramite intervento chirurgico. In passato ciò significava rimuovere tutto il tessuto interessato e il più possibile del tessuto potenzialmente compromesso, compresi i tessuti e i linfonodi circostanti. Oggi per alcuni tumori, ad esempio per il cancro della mammella, questo tipo di chirurgia invasiva (che, nel caso dell'asportazione della mammella, prende il nome di mastectomia) è stata perlopiù abbandonata. Il miglioramento delle tecniche chirurgiche, l'approfondimento della conoscenza della fisiologia e i progressi nell'anestesia permettono oggi di eseguire interventi chirurgici meno estesi, con guarigione più rapida e minore invalidità successiva. Tuttavia, molti tipi di cancro al momento della diagnosi sono in uno stadio troppo avanzato per essere asportati chirurgicamente. Se l'estensione locale interessa tessuti contigui che non possono essere sacrificati, o se sono presenti metastasi distanti, la chirurgia non può curare il cancro. Anche quando è chiaro che la guarigione chirurgica non è possibile, l'intervento può comunque alleviare i sintomi, dati, ad esempio, dall'ostruzione di organi importanti, e ridurre le dimensioni del tumore nel tentativo di migliorare la risposta del paziente alla successiva radioterapia o chemioterapia.



Radioterapia

La sensibilità dei tumori alla radioterapia, ossia al 'bombardamento' del tessuto mediante radiazioni, è molto variabile. Un tumore è definito sensibile quando è più vulnerabile all'effetto delle radiazioni rispetto ai tessuti normali che lo circondano. Quando questo tipo di tumore è facilmente raggiungibile (ad esempio, un tumore superficiale o un tumore localizzato in un organo come l'utero, nel quale è possibile introdurre una fonte di radiazioni) può essere curabile con la radioterapia. Poiché tende a risparmiare i tessuti normali, la radioterapia è utile quando un tumore non può essere asportato perché l'intervento chirurgico danneggerebbe tessuti vitali contigui, o perché ha iniziato a infiltrarsi in strutture vicine non sacrificabili. La radioterapia è, inoltre, estremamente utile come palliativo (sollievo temporaneo), soprattutto nei tumori metastatici.

Le radiazioni possono, inoltre, essere un valido supporto per la chirurgia. L'irradiazione preoperatoria può sterilizzare rapidamente le cellule tumorali e impedire loro di proliferare durante l'intervento. Inoltre, può ridurre il tumore e facilitare l'intervento, oppure rendere operabile un tumore altrimenti non operabile. In altri casi, la radioterapia viene utilizzata dopo l'intervento.

L'azione della radioterapia si basa sul fatto che le radiazioni ionizzanti, elettromagnetiche o di particelle, distruggono i tessuti. Le radiazioni elettromagnetiche comprendono i raggi gamma, emessi dal decadimento radioattivo, e i raggi X, prodotti quando un fascio di elettroni colpisce un bersaglio di metallo pesante. Le radiazioni di particelle comprendono fasci di elettroni, protoni, neutroni, particelle alfa (nuclei di elio) e mesoni pi negativi (pioni). Un'eccessiva esposizione a radiazioni può essere causa di formazioni tumorali.



Chemioterapia

La chemioterapia consiste nella terapia del cancro con l'impiego di farmaci specifici. Poiché i farmaci si distribuiscono in tutto l'organismo attraverso la circolazione sanguigna, la chemioterapia si impiega nei tumori che si sono diffusi in zone difficilmente accessibili con la chirurgia o la radioterapia. Vengono utilizzati diversi tipi di farmaci anticancro che agiscono prevalentemente interferendo con la sintesi del DNA e con la divisione cellulare. Pertanto, le cellule che si moltiplicano rapidamente, come quelle cancerose, sono più vulnerabili alla chemioterapia. Le cellule del midollo osseo e quelle che rivestono l'apparato digerente sono le cellule normali che proliferano più rapidamente, e anche quelle che vengono colpite con maggiore intensità dalla chemioterapia e che, pertanto, limitano la dose tollerabile della maggior parte dei chemioterapici.

Per essere trattato con successo, dunque, un tumore deve avere una sensibilità al farmaco superiore a quella del tessuto normale più sensibile. Fortunatamente le cellule sane del midollo osseo si dividono più velocemente delle cellule maligne e, pertanto, recuperano più rapidamente. Ciò permette di ripetere un ciclo di cura con un particolare farmaco prima che il tumore sia ricresciuto in modo considerevole.

I cicli ripetuti possono indebolire sempre di più il tumore prima che sviluppi resistenza. Alcuni tumori, ad esempio il cancro dell'utero, la leucemia acuta (soprattutto nei bambini), il linfoma di Hodgkin e il linfoma gigantocellulare, il carcinoma del testicolo e molti tipi di cancro dei bambini sono così sensibili alla chemioterapia che in un'alta percentuale di casi possono guarire. Spesso, al momento della diagnosi, questi tipi di cancro sono già diffusi nell'organismo e non possono essere trattati con terapie differenti. Altri tipi di cancro, anche se avanzati, rispondono bene alla chemioterapia e possono essere tenuti sotto controllo a lungo; la chemioterapia, in questi casi, è spesso usata come palliativo.

Due problemi importanti che limitano l'impiego della chemioterapia sono la tossicità e la resistenza dei tessuti tumorali all'azione farmacologica. Contro questi due fenomeni, tuttavia, sono stati compiuti numerosi progressi. È, ad esempio, importante iniziare la terapia il più presto possibile, impiegare la dose ottimale di farmaco e somministrare cicli ravvicinati, pur dando al paziente la possibilità di riprendersi da possibili effetti tossici dei farmaci.

Inoltre, può essere efficace l'associazione di più farmaci, e attuare la cosiddetta chemioterapia di combinazione, che impiega numerosi farmaci (spesso 3-6 per volta), ognuno dei quali ha un diverso meccanismo d'azione (il che rende meno probabili fenomeni di resistenza) e una diversa tossicità (cosicché ognuno può essere somministrato alla dose ottimale).

È possibile somministrare alte dosi di chemioterapici se si prevede un trapianto di midollo osseo. Ciò avviene soprattutto nel trattamento della leucemia; sono in corso studi che riguardano la possibilità di seguire la stessa procedura in altri tipi di cancro.

La chemioterapia può essere adottata in combinazione con la chirurgia o la radioterapia e spesso viene impiegata come supporto dell'intervento chirurgico, con somministrazione dopo l'intervento. Questo tipo di terapia ha aumentato notevolmente le guarigioni dal cancro della mammella. Lo scopo principale della chemioterapia di supporto è eliminare le micrometastasi (ossia colonie di cellule cancerose di piccole dimensioni) che potrebbero essersi formate prima o durante l'intervento. Di recente, la chemioterapia è stata usata prima della chirurgia come terapia neoadiuvante, per ridurre le dimensioni del tumore, rendendo più facile l'intervento operatorio.



Terapia ormonale

Molti tipi di cancro derivanti da tessuti la cui fisiologia dipende dall'azione di ormoni, come mammelle, prostata, endometrio (rivestimento interno dell'utero) e tiroide, rispondono al trattamento ormonale, che comporta la somministrazione di vari ormoni con azione inibente sulla crescita tumorale. In particolare, sembra che l'assunzione di ormoni femminili possa costituire una terapia per il cancro della prostata, e di ormoni maschili o femminili per quello della mammella. È possibile anche asportare chirurgicamente la ghiandola produttrice dell'ormone che agisce sull'organo in cui risiede il tumore, determinando una maggiore velocità di sviluppo del tumore stesso.



Altre terapie

Attualmente si stanno profilando nuovi e promettenti approcci alla terapia del cancro. Ad esempio, per modificare la risposta dell'organismo (e soprattutto del sistema immunitario) al cancro vengono impiegate sostanze note come modulatori della risposta biologica. Un altro approccio utilizza composti in grado di stimolare in modo specifico cellule che possono attaccare le cellule maligne. Il miglior esempio è l'uso della sostanza nota come interleukina-2 per stimolare i linfociti citotossici attivati dalla linfochina (cellule LAK). La ricerca si sta, inoltre, occupando di antigeni tumorali specifici, contro i quali è possibile attivare degli anticorpi. Questi anticorpi antitumorali potrebbero essere usati per trattare il cancro sia direttamente che in combinazione con un chemioterapico, in quanto l'anticorpo potrebbe identificare la cellula maligna e attaccarvisi, portando così il farmaco direttamente sul bersaglio.

Un altro settore di ricerca in espansione è quello della terapia genica, che impiega vari metodi per introdurre materiale genetico nel tessuto canceroso e per renderlo, così, più facilmente riconoscibile da parte del sistema immunitario. La terapia genica può, inoltre, rendere le cellule cancerose più vulnerabili alla chemioterapia o introdurre nuovi geni nei linfociti T per renderli più attivi. Sono in corso studi sullo sviluppo di vaccini, basati sull'asportazione di cellule dal paziente e sul loro trattamento in laboratorio, in modo che secernano una proteina in grado di stimolare il sistema immunitario. Le cellule vengono prima sottoposte a radiazioni che ne bloccano i processi di divisione (mitosi) e, quindi, iniettate al paziente.

Anche se guarito, il paziente che ha avuto il cancro può restare gravemente invalido o mutilato. Per restituire a questi pazienti la miglior qualità di vita possibile vengono oggi utilizzate numerose tecniche riabilitative ed eseguiti interventi di chirurgia ricostruttiva. Per il paziente che, invece, non guarisce, la terapia palliativa può offrire sollievo e permettere una buona qualità di vita per mesi o anni. Dolore e depressione sono tra gli effetti collaterali più comuni e difficili da risolvere del cancro, anche se oggi entrambi possono essere alleviati molto più che in passato; tali aspetti risultano particolarmente gravi nel malato terminale, ossia nel malato di cancro in cui la malattia ha invaso gran parte dell'organismo e l'organismo non reagisce alle terapie.



POSSIBILITÀ DI GUARIGIONE

I moderni approcci al trattamento del cancro attualmente permettono in molti casi di ottenere risultati positivi e contemporaneamente di rispettare la qualità della vita del paziente, dal punto di vista fisico e psicologico. Rispetto a qualche anno fa, in molte forme di cancro le probabilità di sopravvivenza sono molto aumentate. Il settore più incoraggiante è forse quello del cancro dei bambini. Nove bambini su dieci guariscono, ad esempio, dal linfoma di Hodgkin, mentre trent'anni fa i sopravvissuti erano solo la metà. Altri tipi di cancro, come il linfoma non-Hodgkin, alcune forme di leucemia e determinate forme di cancro non invasivo della vescica, se diagnosticate in tempo, possono essere bloccate per parecchi anni.

La morbilità per certi tipi di cancro è diminuita in modo progressivo nella popolazione sotto i 50 anni di età, perché si è ridotta l'esposizione alle sostanze cancerogene per le migliorate abitudini di vita, mentre nuove tecniche per la diagnosi precoce e nuove terapie più efficaci hanno aumentato la speranza di vita.




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