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S. Agostino
Agostino fu spinto da giovane a coltivare la filosofia dalla lettura di un'opera di Cicerone per noi perduta, l'Hortensius. La sua attività di scrittore si sviluppò contro le eresie pullulanti nell'Africa settentrionale. All'inizio Agostino lottò contro i Manichei (setta cui Agostino aderì) centrata sul tema della verità: essa risiede nell'animo, salda e immutabile contro la mutevolezza del mondo esterno. Il Bene è l'unica realtà esistente, tutto quanto esiste è Bene, quindi il Male, essendone l0opposto, non è.
Agostino riprende questi temi di origine platonica e neo-platonica alla luce della concezione cristiana. La vita interiore e intellettuale è resa possibile dalla luce divina che è dentro di noi ed è la fonte della fede e al tempo stesso di una ricerca diretta ad enuclearla nella sua purezza: questa concezione porterà alla formula "credo ut intelligam".
Raramente capitava di trovare Agostino da solo in un momento decisivo della sua vita: dal "furto delle pere" in adolescenza alla conversione. Dopo questo momento il bisogno di condividere dubbi ed entusiasmi in fraternità si trasforma nell'imperativo religioso di convertire alla verità. Allora Agostino non perde tempo per respingere tutte le eresie del suo tempo in confronti scritti e in una gran quantità di scritti.
In Africa si trovò di fronte allo scisma dei donatisti (legavano la validità dei sacramenti alla purezza della vita di colui che li amministrava) combattendoli con una serie di opere (Psalmus contra partem Donati, De Baptesimo, De unitate Ecclesiae).
Nella polemica contro i pelagiani Agostino fu duramente impegnato a dibattere circa un problema della morale cristiana: il rapporto fra Grazia e libero arbitrio. Contro la negazione di Pelagio secondo il quale il peccato originale avesse intaccato la libertà originaria, Agostino sottolineò la necessità della grazia divina per la salvazione: la natura umana non merita che la dannazione e solo la misericordia di Dio può restaurarla.
Nel "De trinitate" Agostino dimostra la perfetta uguaglianza delle tre Persone sulla base della Scrittura e sostenuta l'identità conclude l'opera dicendo che quaggiù si può adombrare debolmente il mistero: la Trinità sarà chiara dalla visione "faccia a faccia".
Nelle "Confessiones" rappresenta un lungo e appassionato dialogo con Dio, in cui racconta le sue vicende interiori, una specie di autobiografia, non un diario: tutte le vicende, drammi spirituali e smarrimenti sono raccontati e rivissuti col distacco della memoria e alla luce della fede. E' un itinerario ascetico che ha nel momento che precede la morte della madre una pagina di sublime lirismo. Il tempo ha una consistenza puramente psicologica, è estensione dell'anima e si dovrà perciò parlare di presente del presente come attenzione, presente del passato come memoria, presente del futuro come attesa. La struttura delle Confessioni è riconducibile alla tripartizione del tempo: i libri I-X sono i libri della memoria, il libro X è il libro del presente, i libri XI-XIII sono i libri del futuro, della quies promessa dalla Parola di Dio.
Nel "De civitate dei" Agostino parla della storia del mondo. Nei libri I-X si trova la pars destruens in cui si confutano la religione e la filosofia dei pagani nella loro incapacità di dare la felicità sia in terra che dopo la morte. I libri XI-XXII costituiscono la pars costruens in cui Agostino spiega la nascita, l'evoluzione e la fine delle due Civitates che hanno agito nella storia del mondo: la Civitas dei e la Civitas diaboli. Queste due Civitates trovano identità anche su due piani diversi: la Civitas dei è anche la Civitas coelestis esiste dalla creazione degli angeli e dopo il Giudizio è destinata alla gloria eterna; la Civitas diaboli è nata dopo la caduta degli angeli ribelli e sarà per sempre annientata dalla seconda morte.
La storia umana può essere divisa in sei epoche corrispondenti alle sei fasi della vita di un uomo (nascita, fanciullezza, adolescenza, gioventù, maturità e vecchiaia) e la nascita di Cristo crea un momento di svolta: la fondazione della Chiesa è un punto di riferimento per la civitas Dei peregrinans. La nascita di Cristo avvenne durante la pienezza del potere imperiale di Roma, in un regime di pace: Roma svolge un ruolo positivo di instauratrice dell'ordine, ma il fratricidio da cui è nata ripete l'uccisione di Abele e anche Roma è "imparentata" con il male.
Non si può fare un paragone tra le due Civitates e lo Stato e la Chiesa; non essendo tutti i cristiani dei veri cristiani, non tutti i componenti della Chiesa saranno nella Civitas dei, ma neanche lo stato coincide con la Civitas diaboli ma è un mezzo terreno a disposizione della Chiesa ma anche delle potenze del male. Tuttavia lo Stato esaurisce il suo significato nell'ambito terreno, mentre la Chiesa al di là dell'imperfezione umana.
Con Agostino il mondo antico è finito, perde ogni sua priorità, l'interesse per la realtà e la vita terrena che sono rivolte verso i disegni della Provvidenza.
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