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Simone Martini: San Martino riceve l'investitura, Basilica Inferiore di San Francesco, Assisi
Punto di vista:
Il punto di vista è leggermente basso: si intravede infatti il soffitto e l'interno delle arcate.
Composizione:
Nel centro del dipinto c'è San Martino, con le mani giunte e l'aureola.
Costatino II è proprio di fronte a lui, mentre due servi, uno davanti e uno dietro gli porgono lo scudo e gli speroni.
Una diagonale dà equilibrio al dipinto: è delimitata dai due corpi dei servitori, e seguita con lo sguardo da Martino stesso. La diagonale finirà poi nella sorgente di luce del dipinto.
Spazio:
In totale i piani sono tre: quello con San Martino e Costantino, uno dove ci sono i musicanti, e lo sfondo.
All'interno poi del primo piano, gli spazi si sovrappongono, creando più profondità.
Infatti i due servitori toccando Martino gli passano davanti, le vesti dei vari personaggi di accavallano e i corpi sono scorciati con diverse angolazioni: Martino di profilo, ma con la testa leggermente inclinata di ¾, Costatino e il seguito scorciati, così come i due servitori.
L'architettura di sfondo è precisissima, quasi irreale: è scorciata, prospettica e plastica.
Osservazione Dando profondità allo sfondo, Martini ha ingrandito lo spazio del dipinto. Invece il fatto che al di là delle arcate non ci sia niente evidenzia la scena principale del quadro, isolandola dalla realtà.
Linea:
Le linee sono ben definite, e nemmeno i panneggi sembrano sfuggire a quella regolarità che impone lo sfondo, con le sue arcate semplici e perfette.
Questo rende la scena molto statica, anche se non manca di espressività, nel volto in adorazione di San Martino o in quello di stupore del servo.
Osservazione quest'immobilità forse sta a significare l'importanza del momento.
Colore e luce:
I colori in generale sono caldi e simili fra di loro, tranne per lo fondo, che è tinta unita, freddo, e vuoto.
La luce proviene dall'angolo in alto a sinistra, proprio dove è rivolto lo sguardo di San Martino. Infatti il suo volto è illuminato direttamente, da una luce fin troppo evidente: la luce così, tendente al bianco, è usata ad indicare una luce non naturale, bensì divina.
Osservazione Un altro elemento che conferisce sacralità alla scena. C'è la luce di Dio, Dio assiste all'investitura del Santo.
Confronto e osservazioni finali
Entrambi i pittori vogliono estrarre dal contesto l'episodio principale del dipinto, ma lo fanno in due modi totalmente diversi.
L'immagine 300esca di Simone Martini è posta in un'atmosfera resa sacra dalla ambientazione. Le arcate perfette nei loro dettagli e il vuoto al loro intero, estraniano la scena da tutto ciò che è quotidiano, realtà del mondo. E il dipinto è invaso da questa luce divina, tersa, che schiarisce tutti i colori e le tonalità.
I personaggi, la scena, diventano quasi intangibili.
Nel dipinto di Piero della Francesca invece, la scena è circondata da elementi quotidiani, quali gli scudieri, i cavalli, la natura e altre persone di passaggio, e tutti gli elementi sono trattati con pari importanza.
Ad eccezione dello sfondo. È solo questo che astrae la scena, sacralizzandola. Si sta rappresentando l'adorazione del Sacro Legno, in seguito a una premonizione sul Redentore.
Il momento quindi, è sacro.
E lo sfondo, dipinto così, senza precisione, senza volume, senza apparente attenzione, mette in risalto l'episodio in modo naturale accentuandone l'importanza.
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